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Autore: alice_ca89    11/10/2013    2 recensioni
Nagini ferisce il professor Piton senza ucciderlo. Harry Potter è presente, ma deve correre nell'ufficio del Preside per conoscere tutta la verità. Un nuovo personaggio entra nella storia e contribuisce al salvataggio.
Una storia tenera, per far tornare in gioco il professore di Pozioni e permettergli di ricominciare a vivere.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ciao a tutti! Ho letto parecchie fan fiction prima di pensare di iniziare a scriverne una, perché mi mancava l’ispirazione. Questo è il mio primo esperimento.
Non è molto originale e il finale è un po’ scarso, però la mia intenzione è quella di provare a far seguire altre storie legate a questa.
Buona lettura!

 
 
Come Piton si salvò
 
Sono passati solo pochi anni dalla caduta di Lord Voldemort e l’impresa di Harry Potter e dei suoi amici è già sui libri di storia.
Megan, una giovane strega di origini irlandesi, l’aveva vissuta in prima persona. Dallo spiccato altruismo accompagnato da una viva intelligenza, al suo primo anno ad Hogwarts  il Cappello Parlante l’aveva smistata nella casa di Tosca Tassorosso.
Quando Voldemort è stato sconfitto lei si trovava al quinto anno: ancora minorenne, la notte in cui Harry Potter e i membri dell’Ordine della Fenice fecero irruzione nel castello per combattere contro i Mangiamorte, fu costretta ad allontanarsi dal campo di battaglia attraverso il passaggio segreto che dalla Stanza delle Necessità conduceva al pub Testa di Porco. Tuttavia, una volta arrivata nel locale, non c’era nessuno dei suoi parenti che fosse venuto per portarla a casa, per cui rimase nel villaggio di Hogsmeade.
Nel villaggio non c’era nessuno: tutti erano al castello a combattere, per l’uno o l’altro schieramento.
Desiderosa di dare il suo contributo, prese la strada che l’avrebbe riportata a scuola.
I rumori della battaglia erano lontani. D’un tratto si fermò: dei tonfi sordi provenienti dalla Stamberga Strillante richiamarono la sua attenzione e fece per avvicinarsi, quando una sagoma scura fluttuò via da quel luogo. Si arrestò solo per un attimo, poi accelerò il passo e raggiunse la catapecchia.
Entrò e la scena che si trovò davanti la lasciò a bocca aperta: il famoso Harry Potter era chino su una persona completamente vestita di nero. Solo ad una seconda occhiata si rese conto che quella persona era il professor Piton, il preside della scuola, che l’anno prima aveva ucciso il professor Silente e si era apertamente schierato dalla parte di Voldemort. In quel momento il ragazzo si accorse della sua presenza e ci mise un po’ a riconoscerla. Poi disse: «Sei Megan McCain di Tassorosso, vero?». La ragazza annuì e, dopo che Harry si fu voltato, vide che in mano teneva una fialetta al cui interno volteggiava un liquido argentato. Il ragazzo riprese: «Piton è ferito in modo grave ma non letale. Questa è Essenza di Dittamo», ed estrasse una piccola ampolla da una tasca. «Mettigliene qualche goccia sulle ferite» continuò «Poi dovrà darmi qualche risposta». Megan assunse un’espressione preoccupata ma si avvicinò ugualmente ad Harry, prese il Dittamo e si avvicinò al corpo inerte di Piton. Tremava dalla paura, aveva sempre ammirato molto l’ex insegnante di Pozioni e non riusciva a capacitarsi di ciò che egli aveva fatto un anno prima. Harry se ne accorse e, come se le leggesse nel pensiero, le disse: «È svenuto e lo resterà per un bel po’. Quando si riprenderà accompagnalo nell’ufficio del Preside, è probabile che non riesca a camminare da solo e avrà bisogno del tuo aiuto. Te la senti?». Con le lacrime agli occhi lei annuì e poi con voce flebile chiese: «… perché?». Harry rispose: «Penso che Piton non sia quello che abbia voluto farci credere quest’anno», e poi scomparve. Harry sapeva che Piton aveva mentito a Voldemort sulla bacchetta di sambuco e poi la richiesta che gli aveva fatto prima di svenire gli aveva messo una certa fretta di conoscere la verità.
Megan invece non era a conoscenza di ciò che era avvenuto nella Stamberga Strillante prima del suo arrivo ma si fidava del Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto e fece come le era stato detto. In poco tempo il sangue smise di sgorgare dalle ferite dell’uomo e i tagli iniziarono a chiudersi.
Megan a quel punto non poteva fare più niente se non aspettare e si sedette accanto a lui. Gli controllò il polso: il battito c’era ma era molto debole, così come il suo respiro.
