Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: Polaroid    11/10/2013    6 recensioni
Ambientata esattamente durante la 3x21, con precisione dopo il:
"If you are so upset with me why did you feed me your blood to save my life?"
"Because I do stupid things, Bonnie!"
Bonnie cercherà un modo alternativo per salvare Alaric, ma non sempre gli incantesimi funzionano nel modo giusto...
[Seconda classificata al The Vampire Diaries Contest - Human di Lua93]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie/Damon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Baamon

O
n Paper We’re a Disaster
 
 - If you’re so upset with me why did you feed me your blood to save my life?!
- Because I do stupid things, Bonnie!
Bonnie & Damon, The Vampire Diaries – 3x21 “Before Sunset
 
Non bastava essere consapevole di aver dato vita ad un mostro.
Non bastava sapere che Alaric, un loro amico, avrebbe fatto di tutto per eliminarli. Non bastava aver ripreso il controllo della propria mentre e del proprio corpo nel bel mezzo del nulla, infreddolita, mentre il sangue le defluiva prepotentemente dalla giugulare proprio a causa di quello che avrebbe voluto poter ancora definire solo un semplice insegnante di storia europea.
No. Ovviamente no. Il senso di colpa evidentemente non era sufficiente, se qualche entità suprema aveva deciso di inviarle Damon come punizione divina.
Adesso si sentiva sporca e di certo questo non aveva nulla a che fare con il trucco sbavato o con il fango che le sporcava le gambe ambrate. Forse, non riusciva realmente ad accettare che fosse stato proprio lui a salvarle la vita quella notte. Stefan non sarebbe stato un problema, ma suo fratello… oh, Bonnie aveva costruito un muro molto resiste tra se stessa e Damon Salvatore dal suo arrivo a Mystic Falls.
 C’era qualcosa… qualcosa che doveva ricordare. Si morse delicatamente il labbro inferiore, mettendo da parte la paura e lo sconforto. Anche se contro la sua volontà, aveva causato lei quel problema ed era suo compito risolverlo. Doveva solo… ricordare.
 
-Non credevo che un semplice libro potesse contenere tanti incantesimi.-
Bonnie sorrise soddisfatta nel sentire le parole di Jeremy, mentre continuava a sfogliare le pagine ingiallite dal tempo. -Ogni famiglia di streghe ha un proprio grimorio-, spiegò, -le streghe più potenti erano anche le più antiche e ogni nuovo incantesimo o qualsiasi informazione utile veniva riportata, in modo che le loro discendenti si trovassero preparate nel caso si ripresentasse un’occasione simile.-
Jeremy inarcò un sopracciglio, -Un po’ come il Libro delle Ombre in Streghe?-, chiese con sarcasmo.
-Ma smettila-, replicò la ragazza, cercando di trattenere una risata che le era nata spontaneamente sulle labbra, -guarda questo, invece-, catturò la sua attenzione su una magia molto particolare. Serviva a tornare indietro nel tempo.
-Mi avevi detto che questo tipo di incantesimi sono difficili da gestire-, il piccolo Gilbert incrociò lo sguardo della mora, aggrottando le sopracciglia.
 
Erano altri tempi quelli che erano risaliti a galla nella mente di Bonnie, ma fu esattamente ciò che le serviva. -Posso riportare le cose com’erano-, stava guardando intensamente entrambi i fratelli. Forse, quando lei e Jeremy avevano sfogliato il grimorio non ne sarebbe stata capace, ma le cose erano cambiate e avrebbe fatto di tutto per rimediare ai propri errori. -posso tornare indietro nel tempo-.
-Stai dicendo-, Damon apparve più serio e si avvicinò nuovamente al tavolo di legno, unico elemento che lo separava dalla figura minuta della strega, oggetto che avrebbe potuto scaraventare facilmente dall’altra parte della stanza, -che potresti salvare Alaric?-
I suoi occhi azzurri si incatenarono a quelli verdi di lei, ma Bonnie non si sentì sotto pressione, non svenne come avrebbe fatto qualsiasi altra ragazza in sua presenza. Erano abituati, loro due, a guardarsi in quel modo, era il motivo dell’esistenza di quel muro invisibile.
-No-, non poteva illudere nessuno, -sai benissimo che non posso farlo da sola, per quanto vorrei aiutarlo; ma posso impedire alla me stessa del passato di nutrirlo-, non sembrava così difficile, almeno a parole.
-Controllare il flusso spazio temporale è rischioso-, si intromise Stefan, -potrebbe finire male, potresti rimanere bloccata da qualche parte e non tornare mai più.- Potevano affrontare quella situazione per com’era, non avevano mai avuto bisogno di cambiare il flusso delle cose.
-Ti sembra ci sia un altro modo, fratellino?- , adesso la profondità dello sguardo di Damon era tutta per il minore.
-E a te sembra una buona idea perdere anche Bonnie, oltre che Alaric?-, anche Stefan aveva alzato la voce e la situazione stava degenerando. Il moro stava per replicare, ma la ragazza interruppe entrambi e il suo tono deciso convinse anche il più titubante dei due.
-Posso controllarlo.-
 
