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Autore: Daxn    11/10/2013    1 recensioni
Rainbow Dash ha un appuntamento col medico, e teme di dover fare un iniezione.
Ciò non accade... almeno, tecnicamente
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fluttershy, Nuovo personaggio, Rainbow Dash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un bussare alla porta seguito da un bisbiglio.

 

“Sbrigati, Rainbow Dash: se non ti alzi subito, rischi di arrivare tardi all' appuntamento col dottore.”

La cavalla azzurra rispose assonnata:

“Ho un appuntamento col medico ? Non mi pare di averne fissato uno...”

Fluttershy entrò nella stanza, e tolse le coperte al letto dell' amica con la criniera multicolore:

“L' ho fatto io per te, visto che, ultimamente, ti lamentavi per la tua ala destra.”

Rainbow Dash zompò in piedi alla notizia:

“COSA ? Flutter, ti stai a preoccupare troppo per me: è solo un' ala infiammata, non c' è bisogno di un medico per tale stupidaggine !”

La cavalla gialla, dopo aver indietreggiato di tre passi, rispose con il suo solito tono dolce:

“Dovresti fartela vedere comunque, anche solo per liberare da un peso una compagna...”

“NON VENG-”

Rainbow Dash fu fermata a metà frase dall' attacco di pianto di Fluttershy, che si era rannicchiata sul pavimento della stanza della cavalla azzurra. Quest' ultima, presa da pietà, si mosse verso l' amica gialla, e la abbracciò, in attesa che si calmasse.

Quando Fluttershy finì finalmente di versare lacrime, Rainbow Dash affermò scocciata:

“E va bene, hai vinto te. A che ora ho questo appuntamento ?”

“Alle undici.”

Rainbow Dash guardò l' orologio che era appeso al di sopra del suo letto: esso segnava che mancano tre minuti alle undici.

“Mi sa che faremo tardi, amica mia: mancano tre minuti alle undici” disse una sospirante Rainbow Dash.

Gli occhi di Fluttershy ricominciarono a luccicare: temendo un' altra crisi di pianto, e conseguente senso di colpa, la cavalla arcobaleno aggiunse prontamente:

“Però ci posso arrivare da sola senza essere in ritardo. Se vuoi proprio venire, vieni separatamente.”, e corse verso la clinica.

 

 

Entrata nell' edificio, e raggiunta la sala d' aspetto dello studio medico, la cavalla dalla criniera multicolore prese posto su uno dei sedili rossi in plastica nella sala d' aspetto vuota. Poco dopo, la porta scricchiolò, e si aprì leggermente: Rainbow Dash, poiché tesa, si alzò di scatto per guardare chi stava uscendo da quella porta, e ciò che gli si parò davanti agli occhi fu qualcosa che fece ridacchiare Rainbow Dash.

Colui che aveva aperto la porta era un unicorno marrone chiaro emaciato con criniera grigio scuro; con un elmetto bianco slacciato del Sole Rosso posato di lato sulla testa; l' unicorno indossava anche un camice bianco di diverse taglie più grande.

Esso disse:

“Őn felebaràt... a ùrnő Rainbow Dash”

Rainbow Dash sogghignò un poco, mentre l' unicorno chiamava il suo nome, e pregava:

“Scignora Rainbow Dash, entri: il dottore scarà qui a momentj !”

“Quel tipo ha un aspetto veramente ridicolo,” pensò Rainbow Dash, nel mentre che varcava la soglia dello studio medico “spero soltanto che non mi abbia visto mentre ridevo.”

Lo studio medico, nel suo complesso, non sembrava nulla di particolare, avendo sempre le classiche parenti bianco-rosse per la ruggine dei chiodi; i soliti diagrammi di anatomia; le solite scatole di medicine scadute o completamente inefficienti usate come decorazioni; il solito cestino pieno di fogli scritti con calligrafia incomprensibile ai comuni mortali... e piramidi di pacchi di aghi ipodermici negli angoli della stanza.

Quest' ultimo dettaglio ricordò a Rainbow Dash uno dei motivi per cui aveva smesso di presentarsi dal medico da sette anni a quella parte: l' uso, apparentemente frequente, di siringhe. Rainbow Dash non sapeva di preciso come mai non era mai riuscita a farsi passare la paura delle siringhe: forse perché tali strumenti si infilavano nella carne, violando in modo piuttosto doloroso il suo spazio personale; forse perchè erano appuntiti, ricordando i rami di certi alberi famosi fra i pegasi per aver mietuto molte vite; forse per il fatto che in genere contengono liquidi che riducono per un po' la prestanza dei muscoli; forse perchè, semplicemente, facevano male... in ogni caso, alla cavalla azzurra non piacevano le iniezioni.

