SOLO LORO DUE
La luna sfavillava come una candida
perla, quella notte.
Come un orecchino al lobo di una donna dai lunghi capelli neri,
tempestati di
pietre preziose.
Era ammaliante, quella maledetta luna.
Un piccolo spiraglio di speranza che rifletteva da un pertugio nelle
pietra di
quella gabbia.
O forse no.
Forse l’unica cosa che significava per quella povera bestia
ferita era la
libertà che mai avrebbe avuto.
Puntava proprio sul suo braccio. Sul suo marchio.
“Ti prendi gioco di me, luna?”
Lo faceva scintillare in modo quasi ipnotico. Segno perduto del suo
passato,
del suo presente e del suo futuro, che mai sarebbe esistito.
Un cupo ghigno affiorò sulle labbra del ragazzo. Un ghigno
diverso, appena
pronunciato, che incuteva i brividi.
Ma d’altronde, ogni suo gesto, ogni suo movimento incuteva
brividi.
Ogni suo più piccolo battito di ciglia, ogni suo
insignificante movimento delle
mani, arrossate e screpolate dal freddo, parevano come una finzione.
Sembrava che calcolasse tutto con freddo distacco.
Il modo in cui rabbrividiva, impercettibilmente, il modo in cui i suoi
occhi
d’argento fuso scintillavano…niente era vero.
Era finto. In tutto. Lo era sempre stato. Proprio per questo faceva
paura:
perché nessuno riusciva mai a leggergli dentro, a scalfire
la sua corazza di
fredda plastica.
Gli uomini temono ciò che non capiscono.
E’ nella natura.
Ciò che gli uomini temono tendono a distruggerlo.
E gli uomini temono Draco Malfoy.
E malgrado tutto, malgrado la freddezza dei suoi occhi, malgrado la
falsità
delle sue azioni….non riusciva a non essere attraente.
“fa freddo, in questa fottuta cella…eppure con la
magia non dovrebbe essere
difficile accendere il riscaldamento ogni tanto…”
Un lieve sbuffo gli uscì dalle labbra a quei pensieri e il
suo ghigno si
intravide ancor più ampio.
Ma il suo corpo tremava, tanto. Non solo per il freddo.
Striscioline rosse solcavano le sue braccia graffiate. La fronte era
intrisa di
sangue e sudore. La camicia era strappata in più punti, come
se artigli
l’avessero lacerata con furia.
“me ne frego…”
Si, se ne fregava. Non sentiva dolore. Non sentiva niente. Solo un
freddo
involucro di carne, questo era. E questo sarebbe stato.
Niente anima, dentro, no…l’anima era per quei
fottuti ricconi ormai, ma ricchi
non di soldi: il loro capitale si basava su qualcos’altro.
Un qualcosa che in cui tempi era prezioso più
dell’oro e dell’argento. Amore.
Ce ne era rimasto poco in giro.
E Draco Malfoy non era abbastanza umano per poterlo possedere.
Il ragazzo scoppiò a ridere improvvisamente. Senza calore ne
allegria.
“che cazzo di pensieri!”
La sua voce si propagò per tutto il corridoio in un eco
rimbombante, ma non se
ne preoccupò. Gli altri prigionieri erano ridotti a
vegetali. Era solo…solo con
la compagnia di se stesso. O forse nemmeno quella.
Era strano vedere come una persona se ne stava con un ghigno
apparentemente
allegro e vitale in quello squallido posto.
I “vicini” non erano cosi. I loro sguardi erano
spenti, le loro anime
prosciugate di ogni gioia. Non si muovevano.
Alcuni gemevano, come cercando di dare un debole segno che erano in
vita,
probabilmente gli esemplari che da liberi erano stati più
decisi e forti.
Ma lui no. Era una rara eccezione.
Tanto tempo fa, una infinità soleva riflettere Draco, un
altro uomo era
riuscito a mantenere quel barlume di lucidità. Sirius Black.
Ma vi era riuscito solo aggrappandosi al suo unico pensiero rimastogli
: il
pensiero che era innocente.
Draco no.
Quello che lo sosteneva era il semplice orgoglio.
Lui era vivo. E non si sarebbe ridotto a vegetale, no. Lui era un
Malfoy. E i
Malfoy non sono soliti ad abbassarsi a quei livelli.
Il ragazzo si scostò una ciocca di capelli umidicci dal
viso. I capelli biondi
e sporchi avevano preso l’abitudine di cadergli sullo
sguardo, non essendo più
mantenuti.
Appoggiò la nuca alla pietra della sua cella e
sospirò. Una nuvoletta di
condensa gli uscì dalle labbra per poi dissolversi.
Il silenzio della sua presenza invase il corridoio.
Poi qualcos’altro. Rumori. Tacchi a spillo che ticchettavano
sulla pietra. Da
tanto non sentiva quel rumore, che rappresentava le donne in generale.
Il biondo tese le orecchie, in ascolto.
Una figura si materializzò improvvisamente davanti alla sua
cella e Draco si
alzò con tale rapidità che sembrava che se lo
fosse aspettato.
