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Jenny
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Mikaze si
poteva definire un bel ragazzo. Era alto per la sua età, i
capelli scuri gli
davano un fascino misterioso e gli occhi grigi e profondi brillavano in
modo
particolare. Eppure non erano queste le parti che Jenny preferiva di
lui. Non
erano le mani grandi ed eleganti, non erano gli avambracci muscolosi,
non erano
le labbra piene e sottili, né le orecchie lievemente
allungate. Non era la
pelle luminosa, non erano le sue sopracciglia folte ma curate,
né il naso lievemente
all’insù. La parte che la ragazza preferiva, e che
sospirando col volto
nascosto tra le mani sbirciava durante le lezioni, era il collo sinuoso
e
chiaro, così perfetto che pareva scolpito nel marmo. Si
divertiva ad osservare
il suo pomo d’Adamo fare deliziosamente su e giù
ogni qual volta parlava.
Mikaze
Ackerman mi piace da morire.
C’era
solo
una cosa che si metteva in mezzo tra lei e quel ragazzo taciturno e
bello come
un dio: una cosina fastidiosa, irritante, determinata e con due grandi
occhi
smeraldo: Elen.
Cosa
ci troverà mai Mikaze in una racchietta
come lei?
Jenny si
attorcigliava attorno alle dita i lunghi e boccolosi capelli biondo
cenere,
diversi da quelli scuri, corti e scompigliati della sua rivale,
tormentandosi.
Non conosceva l’oscuro passato che li legava
indissolubilmente.
Il banco di
Elen era casualmente vicino al suo, dal lato della finestra. Jenny,
voltando il
capo, si accorse che stava ruminando con la bocca spalancata e la
fissò con
disappunto. Non fu l’unica a notarlo.
Elen
masticava spensieratamente un saporito chewing-gum alla fragola(Jenny
riusciva
a vedere la cartina colorata spuntare dal sottobanco), ignara del fatto
che il
prof di matematica si stesse minacciosamente dirigendo verso di lei.
Sei
nei guai Elen! Mai scherzare col
Prof. Levi! Jenny
provò a darle una gomitata per
avvisarla del pericolo imminente, ma era troppo tardi.
L’insegnante
sbucò silenziosamente alle spalle della ragazzina distratta,
afferrandole e
bloccandole con una mano la mandibola in piena attività.
Elen, stupita, fissò
il professore con la bocca semi aperta e una perfetta espressione da
pesce
lesso.
Non
è per niente carina. Penso Jenny. Ed è nei guai fino al collo.
-Risolvi
questo problema, Jaeger. Hai due minuti.-
Le
schiaffò
il libro di matematica sul banco, indicando con un dito il numero
dell’esercizio. Jenny sbirciò senza allungare il
collo.
E’
facile! Anche se non era attenta, dovrebbe
essere in grado di risolverlo.
-Non lo so-
Abbassò
lo
sguardo Elen: la matematica era sempre stata un mistero per lei.
-
5x! 5x!-
Bisbigliò Mikaze in un disperato
tentativo di salvataggio.
-Taci
Ackerman, lo sto chiedendo a Jaeger.-
-Ehm…
5?-
Provò Elen.
-20 minuti
di punizione. Magari così imparerai a prestare attenzione.-
Sentenziò
crudelmente il prof. Levi.
-No, aspetti!
Fa -5 ho capito!-
-40 minuti.-
-No,no,
-6x!-
-Jaeger,
vuoi restare eternamente in punizione? Se è quello che vuoi
posso
accontentarti.-
-Com’è
possibile? Ho fatto un errore di calcolo? Non capisco!-
Mormorò tra sé e sé la
ragazza confusa, mentre ripeteva frustrata i calcoli contando sulle
dita.
-Riprendiamo
la lezione.- Concluse il professore, rivolgendole uno sguardo
minaccioso.
Elen
inghiottì la cicca spaventata, senza dire altro.
L’ora terminò senza altri
intoppi. Quando la campanella suonò, nella classe ci fu un
sollievo generale: era
finita l’ultima lezione e potevano finalmente tornarsene a
casa! Tutti meno
Elen, che si avvicinò sconsolata alla cattedra
dell’insegnante.
Che
pensa di fare? Dovrebbe starsene
alla larga da un prof come quello.
-Le giuro
che stavo seguendo!- Disse la ragazza dagli occhi verdi, spalancando
dinanzi a
lui il quaderno fitto di appunti.
-Siediti
allora.- Jenny spalancò gli occhi quando vide il professore
risponderle pazientemente
e trascinare una
sedia di fronte al
banco della ragazza, prendendovi posto.