Vista tale piramide di scatole di siringhe, la prima cosa che saltò in mente alla cavalla azzurra fu l' idea di prendere e scappare dalla finestra. Poi, cercando di ricomporsi, disse a bassa voce a se stessa:

“Respira e mantieni la calma. Tu sei Rainbow Dash, la cavalla che non ha paura di nulla, e che ha rotto la barriera del suono per tre volte senza morire. Non puoi farti spaventare da una minuscola siringa come una puledrina di tre anni. Fra l' altro, non sei nemmeno sicura che farai una o più iniezioni.”

La cavalla, con tono un poco più nervoso, si ripetè:

“Non ho paura di niente... certo... certo...”

 

Quando finì di dirsi ciò, Rainbow Dash alzò lo sguardo, e vide entrare da una porta arrugginita dalla parte opposta della stanza un altro pony, di aspetto molto più preoccupante, rispetto al mingherlino “infermiero” ungherese: il pony medico era anch' esso un unicorno, e anche lui aveva un elmetto bianco con sopra il sole rosso, simbolo di una famosa organizzazione medica.

Le somiglianze col suo assistente marrone terminavano là: il medico aveva manto verde acido; era alto e magro, ma non meno imponente e minaccioso; possedeva una criniera corta rossa sulla sua testa, e baffetti, anch' essi rossi; l' elmetto era effettivamente allacciato; il suo camice, che era solo leggermente più largo del necessario, era di un sospetto colore rosino, come se fosse stato immerso nel sangue un paio di volte, per poi essere lavato molto velocemente con il solo sapone subito dopo,

Tutti questi dettagli non tranquillizzarono Rainbow Dash, che, al contrario, cominciò a titubare un poco
 

Il medico, avvicinatosi a Rainbow Dash, disse con una voce che tentava di essere gioviale, fallendo miseramente nell' intento:

“Buongiorno, signora Dash. Veniamo al dunque: lei ha preso appuntamento causa ala infiammata, giusto ?”

Per qualche motivo, la sola voce del grosso dottore trasformò l' innocua domanda in qualcosa di terrificante, uscito da un incubo disturbato, e per questo, Rainbow Dash annuì leggermente per segnalare una risposta positiva, mentre il suo cuore da atleta batteva come un tamburo di un reggimento facente marce forzate.

Il medico sembrò ignorare completamente la preoccupazione che si era creata nel suo paziente, e continuò a domandare: “Da quanto soffre di questa condizione ? Avuti incidenti, ultimamente ? Si è sforzata molto, poco prima di percepire l' ala dolorante ?”: a Rainbow Dash li ci vollero due minuti buoni per rispondere alle domande.

“E'-è da circa t-tre giorni che s-s-sento m-male all' ala, d-dottore...”: questa fu la risposta della cavalla azzurra, disturbata dall' aspetto poco rassicurante del medico, e dalla piramide di siringhe che continuava ad apparire nel suo campo visivo.

Fatto che il dottore si fosse messo a ridere non aiutò la situazione.

 

“Ohohooo, signora, si rilassi, non le sta accadendo nulla di grave... per ora. Si stenda sul lettino, e vedrò quale è il problema.”: Dash obbedì meccanicamente, temendo un' eventuale reazione inconsulta da parte del medico.

 

Il lettino, ridotto a una tavola di segno poiché l' imbottitura era stata divelta, parve ancor più duro di quello che era alla cavalla azzurra, ormai in stato di allarme. Il medico iniziò con il muovere lentamente l' ala su e giù, e chiese: “Sente dolore se faccio così ?”

La risposta, laconica per la paura, fu “No”: il medico fece cenno al suo assistente ungherese di segnare ciò, al fine di facilitare la diagnosi a fine della visita: il pony marrone prese un blocco appunti, una matita da un portapenne, e, una volta fatto levitare il tutto, l' infermiere con l' elmetto slacciato chiese al medico:

“Zhe debbo scrivere, elme ?”

Il pony con la criniera rossa rispose: “Il paziente non mostra segni di dolore o spasmi, a seguito di movimento dei muscoli pteroidi.”: mentre il medico dettava ciò, l' infermiere scriveva; e Rainbow Dash si domanda riguardo quello che stava dicendo il medico: per quanto ne sapeva, la parole “ non mostra segni di dolore o spasmi, a seguito di movimento dei muscoli pteroidi” potevano essere quelle che avrebbero siglato la fine la sua carriera di volatrice sportiva.

Ovviamente, il pensiero non era rassicurante, e fece dubitare la cavalla azzurra della sua saggezza, nel cedere davanti alle lacrime dell' amica gialla: dopotutto, come si diceva spesso, “Certi problemi nascono quando si riconosce che ci sono”, e, forse, quello era uno dei casi.

Nel frattempo che tali pessimistici pensieri fluivano nella mente di Rainbow Dash, il medico continuò a manipolare l' ala e le zone circostanti ad essa nei più svariati modi, e dettando ogni volta le osservazioni fatte al pony di stirpe ungherese.

