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Autore: Willows    11/10/2013    6 recensioni
Pioveva il giorno in cui te ne sei andato.
Hai impacchettato le tue cose con calma e poi sei uscito da quella porta, senza un addio, senza una spiegazione, senza voltarti indietro.
Io e te, noi, non eravamo fatti per durare, ci siamo amati, odiati, distrutti e riaggiustati, feriti e capiti, ci siamo urlati contro ogni tipo di insulto e sussurrati tutti i segreti che portavamo nel cuore. Bruciavamo come una stella, ma ci siamo spenti in fretta e, inutile dirlo, ci siamo scottati entrambi.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Poison and wine.
 
 Oh your hands can heal, your hands can bruise
I don't have a choice but I'd still choose you
Oh I don't love you but I always will

 


Pioveva il giorno in cui te ne sei andato.
Hai impacchettato le tue cose con calma e poi sei uscito da quella porta, senza un addio, senza una spiegazione, senza voltarti indietro.
Dentro di me ho sempre saputo che quel giorno sarebbe arrivato, che prima o poi qualcuno si sarebbe stancato di questa situazione e avrebbe mollato. Solo, credevo sarei stata io quella persona.
 
Mi amavi molto di più di quanto credessi.
 
Io e te, noi, non eravamo fatti per durare, ci siamo amati, odiati, distrutti e riaggiustati, feriti e capiti, ci siamo urlati contro ogni tipo di insulto e sussurrati tutti i segreti che portavamo nel cuore.
Bruciavamo come una stella, ma ci siamo spenti in fretta e, inutile dirlo, ci siamo scottati entrambi.
 
La prima volta che ti ho visto è stato alla festa di Sienna Fisher, sì la mia amica spocchiosa con la puzza sotto al naso e la vocetta stridula. Non so come tu e Zayn foste riusciti ad ottenere un invito, visto che non c’entravate niente con il resto delle persone presenti. Erano tutti vestiti eleganti, le ragazze con abiti lunghi- il mio era rosso, ricordi?- e i ragazzi in giacca e cravatta, mentre voi indossavate jeans strappati, magliette un po’ lise e giacche di pelle, il prototipo del cattivo ragazzo.
Eravate due pesci fuor d’acqua, tutti vi guardavano -chi ammirato, chi incuriosito e chi disgustato-  sapevi di avere tutti gli occhi puntati su di te, e ti piaceva.
L’ho capito dal modo sicuro in cui ti muovevi per la stanza, lanciando sorrisetti a destra e manca, lo sguardo che vagava alla ricerca della preda migliore.
Sapendo come sarebbero andate le cose, non so se rifarei tutto ciò che ho fatto quella sera.
Non so se accetterei il tuo invito a danzare- scaricando il povero Josh che aveva una cotta per me dalla prima- e quello successivo di fumare una sigaretta con te, sul balcone. Tuttavia non ero una sprovveduta allora- ne tantomeno adesso- e sapevo a cosa stavo andando incontro quando, mano nella mano, abbiamo lasciato l’edifico per andare a pomiciare in qualche squallido bar di periferia.
 
 
Porca troia Niall, tu neanche mi piacevi.
Non ti ho seguito perché ero attratta o affascinata da te, nessun colpo di fulmine o farfalle nello stomaco. Mai avuto un debole per i cattivi ragazzi, tantomeno per quelli spiantati e incasinati come te. Ti ho seguito per capriccio, per fare un dispetto a mia madre, per gustarmi la sua espressione quando la sua adorata primogenita sarebbe tornata a casa ubriaca, le scarpe nuove sporche di fango e perché no?
Un succhiotto gigante sul collo, un gentile ricordino del mezzo delinquente con cui aveva trascorso la serata.
 
