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Autore: Critti    05/04/2008    0 recensioni
Il tempo passa. I giorni galoppano come cavalli che corrono lontano, portando con sè l'oblio di una promessa che in un modo o nell'altro deve essere mantenuta. Riusciranno i Cullen a soddisfare la parola data ai Volturi? La loro decisione sarà priva di conseguenze? Lo scoprirete in questa ff, che prende avvio nel momento esatto in cui la Meyer aveva interrotto la narrazione di Eclipse.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dopo aver lasciato Bella al suo viaggio farò prendere la parola, per i prossimi due capitoli, a Leah, personaggio di cui purtroppo non si è mai parlato molto...Buona lettura!

CAPITOLO 10
As you can see, when you look at
me, I'm pieces of what I used to be.
It's easier if you don't see me
standing on my own two feet.
I'm taller when I sit here still,
you ask are all my dreams
fulfilled.
They made me a heart of steal,
the kind them bullets cannot see.
Replica, Sonata Arctica

«Jacob Black, si può sapere perché diavolo lo fai?».
Conoscevo Jacob abbastanza bene da dire che si sarebbe arrabbiato udendo le mie parole. Pazienza. I suoi ringhi sarebbero stati un suono ben più piacevole del rumoroso silenzio che regnava sovrano.
Mi guardò con aria di compatimento.
«Leah Clearwater, si può sapere perché diavolo ti comporti da stupida?».
Lo fissai a lungo con espressione imbronciata prima di rispondere.
«Jake…Non puoi correrle dietro per sempre. Mi sembra che sia stata abbastanza chiara con te ultimamente».
Il sorriso beffardo disegnato sul suo volto improvvisamente scomparve, lasciando spazio ad una smorfia di dolore e di disgusto. Dopo qualche secondo si riscosse e parlò con disprezzo.
«Mi sembrava che anche Sam fosse stato abbastanza chiaro con te, Leah, e invece continui a sbavargli dietro da povera illusa quale sei. Strana cosa l’amore, eh?».
Guardai fuori dal finestrino dell’aereo, voltandogli le spalle. La rabbia che istantaneamente provai presto cedette il posto ad un sentimento di fervida compassione.
Sì, strana cosa l’amore. Quel sentimento tanto dolce aveva un retrogusto terribilmente amaro, che a fatica riuscivo a tollerare.
Sospirai. Era inutile negare ostinatamente a me stessa che Jake aveva ragione.
Tacqui per qualche minuto, ma poi trovai la forza di perdonarlo e di rispondergli. Sapevo che l’amore era un sentimento irrazionale e che come tale spesso spingeva a pronunciare parole insensate, che spesso fluivano involontariamente fuori dalle labbra e dal cuore.
«Ma come hai potuto comportarti così con Billy? Ti rendi conto di quanto sarà in ansia per te? Hai preso tutti i soldi che c’erano in casa e sei sparito! Oltretutto», mi interruppi per riprendere fiato «Si può sapere perchè hai chiesto proprio a me di accompagnarti? Non eri assolutamente convinto che fossi solo una ragazza sciocca e intrattabile?». Finalmente fui io a metterlo a tacere.
Riflettè qualche istante prima di rispondermi. La sua espressione seria e pensierosa mi ricordava tantissimo Sam quand’era preoccupato.
«Mi sbagliavo, scusami». Per qualche strano motivo, le sue parole mi fecero più piacere di quanto avrebbero dovuto. Automaticamente gli sorrisi.
«Non preoccuparti. So cosa provi». Avrei voluto abbracciarlo e consolarlo silenziosamente, ma la ragione mi spinse a trattenermi.
Il silenzio sopraffece nuovamente le nostre voci. Solo un nome aleggiava nell’aria e si insinuava prepotentemente nei pensieri di Jacob e nella mia testa dolente: Bella.
Anche e migliaia di metri dal suolo riuscivo a percepire la sua presenza. Possibile che tutti si preoccupassero per lei? In fin dei conti non aveva nulla di speciale. Non era eccezionalmente bella, né particolarmente simpatica, né straordinariamente intelligente.
Mi rodeva ammetterlo, ma evidentemente doveva avere qualcosa di unico: una persona normale non sarebbe mai riuscita a stregare contemporaneamente un vampiro e un licantropo.
Guardai Jake e mi intristii. Lui, così solare, così pieno di vita, sembrava precipitato in un baratro senza fine. Chissà se prima o poi sarebbe riuscito a salvarsi e a vedere di nuovo la luce del sole. Il pensiero di non poter rivedere mai più il suo meraviglioso sorriso mi provocò una fitta allo stomaco. Com’era possibile che Bella facesse del male a chiunque incontrasse?
Una voce gracchiante ci annunciò che eravamo giunti all’aeroporto di Firenze. La tristezza si dileguò dal volto di Jake, che si fece improvvisamente ansioso.
«Comicia ad alzarti Leah. Dobbiamo andare.».
Dovevamo proprio? Avrei voluto pregarlo di tornare a casa e di cercare di andare avanti come se nulla fosse successo, ma i miei pensieri rimasero muti.
Scendemmo dall’aereo quasi correndo. Io stavo al passo di Jake, che con la sua mole imponente riusciva a farsi spazio tra la gente che lo fissava perplessa e inquietata. Non sapevo però se ciò che sconcertava molte persone fosse la sua incredibile statura o l’indescrivibile espressione che stravolgeva il suo volto.
Sentivo in lontananza un odore acre che mi stuzzicava le radici. Probabilmente Bella Swan, che ormai era a pochi metri di distanza da noi, aveva portato con sé quel profumo dolcissimo, tipico dei succhiasangue, che accresceva ad ogni passo che facevo il mio mal di testa.
Confusa e disorientata, la causa di tutti i problemi di Jacob si voltò di scatto. Per la prima volta da quando la conoscevo provai un senso di sincera compassione per Bella Swan.

  
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