Così vicina a lui e così distante… Era rimasta affascinata da lui fin dal primo anno, così serio, austero e misterioso. Le voci dicevano che era sadico e si divertiva a maltrattare gli studenti delle Case che non fossero la sua ma a Megan questo non importava, anzi, sotto sotto sperava di ricevere una punizione per poter restare sola con lui e stargli più vicino. A lezione era l’ultima a uscire dall’aula, indugiando presso l’armadio delle scorte, facendo finta di riordinare gli ingredienti, per poterlo spiare con la coda dell’occhio. Tuttavia il professore non si era mai accorto di lei. Forse solo una volta, due anni prima, Megan aveva avuto l’impressione che lui l’aveva notata, un attimo prima di uscire dall’aula in seguito a una serie di boati che avevano messo sottosopra il castello (solo dopo si seppe che era opera dei gemelli Weasley). Quante volte l’aveva sognato, quante volte si era persa nei pensieri, quante volte in Sala Grande si era fermata a guardarlo… Ora si trovava proprio accanto a lui. Così inerme le sembrava quasi vulnerabile. Senza rendersi conto esattamente di quello che stava facendo gli prese la mano e intrecciò le dita con le sue, avvicinandosi di più al professore. Rimasero entrambi fermi così per un tempo che le parve infinito. Poi, con un coraggio che non sapeva di avere, si avvicinò al suo viso e gli diede un leggero bacio sulle labbra. Per una frazione di secondo le sembrò che il professore avesse risposto al suo bacio e si ritrasse immediatamente. Lui però continuava a rimanere immobile.
In lontananza i rumori della battaglia sembravano scemati. Che fosse finita? Chi aveva vinto? Mentre Megan si chiedeva questo, le sue palpebre si fecero pesanti, appoggiò la testa sulla spalla del professore e si addormentò.
Fu svegliata dopo quelli che a lei parvero pochi minuti da una mano che le scuoteva il braccio. Aprì gli occhi e si guardò attorno, senza capire dove si trovasse. Dopo qualche attimo si ricordò di essere nella Stamberga Strillante e si drizzò subito a sedere. Accanto a lei c’era un incredulo professor Piton. La ragazza arrossì violentemente, ritrasse la mano che era ancora intrecciata a quella di lui e balbettò: «Ha-Harry Po-Potter… Di-Dittamo… Preside…». Era talmente imbarazzata da non essere in grado di formare una frase di senso compiuto.
Il preside si alzò di colpo e barcollò: Harry aveva previsto giusto nel dire che non sarebbe stato in grado di camminare da solo. Megan balzò in piedi e lo sorresse: il suo modo di essere (attenta, premurosa, disposta ad aiutare il prossimo) ebbe il sopravvento sull’imbarazzo riuscì a parlare. «Harry Potter mi ha detto di accompagnarla nell’ufficio del Preside», disse, ma poi si corresse subito: «Nel suo ufficio, lei è il preside». Sul volto di Piton si dipinse un ghigno e tuonò: «Deve ancora arrivare il giorno in cui Potter dà ordini a me!». Nonostante fosse debole prese la bacchetta e riuscì a evocare il suo Patronus, a cui diede ordine di trovare il ragazzo e convocarlo nell’ufficio del Preside. La cerva balzò via e l’uomo disse a Megan: «Andiamo». I due si mossero senza proferire parola nella direzione presa dalla cerva.
La battaglia era ormai finita, Harry Potter aveva sconfitto definitivamente Voldemort e al castello tutti erano riuniti nella Sala Grande. Fu facile per il professor Piton e Megan percorrere i corridoi senza essere visti.
Al loro arrivo il gargoyle davanti all’ufficio si spostò senza chiedere la parola d’ordine ed entrarono. Ad attenderli non c’era solo Harry, ma anche Ron ed Hermione, che avevano scelto proprio la battaglia per rivelare i reciproci sentimenti, e anche la professoressa McGranitt. Megan accompagnò il professor Piton a una poltrona, poi si mise in disparte. Harry prese la parola e si rivolse all’uomo: «Abbiamo visto», disse solo, indicando con un cenno del capo tutti i presenti. «Mio caro Severus, alla fine la parte migliore di te è venuta fuori» disse una voce dolce e saggia proveniente dal ritratto di Albus Silente. «Preside, io…» iniziò Piton, ma fu subito interrotto dal ritratto: «Converrai con me, Severus, che io non sono più il preside di questa scuola. Dopotutto, tu stesso hai preso questo titolo all’inizio dell’anno, sottraendolo dalle sapienti mani di Minerva, che sarà più che contenta di ricoprire questo ruolo a partire dal prossimo anno». Gli occhi azzurri di Silente si spostarono da Piton a una perplessa McGranitt, che si limitò ad annuire. «Quello che è successo stanotte è un nuovo inizio per tutti noi», continuò, «Il nostro mondo ora è in pace. Adesso, se volete scusarmi, vorrei scambiare due parole con Harry. Signorina McCain, saresti così gentile da accompagnare Severus nel sotterraneo?». A queste parole tutti i presenti si girarono verso di lei: dopo l’ingresso di Piton non avevano più fatto caso a Megan. La ragazza arrossì per essere improvvisamente al centro dell’attenzione e si avvicinò al professore, che si appoggiò su di lei per aiutarsi ad alzarsi dalla poltrona.
Uscirono assieme dall’ufficio e si diressero verso i sotterranei. Senza che la ragazza si accorgesse di nulla, l’uomo si insinuò tra i suoi pensieri e vide tutto quello che era successo alla Stamberga Strillante, bacio compreso, e anche i ricordi relativi a lui. Una volta arrivati davanti al suo ufficio, il professore la guardò negli occhi e sulle sue labbra comparve un sorriso che aveva mostrato solo a una persona prima di allora (quella persona era la sua amata Lily). Si avvicinò a lei e sussurrò: «Sei una ragazza molto buona, non lasciare che le persone si approfittino di te». Poi la baciò.

 
  
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