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Autore: Caesar    05/04/2008    5 recensioni
- Mentiremo per sempre, Albus? –
- Sì, figlio. Per sempre –
- Ma non ci perderemo nell’oscurità di questo –immacolato- inganno, padre?-
- Credo sia notte già da molto tempo, Tom -
Genere: Generale, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Tom Riddle/Voldermort
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Beautiful lie

 

- Buongiorno ragazzi -

- Buongiorno professore –

 

Sono passati molti anni –forse una vita intera- da quando ero un semplice professore, ma i ricordi non si sono ancora sbiaditi nella mente. Probabilmente non lo faranno mai. Resteranno lì, in perenne agguato.

In quel turbine buio e oscuro, pronti a ricordarmi in eterno i miei peccati.

E i miei rimorsi.

Ricordo come fosse ieri quando entravo in classe, e tutti mi salutavano. Tutti meno tu.

Rimanevi seduto, le labbra tese, il volto impassibile.

Mi fissavi. Ti fissavo. E iniziavamo il nostro spettacolo.

Indossavamo le nostre maschere di cera. La cera si scioglie se si avvicina troppo al sole, Tom.

Icaro ce l’ha insegnato. Ma siamo stati abbastanza accorti da non commettere lo stesso errore.

Maestro e discepolo. Persi nelle nostre manie di grandezza.

Vittima e carnefice. Odio e amore nei nostri occhi.

Ma chi era il maestro, Tom? E chi il carnefice?

Probabilmente non lo sapremo mai. Forse entrambi, forse nessuno dei due.

Ma, tornando indietro nel tempo, posso dire con certezza che mi hai sempre rispettato, perfino in principio, quando il mondo era ancora incontaminato.

Per il mio potere, immagino. Quello che tu hai agognato per tanti anni, prima di raggiungere.

 

- Professore…? -

 

Mi ricordo chiaramente quella sera. Quella in cui cambiò tutto. Quella in cui cominciò, tutto.

Avevo sentito bussare qualcuno alla porta di nocciolo, e l’avevo invitato a entrare. Ed entrasti tu.

Poco più che bambino. Carnagione alabastrina, capelli mori, occhi scuri.

Entrasti, stavo dicendo. Con passo deciso, con voce ferma.

 

- Potrebbe insegnarmi a divenire potente quanto lei? -

 

Domanda formulata con ambizione infantile, che però si sarebbe tramutata e ingigantita negli anni.

Gli occhi brillanti nell’attesa. Lucidi alla luce dei bracieri. Neri come l’oscurità più profonda.

Perché acconsentii? Non lo so. Forse nutrivo grandi speranze per il tuo avvenire.

O forse, più sinceramente, mi ricordavi lui. Avevi la sua stessa luce negli occhi.

Solo oggi realizzo che forse era follia. La stessa follia di Gellert.

Non lo saprò mai. Acconsentii dunque, aprendoti le porte della magia più antica e potente.

E alzando –inconsciamente-, il purpureo sipario del nostro spettacolo più grande.

Quante notti passate insonni in tua compagnia, mentre cercavi di imparare l’incantesimo più complesso. 

O mentre, dopo qualche anno, iniziammo a lavorare insieme.

Mi chiamavi Signore, mi chiamavi Professore.

Mi chiamavi Silente, mi chiamavi Albus.

E mi chiamavi Padre. Come quello che non hai mai avuto.

Entravo in classe. Mi fissavi. Ti fissavo.

E facevamo finta di non essere altro che professore e studente.

Squallida messinscena per preservare il nostro misero ritaglio di mondo.

Meravigliosa menzogna che ingannerà il mondo in eterno.

 

- Mentiremo per sempre, Albus? –

- Sì, figlio. Per sempre –

- Non ci perderemo nell’oscurità di questo –immacolato- inganno, padre?-

- Credo sia notte già da molto tempo, Tom –

 

Albus Silente e Tom Riddle.

Zaffiro e ossidiana persi l’uno nell’altro.

Smarriti nelle proprie follie, nelle proprie ambizioni. Nella propria –perfetta- menzogna.

Maestro e discepolo. Vittima e carnefice. Padre e figlio.

 

- Nessuno prenderà mai il mio posto, vero padre? –

 

Questa è una promessa che ho mezzo infranto, Tom.

