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Autore: alessandra18    06/04/2008    6 recensioni
Hermione che si pente di aver racchiuso Draco, il suo amato Draco ad Azkaban, ... ora tenta di liberarlo
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOLO LORO DUE

 

La luna sfavillava come una candida perla, quella notte.
Come un orecchino al lobo di una donna dai lunghi capelli neri, tempestati di pietre preziose.
Era ammaliante, quella maledetta luna.
Un piccolo spiraglio di speranza che rifletteva da un pertugio nelle pietra di quella gabbia.
O forse no.
Forse l’unica cosa che significava per quella povera bestia ferita era la libertà che mai avrebbe avuto.
Puntava proprio sul suo braccio. Sul suo marchio.


“Ti prendi gioco di me, luna?”


Lo faceva scintillare in modo quasi ipnotico. Segno perduto del suo passato, del suo presente e del suo futuro, che mai sarebbe esistito.
Un cupo ghigno affiorò sulle labbra del ragazzo. Un ghigno diverso, appena pronunciato, che incuteva i brividi.
Ma d’altronde, ogni suo gesto, ogni suo movimento incuteva brividi.
Ogni suo più piccolo battito di ciglia, ogni suo insignificante movimento delle mani, arrossate e screpolate dal freddo, parevano come una finzione.
Sembrava che calcolasse tutto con freddo distacco.
Il modo in cui rabbrividiva, impercettibilmente, il modo in cui i suoi occhi d’argento fuso scintillavano…niente era vero.
Era finto. In tutto. Lo era sempre stato. Proprio per questo faceva paura: perché nessuno riusciva mai a leggergli dentro, a scalfire la sua corazza di fredda plastica.
Gli uomini temono ciò che non capiscono.
E’ nella natura.
Ciò che gli uomini temono tendono a distruggerlo.
E gli uomini temono Draco Malfoy.
E malgrado tutto, malgrado la freddezza dei suoi occhi, malgrado la falsità delle sue azioni….non riusciva a non essere attraente.
“fa freddo, in questa fottuta cella…eppure con la magia non dovrebbe essere difficile accendere il riscaldamento ogni tanto…”
Un lieve sbuffo gli uscì dalle labbra a quei pensieri e il suo ghigno si intravide ancor più ampio.
Ma il suo corpo tremava, tanto. Non solo per il freddo.
Striscioline rosse solcavano le sue braccia graffiate. La fronte era intrisa di sangue e sudore. La camicia era strappata in più punti, come se artigli l’avessero lacerata con furia.
“me ne frego…”
Si, se ne fregava. Non sentiva dolore. Non sentiva niente. Solo un freddo involucro di carne, questo era. E questo sarebbe stato.
Niente anima, dentro, no…l’anima era per quei fottuti ricconi ormai, ma ricchi non di soldi: il loro capitale si basava su qualcos’altro.
Un qualcosa che in cui tempi era prezioso più dell’oro e dell’argento. Amore. Ce ne era rimasto poco in giro.
E Draco Malfoy non era abbastanza umano per poterlo possedere.
Il ragazzo scoppiò a ridere improvvisamente. Senza calore ne allegria.
“che cazzo di pensieri!”
La sua voce si propagò per tutto il corridoio in un eco rimbombante, ma non se ne preoccupò. Gli altri prigionieri erano ridotti a vegetali. Era solo…solo con la compagnia di se stesso. O forse nemmeno quella.
Era strano vedere come una persona se ne stava con un ghigno apparentemente allegro e vitale in quello squallido posto.
I “vicini” non erano cosi. I loro sguardi erano spenti, le loro anime prosciugate di ogni gioia. Non si muovevano.
