Dopo aver lasciato Bella al suo viaggio farò prendere la parola, per i prossimi due capitoli, a Leah, personaggio di cui purtroppo non si è mai parlato molto...Buona lettura!
CAPITOLO 10
As you can see, when you look at
me, I'm pieces of what I used to be.
It's easier if you don't see me
standing on my own two feet.
I'm taller when I sit here still,
you ask are all my dreams
fulfilled.
They made me a heart of steal,
the kind them bullets cannot see.
Replica,
Sonata Arctica
«Jacob Black, si può sapere perché
diavolo lo fai?».
Conoscevo Jacob abbastanza bene da dire che si sarebbe arrabbiato
udendo le mie
parole. Pazienza. I suoi ringhi sarebbero stati un suono ben
più piacevole del
rumoroso silenzio che regnava sovrano.
Mi guardò con aria di compatimento.
«Leah Clearwater, si può sapere perché
diavolo ti comporti da stupida?».
Lo fissai a lungo con espressione imbronciata prima di rispondere.
«Jake…Non puoi correrle dietro per sempre. Mi
sembra che sia stata abbastanza
chiara con te ultimamente».
Il sorriso beffardo disegnato sul suo volto improvvisamente scomparve,
lasciando spazio ad una smorfia di dolore e di disgusto. Dopo qualche
secondo
si riscosse e parlò con disprezzo.
«Mi sembrava che anche Sam fosse stato abbastanza chiaro con
te, Leah, e invece
continui a sbavargli dietro da povera illusa quale sei. Strana cosa
l’amore,
eh?».
Guardai fuori dal finestrino dell’aereo, voltandogli le
spalle. La rabbia che
istantaneamente provai presto cedette il posto ad un sentimento di
fervida
compassione.
Sì, strana cosa l’amore. Quel sentimento tanto
dolce aveva un retrogusto
terribilmente amaro, che a fatica riuscivo a tollerare.
Sospirai. Era inutile negare ostinatamente a me stessa che Jake aveva
ragione.
Tacqui per qualche minuto, ma poi trovai la forza di perdonarlo e di
rispondergli. Sapevo che
l’amore era un sentimento irrazionale e che come tale spesso
spingeva a pronunciare
parole insensate, che spesso fluivano involontariamente fuori dalle
labbra e
dal cuore.
«Ma come hai potuto comportarti così con Billy? Ti
rendi conto di quanto sarà
in ansia per te? Hai preso tutti i soldi che c’erano in casa
e sei sparito!
Oltretutto», mi interruppi per riprendere fiato «Si
può sapere perchè hai
chiesto proprio a me di accompagnarti? Non eri assolutamente convinto
che fossi
solo una ragazza sciocca e intrattabile?». Finalmente fui io
a metterlo a
tacere.
Riflettè qualche istante prima di rispondermi. La sua
espressione seria e
pensierosa mi ricordava tantissimo Sam quand’era preoccupato.
«Mi sbagliavo, scusami». Per qualche strano motivo,
le sue parole mi fecero più
piacere di quanto avrebbero dovuto. Automaticamente gli sorrisi.
«Non preoccuparti. So cosa provi». Avrei voluto
abbracciarlo e consolarlo
silenziosamente, ma la ragione mi spinse a trattenermi.
Il silenzio sopraffece nuovamente le nostre voci. Solo un nome
aleggiava
nell’aria e si insinuava prepotentemente nei pensieri di
Jacob e nella mia
testa dolente: Bella.
Anche e migliaia di metri dal suolo riuscivo a percepire la sua
presenza.
Possibile che tutti si preoccupassero per lei? In fin dei conti non
aveva nulla
di speciale. Non era eccezionalmente bella, né
particolarmente simpatica, né
straordinariamente intelligente.
Mi rodeva ammetterlo, ma evidentemente doveva avere qualcosa di unico:
una
persona normale non sarebbe mai riuscita a stregare contemporaneamente
un
vampiro e un licantropo.
Guardai Jake e mi intristii. Lui, così solare,
così pieno di vita, sembrava
precipitato in un baratro senza fine. Chissà se prima o poi
sarebbe riuscito a
salvarsi e a vedere di nuovo la luce del sole. Il pensiero di non poter
rivedere mai più il suo meraviglioso sorriso mi
provocò una fitta allo stomaco.
Com’era possibile che Bella facesse del male a chiunque
incontrasse?
Una voce gracchiante ci annunciò che eravamo giunti
all’aeroporto di Firenze.
La tristezza si dileguò dal volto di Jake, che si fece
improvvisamente ansioso.
«Comicia ad alzarti Leah. Dobbiamo andare.».
Dovevamo proprio? Avrei voluto pregarlo di tornare a casa e di cercare
di
andare avanti come se nulla fosse successo, ma i miei pensieri rimasero
muti.
Scendemmo dall’aereo quasi correndo. Io stavo al passo di
Jake, che con la sua
mole imponente riusciva a farsi spazio tra la gente che lo fissava
perplessa e
inquietata. Non sapevo però se ciò che
sconcertava molte persone fosse la sua
incredibile statura o l’indescrivibile espressione che
stravolgeva il suo volto.
Sentivo in lontananza un odore acre che mi stuzzicava le radici.
Probabilmente
Bella Swan, che ormai era a pochi metri di distanza da noi, aveva
portato con
sé quel profumo dolcissimo, tipico dei succhiasangue, che
accresceva ad ogni passo che facevo il mio mal di testa.
Confusa e disorientata, la causa di tutti i problemi di Jacob si
voltò di
scatto. Per la prima volta da quando la conoscevo provai un senso di
sincera
compassione per Bella Swan.