È successo sei anni fa, quando nella mia vita entrò lui.

Lui, a cui tu stesso avevi strappato la famiglia.

Harry. Il mio Harry.

Perché successe? Perché mi ricordava te, suppongo.

Più spaesato, meno deciso, meno ambizioso.

Ma eri tu. Era la tua anima che mi chiamò?

Quell’anima ormai deturpata insistita in quell’anima così pura?

Sì, credo che andò così. La tua anima di Slytherin chiamava la mia di Gryffindor.

E io non seppi resistere. Non allora, che ero mera foglia secca nel vento freddo della vita.

Non allora, che ero ancora impegnato a rinnegare il mio amore paterno nei tuoi confronti.

Impegno che in verità non ho mai messo. E mai ho voluto mettere.

A dimostrarlo, il mio tacere sul nostro inganno a Harry.

Lui non potrebbe capire. Lui non è un attore. E non può –non deve- prendere parte allo spettacolo.

Se non nell’ultimo atto.

 

- Duelleremo mai seriamente, padre? –

 

Mi ricordo l’anno scorso, al ministero.

Il tuo volto serpentino, la tua vestaglia nera. E i tuoi occhi: due rubini splendenti nell’oscurità.

Non guardarmi, pensavo. I tuoi incantesimi mi ferivano meno.

Non guardarmi, pensavo. Non volevo vedere l’odio nel sangue delle tue iridi.

Attaccami, colpiscimi. Menti ancora Tom. Ancora. E ancora.

Perditi in questa menzogna che ci sopravvivrà.

Mi difenderò, continuerò la nostra messinscena.

Ma non guardarmi, figlio”.

Lo spettacolo doveva continuare.

 

- Noi non diverremo mai cenere. Non noi. Padri di questo –immacolato- inganno –

 

Sorrido.

Ora io muoio, per tua mano. D’altra parte, i padri devono morire prima dei figli.

D’altra parte, la mia parte nello spettacolo deve pur concludersi.

Selene splende nel nero del cielo. Il vento sferza la pelle. Il tuo marchio squarcia la notte.

E tu, capelli d’oro e occhi d’argento, mi fissi. Ti fisso.

Sotto polisucco, nelle sembianze di Draco Malfoy, punti la bacchetta.

- Ti voglio bene, padre -

Bisbigli a fior di labbra. Alzi la bacchetta. Ma non pronunci le due parole.

Avanti Tom. La mia anima è stanca, e ingorda peccatrice pretende l’atto finale.

Le tue iridi –falsamente d’argento-, lampeggiano.

È rimorso quello che scorgo nei tuoi occhi, Tom?

È amore? Lo spero, lo spero con tutto il mio cuore.

Forse, la spirale della follia non ti ha completamente avvolto.

Forse, non ti è entrata completamente dentro.

Forse, in qualche recondito antro dei tuoi occhi bui, c’è ancora il bambino che fosti.

C’è ancora un mondo ancora incontaminato dal nostro –meraviglioso- inganno.

Dei passi mi distolgono dai miei pensieri: è giunto Piton.

- Severus… ti prego… -

Non farmi uccidere da mio figlio. Ti supplico.

- Avada Kedavra! –

Voce con una parvenza di freddezza. Occhi con una parvenza di disprezzo.

Giunge fulminea la morte. Arriva lento l’oblio.

La tempesta della vita si acquieta, lasciando solo il nero placido della sconfitta.

E mai sconfitta mi è sembrata più dolce.

 

- Staremo sempre uniti, vero padre? –

 

Sì. Perché il destino dell’uno è la sorte dell’altro.

Ora muoio, e tu mi raggiungerai presto, figlio mio.

La mia parte nel nostro spettacolo si è conclusa, a te tocca l’atto finale.

Aspetta paziente il momento in cui calerà il purpureo sipario di questo meraviglioso spettacolo.

Perché io sarò insieme a te, Tom.

Insieme per sempre.

***
***Fine***

***

Grazie tutti per la lettura.

Spero che questa shot vi sia piaciuta, almeno quanto è piaciuto a me scriverla.

Deciso a descrivere il rapporto tra Albus e Tom, sono finito a scrivere "Beautiful lie"... questo la dice lunga...

Grazie in anticipo, gradirei dei commenti, 

Caesar.

   
 
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