Alcuni gemevano, come cercando di dare un debole segno che erano in vita, probabilmente gli esemplari che da liberi erano stati più decisi e forti.
Ma lui no. Era una rara eccezione.
Tanto tempo fa, una infinità soleva riflettere Draco, un altro uomo era riuscito a mantenere quel barlume di lucidità. Sirius Black.
Ma vi era riuscito solo aggrappandosi al suo unico pensiero rimastogli : il pensiero che era innocente.
Draco no.
Quello che lo sosteneva era il semplice orgoglio.
Lui era vivo. E non si sarebbe ridotto a vegetale, no. Lui era un Malfoy. E i Malfoy non sono soliti ad abbassarsi a quei livelli.
Il ragazzo si scostò una ciocca di capelli umidicci dal viso. I capelli biondi e sporchi avevano preso l’abitudine di cadergli sullo sguardo, non essendo più mantenuti.
Appoggiò la nuca alla pietra della sua cella e sospirò. Una nuvoletta di condensa gli uscì dalle labbra per poi dissolversi.
Il silenzio della sua presenza invase il corridoio.
Poi qualcos’altro. Rumori. Tacchi a spillo che ticchettavano sulla pietra. Da tanto non sentiva quel rumore, che rappresentava le donne in generale.
Il biondo tese le orecchie, in ascolto.
Una figura si materializzò improvvisamente davanti alla sua cella e Draco si alzò con tale rapidità che sembrava che se lo fosse aspettato.
La figura era alta e slanciata, avvolta in un nero mantello. La sola presenza di quell’estraneo misterioso, baciato dal chiarore di luna, fece fremere Draco Malfoy. Paura. E in seguito ribrezzo per averla provata.
“sera, Malfoy.”
Una donna. Aveva una voce strana. Le note delle sue corde vocali sembravano vibrare e riecheggiare.
“Sera. Posso sapere da chi ho l’onore di essere minacciato?” chiese beffardo il mago, notando la punta della bacchetta che affiorava dalla scura mantella e gli puntava al cuore. Aveva indossato ancora la sua maschera.
La donna sorrise.
“chiamami Porzia, Malfoy.”
“bene, Porzia. Dimmi ciò che vuoi e poi vattene. Sono molto impegnato, non vedi?” sorrise sarcastico Malfoy, in un ringhio. I suoi occhi argentei scintillarono di sfida e superiorità.
Proprio come lei glielo aveva descritto, pensò Porzia.
Ogni suoi gesto pronunciava sfida e altezzosità. I suoi movimento erano agili e fluidi come se il ragazzo fosse un serpente, ma sembravano tutti calcolati.
Il suo sguardo era di ghiaccio. Impenetrabile e impassibile.
Era rovinato, il bel rampollo dei Malfoy. Sempre maledettamente affascinante, certo, ma non sembrava nemmeno lui dentro quegli stracci.
Il viso era sporco di sangue raggrumato, soprattutto sulla tempia. I capelli disordinati,sporchi, le vesti lacerate.
“allora, che vuoi?! Sei venuta a finirmi? Fai in fretta però: non mi piace attendere.”
La donna sorrise ancora e le sue mani andarono a togliersi il cappuccio. Erano strane, quelle mani. Liscie e pallide come quelle di un morto, ma belle e affusolate.
Quando il volto della donna venne scoperto, una chioma color della notte le ricadde sulle spalle e inquietanti occhi color del ghiaccio lo fissarono.
“complimenti. Sei finita sulla lista delle tipe da scoparmi.” commentò solo Draco, anche se quello sguardo gli aveva messo i brividi come se fosse stato lo sguardo di un dissennatore.
Il sopraciglio della donna si innalzò, ma oltre a questo rimase impassibile. Tipico di Malfoy.
“un tempo le tue battute erano più raffinate.”
“e tu come lo sai?” disse con una smorfia Draco.