Mentre Bonnie raggiungeva di nuovo la propria abitazione, non poteva fare a meno di pensare a quanto diavolo fosse rischiosa quell’idea, ma era la loro unica via d’uscita e lei era coraggiosa.
Non avevano tempo, probabilmente Alaric stava già mettendo in pratica il suo piano per eliminare i vampiri di Mystic Falls.
Recuperò il grimorio e dispose una ventina di candele bianche in cerchio, al centro del quale poggiò un recipiente d’argento colmo d’acqua. Sapeva di possedere un enorme potere, ma l’aiuto degli elementi avrebbe sicuramente facilitato tutto.
Sfogliò lentamente le pagine del vecchio libro finché non trovò quello che le interessava. Non poteva farlo. Cambiare il flusso naturale delle cose era sbagliato, una di quelle cose che una strega non avrebbe mai dovuto fare, ma allora cosa c’era di naturale nell’essere circondata da vampiri?
Cosa c’era di naturale in un amico che veniva riplasmato da una strega molto più potente per eliminare i propri amici?
Bonnie chiuse gli occhi, cercando di frenare le lacrime che le cadevano inesorabilmente lungo le guance. Era tutto così sbagliato ed ingiusto, mentre era tutto così normale e… felice, fino a qualche anno prima.
Respirò lentamente, iniziando a pronunciare le parole in latino.
Sentiva il potere che la stava lentamente avvolgendo, trascinandola verso il basso ed entrandole nelle ossa. Controllarlo era come cercare di sfuggire ad un tornado. Focalizzò le vaghe e poche immagini che ricordava della sera precedente. Alaric.
Quanto avrebbe voluto che tutto tornasse all’inizio. Non riuscì a sopprimere questo pensiero prima che un’ondata di potere le facesse perdere i sensi.
Voleva  aprire gli occhi, ma non riusciva a farlo. Era come se un primitivo istinto di autoconservazione le stesse dicendo che non doveva farlo, ma non aveva tempo. Doveva alzarsi e aiutare Alaric, doveva impedire che venisse nutrito e, forse, avrebbe potuto dirgli finalmente addio.
-Tutto bene?-, conosceva quella voce, -vi sentite bene?-
Esortata da quelle domande insistenti, Bonnie aprì gli occhi, incrociando quello sguardo che poteva appartenere ad una persona e ad una soltanto. -Damon-, si tirò indietro, poggiando le mani sull’erba appena tagliata. Quello fu un grosso errore e se ne rese conto quando le sopracciglia nerissime del vampiro si aggrottarono.
-Prego?-, chiese, mentre la strega aveva l’occasione di percorrere la sua intera figura con occhi accesi dallo stupore, -come conoscete il mio nome?-, i suoi capelli altro non erano che morbide onde dello stesso colore delle piume di un corvo, gli incorniciavano il viso chiaro, ma non cadaverico. Indossava una camicia bianca che nulla aveva a che fare con il suo solito abbigliamento e, alle sue spalle, faceva capolino la più grande residenza che Bonnie Bennett avesse mai visto in vita sua.
-Io…-, tentò di dire qualcosa, ma la vena egocentrica di Damon ebbe la meglio, interpretando il suo tentennamento come meraviglia dovuta alla sua straordinaria e indiscussa bellezza.
Inarcò appena un angolo delle labbra in quello che doveva essere un sorriso; alla strega non poteva che ricordare la malizia presente in ogni sua parola, -Forse potreste iniziare col dirmi il vostro nome e il motivo per cui siete stesa nel giardino di mio padre-, c’era un velo di sarcasmo nelle sue parole, ma non di scherno. Non poteva davvero essere Damon.
Ormai era tutto chiaro e Bonnie capì una cosa: non si può rimediare ad un errore con un altro errore, due cose sbagliate non ne fanno una giusta ed era quello che lei aveva cercato di fare con quel dannato incantesimo. La natura probabilmente aveva deciso di punirla e ora aveva solo un modo per tornare a casa.
-Mi chiamo Bonnie Bennett-, continuava a guardarlo negli occhi, non avvezza alle consuetudini ottocentesche, -credo… di essere svenuta-, ammise con riluttanza. Concedere a quel subdolo essere di apprendere una propria debolezza era uno sbaglio e se ne sarebbe sicuramente pentita.
-Bennett? Siete in visita per Emily, immagino-, stavolta furono gli occhi di ghiaccio di lui ad esaminare il ridicolo modo di vestire della ragazza, nonostante gradisse vedere un paio di belle gambe.  -e deduco che le abbiano rubato i vestiti, per viaggiare in sottoveste-, il sorriso che le rivolse stavolta sembrava quasi genuino, ma molto più vicino al Damon dell’epoca di Bonnie.
-Credo, signor Salvatore- gli occhi della ragazza si ridussero a due fessure, mentre si tratteneva dal provocargli un aneurisma in grado di uccidere qualsiasi umano, -che se non si conoscono le culture degli altri paesi, bisognerebbe tacere, a meno che non si desideri passare per un bigotto ottuso.-
-Non era mia intenzione offendervi.-
-Non si direbbe.-
Damon scoppiò a ridere. Conosceva un’unica donna capace di tenergli testa ed era esattamente colei con cui desiderava condividere l’eternità intera:  Katherine Pierce.
Ma se Katherine sapeva quando era il momento di provocare qualcuno, quest’affascinante donna dalla pelle ambrata non sembrava farsi troppi problemi, né pareva farlo per uno scopo preciso, senza alcuna malizia come invece era stato abituato dalla sua bella vampira. Semplice spirito di contraddizione?
-Potreste perdonare la mia mentalità da bigotto ottuso, se vi accompagnassi da Emily?-, lui non poteva negare che si stava divertendo, -io potrei perdonare la vostra predilezione nel giudicare gli altri-
“Oh, ma allora è un vizio tramandato negli anni, io non giudico nessuno”. Bonnie stava per partire in quarta, ma evitò di farlo per mera convenienza. Aveva bisogno di tornare nell’epoca giusta, sicuramente non poteva rimanere lì sapendo quello che sarebbe successo. Beh, non conosceva tutta la storia nei dettagli, ma se non fosse stata attenta l’avrebbero messa al rogo nella cripta se avessero scoperto che era una strega. Rabbrividì.
-Portatemi da Emily e potrei considerare quest’ipotesi.-
 