- Usiamo
questo tempo per capirne qualcosa allora, ok?-
-Grazie
sensei!!- Le guance di Elen si sollevarono, in un sorriso di timida
riconoscenza. La sua voce risuonò nell’aula ormai
semivuota. Rimanevano solo Jenny,
che non voleva perdersi nemmeno una parola e Mikaze, lì per
lo stesso motivo,
che riponeva i libri nella tracolla con disarmante lentezza.
-Gliel’avrei
potuto spiegare io.-
Jenny
sentì
Mikaze mormorare tra sé e sé. Capiva
perché Elen non aveva voluto il suo aiuto: doveva essere
frustrante avere un
fratello, seppur adottivo, che eccelleva in qualsiasi cosa.
-Hai
intenzione di aspettarla?-
Gli chiese
mentre uscivano dall’aula e Mikaze lanciava
un’ultima riluttante occhiata a
Elen.
-Mh…
sì-
-Posso tenerti
compagnia?- Gli domandò Jenny, facendosi coraggio. Mikaze
annuì mentre si
grattava pigramente dietro un orecchio. Una volta fuori dalla stanza
buttò la
borsa a terra e si sedette sul pavimento, posando la schiena contro il
muro. La
compagna di classe fece lo stesso. Tra i due calò un
silenzio imbarazzato. Jenny
tirò fuori uno specchietto tondo, per
controllare se il suo make-up fosse a posto.
-Bella
quella cosa che hai sulle ciglia. Le fa, ehm, lunghe.-
Commentò
Mikaze sforzandosi di infrangere quel silenzio, con la sua voce
profonda.
-Intendi il
mascara? Grazie!-
-Elen non lo
mette mai.- Elen, Elen, Elen! Gira sempre
tutto attorno a lei!
-Non si sa
truccare?- Disse Jenny, non per curiosità, ma per sforzarsi
di mandare avanti
la conversazione.
-Credo di
sì. Non l’ho mai vista.-
-Vuoi che ti
sveli i miei segreti?- Jenny inclinò la testa e sorrise
maliziosamente.
-I tuoi
segreti?- Rispose Mikaze confuso.
-Sul
make-up, il make-up!-
-Ah!
Sì,
certo.-
-Che
avevi pensato?- Rise la ragazza.
-Allora, per
prima cosa bisogna mettere il primer…
-
Mikaze
ascoltò tutta la spiegazione con attenzione, senza annoiarsi.
-Hai capito
tutto?- Domandò Jenny una volta finito.
-Più
o
meno.- Mikaze era un po’ confuso. A Jenny passò
per la testa un’idea balzana.
-Vuoi che ti
faccia vedere come si fa?-
-Ma tu sei
già truccata.- Rispose Mikaze, guardandole i vispi occhi
castani allungati da
sottile una linea di eyeliner. Jenny non gli rispose: si
limitò a guardarlo in
maniera eloquente.
-Oh,
no. Sono un maschio.-
-Hai
ragione, Ackerman.- constatò
Jenny. Poi
aggiunse mortificata –scusa se ho esagerato.-
Il ragazzo
diede una rapida occhiata all’orologio: mancava
più di mezz’ora. Attraverso la
porta sentirono Elen e il prof ridere. Il bel viso di Mikaze si
deformò dalla
rabbia per un istante: in quel momento Jenny ebbe paura.
-Al diavolo,
facciamolo, andiamocene da qui.-
Disse d’impulso Mikaze, stupendola. Si infilarono nel bagno
delle ragazze,
camminando senza fare rumore e guardandosi furtivamente attorno. Non
c’era
bisogno di essere così prudenti: la scuola era deserta. Il
cuore della ragazza batteva
fortissimo e il respiro irregolare non le permetteva di concentrarsi:
era il
momento!Avrebbe toccato il viso di Mikaze.
Farò
un pasticcio se non mi calmo! Posato
l’astuccio con il necessario
sul lavandino, sorrise riflesso di se stessa e a quello di Mikaze, che
le
rispose con la solita espressione apatica.
-Sei pronto?
Chiudi gli occhi, ora devi stare fermissimo.-
Mikaze
annuì
e fece come Jenny ordinava. Gli scostò i capelli setosi
dalla fronte,
sistemandoglieli dietro le orecchie. Il ragazzo rimase fermo senza dire
nulla.
Poi, con mani tremanti, gli sfiorò le palpebre, iniziando ad
applicare un
ombretto color perla.
-Potresti
rilassare le sopracciglia, per favore?-
-Uhm,
certo.- Mikaze non si era accorto dell’ombra di rabbia che
non gli aveva
abbandonato il viso.
Jenny non
face commenti e continuò il lavoro con metodicità
e precisione.
Chissà
se lui è emozionato almeno la
metà di quanto lo sono io? Si chiese
Jenny. Il respiro del ragazzo era forzatamente regolare, e le
sopracciglia si ribellavano a quella calma forzata. Lo stomaco della
ragazza si
contrasse dolorosamente.