“gliel’ho detto io.”

Quella voce.

Malfoy si girò lentamente e i suoi occhi scintillarono.

“Granger.”

Bella come un sole d’autunno. La ricordava proprio com’era stata quando lo aveva fatto rinchiudere ad Azkaban.
Bella ma seria e pallida.
I suoi occhi proclamavano segretamente tensione ed erano malinconici, stranamente vitrei. Le guance erano ceree, la mascella contratta.
I riccioli scuri le ricadevano sul viso in delicate onde ebano e le labbra carnose erano serrate.
Il viso era come lo era sempre stato: innocente e trasudante d’onestà, ma leggermente più maturo e se possibile ancor più saggio.

“ciao.” proferì, in modo quasi…timido?!
“che cazzo ci fai qui, Granger?!” l’aggredì Malfoy, sbattendo le sbarre della sua cella.
Non per cattiveria, ma per stimolarla.
Non sopportava di vederla timida o indifesa.
Lei era Hermione Granger…era una fiera grifondoro, una combattiva Auror e tale doveva essere.
E infatti la sua reazione aggressiva e brusca le riportarono il suo meraviglioso scintillio fiero e combattivo negli occhi.
“Ti sto liberando.” replicò, freddamente.
“perché? Sei tu che mi hai sbattuto in questa topaia.”
La donna tremò di rabbia e gli occhi le si fecero umidi. Poi parve riprendere il controllo.
“Non farmi domande.” sussurrò e gli voltò le spalle in uno svolazzo di mantello. Rivolse il suo sguardo a Porzia.
“lascio a te l’onore di liberarlo.”
“certo, Hermione.”
Draco la fissò con insistenza, ammutolito della sua reazione. Non la conosceva cosi bene come credeva. E ora che era cosi diversa non la conosceva affatto.
“perché non dovrei fartene?” chiese, con rabbia. Hermione si fermò. Si voltò e lo fissò con sguardo cosi penetrante che per un folle istante Draco Lucius Malfoy rimase impietrito.
“perché potrei risponderti.” sussurrò, assottigliando lo sguardo. E fissò la strana Porzia, come a dirgli qualcosa, qualcosa che la donna capì al volo.
Scattò in avanti e posò una mano sulle celle.
Striature rosse le solcarono le iridi, rendendola spaventosa nella sua pericolosa bellezza. Le vene delle mani si gonfiarono in modo impressionante. Lo sguardo le si fece selvaggio e la pupilla divenne una fessura verticale. Draco arretrò di un passo.
La cella si sciolse in polvere e il bel ragazzo la fissò stupefatto.
“è una Arcana.” spiegò Hermione.
“capisco.” fece Draco, riuscendo ora a immaginare come le due erano riuscite a passare ad Azkaban illese e a sconfiggere i Dissennatori. “quindi ci ripenso: niente sesso con te.”
Porzia sorrise, sarcastica.
“direi di no. Anche perché sono parente tua.”
Draco Malfoy inarcò un sopraciglio, sorpreso e dubbioso.
“Porzia Lestrange. Figlia di Bellatrix.” disse la ragazza.
“cosa?!” fece Draco, stupendosi ancora di più. I suoi tempi ad Azkaban erano stati troppo lunghi.
“proprio io.”
“Bellatrix ha avuto una figlia?!”
“…che la uccisa.” replicò Porzia e il suo sorriso svanì, per lasciare posto ad uno sguardo di ghiaccio. “e prima che tu possa farmi la morale, no: non ho rimpianti di aver ucciso mia madre.”
Draco ghignò di nuovo, con cupa ironia.
“non sono la persona più adatta per fare la morale. Vorrà dire che scoperò la Granger…le mezzosangue servono a questo, no?”
Le regalò uno sguardo carico di sfida e disprezzo.

Fallo Hermione. Arrabbiati. Da troppo tempo non sento le tue risposte offese, la tua saggezza, la tua rabbia. Mi manca l’emozionarmi al tuo sguardo caparbio, pieno di onestà e senso di giustizia.

Invece, l’unica cosa che Hermione fece fu guardarlo con gelo e afferrargli il polso.
“vieni con me.” ringhiò, trascinandolo in una stanza lontana da Porzia.
“ci metterai tanto?” le chiese la Arcana, impassibile come suo solito.
“dipende.” ringhiò Hermione, chiudendosi dietro le spalle la nera porta di mogano.
Nella stanza calò il silenzio. La donna si voltò di scatto e sbattè Draco contro il muro.
Lo fece con facilità: Azkaban doveva avergli tolto le forze, oppure Draco si era semplicemente lasciato spingere. Poco importava.
“smettila.” ringhiò Hermione, rabbiosa. Draco notò che i suoi occhi erano lucidi e le sue mani tremavano.
“di fare cosa, Mezzosangue?”
“di fare lo stronzo. Smettila una dannata volta…non…non siamo più ad Hogwars! Non devi dimostrare niente a nessuno! Io ti sto liberando e non so neanche il perché: non è questo il rispetto che mi devi portare.”
“Mi riesce difficile mostrarti rispetto quando sei stata tu ad incastrarmi!” ringhiò Draco, alzando la voce.

Una piccola crepa nella maschera di plastica.

“io…era la cosa giusta da fare, Draco!” replicò Hermione, alzando la voce.
“la cosa giusta da fare?! Ma cosa ne sai tu?! Chi cazzo ti credi di essere per poter stabilire ciò che è giusto o è sbagliato?!!!!!”

Toni alti di voce. Altre piccole crepe.