-Quello che hai fatto è stato da sconsiderati-, la rimproverò Emily, mentre le faceva indossare qualcosa di consono all’epoca, -saresti potuta finire molto peggio se solo avessi pensato a qualcosa di diverso-, borbottò ancora, mentre la passava una camicia di cotone bianco.
-Lo so-, replicò Bonnie, cercando di interrompere il flusso infinito di rimproveri della sua antenata, che nonostante tutto non abbandonava quell’espressione calma e distaccata. Erano tutte così le dame di compagnia?! –Ma ormai sono qui e mi serve una mano per tornare a casa.-
La donna sospirò, fermandosi e prendendo le mani di quella ragazzina venuta dal futuro, -non è così semplice. Io non conosco un incantesimo per viaggiare nel tempo- le spiegò, carezzandole una guancia. Le dispiaceva; faceva comunque parte della sua famiglia e non desiderava altro che proteggerla, -e mi ci vorrà del tempo per crearne uno, capisci, vero?-
L’altra avrebbe voluto replicare, ma la porta si aprì, mostrando una figura vestita elegantemente con un abito da mozzare il fiato. I ricci le incorniciavano il viso dai lineamenti delicati, -Emily-, Katherine raccolse gli orli della gonna con le mani, in modo che non si sporcasse a contatto con il pavimento, -il signor Salvatore mi ha avvisata della nostra… ospite- lo sguardo della vampira si posò sul viso della nuova arrivata.
-Tu.- Bonnie scattò dalla stretta della donna dalla pelle scura e guardò la vampira negli occhi, mentre chiamava a sé i propri poteri. Katherine non era così anziana come nell’epoca nativa della ragazza, poteva provocarle un aneurisma con i fiocchi senza problemi, dopotutto adesso aveva i poteri di cento streghe dalla sua parte, niente era impossibile.
Katherine osservò la scena incuriosita, ma sicuramente non intimorita. -Come mai questa ragazzina è tanto adirata nei miei confronti?- chiese alla sua dama di compagnia, come se fosse vagamente divertita da tutta la faccenda, -non ricordavo nemmeno di averla mai vista-, commentò con eccitazione, quasi fosse un giocattolo nuovo.
-Ti dico solo una cosa-, disse, stavolta rivolgendosi direttamente alla discendente della sua domestica, -non cercare in alcun modo di interferire con le mie azioni, se non vuoi che ti mandi al rogo-, stavolta si era avvicinata minacciosamente e aveva abbassato il tono della voce, -o magari saresti deliziosa come cena.- accompagnò le parole con una risatina frivola che, come abitudine di Katherine, stava a nascondere qualcos’altro.
-Vado nelle mie stanze, preparami il vestito per il ballo in maschera di domani sera-,  sparì, lasciando subito la stanza, dirigendosi in quelle designate a lei.
La strega avrebbe voluto semplicemente ammazzare quella donna, -Come fai a proteggerla, io...-, stava per urlare qualcosa, ma Emily la interruppe, scuotendo il capo.
-Ti prego, Bonnie-, le prese dolcemente il viso tra le mani, guardandola con aria materna nonostante all’epoca fosse anch’ella molto giovane, -mentre preparo l’incantesimo fa’ ciò che vuoi, visita il palazzo oppure parla con altri domestici, ma evita la signorina Katherine e non sconvolgere troppo il mio tempo, potrebbe avere gravi conseguenze nel tuo.-
-Tu non hai idea del male di cui sarà artefice-, gli occhi di Bonnie erano seri, se non gliel’avesse chiesto Emily probabilmente si sarebbe attrezzata per ucciderla.
-No, ma so ciò che potrebbe fare a te.-
 
