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Autore: Melanyholland    25/10/2004    18 recensioni
A volte il regalo più bello che si possa ricevere è sapere di non essere soli...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è un piccolo regalo per la mia amica Wilwarind. Ultimamente la sto trascurando un po’ a causa degli impegni e mi dispiace molto. - _ -“ Sorry!! 

A Very Important Gift

 Di Melanyholland

 

Era una giornata particolarmente fredda anche considerando che era Dicembre; Shinichi Kudo rabbrividì attraverso il corpo di Conan Edogawa, sistemandosi meglio la sciarpa intorno al collo e spostando un po’ più su la zip del giubbetto. Guardando la sua immagine riflessa nell’ennesima vetrina non poté fare a meno di lasciarsi andare ad uno sbuffo,  notando che il naso e le guance si erano arrossate tanto per il gelo che sembrava una specie di burattino. Socchiuse gli occhi seccato: se fosse dipeso da lui, se ne sarebbe rimasto al calduccio dentro casa a leggere un buon poliziesco in attesa della sua cena; ma naturalmente la sua adorata Ran-neechan  era stata colta come ogni anno dalla frenesia natalizia e aveva pensato bene di portare con sé anche lui. Così si era ritrovato a girare per una miriade di negozi cercando di non essere calpestato dalla folla che si accalcava ansiosa per gli acquisti last minute, mentre i detective boys -altra brillante idea di Ran- lo strattonavano da tutte le parti ammirando estasiati le novità del reparto giocattoli.

Hmph…come se non fosse già abbastanza rischiare di morire assiderati o per un calcio in faccia…

Sbuffò di nuovo, emettendo una nuvoletta di vapore, e sì infilò le mani ghiacciate e quasi insensibili in tasca. Ad un tratto si sentì tirare il braccio per l’ennesima volta e cercò di ricomporsi per non palesare il suo stato d’animo: l’ultima cosa di cui aveva bisogno era che Ran proponesse una visita al parco giochi dei grandi magazzini per ‘tirarlo su di morale’…

“Conan-kun!! Presto vieni a vedere!! È…INCREDIBILE!!” Gli occhi di Ayumi erano invasi da un luccichio entusiasta mentre lo esortava a seguirla, il viso arrossato quanto il suo ma decisamente più adorabile. Conan sospirò internamente e le confezionò uno stupendo sorriso felice e incuriosito allo stesso tempo.

“Cosa c’è, Ayumi-kun??” Genta sbucò fuori dal negozio tenendo un panino caldo fra le mani, mentre da dietro la sua schiena fece capolino Mitsuhiko; entrambi si rabbuiarono quando videro il modo in cui la bambina era avvinghiata al suo compagno di classe e Conan ad un tratto sentì uno strano nodo in gola, difficile da inghiottire.

…o ucciso da questi due…

“Babbo Natale!!!” Strillò Ayumi, non potendo più sopportare il peso di un segreto così importante, gli occhi che brillavano “È lui!! Laggiù!!” il piccolo braccio avvolto nella manica del cappottino di Winnie the Pooh  indicò un punto dietro le loro spalle, dove effettivamente c’era un Babbo Natale.

Solo che al posto delle renne questo ha una cinquantina di volantini da consegnare…

Conan ridacchiò, mentre anche il viso di Genta si illuminava di sincera meraviglia. Il piccolo detective spostò lo sguardo sull’altro componente della squadra e rimase piuttosto sorpreso quando lo vide scuotere la testa invece di emozionarsi. “Tsk tsk…quello non è lui!”

La bambina non smise di stringere al petto il braccio del suo amichetto preferito, ma guardò perplessa e un pochino ferita il viso di Mitsuhiko: “Perché??” Conan lo fissò a sua volta, senza più il bisogno di fingere curiosità.

“Perché lui a quest’ora starà preparando i giocattoli, no? Quello è sicuramente uno dei suoi aiutanti!” rispose dall’alto della sua saggezza. Conan fece di tutto per non scivolare per terra, Ayumi e Genta si sciolsero in un “Ooohh” di comprensione e poi proposero di andare a ricordare le loro richieste all’ ‘aiutante’ di Babbo Natale.

“Tu non vieni Conan?” Chiese dolcemente la bambina quando lui oppose una leggera resistenza.