Solo che, il giorno dopo, eri fuori da scuola ad aspettarmi.
Non credevo saresti venuto, non credevo ti avrei più rivisto a dir la verità, pensavo di essere stata solo una delle tante ragazze ricche con cui te l’eri spassata.
Avevi la schiena appoggiata alla moto, una sigaretta in bocca, gli occhiali da sole a coprirti gli occhi e un sorrisetto sghembo rivolto a me. Mi sono avvicinata con nonchalance, consapevole che il mio patrigno mi stesse osservando dall’altro lato della strada, ti ho sorriso e:
«Allora dove mi porti?» ti ho chiesto rubandoti la sigaretta e aspirandone l’ultimo tiro.
Tu hai fatto una mezza risata poi mi hai preso per i fianchi e mi hai baciata e, puoi starne certo, nessun ragazzo mi aveva mai baciata in quel modo.
Mi hai passato un casco e sono subito salita in moto stringendomi a te, lasciandomi alle spalle il mio patrigno e la sua espressione allibita.
Quel giorno sono tornata a casa a mezzanotte e ho fatto cadere un vaso mentre entravo, colpa di tutta la vodka che mi avevi fatto ingoiare, l’unica reazione che ho ricevuto da mia madre è un sospiro e uno sguardo vagamente sorpreso.
 
 
Molto spesso mi sono chiesta perche tu, quella sera, abbia scelto me e non Sienna con i suoi lunghi capelli biondi, o Ellie così esotica e frizzante.
Beh ora l’ho capito, mi hai scelto perché io non ero come loro.
Avevo una rabbia dentro, la stessa che avevi anche tu, che mi portava a disprezzare tutti e tutto.
Ero la cosa più simile a te che ci fosse in quella stanza e, forse, la cosa più simile a te, che avessi mai trovato.
Vedi ho passato tutta la mia infanzia guardando mia madre cambiare compagno ogniqualvolta si presentasse un migliore offerente, ho visto mio padre piangere e pregarla di farmi passare più tempo con lui, il cuore spezzato da una donna che non aveva mai ricambiato il suo amore.
Sono cresciuta nel lusso, viziata, sempre abituata ad avere ciò che volevo e solo dopo aver compiuto diciassette anni -quando è morto mio padre e mi ero accorta di non aver neanche un ricordo di lui-  ho capito che quello non era ciò di cui avevo avuto bisogno.
Abbiamo iniziato questa storia per i motivi sbagliati, io per punire tutte le mancanze e gli errori di mia madre e tu per farti un giro con una ragazza dei quartieri alti.
Passavamo il tempo a casa tua, un bugigattolo di un metro per due dove c’era a mala pena lo spazio per respirare. All’inizio ci limitavamo a bere, fumare o scopare, non mi hai mai detto cose carine o fatto complimenti, la cosa più dolce che è uscita dalle tue labbra è stata qualcosa come “Mi ecciti da morire”.
Ogni tanto uscivano e andavamo ai portici dove i tuoi amici si riunivano e, in qualche modo- non chiedermi come, perché io davvero non lo so- ho iniziato a legare con loro, che erano agli antipodi rispetto alle persone con cui ero solita uscire.
Ho stretto amicizia con Louis e Harry, entrambi cacciati di casa dai loro genitori perché non accettavano che i loro figli amassero un altro ragazzo e alle volte, mi ritrovavo ad allungargli delle banconote, giusto per assicurarmi che arrivassero alla fine del mese.
O anche con Sam, la ragazza un po’ fuori di Zayn, che ha provato a chiamarmi alle undici di sera preoccupata perché il suo ragazzo non era ancora tornato, si era messa  a piangere, credendo che l’avesse abbandonata o che avesse fatto un incidente in macchina e in quel momento si trovasse all’ospedale, allora rimasi al telefono con lei fino a quando Zayn non tornò.
Strano il suo comportamento, ma immagino sia questo quello che arrivi a pensare quando sei abituata a vedere tutte le persone a cui vuoi bene abbandonarti.
 