Dopo dieci minuti che parvero infiniti alla cavalla azzurra, il medico verde posò il suo zoccolo destro sulla spalla di Rainbow Dash.

 

Il medico, una volta ottenuta l' attenzione della cavalla impaurita, disse con il suo solito vocione

“Buona notizie, signora: lei non ha nulla. E' lib...”

 

Il pony marrone fermò la frase del pony verde con un fischio: quando l' infermiere ottenne l' attenzione del medico, egli sventolò una cartella clinica semivuota col nome “Rainbow Dash”.

 

“Ascpetti, elme: mancano alzune iniezioni alla scignora. Ho già controllato, e abbiamo tutto ciò che ci serve: procediamo a fargli recuperare le iniezioni perdute ?”

 

Gli occhi del medico, senza motivo apparente, cominciarono a brillare, e con voce vicina al sibilo, il medico affermò:

 

“Procediamo, Gyla, procediamo: prendi tante siringhe dalla piramide quante le dosi mancanti. Signora, dovrà stare qui ancora per un poco...”, e l' infermiere eseguì l' ordine, prendendo dalla piramide di siringhe cinque scatoline, e portandole sulla scrivania.

 

Rainbow Dash, udendo quelle parole e vedendo l' infermiere ungherese prendere cinque siringhe, cominciò a sudare copiosamente, le sue pupille magenta di rimpicciolirono, e cominciò a rannicchiarsi su se stessa: era accaduto lo scenario peggiore.

La razionalità, ormai sparsa un po' dappertutto, tentò di prendere parola, nella mente Di Rainbow Dash, ma non ci riuscì: invece, paura e ansia presero il controllo, e fecero affermare alla cavalla:

“I-iniezione ? N-non ho b-bisogno d' iniezione...”

Il medico rispose tranquillamente, mentre riempiva la prima siringa di un liquido rosa chiaro:

 

“Oh, sì che ne ha bisogno, come ne hanno bisogno tutti, e come sono necessarie le altre. Per la precisione, lei ha saltato cinque iniezioni.”: alla parola “iniezioni”

 

La cavalla provò a far desistere in medico in un altro modo:

 

“Mi s-sa che n-non ho i s-soldi per...”

 

Il medico fermò a metà frase la cavalla dalla criniera multicolore.

 

“Nessun problema: la sua amica pagherà tutto.”

 

La cavalla azzurra maledì in silenzio Fluttershy, e, continuando a fissare come una babbea la punta scintillate dell' incombente siringa, ricominciò a pregare il medico a voce alta:

 

“N-non voglio f-fare l' i-iniezione, n-non voglio...”

 

“Bè, se proprio vuoi andare al di sotto dell' aspettativa di vita comune, puoi farlo. Ma non te lo consiglio. Su, piazza il tuo fianco in aria, cosicché possa somministrare l' addensante osseo e i vaccini.”

 

“NO !”, e la cavalla, in un impeto di coraggio disperato, saltò giù dal lettino per volare verso la porta.

 

Ma quando Rainbow Dash toccò terra, una forza la trattenne sul posto: la cavalla girò di scatto la testa, e vide davanti a sé il motivo per cui era rimasta bloccata: era colpa dell' infermiere.

 

Esso stava evidentemente faticando, nel trattenere Rainbow Dash in aria: grosse gocce di sudore scendevano dalla sua testa, cadendo a terra, e formando una piccola pozza; si potevano intravedere da sotto il pelo le vene tendersi fino all' inverosimile; il suo corpo tremolava, e per questo, l' elmetto cadde a terra, causando il tipico suono fatto dal metallo incontrante pietra.

 

A un certo punto, l' infermiere disse con voce piuttosto debole al medico che stava rovistando nei cassetti “Elme, köcsönzes ! Non reggerò per molto !”.

 

Il medico, tirata fuori una bottiglia di disinfettante, non disse nulla, e si limitò ad aspergere di disinfettante il fianco della cavalla spaventata: quest' ultima cominciò a piagnucolare, a lamentarsi.

 

“L-lasciatemi... n-non voglio fare l' i-iniezione... non voglio...”

 

Il medico, piazzato il disinfettante, rispose:

 

“Più resiste, più tempo ci metterò a darle ogni iniezione, e più si agita, più tali iniezioni saranno dolorose.”

 

Tali parole non calmarono affatto la cavalla, che continuò a divincolarsi e a piangere, mentre il medico avvicinava lentamente l' ago al fianco con la magia. Pochi secondi dopo, quando l' ago entrò nella carne, Rainbow Dash urlò di dolore e si mise a piangere disperatamente, e a dire cose completamente senza senso: era evidente che la cavalla stesse soffrendo.