“Ehm…non ho chiesto nulla a babbo Natale, quindi non devo ricordargli niente…” si giustificò con un sorriso; aveva collezionato abbastanza figuracce in passato a causa della sua ‘condizione’ e aveva intenzione di evitarle il più possibile da allora in poi. Un piccolo proposito per l’anno nuovo…

Ma Ayumi lo guardò come se avesse davanti un qualche essere orribile e incomprensibile:

“NON hai chiesto nulla a Babbo Natale?? Ma..ma… Conan-kun!!! Se non ci sono regali che Natale è??”

“B..beh…ecco…ci penseranno Ran-neechan e il dottor Agasa a farmene, e poi…”

e poi c’è una sola cosa che desidero in questo momento…qualcosa che non può essere impacchettata e messa sotto l’albero…qualcosa che è ancora lontanissima da me…e non posso farci niente…

“E poi?” chiese Ayumi esitante, gli occhioni puntati su di lui. Conan sospirò:

“E poi io adoro le sorprese!! Non chiedo niente così non vedo l’ora di scoprire cosa mi ha portato Babbo Natale!!” esclamò con voce infantile e acuta. Il viso della bambina tornò sorridente e annuì, poi si diresse sgambettando verso il luogo dove Genta e Mitsuhiko avevano già iniziato a importunare lo sventurato lavoratore. Il falso sorriso gioviale di Conan si spense, rivolse lo sguardo davanti a sé e attraverso la vetrina notò il profilo di Ran, indaffarata a litigare con una signora piuttosto robusta per un golf blu; i capelli bruni erano scompigliati e le ricadevano sulle spalle, come al solito, mentre alcune ciocche si posavano sugli occhi con una distrazione incantevole. All’improvviso si sentì svuotato e triste. Il ricordo dell’ultimo Natale passato con Ran nelle vesti di Shinichi si fece largo nella sua mente, mentre un peso sgradevole gli annodava lo stomaco in una morsa dolorosa. Possibile che fosse passato così tanto tempo dall’ultima volta che era stato così felice…?

“E poi che cosa, Kudo-kun?”

Conan sussultò e si voltò di scatto, ritrovandosi riflesso non più nella vetrina bensì negli occhi gelidi e imperscrutabili dell’unico elemento dei detective boys mancante all’appello. Una leggera brezza fredda scompigliò i capelli di entrambi, agitando sia la sua testa  scura che la chioma bionda di lei.

“Niente di importante.” Scrollò le spalle e distolse lo sguardo. Ai appoggiò la schiena alla vetrina, alzando gli occhi e osservando il cielo; stettero in silenzio per un po’. Conan non aveva voglia di spiegarsi. Spiegare voleva dire ricordare.

E ricordare faceva male.

Aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa che alleggerisse la tensione intorno a loro, ma Ai fu più veloce.

“L’ultimo Natale che ho passato con Akemi è stato quando avevo dieci anni…prima che l’Organizzazione mi mandasse a studiare in America. È uno degli unici ricordi felici che mi sono rimasti.” Pronunciò queste parole con freddezza, ma quando Conan tornò a guardarla vide che i suoi occhi erano intensi e lucidi. Ai non lo stava guardando; fissava un punto imprecisato davanti a sé, le braccia incrociate davanti al petto, che stringevano un sacchetto di carta colorata.

“Mi dispiace.” Fu tutto quello che seppe dire, in un sussurro. Ai si strinse nelle spalle.

“Anche a me, ma non è questo il punto, Kudo. È inutile rimpiangere il proprio passato. Se vuoi, usa ciò che hai perso come motivazione per combattere l’Organizzazione, ma non per farti del male. È inutile, e stupido.” Disse con voce incolore, continuando a non guardarlo. Conan sbatté le palpebre, sorpreso e colpito.

Ma come fa a capire sempre cosa penso? Lei per me è un enigma incomprensibile…

Ai sospirò, riassumendo la sua posizione perfettamente eretta, poi gli voltò le spalle mormorando, più a se stessa che al suo interlocutore: “In fin dei conti, Mouri almeno è ancora viva.” 

