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Autore: soraya_love_myguitar    12/10/2013    0 recensioni
Aisha ha 16 anni.
È stata adottata all'età di 8 anni. Si sente una straniera in casa sua.
Si innamora di un ragazzo.
Cade vittima di sei bulle che la torturano fino a farla ritrovare su un muro di un ponte. Cosa la blocca? Cosa la spinge a nonbuttarsi?
Questa storia è ispirata alla mia vita di quando avevo letà di Aisha.
Alcune parti sono purtroppo vere, altre inventate.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scendo dall'autobus. 
Il vento invernale si fa già sentire. 
La cartella fortunatamente è leggera. 
-ciao Aisha- 
-ciao riky- lo saluto abbracciandolo. 
Apro il mio armadietto e metto dentro le mie robe. 
Arrivano Beatrice e Stella. 
Iniziamo a chiaccherare animatamente. 
Poi lo sento. 
Mi sfiora la mano e la spalla col suo braccio. 
Riconosco sempre quel tocco. 
Mi giro. 
Si, è proprio lui. 
Lucas. 
Diciamo che ho una cotta per lui dall'anno scorso. 
Credo che non sappia neanche della mia esistenza, anche se andiamo nella stessa. 
Solo Beatrice sa dei miei sentimenti. 
Lei è una ragazza fantastica. 
È la mia BF. 
Suona la campanella e ci dirigiamo in classe. 
Lo vedo parlottare con Veronica fuori dall'aula e poi separarsi. 
Quella vipera. 
Entra la prof di italiano. 
Veronica Si va a sedere al suo posto in mezzo a Sofy e Ginevra. 
Dietro di lei ci sono: Linda, Isa e Alice. 
Li é concentrato il gruppo delle streghe delle malefiche. 
Delle vipere. 
Io sono vicino alla Bea. 
E dietro ho Riky e  Andrea. 
Il solito brusio è di sottofondo all'appello. 
-Aisha Zana- Alzo la mano e sussurro un presente. 
-ma prof, qua non esiste nessuna Zana Aisha- fa quella vipera di Veronica. 
La prof fa finta di niente
Poi chiama Veronica. 
Lei alza la mano e strilla '"Presente". 
Mi volto verso di lei. 
-i rettili non sono ammessi- le dico con un sorriso maligno. 
Mi lancia uno sguardo agghiacciante. 
Le due ore passano lente come al solito. 
A quell'angelico suono che segna la fine delle due ore, distolgo lo sguardo dalla finestra.
Mi dirigo verso l'armadietto. 
Non ho niente da mangiare. 
Sbuffo e sbatto l'anta. 
Sobbalzo quando vedo quel gruppo di serpenti che compaiono dietro l'anta.  
Alzo gli occhi al cielo. 
Me ne vado. 
-non così in fretta-
-cazzo vuoi ora- 
-ho fame, dammi qualcosa-
-spiacente, anchio ho fame. La differenza é che tu ti sei fatta una sostanziosa colazione, mentre io non tocco cibo da ieri. -
-forse non hai appreso le parole di Veronica, devi u-b-b-i-d-i-r-e-
-t-e-l-o-s-c-o-r-d-i. -
Maledetta la mia boccaccia. 
Quella mo fa inditreggiare fino a sbattere contro gli armadietti. 
Inizia a stuzzicarmi e a darmi calci alle gambe. 
-c'è qualcosa che non va?-
Ecco perchè lo adoro quel ragazzo. 
Veronica si allontana da me. 
-ma che sciocchino. 
Stavamo  solo chiaccherando fra ragazze giusto-  
Tutte le altre sibilano un "Si". 
Alzo gli occhi al cielo. 
Lucas mi guarda per avere conferma. 
Mi perdo i quegli occhi scuri. 
-be se lo dite voi-
Avrei potuto spiegargli tutto. 
Ma niente. 
Come al solito le parole mi muoiono in bocca. 
Distolgo lo sguardo. 
Do un'occhiata alle altre. 
-ciao- dico con freddezza dando una spallata al ragazzo. 