La figura era alta e slanciata, avvolta in un nero mantello. La sola
presenza
di quell’estraneo misterioso, baciato dal chiarore di luna,
fece fremere Draco
Malfoy. Paura. E in seguito ribrezzo per averla provata.
“sera, Malfoy.”
Una donna. Aveva una voce strana. Le note delle sue corde vocali
sembravano
vibrare e riecheggiare.
“Sera. Posso sapere da chi ho l’onore di essere
minacciato?” chiese beffardo il
mago, notando la punta della bacchetta che affiorava dalla scura
mantella e gli
puntava al cuore. Aveva indossato ancora la sua maschera.
La donna sorrise.
“chiamami Porzia, Malfoy.”
“bene, Porzia. Dimmi ciò che vuoi e poi vattene.
Sono molto impegnato, non
vedi?” sorrise sarcastico Malfoy, in un ringhio. I suoi occhi
argentei
scintillarono di sfida e superiorità.
Proprio come lei glielo aveva descritto,
pensò Porzia.
Ogni suoi gesto pronunciava sfida e altezzosità. I suoi
movimento erano agili e
fluidi come se il ragazzo fosse un serpente, ma sembravano tutti
calcolati.
Il suo sguardo era di ghiaccio. Impenetrabile e impassibile.
Era rovinato, il bel rampollo dei Malfoy. Sempre maledettamente
affascinante,
certo, ma non sembrava nemmeno lui dentro quegli stracci.
Il viso era sporco di sangue raggrumato, soprattutto sulla tempia. I
capelli
disordinati,sporchi, le vesti lacerate.
“allora, che vuoi?! Sei venuta a finirmi? Fai in fretta
però: non mi piace
attendere.”
La donna sorrise ancora e le sue mani andarono a togliersi il
cappuccio. Erano
strane, quelle mani. Liscie e pallide come quelle di un morto, ma belle
e
affusolate.
Quando il volto della donna venne scoperto, una chioma color della
notte le
ricadde sulle spalle e inquietanti occhi color del ghiaccio lo
fissarono.
“complimenti. Sei finita sulla lista delle tipe da
scoparmi.” commentò solo
Draco, anche se quello sguardo gli aveva messo i brividi come se fosse
stato lo
sguardo di un dissennatore.
Il sopraciglio della donna si innalzò, ma oltre a questo
rimase impassibile.
Tipico di Malfoy.
“un tempo le tue battute erano più
raffinate.”
“e tu come lo sai?” disse con una smorfia Draco.
“gliel’ho detto io.”
Quella voce.
Malfoy si girò lentamente e i suoi occhi scintillarono.
“Granger.”
Bella come un sole d’autunno. La ricordava proprio
com’era stata quando lo
aveva fatto rinchiudere ad Azkaban.
Bella ma seria e pallida.
I suoi occhi proclamavano segretamente tensione ed erano malinconici,
stranamente vitrei. Le guance erano ceree, la mascella contratta.
I riccioli scuri le ricadevano sul viso in delicate onde ebano e le
labbra
carnose erano serrate.
Il viso era come lo era sempre stato: innocente e trasudante
d’onestà, ma
leggermente più maturo e se possibile ancor più
saggio.
“ciao.” proferì, in modo
quasi…timido?!
“che cazzo ci fai qui, Granger?!”
l’aggredì Malfoy, sbattendo le sbarre della
sua cella.
Non per cattiveria, ma per stimolarla.
Non sopportava di vederla timida o indifesa.
Lei era Hermione Granger…era una fiera grifondoro, una
combattiva Auror e tale
doveva essere.
E infatti la sua reazione aggressiva e brusca le riportarono il suo
meraviglioso scintillio fiero e combattivo negli occhi.
“Ti sto liberando.” replicò, freddamente.
“perché? Sei tu che mi hai sbattuto in questa
topaia.”
La donna tremò di rabbia e gli occhi le si fecero umidi. Poi
parve riprendere
il controllo.
“Non farmi domande.” sussurrò e gli
voltò le spalle in uno svolazzo di
mantello. Rivolse il suo sguardo a Porzia.
“lascio a te l’onore di liberarlo.”
“certo, Hermione.”
Draco la fissò con insistenza, ammutolito della sua
reazione. Non la conosceva
cosi bene come credeva. E ora che era cosi diversa non la conosceva
affatto.
“perché non dovrei fartene?” chiese, con
rabbia. Hermione si fermò. Si voltò e
lo fissò con sguardo cosi penetrante che per un folle
istante Draco Lucius
Malfoy rimase impietrito.
“perché potrei risponderti.”
sussurrò, assottigliando lo sguardo. E fissò la
strana Porzia, come a dirgli qualcosa, qualcosa che la donna
capì al volo.
Scattò in avanti e posò una mano sulle celle.
Striature rosse le solcarono le iridi, rendendola spaventosa nella sua
pericolosa bellezza. Le vene delle mani si gonfiarono in modo
impressionante.
Lo sguardo le si fece selvaggio e la pupilla divenne una fessura
verticale.
Draco arretrò di un passo.
La cella si sciolse in polvere e il bel ragazzo la fissò
stupefatto.
“è una Arcana.” spiegò
Hermione.