Cominciò ad allontanarsi, una figura piccola e minuta che quasi scompariva fra la folla e gli alti edifici di Tokyo, con  un’andatura fin troppo mesta per una bambina alla vigilia di Natale. L’immagine di insieme risultava piuttosto triste.  Conan la fissò ammutolito per qualche secondo, prima che qualcosa nella sua mente scattasse e lo spingesse a gridarle dietro: “Aspetta!” Ai si bloccò, senza smettere di dargli la schiena. “Resta con noi ancora un po’…” le disse con un sorriso “Capisco che la compagnia dei detective boys non sia il massimo…ma in fin dei conti è sempre meglio che stare soli la vigilia di Natale.” Ai si lasciò andare ad una delle sue risatine brevi e secche, con un’incredulità che lo lasciò perplesso.

“Oh, sta tranquillo, ci ho fatto l’abitudine ormai. E comunque non credo che tu sappia davvero cosa vuol dire essere soli.” Replicò, mettendo un piede avanti per riprendere la sua avanzata. Ma di nuovo l’azione era destinata a non essere compiuta, infatti la piccola scienziata si bloccò udendo lo sbuffo ironico di Conan e si voltò per guardarlo. Lui stava sorridendo amaro, gli occhi chiusi e le sopracciglia inarcate; un’espressione che lo fece assomigliare molto più a Shinichi che a Conan. “Ai…” aprì gli occhi, l’azzurro era reso più intenso dal contrasto con la pelle congestionata.

“…ti va se ti racconto una storia?”

Lei restò interdetta per un attimo, poi sfoggiò uno dei suoi tipici sorrisetti enigmatici. “Perché no…”

Camminarono per un po’ spalla a spalla, raggiungendo una panchina libera vicino ad una fontana dove si sedettero. Conan osservò un momento l’acqua che scorreva, prima di cominciare con voce calda e profonda, in netto conflitto con l’aria fredda intorno a loro. “È successo tutto la vigilia di Natale di due anni fa…”

Così cominciò a rievocare quei ricordi così lontani dalla sua vita attuale, che ora erano tanto dolorosi. Si rivide, quindicenne, in quella fredda sera di tanto tempo prima, solo, nella sua vecchia casa, seduto davanti a una tavola che non era certo bandita a festa. All’angolo del salone era sistemato un piccolo albero di natale, addobbato in modo trascurato da lui stesso. Un’immagine piuttosto triste, rifletté ora, molto simile a quella in cui aveva visto Ai. Abitava da solo all’incirca da nove mesi, tuttavia era il primo Natale che passava lontano dai suoi genitori; così, per quanto adorasse essere indipendente, poter disporre della casa a suo piacimento senza dover rispettare regole di sorta, dovette ammettere suo malgrado che i suoi genitori gli mancavano. E molto anche. Soprattutto considerando il fatto che era la vigila di Natale, e inspiegabilmente la casa sembrava molto più grande del solito, e molto più vuota.

Sì, seduto a quel tavolo, davanti a quel misero piatto di sushi, non poteva fare a meno di ricordare con amarezza quando la casa era piena del profumino delizioso del cenone preparato da Yukiko, oltre che di addobbi sfavillanti alla cui preparazione era stato costretto Yusaku, che lo volesse o no. Riusciva perfino ad avere nostalgia degli insistenti abbracci di sua madre, che, trattandolo come un bambino incurante delle sue proteste, insisteva per fargli indossare un ridicolo cappello da babbo natale, e dei seccanti borbottii di suo padre che, terminati tutti i romanzi per le uscite di Natale, cercava di trovare nuove ispirazioni. Solo in quella casa enorme, buia e silenziosa, non poteva fare a meno di sentirsi…solo.

“Potevi sempre chiamare Mouri…” ribatté Ai atona, noncurante dell’amarezza con cui lui stava pronunciando quelle parole. Conan la guardò per un attimo torvo, sbuffando, poi riprese:

“Da quando i suoi genitori si sono separati, Ran utilizza come scusa la vigilia di Natale per costringerli a cenare insieme, sostenendo che non è giusto che passi le feste con uno solo di loro. Sempre a causa di quella sua illusione che possano tornare insieme…bah, conoscendo Eri Kisaki, posso capire benissimo perché Kogoro preferisca abitare da solo.” Sorrise ironico per un secondo, soddisfatto e perso in quella sua considerazione, poi continuò a raccontare, col tono di chi ritorna al tema di fondo.

