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Autore: ChibyLilla    11/10/2013    4 recensioni
Poco dopo il matrimonio di Mickey, lui ed Ian sono entrambi in riformatorio e le cose tra loro non sono esattamente tutte rose e fiori.
Nonostante questo, Mickey cerca di proteggere un Ian che di lui non vuole più saperne niente.
Una parte di Ian sperava ancora di non sentire arrivare il colpo, ma d’altro canto sapeva troppo bene quanto per Mickey fosse importante farsi rispettare in riformatorio e sapeva che non picchiare Ian sarebbe stato un segno di debolezza che non poteva essere mostrato. Pregò soltanto di riuscire a capire dove Mickey avrebbe colpito, in modo da non farsi cogliere di sorpresa come l’ultima volta.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I'll walk you'
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HE IS DANGEROUS
 

Forse erano in pochi a crederlo, ma Ian sapeva esattamente cosa stava facendo quando si era parato davanti al proprio compagno, fronteggiando Mickey senza paura.
 
“Ian, stai indietro,” gli aveva suggerito qualcuno, ma ormai era troppo tardi. Era già in piedi tra Ryan, rannicchiato contro il muro ansimante ed apparentemente terrorizzato e Mickey. I loro occhi finalmente si incontravano di nuovo, dopo quasi tre mesi.
 
Ed Ian non aveva davvero paura a starsene lì fermo, ad aspettare che il pugno di Mickey si abbattesse contro la sua faccia. Non c’era  nulla che Mickey potesse fare per ferirlo più di quanto non fosse.
 
Nella sala di ritrovo era calato il silenzio, interrotto soltanto dai gemiti di Ryan che, facendo leva sulle proprie braccia, stava tentando di rimettersi in piedi ed allontanarsi finché ancora poteva.
 
Il braccio di Mickey era ancora fermo a mezz’aria, pronto a colpire, eppure lui stava esitando.
 
Una parte di Ian sperava ancora di non sentire arrivare il colpo, ma d’altro canto sapeva troppo bene quanto per Mickey fosse importante farsi rispettare in riformatorio e sapeva che non picchiare Ian sarebbe stato un segno di debolezza che non poteva essere mostrato. Pregò soltanto di riuscire a capire dove Mickey avrebbe colpito, in modo da non farsi cogliere di sorpresa come l’ultima volta.
 
Per tutta risposta il moro sbuffò, bisbigliando qualcosa di vagamente simile ad un, “Sei un fottuto idiota,” ma Ian non riuscì a registrare le sue parole, stordito dal colpo allo stomaco che gli aveva mozzato il respiro.
 
Boccheggiò in cerca d’aria, mentre la sagoma di Mickey si allontanava lungo il corridoio.
 
Il primo ad avvicinarsi a lui fu Ethan, mentre la folla cominciava pian piano a dileguarsi e tutti tornavano al proprio far niente. Con una mano sulla spalla, Ethan attirò l’attenzione di Ian, “So che sei nuovo qui, ma devi capire che gli eroi non hanno vita lunga. E mettersi contro Mickey Milkovich non è il modo migliore per sopravvivere,” gli spiegò.
 
Ian sputò a terra, liberandosi della saliva dal sapore metallico che gli era rimasta in bocca, sorridendo a quelle parole. Sapeva eccome cosa volesse dire mettersi contro Mickey Milkovich, quello che non sapeva come stessero realmente le cose era proprio Ethan. Il rosso fece schioccare la lingua tra le labbra, prendendo a camminare senza alcuna destinazione lungo il corridoio.
 
Nella sua mente continuavano a ripetersi le stesse scene, anche dopo tre mesi. Mickey, il matrimonio, il bacio sul tetto. E poi il loro ultimo incontro, quando Mickey, pur di negare l’evidenza, lo aveva massacrato, lasciandolo da solo a terra, semi svenuto e col cuore a pezzi. Decisamente non c’era nulla di peggio che Mickey potesse fare rispetto a quel che aveva già fatto.
 
Non battè un ciglio quando si accorse di avere l’oggetto dei suoi pensieri proprio di fronte; nonostante il suo cuore avesse accelerato all’improvviso, il volto di Ian era rimasto indifferente, mentre gli passava accanto fingendo che non esistesse.
 
“Gallagher.”
 
Ian continuò a camminare per la sua strada, ignorando la tensione che si stava lentamente impossessando di tutto il suo corpo.
 
Mickey gli afferrò un braccio, costringendolo a fermarsi e fare attenzione alle sue parole. “Non metterti più in mezzo, hai capito?” gli disse, tentando di assumere un tono minaccioso.
 
Ian si lasciò sfuggire un sorriso amaro. “Altrimenti?” domandò con tono di sfida, rifiutandosi di abbassare la sguardo. Lui non aveva paura di Mickey Milkovich.
 