A volte passavamo settimane intere senza vederci, tu non chiamavi e di certo io non mi sarei mai abbassata a farlo. Poi però tornavi, tornavi sempre, e io mi incazzavo, ti mandavo a fanculo e ti dicevo di andartene, che stavo meglio senza di te.
Magari alla sera venivo ai portici e baciavo Tom davanti a te, giusto per farti ingelosire, per farti capire che io non avevo bisogno di nessuno, tantomeno di te. Tu allora ti incazzavi e quanti pugni ha preso quel ragazzo per colpa mia, mi urlavi che ero una stronzetta, io ti rispondevo a tono e qualche volta ci scappava  pure uno schiaffo.
Tuttavia non importa quanto fosse stata pesante la litigata, finivamo sempre col baciarci stesi sul letto di camera tua, i nostri corpi impegnati a porsi quelle scuse che, a voce, non eravamo capaci di pronunciare.
Ad un certo punto, circa tre mesi dopo il primo incontro, la storia è diventata ufficiale, non me l’hai
mai chiesto, ma era chiaro a tutti che ero diventata la tua ragazza.
 
Eppure per noi non è mai stato qualcosa di serio, vero?
 
Saprei anche dirti il momento esatto in cui ho capito che mi ero innamorata di te, perché quella consapevolezza mi ha colpito come un pungo nello stomaco.
Eravamo andati a mangiare a casa di tua mamma, perché aveva saputo da Zayn che avevi una ragazza ed era impaziente di conoscermi, tu non hai avuto il cuore di dirle di no, così mi ero vestita bene, decisa a fare una buona impressione.
Maura è stata dolcissima, mi ha fatto i complimenti per il mio vestito e ha detto che era contenta che suo figlio avesse trovato una ragazza come me.
Quando sei andato in cucina a prendere il dolce si è avvicinata con fare confidenziale e mi ha detto:
«Sai bisogna essere pazienti con Niall»
L’ho guardato confusa non capendo a cosa si stesse riferendo.
«Lo conosco bene mio figlio, non è il tipo da romanticherie, lui è abituato a… respingere le persone. Ma tu sei diversa, non mi aveva mai fatto conoscere nessuna delle sue ragazze, non credo neanche ne abbia mai avuta una fissa» mi ha detto con gli occhi pieni di speranza.
Quella notizia, non lo posso negare, mi ha fatto spuntare un sorrisetto sul labbra, allora ero importante per te.
Ecco, in quel momento capii di essere fregata.
Perché se prima per me eri solo un capriccio, un giocattolino con cui mi divertivo, ma che avrei potuto buttare via da un momento all’altro, da qualche tempo eri diventato indispensabile come il sole che mi scalda la pelle e necessario come l’aria che respiro. Avevo bisogno di te.
E capii che, dentro di me- da qualche parte- era sepolta la speranza di poterti cambiare, di riuscire a farti dire, un giorno, quelle due paroline che mi risuonavano nelle orecchie ogni volta che ti vedevo.
 
Ti amo.
 
Non avevo in programma di innamorarmi di te, lo giuro. È successo per caso, tra un sigaretta e un sorriso sghembo, durante i pomeriggi passati con i tuoi amici e le notti a ballare sotto le stelle.
È stata una cosa lenta e progressiva e quando me ne sono accorta, era ormai troppo tardi, mi eri entrato dentro Niall.
Prima di andare via, tua madre mi aveva sussurrato nell’orecchio di avere pazienza e che sotto sotto, eri un bravo ragazzo.
E lo eri Niall, lo eri davvero.
L’ho capito quando ti ho visto allungare trecento euro a tua madre perché faceva fatica a tirare la fine del mese con il suo lavoro di commessa in un supermercato, eppure nemmeno tu eri messo bene. In seguito mi avresti rivelato che tua madre era rimasta incinta di te quando aveva sedici anni, il padre era sparito non appena aveva saputo la notizia e lei ti aveva cresciuto da sola.
Te le dovevi tutto e anche se sapevi di averla delusa molte volte, avresti fatto l’impossibile per prenderti cura di lei.
 
