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Autore: xingchan    11/10/2013    1 recensioni
"E aveva paura. Una paura matta di immaginarselo ad una fiera della carne, dove niente e nessuno provava pietà verso delle macchine adibite alle più svariate mansioni, a vantaggio degli umani.
Come una semplice madre che crede di preservare il figlio dalla conoscenza del mondo esterno per l’eternità pensando di fare la cosa giusta, senza domandarsi criticamente se questo fosse il metodo migliore per crescerlo.
Non considerando che tenerlo all’oscuro di tutto era tanto allettante quanto sbagliato."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Farewell, David

 

Affranta e confusa per ciò che aveva fatto, Monica stava percorrendo il sentiero della foresta a ritroso per tornare a casa con la sua automobile dalla sua famiglia. Da suo marito e da suo figlio Martin.

Aveva appena abbandonato quel robot bambino che tanto l'amava, ed ora non sapeva come definire il suo stato mentale.

Non sapeva se era arrabbiata, triste oppure frustrata: sapeva soltanto che aveva lasciato David, il suo bambino David, alla mercé di un mondo in cui gli Orga erano ben più pericolosi dei Mecha, e irrimediabilmente impreparato alle insidie del mondo esterno.

"Mi dispiace per non averti mai parlato del mondo".

Già, non lo aveva mai fatto. Non aveva mai detto a David che il mondo è ben più arduo di quello che un normale bambino si aspetta. Non lo aveva mai preso in disparte con l’intento di confessargli tutte le brutture dell’umanità, la specie di cui lei faceva parte e di cui era pienamente partecipe.

Non gli aveva mai parlato della violenza, degli omicidi, dell’avarizia e di quanto gli esseri umani possano essere brutali addirittura con i propri simili.

E aveva paura. Una paura matta di immaginarselo ad una fiera della carne, dove niente e nessuno provava pietà verso delle macchine adibite alle più svariate mansioni, a vantaggio degli umani.

Come una semplice madre che crede di preservare il figlio dalla conoscenza del mondo esterno per l’eternità pensando di fare la cosa giusta, senza domandarsi criticamente se questo fosse il metodo migliore per crescerlo.

Non considerando che tenerlo all’oscuro di tutto era tanto allettante quanto sbagliato.

Ma ora non importava più. David sarebbe rimasto in quella foresta finché questo durava, di ciò che la sua vita eterna gli preservava non poteva saperne più di tanto.

E forse, era meglio non arrovellarsene il cervello. Semplicemente, avrebbe ripreso in mano la propria vita, lasciandosi alle spalle quel frammento di vita in cui quel robot era al centro del suo interesse.

Il volante leggero e maneggevole girò verso destra sotto le sue mani tremanti e, riprendendo piena consapevolezza della vettura che stava conducendo, mentre il cielo cominciò ad affollarsi di nuvole grigi.

Le lacrime non smettevano di rotolare dagli occhi della donna, offuscandole la vista. E fu proprio in questo istante che Monica desiderò con tutto il cuore di fermare la sua vita, di non riuscire a vedere più nulla.

Perché per quanto potesse negarlo a Martin, ad Henry, persino a se stessa, David era diventato un figlio autentico per lei. Una vita in tutto e per tutto, che offriva amore indipendentemente da quanto ne riceveva.

Letteralmente, un pezzo della sua carne abbandonato al suo destino proprio da colei che avrebbe dovuto proteggerlo.

Gemendo rumorosamente, i singhiozzi ripresero senza alcun tipo di freno a bloccarli, tanto che fu costretta ad asciugarsi le occhiaie che la notte prima si erano formate a causa della sua tormentata insonnia.

Ma non si rese conto che proprio in quel tratto di strada cominciava la zona abitata.

Tutti i suoi pensieri le si riversarono contro, provocandole in incidente laterale con un furgone della Cybertronics.

Sentì il fracasso dell’impatto, e successivamente incessanti grida che accompagnarono le prime stille di pioggia.

***

"Monica, va tutto bene?"

Henry, con la voce più comprensiva e rassicurante che poté sfoderare, la stava incitando ad informarlo sulle sue condizioni fisiche. Osservandola mentre riprendeva conoscenza su quel letto d’ospedale, non le diede nemmeno il tempo di riconoscerlo.

Ma soprattutto, senza dare uno straccio d'importanza alle ferite dell'anima che sua moglie si stava dolorosamente leccando dentro.

La donna sbatté piano gli occhi, tentando di mettere a fuoco l’immagine della persona che le aveva rivolto la parola.

Suo marito.

Per un attimo aveva sperato fosse David.

Che stupida!

"No."

Non poteva stare bene. Non finché David era in balìa di un mondo avverso alle macchine riproducenti le fattezze ed i comportamenti umani, fatto di uomini vendicativi nei confronti di ciò che loro stessi hanno creato e che poi non hanno più saputo gestire.

Non finché Henry considerasse la cosa come un piccolo incidente di percorso finalmente rimediato alla bell’e meglio con una banalissima gita in campagna.

"Non starai pensando che questa sia una scelta sbagliata, vero?" insisté l’uomo con una cadenza accusatoria, puntando gli occhi in quelli di lei.

Ma non aveva nessuna voglia di rispondergli, perché una sua replica sarebbe stata oltraggiosa alla risolutezza di Henry.

Voltò lo sguardo verso suo figlio Martin. Il suo vero figlio. Quello concepito e partorito come solo un organismo umano potrebbe fare.

Le appariva distante, e terribilmente privo di ogni emozione positiva. Inoltre, aveva qualcosa di strano in quel cipiglio severo che tanto lo caratterizzava, quasi avesse affrontato e vinto orgogliosamente una battaglia.

Non aveva nulla di David.

Anche se Monica avesse anche solo provato a riconoscere in lui il ragazzino artificiale, non ci sarebbe mai riuscita. Martin era un bambino vero, perciò capace di qualsiasi sentimento umano.

Invece, David non avrebbe conosciuto altro che amore verso la famiglia che gli aveva dato l’imprinting. Niente spirito di competizione, niente rancore.

Era un robot capace d'amare, e per questo non poteva conoscere l'odio. Se anche la donna fosse riuscita a ritrovarlo e riportarlo a casa, lui non l’avrebbe mai ricambiata con astio, anzi.

L’avrebbe abbracciata con tenerezza e le avrebbe ancora dedicato letterine piene di affetto sincero.

Le avrebbe preparato il suo caffé preferito, stando ben attento a quanto zucchero lei volesse.

Avrebbe fatto tutto ciò che Martin non aveva mai fatto in vita sua, né avrebbe fatto mai.

No, non poteva stare senza di lui. Non ora che David le mancava come ad un pesce manca l'acqua.

Già poteva constatre che non avrebbe retto alungo, ma adesso ne aveva le prove concrete.

Ne aveva abbastanza di tutto quel dolore.

E così, l'elettrocardiogramma segnò una linea piatta, mentre lei cadde addormentata.

Addio, David.

 

 

 

NDA

E' da molto che avevo voglia di scrivere qualcosa su questo film, ed ora che è uscita di getto, ne sono finalmente contenta, nonostante io non sia mai abbastanza soddisfatta delle mie *operette*.

Spero sia stata di vostro gradimento, nonostante il finale tragico.

Saluti!!

   
 
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