Bonnie non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto fare, Emily non le permetteva nemmeno di aiutarla con la preparazione dell’incantesimo. Sospirò, nascondendo il capo tra le mani. Aveva fallito. Aveva usato i suoi poteri per aiutare Alaric e non era servito a niente.
-La mia assenza vi devasta fino a questo punto?-, Damon la schernì, poggiandosi contro lo stipite della porta delle cucine, addentando una mela rossa.
Alzò lentamente il viso verso di lui, era decisamente l’ultima persona che voleva vedere, si sentiva già fin troppo arrabbiata con se stessa per dedicarsi anche all’odio nei suoi confronti, -Non è il momento- tagliò corto.
Sul viso del giovane si dipinse una piccola smorfia, -Dovrei chiamarvi mio fratello-, suggerì mentre oltrepassava la sua figura e apriva un’anta della credenza, -lui se ne intende di problemi, dopotutto se lo avete incontrato avrete sicuramente notato l’aria corrucciata perennemente presente sul suo volto.-
L’imitazione che Damon fece di Stefan, riuscì a far ridere la strega, nonostante tutto. Pensava che Stefan avesse iniziato a preoccuparsi così tanto solo dopo essere diventata un vampiro.
-Ad ogni modo, io posso offrirvi solo del whiskey e fingere di interessarmi ai vostri problemi, se questo vi basta-, le fece l’occhiolino, versando il miglior bourbon in circolo in due bicchieri. Lo aveva nascosto personalmente lì, almeno si sarebbe risparmiato le lagne di suo padre.
Bonnie prese il bicchiere che l’altro le stava offrendo e sospirò, rigirandoselo tra le dita, -Non è una cosa di cui posso parlare-, si sforzò di dire.
-Possiamo bere e basta in questo caso-, propose il moro, prendendo un sorso del liquore e sedendosi di fronte alla donna. C’era qualcosa di strano in lei, ma forse stava solo sviluppando una paranoia dovuta alla presenza di Katherine.
L’altra inclinò appena il capo di lato, scrutando Damon con meraviglia. A lui non interessava del resto dell’umanità, né faceva qualcosa per aiutare il prossimo, eppure…
-Vi sto proponendo dell’alcool, signorina Bennett, non di raggiunge la mia camera da letto-, rise il giovane, in risposta alla sua espressione. -Anche se ammetto-, si sporse leggermente sul tavolo in legno, incatenando gli occhi verdi della ragazza ai propri, -di essere molto affascinato dalla vostra persona.-
Il ragazzo agiva d’istinto, senza pensare a Katherine, che era sempre presente in un angolo della sua mente, ma come oscurata dai luminosi occhi verdi di quella ragazzina che gli stava davanti.
Bonnie si sporse un po’ verso di lui, cadendo nell’oceano del suo sguardo, come se fosse la sua ancora di salvezza in mezzo alla confusione che aveva provato quando era stata obbligata a nutrire Alaric. Socchiuse lentamente gli occhi.
–Oh, no-, tentò di tornare in sé, tirandosi indietro e guardandolo, senza riuscire a capire cosa stesse succedendo.
-No?-, il giovane Salvatore non sembrava dello stesso avviso, ma non aveva intenzione di forzarla. Tornò a poggiare la schiena contro il retro della sedia, osservandola interrogativo.
Avrebbe voluto picchiarlo! Fargli venire un aneurisma e dargli fuoco per quanto si sentiva umiliata! –Mi avete colto in un momento di debolezza, non capiterà mai più!-, sbottò, alzandosi velocemente e rivolgendogli un’occhiata piena d’odio.
Lui aveva tentato di ucciderla ed era colpa sua se sua nonna era morta e se sua madre era diventata una vampira. Era sempre e solo colpa sua. Ed era in utile che la guardasse come se non sapesse cosa aveva combinato! Lei… non sapeva nemmeno più cosa pensare.
-Verrete al ballo di domani sera?-, le chiese, prima che riuscisse a raggiungere la porta e le scale che l’avrebbero condotta nella camera di Emily, sfortunatamente adiacente a quella di Katherine.
Ignorò la sua domanda e raggiunse quella stanza vuota. Si richiuse velocemente la porta alle spalle e poggiò la schiena contro il legno scuro. Non poteva essere accaduto veramente. Chiuse gli occhi e si infilò le dita tra i capelli, tentata dallo strapparseli uno per uno.
Non provava niente per Damon Salvatore.
O forse sì? Era per questo che si lanciavano attacchi continuamente?
Era per questo che in fondo era contenta che lui l’avesse nutrita con il proprio sangue?
Si sentiva in colpa perché il sangue di Stefan non era minimamente paragonabile a quello di Damon?
No. Non poteva assolutamente pensare quello dell’uomo che l’aveva quasi prosciugata del suo stesso sangue.
Era completamente in preda alla disperazione e l’unica cosa che voleva era tornare alla normalità di un Damon che la odiava e non tentava di baciarla dopo averle offerto del whiskey.
Una normalità in cui il suo cuore non era così confuso.
 