“Altrimenti non ci andrò così leggero con te. E mi dispiacerebbe rovinare il tuo bel faccino.”
 
Ian sentiva la rabbia ribollire dentro di sé e per un momento considerò l’idea di piantarlo lì ed andarsene. “Però non ti sei fatto questi problemi l’ultima volta,” rispose invece.
 
Facendo attenzione ai dettagli sul viso di Ian, Mickey aveva notato solo in quel momento la piccola cicatrice sotto il suo labbro, proprio nel punto in cui il suo calcio lo aveva colpito. Lasciò andare la presa sul braccio del rosso come se si fosse scottato e per un momento, solo per un momento, avvertì l’esigenza di abbassare lo sguardo. Perché guardare quegli occhi così freddi gli faceva male.
 
“Devi stare lontano da quel Ryan, mi hai capito?” si decise a dirgli.
 
“Allora è per questo che lo hai picchiato, Mickey? Sei geloso?!”
 
Mickey imprecò sommessamente, sfiorandosi il labbro inferiore con un dito. “Mettiamola così, se ti vedo ancora parlare con lui, lo ridurrò talmente male che neppure sua madre sarà in grado di riconoscerlo. E sai che lo farò.”
 
Ian sbuffò disinteressato. Mickey, naturalmente, si aspettava che gli ubbidisse, come aveva sempre fatto, da bravo e fedele soldatino. E se non avesse voluto farlo per lui, lo avrebbe fatto per paura che succedesse qualcosa a Ryan.
 
Ma quello era il vecchio Ian, morto e sepolto tre mesi prima, nello stesso giardino in cui Mickey lo aveva abbandonato. Il nuovo Ian aveva imparato ad essere egoista. O almeno questo era quello che lo stesso Ian continuava a ripetersi, nonostante gli eventi di poco prima dimostrassero il contrario.
 
Quando Ian aveva già voltato le spalle, camminando per la propria strada, Mickey si decise a parlare di nuovo. “È pericoloso, Ian. Stagli lontano.”
 

 
Ma Ian naturalmente non gli aveva dato ascolto. O almeno non volontariamente.
 
Si era accorto di come Mickey, convinto di non essere visto, avesse preso a seguirlo praticamente ovunque, ma non se ne era preoccupato, forzandosi di credere che fossero soltanto dannate coincidente e che Mickey Milkovich non stesse tentando di rendere la sua vita ancor peggiore di quel che era.
 
Per di più a qualche giorno dall’accaduto, Ian non aveva ancora avuto modo di parlare con Ryan. Non se ne era preoccupato perchè il ragazzo era piuttosto schivo e lui aveva passato con Ethan la maggior parte del suo tempo.
 
Quella mattina invece Ryan si era seduto accanto a lui a colazione, avevano scambiato qualche parola ed Ian si era ritrovato a seguirlo per i corridoi deserti.
 
“Dove stiamo andando?” chiese quando si accorse di non conoscere quel lato dell’edificio e si domandò se per caso non fosse proibito passare da quelle parti.
 
Per un attimo le parole di Mickey risuonarono nella sua testa, “È pericoloso, Ian. Stagli lontano.” Ma lui non voleva crederci. Proprio Mickey non poteva permettersi il lusso di giudicare qualcun altro.
 
Il fatto che Ryan non gli avesse risposto comunque lo inquietava. “Forse è meglio se torniamo indietro,” tentò ancora, “Ethan mi starà cercando.”
 
“Ethan sarà impegnato,” commentò distrattamente Ryan, voltandosi di scatto ed afferrando le braccia di Ian, spingendolo contro un muro. “Tu sei gay, vero?” domandò, anche se Ian sapeva che Ryan conosceva già la risposta.
 
Il rosso trasalì, provando a divincolarsi, ma Ryan intensificò la morsa, affondando le unghia nella sua pelle pallida. “Bene, così non dovrò spiegarti tutto.”
 
Ian era forte, forse perfino forte quanto Mickey, eppure non riusciva a liberare le proprie braccia. Se non fosse cresciuto nel quartiere da cui proveniva, probabilmente sarebbe andato nel panico; invece gli bastò inspirare profondamente per decidere cosa fare, senza lasciare che la paura prendesse il sopravvento. Rilassò le braccia, come arrendendosi alla presa di Ryan e gli assestò un calcio al basso ventre.
 
Probabilmente il rosso si aspettava che bastasse quello a metterlo KO, a giudicare dal modo in cui si era lasciato colpire da Mickey.
 
Ma evidentemente non era stato abbastanza.
 
Ryan aveva continuato a stringerlo con forza, approfittando di un attimo di smarrimento da parte sua per colpirlo con una testata al viso.
 