Lo vedo voltarsi verso di me. 
Mi mordo il labbro inferiore. 
Talmente forte che mi pulsa
Per tornare a casa preferisco camminare. 
Mi do della deficente per essermi innamorata di quello stronzo. 
Mi do della scema a farmi sottomettere quei sei rettili sibilanti. 
-ciao Aisha-
-ciao mamma-  
Appendo la giacca. 
- AISHAAA- 
Vedo quella tenera creatura venirmi in contro e saltarmi al collo. 
-ehy Prim-
Le scompiglio i biondi capelli. 
Si vede che non siamo vere sorelle. 
Mio padre, mia madre e la piccina hanno tutti i capelli biondi. 
Io invece marroni scuri con qualche riflesso ramato e biondo cenere. 
Mi chiudo in camera mia e butto la cartella perterra. 
Mi siedo alla scrivania. 
Apro i libri e comincio a studiare. 
"Vrrr vrrr vrrr "
Il cellulare vibra rumorosamente sul mio letto. 
Mi butto sul materasso e lo prendo. 
Un numero sconosciuto. 
"Ti aspetto domani alle 7:30.  
Veronica". 
Deglutisco. 
Chiudo i libri e sistemo la cartella. 
-posso entrare?-
-em si Prim vieni pure- 
-senti, la mamma chiedeva se domani potevi accompagnarmi tu a scuola-
Non rispondo subito. 
Aspetto un po'. 
- mi dispiace. Domani vado mezzora prima, devo studiare con beatrice, le lho promesso. Ma ti posso venire a prendere-
-okey- dice con un sorriso enorme. 
-Prim, Aisha. È pronto. -
Mi sistemo la felpa e mi dirigo verso la piccola cucina. 
-ciao papà sei tornato- 
- ciao paponi-  
Questa scena si ripete sempre. 
Mio padre che prende in braccio la mia "sorellina" e le da mille baci sulla guancia mentre saluta la mamma. 
Mi sento un'estranea. 
Anzi lo sono. 
Faccio un sorriso tirato. 
-va tutto bene tesoro?-
-si mamma, ho solo malditesta. Ora passa- 
Non mangio quasi niente. 
Non ho fame. 
Finisco a fatica il piatto di pasta, poi me ne vado a letto con la scusa di essere molto stanca. 
Mi sveglio alle sei meno dieci. 
Mi vesto e scrivo un biglietto avvisando che sono andata prima a scuola. 
La metro è deserta. 
Sento i miei passi rimbombare.  
Salgo sul mezzo. 
Ci sono tre liceali. 
Uno dorme. Uno studia e l'altro ascolta la musica. 
Mi infilo gli auricolari mentre mi siedo. 
Un solo sedile mi separa dal tipo con la musica a manetta. 
Tiro su le gambe. E mi appoggio alla sbarra e chiudo gli occhi. 
Alle 7.00 sto aspettando il bus. 
Arrivo davanti al liceo cinque minuti in anticipo. 
Ma loro ci sono già. 

Tremo.  
Forse per il freddo. 
Forse per paura. 
Guardo la vipera che fa cenno all'autista di andarsene pure a casa. 
La guardo con le sopraciglia alzate. 
-allora non sei una cagasotto-
-cosa volete a quest'ora-
-non abbiamo studiato, ci devi suggerire per la verifica. -
Rido poi torno seria. 
-no-
-come sarebbe a dire-
-no sai l'italiano ho devo fare lo spelling della parola. 
Aspetta sai cosè lo spelling?-
Mi sbatte contro il muro. 
Mi graffio il braccio con uno sbunzone di metallo. 
Sulla manica della felpa si inizia a formare una chiazza rossa. 
-se non ci dici le soluzione, finirai male. -
Poi se ne vanno. 
Entro nella scuola e mi dirigo al mio armadietto. 
Dopo un quartodora arrivano i miei amici. 
-oh santo cielo che ti sei fatta- mi chiede Riky mentre si avvicina al mio braccio. 
-em niente, ho striciato su una cosa appuntita che cera in casa-
Poi mene vado. 