Non aveva nessun amico con cui passare la Vigilia; beh, a dirla tutta, non aveva nessun amico e basta. Non che fosse del tutto asociale, con i suoi compagni di classe chiacchierava, giocava qualche volta a calcio eccetera, tuttavia non aveva nessuno che potesse considerare più che un  conoscente. Se ne rese conto davvero solo in quel momento. L’unica amica che aveva era Ran, e lei…

“…e lei non è esattamente un’amica, in effetti.” Disse velocemente, abbassando gli occhi, le guance ancora più rosse. Ai non fece nessun commento, ma la sua espressione sembrò rabbuiarsi.

Quella sera, la razionalità della sua mente logica non riuscì a confortarlo; per quanto si ripetesse che in fondo non era così importante, che non aveva bisogno di compagnia o roba del genere e che bastava a se stesso, continuava a sentirsi piuttosto abbattuto. In fondo persino Sherlock Holmes aveva un amico fidato e leale. Invece lui…

“Così mi sono chiesto…insomma, come detective sono in gamba e tutto…però...” parlava con voce flebile, Ai lo guardò e vide che i suoi occhi erano carichi di tristezza. “…come persona...se nessuno vuole stare con me, forse…non conto poi molto.” Sospirò, lasciandosi andare con la schiena e tornando a fissare l’acqua che scorreva. Ai lo fissò per qualche secondo in viso, poi notò che le sue mani erano posate inermi sulla panchina. Sarebbe stato così facile…un gesto semplice e confortante che gli avrebbe dato forza, e che avrebbe procurato a lei la sua riconoscenza…forse perfino…qualcos’altro…

Conan sospirò di nuovo. “Quello avrebbe potuto essere il natale più triste della mia vita; invece…” sulle sue labbra comparve un sorriso rimembrante. “…Ran riuscì a renderlo speciale. Niente da stupirsi, in fondo…beh, lei è speciale.” I suoi occhi azzurri brillavano di un amore così sincero mentre parlava di lei…Ai lasciò andare un lieve sospiro che lui udì appena. Si era perso nei ricordi…

Ran gli aveva telefonato e si erano incontrati al parco, vicino al centro di Tokyo. Ricordava distintamente quanto fosse carina, vestita in modo semplice ed elegante allo stesso tempo, i capelli scompigliati dal vento e il viso bellissimo nonostante il rossore.

“Credevo che dovessi stare con i tuoi genitori.” Aveva detto lui, guardandola sorpreso. Lei aveva sorriso, quel sorriso dolce e carico di tepore che aveva imparato ad amare.

“Ho pensato che se restano da soli in una serata così magica, forse si ricorderanno perché si sono innamorati.” Si era avvicinata a lui e aveva infilato una mano nella sua. “Inoltre non potevo mica lasciarti tutto solo la vigilia di Natale…ho paura a immaginare cosa stavi mangiando, Shinichi.” Aveva riso, lui le aveva rivolto un falso broncio, gli occhi socchiusi.

“Vieni va, ho una sorpresa per te…” aveva detto lei, accompagnandolo vicino ad un boschetto; era rimasto a bocca aperta vedendo quello che aveva fatto, e Ran, accanto a lui, aveva abbassato la testa rossa in viso ma visibilmente compiaciuta della sua reazione: aveva decorato un piccolo e grazioso abete con ghirlande dorate e luci color ambra, con una grossa stella a cinque punte sulla cima; sul prato aveva disteso un telo e sopra una grossa cesta di vimini. Shinichi l’aveva guardata esterrefatto, lei si era schiarita la voce e aveva risposto alla sua domanda inespressa, evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo. “Hem hem…ho pensato che potevamo…insomma…cenare insieme…e…” di nuovo una piccola tossetta. “…che Natale è senza albero?” Superato il breve shock iniziale Shinichi aveva sorriso e annuito, sentendosi improvvisamente bene, sereno e…felice. Sì, era quella la parola giusta. Non che avessero molta importanza quel piccolo albero di Natale, o la cena squisita contenuta nella cesta, o il regalo che poi lei gli consegnò  -una sciarpa lavorata a maglia con i ferri, la prima di una luuunga serie- L’unica cosa che contava davvero era che lei avesse pensato a lui, avesse capito quanto doveva sentirsi solo e avesse fatto di tutto per rimediare, rinunciando al calduccio di casa sua per cenare all’addiaccio insieme a lui, rinunciando all’unica sera che poteva passare con tutta la sua famiglia per confortarlo e farlo sentire bene. Ran gli aveva fatto dimenticare tutte le sue insicurezze e i suoi timori.

