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Autore: ImaPandaH    12/10/2013    2 recensioni
[HiroMido] [One Shot] [Tanto aw.] [Ambientata da qualche parte tra IE e IEGO]
Dalla storia: "Ci rivediamo?" aveva detto proprio così perchè rivedremo sapeva di addio, di giorni lontani, di tristezza e malinconia.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«When we're miles away
So we'll come
We will find our way home»
 
 Erano passati anni dalle medie, dall’Alea, dall’Inazuma Japan e dal Football Frontier International, ma soprattutto erano passati anni dall’ultima volta che Hiroto aveva visto Midorikawa.
Nonostante tutti quegli anni senza vederlo, il suo ricordo era ancora vivido e non riusciva a non pensarlo, non riusciva a non ricordarlo, con i suoi occhi luminosi e i suoi capelli verdi, pistacchietto, lo chiamava.
Sorrise, trasportato da quei ricordi, tanto belli quanto dolorosi, non era un dolore acuto ma erano come tanti piccoli tagli, piccoli tagli che, anche quando il sangue aveva smesso di scorrere, continuavano a far male.
Chiuse gli occhi affondando i denti nel labbro inferiore, mentre saliva le scale e i raggi di un sole invernale gli illuminavano il volto, avrebbe preferito che piovesse perché quella giornata così allegra non gli si addiceva proprio, al suo umore.
Mentre camminava tra le vie di Tokyo, continuava a pensare al suo Ryuji e si dava dello stupido, quale era, per averlo lasciato andare. Si dava dell’idiota e del codardo perché non aveva mantenuto una, sola, semplice, promessa. Sospirò, infilandosi tra il traffico dei pedoni diretti chissà dove, stringendosi nel suo giubbotto.
"Lo troverò, e questa promessa, sta volta, la mantengo.”
 
 • • • • •
 
«Ci rivediamo, Hiro-chan?» sorrise Midorikawa, ancora con la divisa dell’Inazuma Japan.
Era stato il primo a raggiungere l’aeroporto quando aveva saputo dell’imminente partenza di Hiroto per l’America.
Ci rivediamo?” aveva detto proprio così, perché rivedremo sapeva di addio, di giorni lontani, di tristezza e malinconia.
«Certo Mido-chan!» esclamò arruffandogli i capelli per poi posare un bacio sulle sue tenere labbra.
«H-Hiroto, c-he fa-i?» balbettò il verde diventando dello stesso colore dei capelli dell’altro, cercando di allontanarsi ma Hiroto non volle sentire ragioni, e attirandolo di più a se, approfondì quel bacio.
«È una promessa, ha bisogno di un pegno.» sussurrò «Quando ci rivedremo, te lo riprenderai.»
Si dovettero separare solo quando tutta l’Inazuma Japan assieme agli ex capitani dell’Alea, si presentarono per salutarlo. Ryuji si fece da parte, lasciando il suo Hiroto anche agli altri, mentre una punta di gelosia si impossessava di lui.
«Il volo per Washington è in partenza, tutti i passeggieri sono pregati di recarsi al gate 3.» gracchiò l’altoparlante segnando un momento che avrebbero preferito posticipare il più lontano possibile.
Mamoru e gli altri si diressero verso l’uscita prendendo sotto braccio un Midorikawa che continuava a voltarsi indietro, fissando Hiroto che li salutava per poi dirigersi verso l’entrata del gate.
«A-aspettate!» urlò il verde divincolandosi dalla presa di Shirou e di Tachimunai che lo tenevano sottobraccio, e correndo verso il rosso, abbracciandolo da dietro e inspirando il suo odore.
«Mido-chan, che c’è?» Chiese abbracciandolo e stringendolo a se per tranquillizzarlo, mentre i singhiozzi lo facevano sussultare. «I-io ti amo, Hiroto. E tu non devi dimenticarmi. Mai.» Disse guardando fisso quegli occhi che sembravano due pezzi di vetro, resi bellissimi nel tempo, mentre i suoi iniziavano a diventare umidi e grosse lacrime gli rigavano il volto.
«Non potrei mai, ne vorrei. Sei importante per me; sei una parte di me; la migliore parte di me.» Sussurrò asciugandogli le lacrime. L’altoparlante ridiede l’annuncio e sospirando si dovettero staccare da quell’abbraccio che sapeva di addio. «Tornerò, ricordalo.»
Pianse pure lui, però sull’aereo, quando era convinto che nessuno lo potesse vedere in quello stato, con gli occhi gonfi e rossi.
E così, quel giorno, tra abbracci, promesse e baci, si dissero arrivederci.
E poi era tornato, dopo un inverno in cui si sentivano un giorno sì e l’altro pure, parlando a telefono, vedendosi in video chat e inviandosi email. Quell’estate che la passarono insieme fu la più bella di sempre, e si scambiarono altre promesse. Promesse più grandi, ma che avrebbero mantenuto a tutti i costi.
Eppure bisogna ricordare che nulla è per sempre, anche quando tutto sembra vada a gonfie vele.
Un oceano a dividerli che a poco a poco iniziò a diventare un mare di silenzi, di parole mai dette, di pensieri rinchiusi nel cuore per paura di ferire, li portò a trasformare quell’arrivederci in addio.
  • • • • • 
 
