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Autore: Indil_350    11/10/2013    3 recensioni
Tutto si svolge nel clima gelido di una montagna dove Morinaga e Souichi, pian piano, "romperanno il ghiaccio".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il capanno si stagliava, pigramente, al centro della radura completamente avvolta dalla bianca atmosfera lucente del paesaggio. Con un sospiro di sollievo, Souichi si affrettò verso di esso, impaziente di accendere un bel fuoco per riscaldarsi ed intenzionato ad affrontare Morinaga in una discussione di serio rimprovero. Quando aprì la porta, però, l’odore intenso del legno bagnato e del muschio lo inebriò e, per una frazione di secondo, sembrò dimenticarsi completamente del ragazzo alle sue spalle e della sua rabbia pronta ad esplodere. Entrò in silenzio, dirigendosi velocemente verso la poca legna rimasta in un angolo del capanno per poi chinarsi e prenderla per accendere il fuoco. Il rumore di timidi e stanchi passi dietro di sé, lo fecero tornare lucido e la realtà gli piombò addosso tutta insieme; era furioso. O almeno pensava di esserlo.   Con rapidità e movimenti bruschi poggiò a terra i ciocchi di legna e con rabbia fece sì che un tenue fuoco illuminasse e riscaldasse un minimo il capanno, poi si girò, continuando a non guardare Morinaga e si sedette il più lontano possibile da lui, infiammandosi al pensiero di quel bacio rubato nella neve e stizzito da quel gesto così innecessario e immorale. 

Morinaga se ne stava in piedi in un angolo, appoggiato alla parete, con lo sguardo rivolto ora verso il basso ora verso Souichi: si vergognava. Eppure, sentiva che quel che aveva fatto poco prima era stata la cosa giusta da fare o, se non giusta, era stata ciò che lui voleva. Baciare quel ragazzo. Baciarlo ancora e ancora, sentendo il freddo delle sue labbra intiepidirsi e i tratti di pelle screpolata per il ghiaccio ammorbidirsi ai suoi baci, scambiarsi porzioni di saliva per amore e non semplice acqua, donarsi liquidi vitali per bisogno naturale più che per necessità di sopravvivenza, provare amore anziché effimera gratitudine. Amore, amore… Lo amava? Souichi, freddo e scostante come un lupo, solitario e iracondo, sospettoso, con un così pessimo carattere da essere rimasto completamente solo in un capanno dimenticato dal mondo. Lui era colui che amava e che sentiva di poter amare per l’eternità, congelando il suo amore nell'attimo in cui, svegliandosi, si era ritrovato tra le sue braccia, salvato da morte certa? La vergogna e l’ostinazione, la dolcezza e la passione selvaggia, la timidezza e l’orgoglio, gli indicarono la risposta. L’unica vera risposta, la consapevolezza di amare davvero quella persona, giunse a Morinaga lievemente, proprio mentre, all’angolo del capanno, osservava ora il pavimento, ora Souichi. Così, ansioso per il silenzio del ragazzo e per il suo atteggiamento schivo, fece il primo passo, accostandosi a lui. Vide che Souichi continuava a fissare il nulla avanti a sé, ignorandolo completamente; stranito, gli si sedette accanto con mirata cautela, come quando si cerca di avvicinare una bestiolina selvatica. A testa bassa, Morinaga gli rivolgeva timide occhiate, restando in silenzio ma riempiendo l’intero capanno di parole non dette, piene di significato, impregnate di scuse e soprattutto d’amore. Sguardi sommessi e colpevoli, carichi di frasi sottointese. Alla fine, Souichi cedette «Che vuoi?» gli chiese in tono brusco, imbronciato, ancora senza degnarlo di uno sguardo. Morinaga non rispose subito, stordito da quel suono tagliente che era la sua voce e, ripensando al tono gentile e preoccupato della notte precedente, pensò che forse i ricordi che aveva fossero semplici proiezioni di un incubo trasognato.

Notando che il ragazzo non rispondeva e prendendolo quasi come un atto di sfida, Souichi continuò «Che vuoi da me, si può sapere? Ti stai prendendo gioco di me? Ti salvo una volta e decidi di andare a fare una scampagnata notturna nel bosco da solo. Vuoi forse morire? Perché se è così dimmelo subito: non ci metto niente a farti fuori con le mie mani!»       E il suo pugno si abbatté a terra con forza, facendo sobbalzare il ragazzo. Souichi riprese fiato, mentre il respiro affannato per la rabbia creava piccole nubi di vapore nell’aria fredda, vide Morinaga aprire la bocca per ribattere ma istintivamente lo bloccò «Hai idea di quali pericoli abbia corso per cercarti?» urlò furibondo «Eh? Ti rendi conto di quanto sia rischioso uscire là fuori di notte? Riesci anche solo ad immaginare quanto fossi preoccupato per te?» E il secondo pugno colpì il pavimento in legno. Souichi, proteso in avanti con le braccia piegate e accucciato col il viso rivolto verso terra, sentendo le vertebre della schiena incrinarsi e il torace alzarsi ed abbassarsi rapidamente, cominciò a tremare con forza e, sommessamente, rimase immobile, nervoso e arrabbiato come non mai.