Bonnie aveva imprecato, sbuffato eaveva persino battuto ripetutamente i piedi per terra, ma non era servito a nulla.
-Non ho la minima intenzione di andarci-, non voleva rivederlo, non adesso che l’aveva turbata così tanto ed era consapevole che sarebbe stato impossibile evitarlo se fosse davvero andata a quella festa.
-Non sono io a volere che tu ci vada-, Emily scosse appena il capo, -fosse per me, non ti avvicineresti nemmeno al peggiore dei fratelli Salvatore-, oh, non serviva che glielo dicesse lei! Sapeva benissimo che Damon era una persona pessima, che meritava soltanto di essere ignorata.
-Ma queste sono le richieste e, dal momento che è stato così generoso da farti recapitare un vestito, non puoi destare sospetti sulla tua provenienza-, aggiunse, lasciandosi scappare una risata sentendo l’urletto di dolore dell’altra mentre le stringeva il corpetto sulla schiena, -devi trattenere il respiro, cara.-
-Vestite tutte così da queste parti?-, chiese con una smorfia.
-No-, Emily parve sorpresa da quella domanda, -non so come funziona da te, tesoro, ma qui le persone con la pelle come la nostra non sono invitate alle feste e non devono mettere bei vestiti, quindi nemmeno fastidiosi corpetti. Immagino che la mia discendenza sia diventata più chiara con le unioni- aggiunse, sicuramente il colorito più scuro di Bonnie non passava inosservato, ma non era di certo possibile metterlo a confronto con quello dell’altra donna.
-Comunque sta’ attenta. La signorina Katherine è molto gelosa ed entrambi i signori Salvatore le appartengono, lo ha deciso ormai da tempo- le spiegò, anche se probabilmente non ce ne sarebbe stato bisogno, -io passerò tutta la serata qui ad ultimare l’incantesimo. Ti prometto che entro l’alba di domattina sarai a casa-
-Lo spero- fu la risposta di Bonnie, mentre osservava il riflesso che le rimandava lo specchio. I ricci scuri le ricadevano morbidi e larghi sulle spalle, gli occhi verdi erano messi in risalto da un abito dello stesso colore, che le fasciava meravigliosamente la vita e le lasciava scoperte le spalle. Sarebbe parsa bellissima a chiunque.
Forse persino a Damon, le suggerì la sua testolina malata.
Scosse il capo. Lui sarebbe stato troppo impegnato ad osservare la sua Katherine e come avrebbe potuto biasimarlo? Lei non era bella come le Petrova.
Indossò la maschera abbinata al vestito, che le incorniciava gli occhi, perdendosi in un fitto intreccio di ghirigori di raso nero e fece il suo ingresso in sala, ritrovandosi subito a pensare di essere una completa deficiente. Non avrebbe parlato con nessuno quella notte.
Perché era lì? Si morse il labbro inferiore, non riuscendo a darsi una risposta sensata.
Cercò un angolo dove nascondersi per il resto della serata. Nemmeno il pensiero che l’incantesimo fosse ormai quasi ultimato riusciva a risollevarle l’umore: si stava quasi abituando a quel Damon Salvatore.
-Mi state evitando, per caso?-, la sbeffeggiò la stessa voce che non riusciva ad allontanare dai propri pensieri.
Bonnie inarcò un sopracciglio, sentendosi quasi in un romanzo di Jane Austen . –Perché mai dovrei evitare l’uomo che ha tentato di approfittarsi di me?-, chiese, evitando attentamente di incrociare il suo sguardo.
Era possibile non cedere di fronte a quegli occhi?
Sì, Bonnie. Solo le ragazzine stupide si lasciano ammaliare da quelli come lui.
-Perché è estremamente affascinante e ignora l’essere ipercritica delle sue malcapitate vittime, forse*-, aggiunse, porgendole una mano guantata di bianco, -ma mentre lo decidete, che ne pensate di danzare?-, si era fatto incredibilmente serio e Bonnie si era trovata costretta a prendere un lento respiro, prima di annuire e seguirlo al centro della pista da ballo.