Ian sbatté gli occhi per l’improvvisa ondata di dolore che dal viso si stava espandendo a tutto il corpo e, colto di sorpresa, non oppose resistenza quando Ryan lo staccò dal muro, stringendogli le spalle con un braccio e tirandogli i capelli con l’altro.
 
Non riuscì ad opporsi neanche quando si accorse che l’altro lo stava spingendo contro qualcosa. Qualcosa che Ian non fece in tempo a vedere, ma di cui percepì chiaramente la consistenza sul retro della propria testa.
 
Poi improvvisamente Ryan non lo reggeva più ed Ian si lasciò cadere a terra con un tonfo, gli occhi chiusi, il respiro affannato.
 
Il suo unico pensiero in quel momento era che nell’unica situazione in cui avrebbe voluto che Mickey lo seguisse, lui non c’era. Perché Mickey lo avrebbe aiutato, su questo Ian non aveva dubbi.
 
Avvertì il respiro caldo di Ryan sul proprio viso e se ne sentì disgustato; le sue mani erano volate alla stoffa della sua maglietta e cercavano di tirarla via.
 
Ian avrebbe voluto allontanarlo, ma non ne aveva la forza, il suo corpo si rifiutava di eseguire i comandi che il cervello provava ad inviare. Avrebbe voluto pregare Ryan di dargli almeno il tempo di ingoiare la saliva che si stava accumulando nella propria bocca e che gli faceva venire la nausea, ma non riusciva a parlare. Probabilmente stava piangendo, attraverso gli occhi ancora rigidamente serrati.
 
Sarebbe svenuto da un momento all’altro e Mickey non c’era. Ryan poteva fare quello che voleva.
 
Non si accorse che le mani di Ryan non erano più si di lui fino a quando non ne sentì di nuove, stavolta più gentili e più incerte. Qualcuno lo teneva fermo, dando finalmente al suo corpo la possibilità di rilassarsi.
 
Ed una voce in lontananza stava urlando. Ian l’avrebbe riconosciuta tra mille, la voce di Mickey.
 
“Io ti uccido brutto pezzo di merda!”
 
Ian era certo di sembrare un idiota in quel momento, perché cavolo, stava sorridendo. Se solo avesse avuto la possibilità di aprire gli occhi …
 
“Mickey?” la persona che continuava a tener fermo Ian, impedendogli di cadere, mentre tutto intorno a lui girava, era Ethan. “Mickey, sta sanguinando.”
 
Ben fatto, Mick! Si ritrovò a pensare Ian, felice che l’altro, nonostante tutto quello che era successo tra loro, fosse lì. Quando però rifletté sul tono preoccupato di Ethan, capì che forse non era Ryan a sanguinare, o almeno non era il solo.
 
Anche se non poteva vederlo, sapeva che Mickey si era fermato, probabilmente ancora seduto a cavalcioni sulla sua vittima e poteva sentire il suo sguardo su di sé. Avrebbe voluto rassicurarlo e dirgli che stava bene, adesso che lui era lì, ma non riusciva a muovere le labbra.
 
“Chiama qualcuno,” la voce di Mickey aveva qualcosa di strano, ad Ian sembrava terrorizzata. Mai sentito un tono del genere provenire da un Milkovich, neppure da Mandy nei suoi momenti peggiori.
 
Ethan ubbidì subito, alzandosi di scatto e lasciando la presa su di lui. Ian, abbandonato a se stesso, cominciò a tremare. Sarebbe caduto se nessuno lo teneva.
 
“Ma che cazzo!? Muoviti, Ethan!”
 
Altre due mani presero il posto di quelle di Ethan, più decise, più calde.
 
“Aiuto,” Stavolta Ian era quasi certo di aver parlato per davvero, ma anche se avesse solo pensato quelle parole, Mickey doveva aver letto la paura sul suo volto.
 
“Sono qui, Ian. Tranquillo.”
 
Mentre una mano era ancora ferma sulla spalla tremante di Ian, l’altra premeva disperatamente contro la sua testa, tentando di fermare l’emorragia. Ian era leggermente infastidito da quel tocco che faceva bruciare la pelle, ma allo stesso tempo la pressione contro la sua testa stava calmando le fitte.
 
“Va tutto bene, Ian, non ti lascio andare,” continuava a ripetere Mickey.
 
Ed Ian sapeva che era sincero.
 
 
NdA
 
Okay, ho poche cose da dire.
La prima è che, lo avrete capito, Ian non sta in piedi, è già a terra, solo che non se ne è reso conto.
La seconda è che non ha gli occhi chiusi.
E questo ci porta alla cosa più importante: non è una long, ma con tutta probabilità una serie. Quindi tranquilli che non vi lascio così, prima o poi scopriremo cosa è successo ad Ian e cosa ne sarà del loro rapporto.
:)
ChibyL
 
  
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