“…e la cosa buffa è che lei non si rende conto di quello che fa; Ran è convinta che in passato sia stato solo io a salvarle la vita…ma la verità è che è lei ad aver salvato la mia, molte volte.” Il suo sorriso era luminoso. Improvvisamente, Ai non vedeva l’ora che finisse il suo racconto e la lasciasse andar via.

“Ma hai ragione, Ai…” disse infine, rivolgendosi a lei e guardandola negli occhi: “Non devo usare questi bei ricordi per farmi del male…ma come incentivo per spingermi a lottare con tutte le forze per raggiungere il mio obiettivo, e poter finalmente rivelare la verità a Ran. Non merita di essere ingannata. Inoltre…”

“… ‘esiste una sola verità’ , giusto?” sospirò Ai, balzando giù dalla panchina. “Ora posso andare?”

Conan inarcò un sopracciglio “Non vuoi rimanere ancora un po’? Il professor Agasa sta presentando quella sua nuova invenzione ai grandi magazzini e non tornerà prima di qualche ora, che vai a fare a casa da sola?”

Ai si strinse nelle spalle e si incamminò. Conan la fissò perplesso sbattendo le palpebre, poi socchiuse gli occhi e sbuffò. “Fa un po’ come vuoi…”

“Certo, non preoccuparti per me. Nessuno lo fa mai, ad ogni modo…”

 

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“Ma papà!! Come sarebbe a dire che non hai fatto nessun regalo alla mamma???”

“Hmph.”

“Lascia perdere, Ran, lo sai che tuo padre è uno sprovveduto…e poi nemmeno io gli ho fatto nulla.”

“Hmph.”

“Ma mamma!!!”

Conan ridacchiò, sul suo viso dipinta un’espressione divertita e rassegnata allo stesso tempo. Possibile che Ran non riuscisse proprio a capire che quei due non avevano alcuna intenzione di andare d’accordo? Il suo sguardo si posò sul vetro della finestra e si vide riflesso con in testa il berretto di lana coi pompon e gli orsacchiotti che Ran gli aveva regalato e subito la risata si spezzò.

C’è decisamente poco da ridere… povero me…

Sospirò. La serata si era svolta in un’atmosfera piuttosto serena, se si escludevano i battibecchi di Kogoro e Eri e i disperati tentativi della sua amica di infanzia di riappacificarli. Tuttavia, c’era una strana sensazione di disagio che ristagnava sul suo stomaco, qualcosa che l’aveva tormentato per tutta la sera…come se si sentisse in colpa per qualcosa.

Ma non ho fatto niente…o no?

Sbuffò: perché non si sentiva completamente a posto con la coscienza? Cos’era quel fastidioso ronzio che non gli dava pace? Come se…avesse sbagliato…qualcosa…

Drrrriiiiiiiiinn!

Il suono del telefono lo ridestò dai suoi pensieri con un sussulto. Vide Ran che con un sospiro si congedava dai suoi genitori ancora in piena lite e rispondeva educatamente.

“Oh, salve professor Agasa…auguri anche a lei! Sì, abbiamo scartato i regali qualche minuto fa, scoccata la mezzanotte…certo, grazie! Lo riferirò a Conan…faccia gli auguri da parte nostra anche alla piccola Ai…”

Ai????

Sobbalzò: era quello il punto!

……..

Era quello il punto??

Qualcosa era scattato nel suo cervello al nome della piccola scienziata; purtroppo non riusciva a comprendere il perché. sentiva come un fastidio al lato della testa, cosa che gli succedeva spesso quando sapeva di conoscere la risposta ma non riusciva a focalizzarla…che fosse qualcosa che le aveva detto? Ma le aveva solo raccontato di quella vigilia insieme a Ran…cosa mai poteva..?