-hey Aisha-
Spalanco gli occhi. 
É proprio lui che mi chiama?!!!
-Aisha fermati-
-cosa cè?!- balbetto. 
-che hai al braccio?-
-niente-
-perchè sanguina?-
-ho detto che non è niente-
Me ne vado. 
Non lho neanche guardato negli occhi. 
Passo la giornata a deprimermi, a darmi della deficente. 
Mi ritrovo a piangere in un punto nascosto. 
Mi arrotolo la manica. 
Il graffio è lungo ma non molto profondo. 
Che rabbia. 
Che rabbia. 

Esco da scuola. 
-dove stai andando?-
-che te ne importa?-
-ma veronica va a prendere sua sorella-
Fulmino Alice con lo sguardo. 
Aspetto mia sorella davanti agli armadietti. 
-ciao Prim-
-ciao. O cosa hai fatto al braccio?-
-ahahah niente non ti proccupare-
La prendo per mano e usciamo. 
Arriviamo a casa verso le cinque. 
Mi butto sui libri, non riesco a studiare. 
Ho paura che mi arrivino altri messaggi. 
Vibra il cellulare.  
Lo fisso.
Lo prendo in mano. 
Lucas?
-perchè sei così strana. Che ti ho fatto. Ti voglio aiutare-
Sbuffo. 
-Forse è meglio se aiuti quella pazza-
Lo butto sul materasso. 
Vibra di nuovo. 
Sospiro. 
"Ti aspettiamo domani"
Non mi degno neanche di rispondere. 
La scena fra mio padre, mia madre e Prim mi fa ogni giorno più malinconia. 
Chi sono i miei genitori reali?
Perchè non mi hanno voluta?
Loro non mi hanno mai preso in braccio e sbaciucchiata come stanno facendo a Prim. 
-mangia Aisha-
-non ho tanta fame- 
-ma anche ieri non hai mangiato-
-ho detto che sto bene e non ho fame-
Butto il tovagliolo sul tavolo. 
Mi alzo e me ne vado. 
Dopo un po'entra mia "madre"
- tesoro che ti succede?-
-niente, sono stanca-
-anche ieri lo eri io e tuo padre siamo preoccupati-
- lui non è mio padre e tu non sei mia madre. Io non sono di questa famiglia. Ho vissuto mentendo di credervi i miei genitori. Ma non ci riesco. -
Devo aver alzato la voce. 
Non trattengo le lacrime. 
Mi sorride e se ne va. 
Metto la testa sotto il cuscino. 
-Aisha-
-cosa vuoi Prim-
-perche piangi-
-sei troppo piccola per capirlo. Ora mettiti il pigiamino e vai a letto. 
Domani è venerdì-
Mi ubbidisce ed esce sospirando. 

La prof di matematica manca. 
Quindi abbiamo il supplente. 
Ci lascia liberi. 
Mi metto a disegnare. 
Sento qualcosa che mi colpisce. 
Apro la pallottola di carta. 
"Sfigata, sei grassa, dovresti fare una dieta. Forse per questo sei un orfanella. Talmente brutta"
Mi porto una mano sulla pancia. 
Riappallottolo il foglio e lo butto all'indietro. 
Subito dopo mi iniziano a scagliare pezzi di carta accartocciati. 
Stringo la matita talmente forte che si sta per spezzare. 
-CAZZO LA VOLETE FINIRE?
CHE DIVERTIMENTO È QUESTO. 
PERCHÈ MI CONTINUATE A STUZZICARE COSA CAZZO HO FATTO DI MALE NELLA VITA. 
SI NON HO VERI GENITORI. E ALLORA? LHO DECISO IO QUESTO?
SECONDO VOI MI PIACE GUARDARE MIA SORELLA INSIEME AI MIEI FINTI GENITORI? VOI NON SAPETE QUANTO È ORRIBILE UN ORFANOTROFIO. COME TI SENTI SOLO E TRASCURATO. PER 8ANNI SONO RIMASTA LÌ. 