“Di certo ne so qualcosa più di te!” gridò Hermione, e solo allora Draco si accorse che la giovane donna piangeva.
“Granger…che diavolo stai facendo?” chiese, serio. La auror alzò lo sguardo.
“come?”
“mi liberi. Mi chiami per nome. Sembra che tu sia stata mia amica da sempre, quando sei solo una estranea…peggio, una nemica.”
Un lampo di disperazione invase le iridi nocciola della donna. Hermione Jane Granger abbassò immediatamente lo sguardo.
“ora capisco…” fece Draco, assottigliando gli occhi. “la saggia, la onesta, la pura Hermione Granger è corrosa dai dubbi di avere fatto qualcosa di sbagliato, imprigionandomi. È devastata dal tormento della colpa. Non sopporti l’idea di avere fatto questo…e speri che liberandomi il tuo peccato si dissolva?”
Hermione tacque. Chi tace acconsente.
Era vero, in fondo. Draco Malfoy era effettivamente innocente, quel giorno.
Non era insieme ai mangiamorte, si trovava solo nelle vicinanze. Non stava facendo nulla. Ma il marchio impressogli a fuoco e sangue sul braccio e il nome Malfoy furono delle prove più che sufficienti.
Era passato quasi un anno.
Un anno di sangue e rose annerite.
Di pazzia e tormento.
“hai pensato che la mia liberazione fosse una sorta di passaporto per il paradiso, mia cara santarellina? Troppo facile.”
“SMETTILA MALFOY BASTA!!” gridò Hermione, furiosa come non la si era mai vista.
All’improvviso il ragazzo scattò in avanti, pervaso da una rabbia selvaggia e dimostrando una forza che aveva finto di non avere, e la gettò malamente a terra.
L’auror afferrò immediatamente la bacchetta e gliela puntò al petto.
E Draco la vide.
La scintilla onesta e caparbia che aveva sempre avuto. Non era scomparsa…solo nascosta. E non sapeva il perché questo lo faceva sentire bene.
Come quando erano bambini.
Si accorse solo in quel momento che la sua mano era andata a sfiorarle la guancia e che Hermione era sussultata al contatto freddo.

Un'altra crepa.

Qualcos’altro vide oltre a quel suo fottuto senso di giustizia. Qualcosa che gli fece fremere il cuore e l’anima. E che lo spaventò.
“non farlo, Hermione.” disse con voce roca al freddo, e si rese conto solo dopo che aveva usato il suo nome. “i serpeverdi deludono.”
“tu non sai niente di me.” ringhiò Hermione all’improvviso, schiaffeggiando la mano.
Si voltò di scatto, non sopportando quei occhi di ghiaccio che erano come tizzoni ardenti sulla sua pelle diafana.
“tutte quelle settimane a pensare e a tormentarmi…tutte quelle volte che mi sono sentita uno schifo…tutte quelle volte che mi ripetevo che era solo il senso di colpa a non darmi pace, e non qualcos’altro di più profondo…”
La sua voce tremava. Lacrime di rugiada solcarono le sue guance vellutate come petali di rosa.
“Ho scoperto di amarti, Draco Malfoy. E’ l’unica ragione per cui ti ho salvato…può suonare strano…ma…ti amo, fottuto bastardo.”
Malfoy ne rimase impietrito.

Uccidila adesso Draco. È così da sempre, ciò che ti spaventa eliminalo. Cancella tutta questa storia. L’arcana è di la, l’hai in pugno. E’ solo questione di un attimo….


La sua mano si portò istintivamente alla bacchetta e gliela puntò sul petto. Hermione lo guardò con sguardo disperato.
Occhi profondi e malinconici, ma che tradivano fiducia. Fiducia in lui.
Occhi innamorati e che imploravano.
Quando cambia la vita di un uomo? Quanto sottile può essere il confine tra bene e male?
Una semplice scelta può cambiare le nostre azioni per sempre?
In quella maledetta prigione immorale vi era la vita di Draco Malfoy. Il passato e il futuro. Stava lui scegliere a quale aggrapparsi.
E la sua bacchetta si abbassò dal seno della ragazza, puntando a terra.

Una crepa più profonda di qualsiasi altra, nella maschera.

“Cazzo Hermione…io non sono fatto per amare…non lo so fare…” biascicò, inginocchiandosi davanti a lei.
Eppure…quella sua gioia nel vedere la scintilla combattiva negli occhi profondi della donna… il suo fremere continuo alla sola vista di Hermione Jane Granger…
La strega gli prese le guance, e il suo respiro sfiorò quello di Malfoy.
“ti prego allora di imparare.”
Chissene frega di tutto. Un principe può fare quel che vuole, non quel che ci si aspetta.
“allora insegnamelo.”
Draco Lucius Malfoy prese il viso di Hermione e le sfiorò la bocca con la sua.

La maschera si ruppe in mille pezzi, per mai più ricomporsi.

Le labbra di Hermione erano dolci e vellutate, morbide e tiepide, cosi diverse dalle sue labbra insanguinate e fredde.
Quando si staccarono da quel bacio, gli occhi di lei urlavano stupore, gli occhi di lui urlavano qualcosa che mai avrebbe creduto di poter possedere anche lui, un qualcosa che avevano solo i ricconi.
Ma non era di denaro quello di cui erano ricchi.

 

 

 

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