Da quando era tornato in Giappone lo rivedeva ovunque, sperava che uscisse da dietro l’angolo e corresse ad abbracciarlo, e questo lo sperava anche quando era in America, rendendosi conto di quanto era idiota, ma era più forte di lui, ci sperava, perché lui era la sua casa e lo sarebbe stato sempre.
Camminando lo rivedeva ovunque, in quelle coppiette, nel bambino che comprava le caramelle ridendo e anche in quello che correva verso la mamma, perché aveva paura di perderla, e lo vedeva anche in quel ragazzo seduto al bar; con lo sguardo perso nel vuoto.
No. Quel ragazzo era lui. Era il suo Midorikawa. Ci avrebbe scommesso tutto.
Attraversò la strada ignorando il verde appena staccato e tutti gli automobilisti che gli suonavano contro.
Ignorò anche una vecchietta e numerose persone che sembravano apparse in quell’istante solo per impedirgli di raggiungerlo e con continui «Mi scusi» raggiunse la porta del bar che spalancò entrando bagnato fradicio e urlando «MIDO-CHAN!» con la voce spezzata dall’emozione.
Tutti i clienti si voltarono stupiti a fissarlo e anche Midorikawa che si portò una mano alla bocca per la sorpresa, mentre gli occhi iniziavano nuovamente a lacrimare. Si alzò tremando, per poi gettargli le braccia al collo e singhiozzargli tutti gli insulti possibili, in un tono di voce che tradiva tutto l’amore che provava per lui.
«Mi sei mancato, Hiro-chan!» gli urlò in faccia, accarezzandogli il volto per costatare che era lui, era vero e non era solo uno scherzo della sua immaginazione. I tratti del volto erano sempre gli stessi, anche se adesso aveva un accenno di barba che lo rendeva più adulto e maturo, mentre lui aveva mantenuto i suoi tratti infantili, avvolto in un maglione troppo grande che lo faceva sembrare più magro di quanto non lo fosse già, tuttavia i suoi occhi neri continuavano a brillare come onice.
«Anche a me sei mancato tanto.» sorrise avvolgendolo tra le sue braccia, e tenendolo stretto per paura che potesse volare via.
«Ma se non mi hai più cercato!» esclamò quasi indignato.
Le braccia gli ricaddero lungo il corpo, mentre le unghie affondavano nei palmi provocando una fitta di dolore che non era minimamente paragonabile a quello che gli aveva provocato quella affermazione, che non era altro che la verità.
Le labbra morbide del verde giunsero inaspettate, in un bacio che conteneva tutte le parole mai dette, tutti i pensieri mai espressi, tenuti nel cuore per paura di ferire ma che ferivano chi li tratteneva.
«Me lo sono ripreso. Ora non puoi più andartene.» Rise guardandolo, mentre anche un leggero sorriso si dipingeva su quel volto pallido rigato da lacrime.
«Te lo sei ripreso, sì. Ora non posso più andarmene.» ripeté quasi sotto shock, mentre si impossessava di lui una gioia immensa ed ebbe paura che gli scoppiasse il cuore.
Gli afferrò i fianchi facendolo volteggiare in un bar che per loro aveva preso le sembianze di un castello, di un prato o di qualsiasi altro posto loro desiderassero essere, ma non c’era posto in cui loro fossero divisi.
«Non me ne andrò senza il mio Mido-chan, mai più.» diceva ridendo, facendolo piroettare.
«E il mio cavaliere mi verrà a prendere, sempre.» rispondeva mentre le sue guance si imporporavano nonostante la sua carnagione scura.
Quel momento idilliaco fu interrotto dal proprietario del bar che li cacciò perché disturbavano la quiete dei clienti e loro, senza far resistenza si allontanarono scambiandosi baci e promesse sotto quel sole di quella giornata invernale che ben si addiceva al loro umore.
 
 
 
 
 
°Angolino dell’autrice°
 
 
*scoppiano i coriandoli*
Buon HiroMido day a tutti!~
No, come, è già passato da due ore?
Sono di nuovo in ritardo mi sa...
*raccoglie i coriandoli e fugge*
  
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