E ADESSO LASCIAREMI IN PACE. QUANTO AVREI VOLUTO CHE VOI FOSTE BOCCIATE. A SI DIMENTICAVO. SIETE DELLE STRONZE RACCOMANDATE-
La mia voce è alta e feroce. 
Le parole mi escono di getto fuori dalla bocca. 
Tutti mi guardano sbalorditi. 
Le sei mi fissano disorientate. 
Il prof mi guarda con quello sguardo agghiacciante. 
Devono avermi sentita in tutte le classi perchè alcune prof si affacciano alla porta per chiedere se va tutto bene. 
-Seguimi fuori-
Seguo il suplente fuori dalla porta. 
- ti redi conto di quello che hai detto-
-mi scusi lei cosa faceva mentre mi mandavano le ballottole di carta con su scritto che sono una grassa orribile ragazza. E insinuare che i miei genitori mi hanno abbandonato per questo? Ah vero. I loro genitori vi pagano per darle voti alti. Si vede che lei è un prof corrotto. Lei non sa neanche cosa vuol dire la parola insegnante-
Appena le mie parole cessano sento la sua mano colpire con violenza la mia guancia. 
Barcollo. 
La guancia mi pulsa. Il suono dello schiaffo è rimbombato in tutto il corridoio. 
Vedo Lucas avvicinarsi. 
-prof è impazzito-
-senti ragazzo vattene-
-Lucas vattene veramente-
Esita ma poi se ne ritorna in classe. 
-sa che io potrei denunciarla per violenza fisica contro una sua alunna. -
-entra in classe e scusati-
Rientriamo. 
-fa tanto male la guancia?-
Mi chiede ridendo Alice. 
-avanti scusati-
Mi siedo accavallo le gambe e metto le braccia conserte. 
-SUSATI SUBITO- 
Agito la testa con gli occhi semi chiusi. 
Mi alzo e mi giro. 
Faccio un profondo sospiro. 
-scusatemi se vi ho sbattuto in faccia la realtà. Scusatemi se non ho una vera famiglia. Scusatemi se ho una vita complicata.  Scusatemi se ieri non vi ho dato i 5€ per il pacchetto di sigarette. Scusatemi, ieri non ero in vena di essere picchiata. 
Credo che io mi sia scusata di tutto-
Le bulle i guardano con aria scioccata. 
Mi volto verso il prof, gli sorrido. 
Prendo lo zaino e me ne vado. 
Mi siedo su una panchina a guardare la fontana nel centro del cortile della scuola. 
Passo così la giornata. 
Alla fine delle lezioni esco dal liceo insieme agli altri. 
Ha smesso di nevicare. 
-hey tu- 
Non faccio in tempo a girarmi che mi ritrovo perterra. 
-stronza  ti rendi conto di quello che hai detto davanti ha tutti?-
Veronica mi prende per la giacca e mi risbatte a terra. 
Iniziano a tirarmi calci. 
Mi sputano addosso. 
Prendono i bidoni della carta e meli buttano contro. 
Sputo sangue. 
Il colore rosso vivo rimane evidente sulla neve.
Alcuni ragazzi si mettono a guardare. 
Alcuni passano e mi sputano. 
Altri ridono. 
Altri sono scioccati e tentano di fare qualcosa. 
-ferme, razza di imbecilli-
Sento qualcosa buttarsi su di me.  
Mi fa scudo agli ultimi calci. 
Si mette a sedere. 
-Lucas che fai?-
-che fate voi. Lasciatela stare. Andatevene se no chiamo la polizia. Stronze-
Le sento correre. 
 Mi butto al suo collo mentre lui è inginocchiato vicino a me e mi stringe forte. 
Piango. 
-ti odio-
-perchè?-
-perchè non sono riuscita a parlarti mai, perchè davi sempre vinta alla tua ragazza. E quando lhai lasciata se la sono prese con me. -
Ride mentre mi accarezza i capelli. 
-sai che io no lho mai amata?-
-come?-
-ho fatto una scommessa con dei miei amici. A me è toccata la prova più dura. Che ne dici se vieni a casa mia e mettiamo un po' di ghiaccio-
Sorrido mentre mi aiuta ad alzarmi. 