Sta
ancora pensando a Elen. Mi chiedo
se ho davvero una possibilità, o se devo mollare. Lui mi
piace tanto, però non
so se posso sopportare tutto questo ancora a lungo.
A
metà
dell’opera Mikaze socchiuse di nascosto un occhio, per vedere
cosa stava
combinando la ragazza. Era curioso di che espressione avesse: in classe
si
erano parlati poche volte e non la conosceva per niente. Dalla sottile
fessura
semiaperta scorse Jenny che si mordeva il labbro inferiore con
un’espressione
seria e concentrata, la ciocca ordinata sistemata con una molletta per
non
ostruirle la visuale, e che senza respirare finiva di tracciargli
l’ultimo
tocco di eyeliner. La ragazza se ne accorse.
Non
posso rinunciare. Finché ci sarà
una possibilità lotterò. E se la nave deve
affondare, allora verrò giù con
essa.
-Rosa o
trasparente?- Domandò al ragazzo, mostrandogli due diversi
gloss. Mikaze
inclinò la testa.
-Huh, rosa?-
-Sì, anche secondo me. Si adatta meglio alla tua
carnagione.- -Che ha la mia
carnagione che non va?- Ribatté il ragazzo confuso.
–Niente, niente!- Rise
Jenny. –Hai una bella pelle. E’ chiara e liscia: mi
piace.-
Tu
mi piaci.
Mikaze fece
involontariamente sfumare quell’atmosfera romantica, cercando
di sputare i
capelli che gli si erano appiccicati alle labbra per via del gloss. La
ragazza
lo trovò buffo.
-Ora sei
ufficialmente favoloso! Anche se mancherebbe il mascara.-
Mikaze
impugnò quell’affare misterioso, deciso a fare da
solo, ma le sue mani grandi
risultarono maldestre.
-Aspetta,
così
rovini tutto!- intervenne Jenny preoccupata. Gli posò una
mano sulla fronte per
tenerlo fermo e lentamente iniziò ad applicare quella
sostanza nerastra e
appiccicosa. Mikaze per un istante temette di essere accecato, ma
resistette
orgogliosamente fidandosi della nuova amica.
Jenny si
sentiva ubriaca di felicità. Aveva deciso che non le
importava se, poche ore
dopo, appena tornati a casa, il ragazzo avrebbe sfiorato Elen allo
stesso modo:
lei e lui erano lì e ora, vicini come non lo erano mai stati
e non avrebbe cambiato quel momento per nulla al mondo.
Sono
diversa da com’ero prima. Sono
più forte. Ce la posso fare. Mikaze, riuscirai a capire un
giorno che sono
sempre stata qui per te?
-Ora puoi
guardarti.-
Mikaze
aprì
gli occhi e ammirò l’opera di Jenny,
impressionato. Spostò il viso a destra e a
sinistra, per potersi guardare da ogni angolazione. La ragazza disse
quello che
Mikaze stava pensando: -sei stupendo!-
Ed era vero.
Il ragazzo abbozzò un sorrisetto imbarazzato, che scomparve
così rapidamente com’era
apparso. Jenny gli porse poi una salvietta struccante: non poteva certo
andare
in giro in quel modo! Mikaze si strofinò grossolanamente la
faccia, cancellando
ogni traccia del trucco.
Cancellando
ogni traccia di ciò che è
successo tra noi, oggi. Pensò
malinconicamente Jenny. Sperava non si dimenticasse: lei non
l’avrebbe mai fatto.
-Allora io
vado.-
Si congedò il suo Mikaze, poi se ne andò senza
voltarsi. Jenny non lo seguì.
L’ultima cosa che voleva era vederlo riabbracciare Elen,
appena uscita dall’ora
di punizione: avrebbe fatto troppo male. Tra quei due fratelli
c’era qualcosa
di strano. Non voleva pensarci, così si ficcò gli
auricolari bianchi a tutto
volume nelle orecchie e si diresse a passo veloce verso casa. Mentre
tornava,
adattando i suoi passi al ritmo della musica, vide spuntare una testa
bionda.
-Armin?-
francamente non si ricordava il suo cognome.
-Ciao,
Jenny!-
-Non sapevo
abitassi qui vicino.-
-Sono venuto
a trovare mio nonno.-
Fecero un
tratto di strada assieme, chiacchierando del più e del meno:
parlare con Armin
era facile. Jenny non fece parola di quello che era successo con
Mikaze: era il loro segreto.
Non
immaginava che i segreti, anche se non quello in particolare, avrebbero
portato
solo guai ai quattro ragazzi.
* * *
Grazie per aver letto! ^_^