-Credo che sareste più interessato a concedere questo momento alla donna che ci sta fissando- ovviamente Bonnie si stava riferendo a Katherine. Lasciò comunque che le mani del suo accompagnatore sfiorassero le proprie.
-Volete davvero parlare anche adesso?-, lei non riuscì a fare a meno di perdersi nella meravigliosa mezza curva formata dalle labbra del maggiore del Salvatore.
Sorrise di riflesso, non riuscendo a farne a meno, -Uno di noi due deve pur pensare a parlare, non trovate?-, domandò a bassa voce, avvicinandosi di un passo all’uomo che le stava di fronte. Stava seguendo l’istinto, dimenticandosi completamente di chi fosse lui, dimenticandosi di se stessa e di ciò che lui le aveva fatto passare. Dimenticandosi persino il proprio disordine interiore.
Damon chinò lentamente le labbra, sfiorando l’orecchio della mora, -se proprio volete parlare, continuiamo la conversazione in giardino-, mormorò, afferrandole saldamente la mano.
C’era qualcosa di gentile  che si addiceva solo e soltanto ad un uomo dell’Ottocento in lui e che non aveva niente a che fare con il vampiro che conosceva.
Questo la confondeva. Quasi quanto il fatto che quello sarebbe stato l’unico momento in cui avrebbe potuto condividere qualcosa di così speciale ed intimo con lui e se ne sarebbe probabilmente pentita per il resto della sua vita che fortunatamente, a differenza di quella di Damon, non era eterna.
Si lasciò condurre in giardino, mentre i sensi di colpa la assalivano e le suggerivano, accerchiandola, di scappare a cercare Emily e di tornare nella sua epoca.
Aveva già sbagliato abbastanza: non aveva aiutato Alaric.
-Forse…- sussurrò la ragazza, facendo per tirarsi indietro, ma venendo bloccata con facilità dalle grandi mani di Damon che la imprigionarono contro la balaustra in marmo che dava sulla splendida vista degli alberi in fiore.
-C’è qualcosa tra me e la signorina Pierce, non so se avete mai provato un sentimento simile a ciò che provo io nei suoi riguardi-, era terribilmente serio, come non sarebbe stato più dopo la sua morte, -ma dovete sapere che non basta averla al mio fianco per farmi smettere di pensare a voi e a quanto vi desidero.-
Il cuore di Bonnie perse un battito e poi un altro, voleva dirgli che lei non riusciva a toglierselo dalla testa da molto prima, ma poggiò invece le dita sottili sul dorso delle mani di Damon, per respingerlo, mentre cercava di capire cosa voleva lei.
Fece per aprire la bocca e dire qualcosa, ma le parole di lui la bloccarono di nuovo, -penserete che sia insensato e incommensurabilmente sciocco dire questo ad una donna che si conosce da appena qualche giorno-, un lieve sorriso gli increspò le labbra mentre una delle sue mani, sicure che ormai non si sarebbe mossa da lì, salì ad accarezzarle delicatamente una guancia, alzando quella maschera di raso che la nascondeva parzialmente alla sua vista, -ma ho paura che scompariate, proprio come siete apparsa dal nulla-, incatenò di nuovo lo sguardo a quello di lei.
-Non mi conoscete!-, rispose lei, quasi disperata, -potreste odiarmi! Potreste odiare quello che sono!- non poteva lasciare che continuasse a parlarle in quel modo, non poteva lasciare che fosse così dolce con lei.
Per quanto volesse, doveva non volerlo.
-Bonnie-, sussurrò, era la prima volta che sentiva il suo nome pronunciato in quel modo e non aveva minimamente a che fare con il modo in cui la chiamava Jeremy, -non potrei mai odiarvi-, mormorò, chinandosi di nuovo con la chiara intenzione di baciarla.
-Damon.-
La voce di Katherine lo fece bloccare e questo concesse ad una Bonnie che non riusciva né a controllare il proprio battito né tanto meno a capire cosa le passasse per la mente di abbassarsi velocemente e, presi tra le mani i lembi della lunga gonna verde, correre via con le lacrime che le rigavano le guance.
 