“L’ultimo Natale che ho passato con Akemi è stato quando avevo dieci anni…è uno degli unici ricordi felici che mi sono rimasti”

“Oh, sta tranquillo, ci ho fatto l’abitudine ormai. E comunque non credo che tu sappia davvero cosa vuol dire essere soli.”

“Certo, non preoccuparti per me. Nessuno lo fa mai, ad ogni modo…”    

 Improvvisamente, Conan capì. Capì e si sentì un completo idiota.  Ai non glielo avrebbe mai espresso apertamente…ma gli aveva lanciato degli indizi ben precisi. E lui, da grande detective quale era, non li aveva colti.

Come diavolo ho fatto a essere così…CIECO...

“Io esco un attimo!!” gridò afferrando il giubbetto e chiudendosi la porta alle spalle prima che Ran avesse finito di replicare. Arrivò poco dopo trafelato alla casa del professor Agasa, il naso ghiacciato e la pelle paonazza.

“Sh…Shinichi!  Che ci fai qui??” chiese l’anziano dottore, aprendogli la porta. Conan lo ignorò ed entrò in casa senza essere invitato; trovò Ai seduta sul divano, le gambe accavallate, che leggeva assorta un libro di chimica.

“Ai…” esordì affannato, lei non alzò gli occhi. “…buon Natale.”

“Anche a te.” Rispose con voce inespressiva, voltando pagina.

“Starai bene.” Disse semplicemente. Ai alzò lo sguardo, sbattendo le ciglia perplessa. “Come?”

“Starai bene.” Ripeté lui, sorridendo, le sopracciglia inarcate. “È l’unico regalo che posso farti…questa promessa. Starai bene…perché farò rimpiangere all’Organizzazione di averti fatto del male, non importa quanto ci metterò, o quanto sarà difficile e pericoloso. Perché non sarai più sola…ci sarò io con te. Per sempre. Non ti abbandonerò, non importa cosa succederà.” Ai era rimasta ammutolita, le guance imporporate in una rara e sincera espressione di sorpresa e imbarazzo allo stesso tempo. “Ma tutto questo ad una condizione, Ai…”

“E...e sarebbe?” chiese lei, dimenticandosi di fingere indifferenza.

“Devi farmi anche tu un regalo: devi tornare a sorridere. A vivere con più spensieratezza, senza preoccuparti ventiquattr’ore su ventiquattro di ciò che potrebbe succederci.” Le strizzò l’occhio. “In fin dei conti, hai solo otto anni!”

Lei lo fissò per un attimo, poi sorrise, distogliendo lo sguardo. “Sei fuori di testa, Kudo-kun.”

“Non sei la prima a dirlo…” scrollò le spalle. “Allora siamo d’accordo?”

“Okay.” Ai riaprì il suo libro, riacquistando la sua posa perfettamente eretta. Tuttavia, Conan poté scorgere l’ombra di un sorriso sulle sue labbra. “Grazie.”

Non poté giurare di averla veramente udita, chissà, magari era stato frutto della sua fantasia. Comunque le sorrise ugualmente.

“E…Kudo-kun…” disse a voce perfettamente chiara.

“Sì?”  rispose lui incuriosito.

“Bei pompon.”

“Chiudi il becco, Haibara.”

 

                                 Fine

 

Note dell’Autrice: Okay, so cosa vi state chiedendo: una fanfic di Natale a fine Ottobre?? O _ O Beh, che volete farci, quando l’ispirazione arriva…si accetta così com’è. Spero vi sia piaciuta, anche perché l’ho scritta durante due ore particolarmente noiose di chimica (che studentessa modello che sono!!^^”) e poi l’ho un po’ ritoccata quando l’ho copiata al computer. Volevo staccarmi dalla “Promessa di Shinichi”, che sto scrivendo ormai da un anno,  con una ff su Conan che fosse allo stesso tempo una Shinichi/Ran e un qualcosa a favore di Ai, (adoro la biondina e mi spiace un po’ che il suo affetto non sia ricambiato, ma non so se riuscirei a scrivere una Conan/Ai^^”) e dopo qualche tentativo infelice è uscita fuori questa storia. Ringrazio in anticipo chi la leggerà e in particolare chi commenterà. Don’t worry, continuerò al più presto anche l’altra ff, non ho intenzione di abbandonarla a metà! ^^

Un bacio

- Melany    

        

  
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