 

L' infermiere, ormai esausto, lasciò andare la presa magica su Dash, ma quest' ultima non si mosse era troppo occupata a tremare, a piangere, a strillare per il dolore e la paura.

 

Tolta la siringa dalla carne, il medico, capendo subito che tale situazione molto probabilmente non sarebbe durata molto, avvolgé al posto dell' infermiere le gambe di Rainbow Dash, e ordinò al suo assistente di fare lui le iniezioni al posto suo.

 

Il pony marrone chiaro annuì; gettò nel cestino col segno del pericolo chimico la siringa usata; prese un' altra delle siringhe; riempì la siringa con un liquido biancastro preso da una boccetta contrassegnata come “Epatite B”; ed infine tornò sul fianco della cavalla azzurra.

 

Quest' ultima era disperata: chiedeva “P-perchè m-mi fate questo ? P-perchè ?”, e “N-non v-voglio... n-non voglio...”.

L' infermiere, nel tentativo di tranquillizzare Dash, sussurrò ad ella: “Lo facciamo per il tuo bene: non tj faremmo mai del male, sce non in caso di estrema necessità.”

 

Non ci fu risposta dalla cavalla, che si limitò a fissare con occhi impauriti di puledra il pony ungherese. Quest' ultimo, a differenza del dottore, infilò lentamente l' ago nel fianco di Rainbow Dash, e lo tirò fuori altrettanto rapidamente, con grande sollievo di Dash.

 

Il medico non fu contento.

 

“Gyla, ne hai ancora per molto ? Non posso tenere ferma la signora per sempre. Per cortesia, muovi le tue minuscole zampe, e somministra le vaccinazioni più velocemente.” affermò.

 

“Uram !”

 

Il pony marrone fece levitare le boccette contenenti i vaccini, e le siringhe, posò tali oggetti sul lettino dove prima si trovava Rainbow Dash.

 

Le tre somministrazioni successive furono piuttosto indolori, ma la cavalla continuava a piangere, visto era ancora nervosa, considerato il fatto che era ancora in prossimità delle siringhe, e che aveva visto come il dottore somministrava le iniezioni: velocemente, tirando l' ago fuori dalla carne come se fossero spiedini sul fuoco.

 

 

Alla fine dell' ultima iniezione, e del piazzamento dei cerotti, il medico cancellò la presa sulla cavalla azzurra: quest' ultima, non sentendo più le sue gambe bloccate, domandò timidamente se era libera. Quando sentì che la risposta era un “Sì”, Rainbow Dash corse fuori della porta nella sala d' attesa.

 

Nella sala d' attesa, in mezzo a un pony adulto e una madre con figlio, c' era Fluttershy: Rainbow Dash andò con la bile in gola: la cavalla sapeva che, senza l' appuntamento medico preso da Fluttershy, si sarebbe potuta risparmiare tanta sofferenza.

 

Ma ciò era passato, ed era ora di lasciar parlare l' amica gialla, che domandò:

 

“Allora, tutto bene con...”: la cavalla gialla si fermò, quando vide cinque cerotti piazzati sul cutie mark di Rainbow Dash.

 

“Oh cielo ! Che ti è successo ?”

 

Sorridendo debolmente, la cavalla azzurra rispose:

 

“Niente, niente, solo qualche iniezione.”

 

La cavalla gialla domandò genuinamente preoccupata:

 

“Hai avuto paura ? Non aver paura a parlare con me...”

 

“Io ? Aver paura ? Ma fammi il piacere”, e uscì dalla clinica in volata.

 

Fluttershy, sospirando, si addentrò nello studio medico per pagare visita e vaccinazioni all' amica azzurra: nel mentre che l' infermiere, su ordine del medico, compilava la parcella, a Fluttershy, ricordandosi le gote evidentemente bagnate di Rainbow Dash, venne spontanea una domanda, che pose al medico.

 

“Allora, quanto ha pianto ? Se non ha problemi a dirmelo...”

 

Il medico rispose con il suo solito tono gioviale ma un po' troppo tonante:

 

“Non ne ha idea ! Pareva una puledrina di tre anni, da quanto ha pianto ! Mancavano solo i difetti di pronuncia, ed era uguale identica ai puledri di cui mi occupo spesso ! Devo dirlo, la scena era così divertente, che avrei potuto farle una foto mentre piangeva e le consegnavo un leccalecca...”

 

La cavalla gialla, raccapricciata dal racconto del medico, dopo un po' di tartagliamenti per far smettere la narrazione della visita, decise di lasciare una cinquantina di Pezzi sul tavolo, ed uscire da quello studio il più velocemente possibile, ed ignorando i richiami del pony ungherese, e del grosso medico riguardo al resto.

 

 

Mentre correva fuori dallo studio medico, Fluttershy ripetè a se stessa:

 

“Mai più, mai più, mai più...”

  
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