 
La prima volta che ti ho detto “Ti amo” è stato un mese dopo che ti eri trasferito a casa mia, nel piccolo appartamento che  ero riuscita ad affittare con i soldi lasciatemi in eredità da mio padre, avevo rotto i rapporti con mia madre già da qualche settimana e non ne volevo sapere di vivere sotto il suo stesso tetto. Avevamo appena finito di fare l'amore, ancora sudati e ansanti stretti fra le braccia dell'altro. La mia testa sul tuo petto, il tuo profumo ovunque, il battito del tuo cuore che scandiva ogni mio respiro... è stato troppo .
Non avevo in programma di dirtelo, era una specie di segreto che tenevo per me, e anche se poi tu riuscivi a leggermelo negli occhi ogni volta che ti guardavo, poco importava.
Finché non lo avessi detto ad alta voce, non sarebbe stato reale.
Tu sei subito scostato, come se le mie parole fossero fatte di fuoco e ti avessero bruciato la pelle e
forse era davvero così, chi lo sa.
 
È stato l’inizio della fine.
 
Quella sera stessa sei uscito e sei tornato a casa alle tre di notte, ubriaco marcio con Zayn che doveva aiutarti a camminare talmente eri instabile sulle tue gambe.
D’allora è stato tutta una successione di alti e bassi, c’erano periodi in cui e cose andavano bene, vivevamo la nostra relazione come qualsiasi altra coppia, ogni tanto andavamo al cinema, o a ballare e tu sembravi così felice.
Sapevo che ti stavi sforzando, che cercavi di non scappare di non respingermi- e lo apprezzavo- ma non sempre ci riuscivi.
Alle volte tornavi a casa alle quattro di notte, i vestiti sgualciti e l’alito che sapeva di alcool, avevi gli occhi stanchi e portavi sul copro i segni di altre notti e altre labbra, che non erano le mie.
Io ti aspettavo seduta sul divano o contro la porta della cucina e non appena arrivavi, mi venivi incontro e piantavi le mani ai lati della mia testa.
«Io…ti amo» mi dicevi evitando il mio sguardo, ma sapevano tanto di mi dispiace o vorrei fare di più, i tuoi ti amo. Quelle due parole ti si incastravano in gola, ti strozzavano, e faticavi ogni volta che dovevi dirmele.
«Lo so» mi limitavo a risponderti prima di lasciarti un bacio a fior di labbra e dirti di fare una doccia, che conciato così non ti avrei fatto entrare nel letto.
Le cose sono andate avanti così per almeno un mese, tu che scappavi e io che facevo del mio meglio per restare forte, per non crollare sotto al peso di tutto quel dolore.
Alla fine però te ne sei andato per non tornare più, perché non ce la facevi a rimanere e guardarmi sprofondare, vedermi distrutta dal peso delle tue mancanze.
 
Eppure avrei resisto, avrei resisto tutta la vita, pur di averti al mio fianco
 
Te ne sei andato portandoti via il mio cuore e il tuo casino di vita, mentre alle tue spalle ho sussurrato un debole «Ti amo». Non ti ho detto di restare, non mi sono messa a piangere o supplicarti di ripensarci, forse perché sapevo che era la cosa giusta da fare.
E se io non avevo la forza di lasciarti, allora, l’avresti fatto tu.
 
Pioveva il giorni in cui te ne sei andato, e adesso tutte le volte che piove penso a te.
Mi chiedo dove sei, con chi sei, se hai trovato qualcun’altro, se sei felice, se ogni tanto, quando sei da solo e fuori è buio, mi pensi.
Sei stato l’amore della mia vita Niall ed ora ,la sola cosa che mi rimane di te è un plettro, l’unico regalo di sette mesi passati insieme.

 


Hey ho.

Questa storia è stata un parto, l’avevo in mente da un po’, ma ho fatto molta fatica a scriverla e non sono per niente sicura del risultato.
Lo so che è un po’ banale, ma davvero, mi girava in testa da troppo tempo per non scriverla. Stavo anche pensando di scrivere un’altra storia narrata però, dal punto di vista di Niall, vi piacerebbe? Oppure potrei parlare di Sam e Zayn, o magari di Harry e Louis! Fatemi sapere se vi piacerebbe leggerle :)
Mi lascereste una recensione? Vi prego, sono perseguitata da questa specie di maledizione per cui non riesco a riceve più di una recensione a one shot.
Grazie mille per aver letto, TallulhaPheobe

 
Passate dalle mie altre sotrie, se vi va!
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