Morinaga non sapeva cosa fare. Restò fermo, sconvolto, vedendo Souichi in quello stato e, consapevole del fatto che il ragazzo stesse così a causa sua, si sentì morire dentro.             Sentendo il male e il dolore che aveva causato, percependo la poca fiducia che aveva ottenuto andare in frantumi e stupito per quella reazione malata di rabbia, lui stesso si sentì partecipe di tale frustrazione. Il ragazzo, sconfortato, si sentiva colpevole e impotente, mentre un turbine di sentimenti gli si riversava addosso e le emozioni si scontravano, come fiocchi di neve in una bufera, al suo interno, impedendogli di dire o fare qualsiasi cosa. Davvero non sapeva come comportarsi: qualsiasi cosa pensasse gli sembrava sempre indissolubilmente sbagliata, qualsiasi cosa stesse per fare gli sembrava stupida o superflua. Con gli occhi lucidi di compassione, infine agì d’istinto.Tremando, poggiò la sua mano umida sul braccio ferito del ragazzo e, sebbene quest’ultimo si scostò di scatto e lo trafisse con un’occhiata di puro odio, gli strappò la manica del vestito, scoprendo nuovamente ai suoi occhi la ferita ancora impregnata di sangue. Souichi si dimenò come una bestia appena catturata, con le lacrime che scendevano veloci sui suoi zigomi pronunciati e sulle guance pallide «Lasciami.» disse in tono minaccioso, soffiando tra i denti. Al che Morinaga non rispose, si limitò soltanto a guardarlo negli occhi e a mostrargli tutta la sua vergogna ma anche tutta la sua determinazione: strappò dunque un lembo della sua veste, la scaldò sul piccolo fuoco accanto a loro e la posò sul braccio del ragazzo, la strinse e fasciò con grazia la sua ferita. Poi il ragazzo si allontanò e, coprendosi con una stoffa, si rannicchiò lontano da Souichi, anche se il suo unico desiderio era in realtà restargli accanto per sempre, stringerlo tra le braccia e non lasciarlo mai più. In disparte e silenziosamente, Morinaga pianse lacrime cristalline per quanto lo amava, lacrime dolorose che rimanevano intrappolate tra le ciglia scure, come tenera brina tra le foglie sempreverdi, mentre il tetro pensiero di non poter mostrare il suo amore e di non poter essere mai ricambiato si insinuava, più che nella sua mente, nel suo stesso cuore.

Souichi mantenne il silenzio con orgoglio. Chiuso nella sua ostinazione, rimase a lungo dov’era, pensando a quanto strana fosse quella situazione e a quanto si sentisse strano, inquieto, come se ad aver fatto qualcosa di sbagliato fosse stato lui; una cieca rabbia e un sottile ed insensato senso di colpa si diramavano sotto la sua pelle, serpeggiando in lui con avidità e confondendo i suoi pensieri già non molto chiari. Gli sembrava di impazzire. Il suo pianto iroso si era calmato ed ora il ragazzo inspirava con lentezza, inalando ogni gelido atomo d'aria per tranquillizzare il respiro; ma dentro di sè  era furioso, muto, ma allo stesso tempo desiderava dialogare con Morinaga, vedere i suoi occhi sorridere imbarazzati o ascoltare ancora la sua tragica storia, e raccontagli anche la sua magari. Raccontargli chi fosse, aprirsi a lui e dirgli perché era lì nel bosco da solo, ma soprattutto da quanto era lì e quanto strano fosse per lui avere qualcuno attorno oltre la sua stupida ombra, parlare con un essere umano e aver ritrovato sentimenti che non aveva mai avuto o che aveva lasciato sepolti nella neve, congelati all’interno di un bosco glaciale che altro non era che il suo cuore. Spostò, con uno sbuffo infastidito, il suo sguardo verso il corpo riverso a terra del ragazzo: sapeva che stava piangendo. Lo aveva sentito fin da subito, lo aveva percepito quando, improvvisamente, i loro occhi si erano fissati gli uni negli altri come alla ricerca di risposte alle loro troppe mute domande. Lo maledì con poca convinzione, sottovoce, vedendolo così fragile ma anche così tenace nel cercare di mascherare quella sua debolezza e, mosso da una strana ed insensata gentilezza, gli si avvicinò. All'inizio si alzò piano, fingendo di dover attizzare il fuoco che, ormai sazio per la legna, scoppiettava adagio fra i pochi rami e i carboni rimasti; poi, con quest’ ignobile scusa, mentì anche a se stesso, celando ad entrambi il reale desiderio che in verità lo aveva spinto ad avvicinarsi e, quasi pentito per la sua ira, si sdraiò infine al fianco di Morinaga, mentre una un'ultima goccia brinata colava sul suo volto. 
*Buonsalve gente! Mi scuso trementamente per il ritardo, ho ricominciato la scuola e non so quanto tempo impiegherò ad aggiornare la storia :S Spero poco, dato che ho notato che ad alcuni piace e che le recensioni sono aumentate :D Io continuerò a scrivere per voi, voi continuate a recensire per me per favore! ;) Ringrazio tantissimo tutti coloro che mi seguono e che hanno la pazienza di aspettare il settimo capitolo! Un gran ringraziamento va anche ai semplici lettori che, nell'ombra, sfogliano queste pagine virtuali incuriositi :) A presto!!*
  
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