La porta della camera di Emily sbatté contro la parete con un colpo secco.
-Devo tornare a casa, ti prego-, Bonnie non riusciva a controllare le lacrime, mentre si avvicinava alla sua antenata che le stava porgendo un libro. Il suo grimorio o, almeno, quello che sarebbe diventato tale.
Non fece domande, accarezzò lentamente i capelli della ragazza in lacrime, mentre accendeva delle candele, poggiandole in dei piattini d’argento, -Ho dovuto scrivere un incantesimo per questo genere di cose-, le spiegò, -così ne ho potuto ricavare una formula contraria che lo annullasse-.
Bonnie annuì, notando appena che quello che reggeva tra le mani era lo stesso incanto che l’aveva condotta lì.
Strinse i denti: non capiva cosa le stesse succedendo, era totalmente disorientata e senza nemmeno una certezza. Non pensava che uno stupido viaggetto nel tempo le avrebbe sconvolto la vita in modo così radicale.
Pronunciò le parole latine, macchie informi di inchiostro su quel pezzo di carta, sperando che i singhiozzi non alterassero il significato di quello che stava dicendo e si abbandonò totalmente al potere.
 
-Tutto bene?-, fu la prima cosa che sentì quando riprese conoscenza; peccato che stavolta fosse  il Salvatore sbagliato.
Bonnie alzò lo sguardo, incrociando quello di Stefan,  -No, ho fallito-, sussurrò, lasciandosi andare ancora una volta alle lacrime, -non sono riuscita ad aiutare Alaric-, si strinse maggiormente al vampiro. Erano anche altre le cose che non la facevano stare bene, ma non voleva ammettere né parlare di quelle.
-Lo so-, mormorò l’altro stringendola a sé in un alquanto vago tentativo di consolarla. -Ricordo vagamente di averti vista al ballo in maschera del 1864-, le spiegò, notando l’occhiata confusa che gli rivolse, -immagino tu abbia sbagliato epoca, sono ricordi nuovi ed è come se li avessi solo sognati-, aggiunse qualche attimo dopo, come per tranquillizzarla.
Bonnie deglutì e si asciugò le lacrime. Questo significava che anche lui ricordava?
-Dov’è Damon?- chiese, alzandosi di scatto dal pavimento e scostandosi dalla presa di Stefan. Seguì la direzione che gli indicava il viso dell’amico, fino ad incontrare gli occhi blu del moro freddi e distanti, l’espressione dura.
Ti prego, fa’ che sia per Alaric.
Il maggiore dei Salvatore le concesse uno dei suoi sorrisi. Uno di quelli che promettevano tempesta. Era arrabbiato. –A cercare un modo per uccidere quello che è rimasto di un suo amico-, rispose, dando le spalle ad entrambi e dirigendosi con stizza verso l’ingresso.
-Damon-, Bonnie si morse le labbra, seguendolo e poggiandogli una mano attorno al polso, per bloccarlo. Non sapeva perché l’aveva fatto: cosa gli avrebbe detto adesso? Scusa per aver flirtato con te duecento anni fa?
Il vampiro ritirò il braccio con una tale rabbia e forza da farla quasi ricadere all’indietro. Si voltò a guardarla e la sua espressione sembrava tutto fuorché amichevole. –Sai cosa, streghetta? Mi sento preso in giro.-
E confuso. Era così convinto di amare Elena. Lo era stato fino a quel momento. Non poteva arrivare a sconvolgere il suo cuore morto e martoriato.
-Sei stato tu a cercare di baciarmi!- si difese a quel punto la ragazza, incrociando le braccia al petto, arrabbiandosi a sua volta. Adesso ricordava perfettamente per qualche motivo odiava così tanto Damon Salvatore.