Tutto cambia. 
Io e Lucas siamo ormai amici. 
Ma le sei tipe non si arrendono. 
Un pomeriggio mi prendono e mi torturano il viso scrivendo con un pennarello insulti e aggettivi poco graditi. 
Sono spaventata da loro. 
Non dico nulla a Lucas. 
Non voglio che sappia che mi rompono ancora. 

Passano due mesi. 
Quelle mi continuano a dare più fastidio. 
Io sono più debole. 
Indivesa. 
Impaurita
Facile da sottomettere e da manipolare.  
Così decido. 
Decido di lasciarmi tutto alle spalle. 
Dire addio a sta merda di mondo. 
Dire addio alle persone che ho amato e adorato. 
Far sentire in colpa tutte le persone che mi hanno indotto su questa strada. 
Che mi hanno presa ingiro, sputtanata, tolto la speranza e torturandomi scrivedo,con un pennarello, insulti e aggettivi poco graditi sul mio viso. 
Per due mesi sono andata ingiro con la sciarpa fino al naso e col cappuccio tirato fin sopra il naso. 
Ora sono finalmente scomparse. 
Loro volevano questo?
Volevano che io arrivassi a questo?
Le daró una soddisfazione?
Le faró sentire in colpa?
Scaccio tutte le domande. 
Metto un piede sulla ringhiera del ponte. 
Sotto solo macchine che passano a grande velocità. 
Due lacrime mi rigano il viso. 
Non le ricaccio dentro. 
Potrebbe essere l'ultima volta che le sento scorrere sul mio viso. 
Sono già in piedi, sul muretto di pietra. 
Cato qualcosa. 
Maledico alcune persone. 
Mi scuso a quelle che crereró del dolore immenso. 
Apro le braccia. 
Disfo la mia lunga treccia e lascio che i miei capelli vengano lanciati all'indietro dal forte vento di gennaio. 
Sto per saltare quando sento una voce. 
La conosco. 
Mi blocco. 
Voglio saltare ora. 
Quella voce mi blocca?
Perchè lo sta facendo?
Perchè mi sta dicendo questo?
Le lacrime continuano ad uscire. 
Come un rubinetto che sgocciola. 
Tengo lo sguardo fisso su un punto lontano. 
Mi siedo con le gambe che penzolano nal vuoto. 
-no. Sei impazzita, cosa ti passa per la mente. Perchè volevi farlo-
-vattene per favore-
-no-
-se sei un vero amico vattene-
-allora non sono un vero amico. -
-perfavore-
Inizio a piangere. 
Mi prende il viso fra le mani e mi asciuga le  lacrime. 
-no servo a nulla. Nessuno a bisogno di me. Voglio andarmene-
-allora io vengo con te-
-no scemo-
-io ho bisogno di te-
Spalanco gli occhi. 
-smettila di fare lo scemo-
-no mi sono sentito più serio. Perfavore scendi dal muretto e vieni qui.-
Agito la testa. 
-perfavore scendi-
Mi convince. 
Mi aiuta a scendere. 
-ti odio. Tu e la tua stupida voce che ipnotizza-
Ride. 
-scema mi hai fatto prendere un colopo. -
-come hai fatto a trovarmi?-
-ero in giro con un amico e passavamo da queste parti. Ho riconosciuto i tuoi capelli-
Fu un attimo 
Mi alza il mento e appoggia le sue labbra sulle mie. 
Qualcosa si agita dentro di me. 
Gli stringo forte la giacca mentre lui mi tiene i fianchi. 
-ecco perchè ti odio. -
Ride. 
-ecco perchè ti amo-
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Questa storia lho ispirata alla mia vita di quando ero in 2 ^ liceo. 
Ho cambiato i nomi. 
Molti fatti sono veri e mi sono accaduti veramente. 
Altri inventati, come ad esempio lo schiaffo del prof e quando Aisha urla alle sei vipere. 






  
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