La smorfia sul volto dell’altro la fece solo arrabbiare di più, -Perché ovviamente il tuo guardarmi con gli occhioni da cucciolo smarrito non era un chiaro invito a farlo-, il sarcasmo traspariva da ogni parola.
-No! Io non volevo baciarti!-, fu la risposta tempestiva di lei. Forse troppo tempestiva.
-Io non credo-, Damon era deciso e sicuro di sé, come lo aveva sempre visto e come non si stupiva di trovarselo davanti. La spinse contro la parete dell’ingresso, cercando di dosare la propria sovrannaturale forza, ma quella ragazzina gli faceva saltare i nervi, lo mandava fuori di testa non appena apriva quella dannatissima bocca.
Bonnie non ebbe nemmeno il tempo di replicare, di provocargli un aneurisma o qualcosa del genere che si ritrovò le sue labbra premute sulle proprie, in quello che non era altro che uno scontro, messo su un punto di vista diverso da quello verbale.
Era la prima volta che nessuno dei due si sentiva confuso, il senso di turbamento era svanito. Volevano lottare entrambi per averla vinta. Le labbra di Bonnie mordevano quelle di lui, mentre le dita sottili si insinuavano tra i suoi capelli neri e sottili.
I loro sapori si mischiavano, insieme alla sensazione di aver finalmente trovato un posto sicuro, un posto giusto dove poter passare l’eternità.
Le mani  di lui preferirono distruggere la gonna verde, principalmente per fare pressione sulla struttura rigida della crinolina, in modo da romperla e poter spingere la ragazza con la schiena alla parete, sollevandola i e lasciando che gli circondasse i fianchi con le gambe.
La mora sentì uno dei palmi freddi di Damon sfiorarle una gamba e subito dopo un vampiro inopportuno che si schiariva la gola.
-Io, davvero, non vorrei-, Stefan si passò una mano tra i capelli, quasi in imbarazzo, -ma c’è Klaus qui fuori e evidentemente Caroline non ha seguito il vostro esempio con lui.-
-Non ti ricordavo così divertente-, ironizzò Damon, scostandosi con irritazione, -andiamo- disse a Stefan, senza però distogliere lo sguardo dagli occhi verdi della strega.  Le accarezzò una guancia, prima di decidere di raggiungere il fratello che era già sparito all’esterno, -va’ a vedere che fine ha fatto Elena-, le disse, indicandole le scale.
Bonnie sentiva il cuore batterle a mille e la scarsa lucidità prendere di nuovo possesso della sua mente, mentre saliva gli scalini a due a due.
-Ehi, ipercritica*-, la bloccò la voce di lui, -non scherzavo quando dicevo che non mi bastava per farmi smettere di pensare a te, nemmeno una certa persona che le somiglia.-
Ci fu un attimo di pausa in cui non poterono fare a meno di rimanere a guardarsi, dai lati opposti della stanza.
–Dammi un po’ di tempo per schiarirmi le idee-, le chiese alla fine.
E quella richiesta profumava di promesse.
 
 
 
*Ipercritica: questa non è una vera e propria nota, ma preferisco d gran lunga la versione inglese, dove la chiama “judgey” .
** Il titolo è preso da una canzone di Orianthi, Shut up and kiss me.

Note
Scialve!
Non ho molto da dire su questa storia, eccetto che partecipa al The Vampire Diaries contest - Human di Lua93 :3
Maaaaaaa, soprattutto! Avrei intenzione di scriverci una long. Cioè, una vera long. Quindi riscrivere l'inizio (questo) in più capitoli e poi continuarla, ma non so davvero, gradirei dei consigli in proposito. :3

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Polaroid