“capisco.” fece Draco, riuscendo ora a immaginare
come le due erano riuscite a
passare ad Azkaban illese e a sconfiggere i Dissennatori.
“quindi ci ripenso:
niente sesso con te.”
Porzia sorrise, sarcastica.
“direi di no. Anche perché sono parente
tua.”
Draco Malfoy inarcò un sopraciglio, sorpreso e dubbioso.
“Porzia Lestrange. Figlia di Bellatrix.” disse la
ragazza.
“cosa?!” fece Draco, stupendosi ancora di
più. I suoi tempi ad Azkaban erano
stati troppo lunghi.
“proprio io.”
“Bellatrix ha avuto una figlia?!”
“…che la uccisa.” replicò
Porzia e il suo sorriso svanì, per lasciare posto ad
uno sguardo di ghiaccio. “e prima che tu possa farmi la
morale, no: non ho
rimpianti di aver ucciso mia madre.”
Draco ghignò di nuovo, con cupa ironia.
“non sono la persona più adatta per fare la
morale. Vorrà dire che scoperò
Le regalò uno sguardo carico di sfida e disprezzo.
Fallo Hermione. Arrabbiati. Da troppo tempo non sento le tue
risposte
offese, la tua saggezza, la tua rabbia. Mi manca
l’emozionarmi al tuo sguardo
caparbio, pieno di onestà e senso di giustizia.
Invece, l’unica cosa che Hermione fece fu guardarlo con gelo
e afferrargli il
polso.
“vieni con me.” ringhiò, trascinandolo
in una stanza lontana da Porzia.
“ci metterai tanto?” le chiese
“dipende.” ringhiò Hermione, chiudendosi
dietro le spalle la nera porta di
mogano.
Nella stanza calò il silenzio. La donna si voltò
di scatto e sbattè Draco
contro il muro.
Lo fece con facilità: Azkaban doveva avergli tolto le forze,
oppure Draco si
era semplicemente lasciato spingere. Poco importava.
“smettila.” ringhiò Hermione, rabbiosa.
Draco notò che i suoi occhi erano
lucidi e le sue mani tremavano.
“di fare cosa, Mezzosangue?”
“di fare lo stronzo. Smettila una dannata
volta…non…non siamo più ad Hogwars!
Non devi dimostrare niente a nessuno! Io ti sto liberando e non so
neanche il
perché: non è questo il rispetto che mi devi
portare.”
“Mi riesce difficile mostrarti rispetto quando sei stata tu
ad incastrarmi!”
ringhiò Draco, alzando la voce.
Una piccola crepa nella maschera di plastica.
“io…era la cosa giusta da fare, Draco!”
replicò Hermione, alzando la voce.
“la cosa giusta da fare?! Ma cosa ne sai tu?! Chi cazzo ti
credi di essere per
poter stabilire ciò che è giusto o è
sbagliato?!!!!!”
Toni alti di voce. Altre piccole crepe.
“Di certo ne so qualcosa più di te!”
gridò Hermione, e solo allora Draco si
accorse che la giovane donna piangeva.
“Granger…che diavolo stai facendo?”
chiese, serio. La auror alzò lo sguardo.
“come?”
“mi liberi. Mi chiami per nome. Sembra che tu sia stata mia
amica da sempre,
quando sei solo una estranea…peggio, una nemica.”
Un lampo di disperazione invase le iridi nocciola della donna. Hermione
Jane
Granger abbassò immediatamente lo sguardo.
“ora capisco…” fece Draco,
assottigliando gli occhi. “la saggia, la onesta, la
pura Hermione Granger è corrosa dai dubbi di avere fatto
qualcosa di sbagliato,
imprigionandomi. È devastata dal tormento della colpa. Non
sopporti l’idea di
avere fatto questo…e speri che liberandomi il tuo peccato si
dissolva?”
Hermione tacque. Chi tace acconsente.
Era vero, in fondo. Draco Malfoy era effettivamente innocente, quel
giorno.
Non era insieme ai mangiamorte, si trovava solo nelle vicinanze. Non
stava
facendo nulla. Ma il marchio impressogli a fuoco e sangue sul braccio e
il nome
Malfoy furono delle prove più che sufficienti.
Era passato quasi un anno.
Un anno di sangue e rose annerite.
Di pazzia e tormento.
“hai pensato che la mia liberazione fosse una sorta di
passaporto per il
paradiso, mia cara santarellina? Troppo facile.”
“SMETTILA MALFOY BASTA!!” gridò
Hermione, furiosa come non la si era mai vista.
All’improvviso il ragazzo scattò in avanti,
pervaso da una rabbia selvaggia e
dimostrando una forza che aveva finto di non avere, e la
gettò malamente a
terra.
L’auror afferrò immediatamente la bacchetta e
gliela puntò al petto.
E Draco la vide.
La scintilla onesta e caparbia che aveva sempre avuto. Non era
scomparsa…solo
nascosta. E non sapeva il perché questo lo faceva sentire
bene.
Come quando erano bambini.
Si accorse solo in quel momento che la sua mano era andata a sfiorarle
la
guancia e che Hermione era sussultata al contatto freddo.
Un'altra crepa.
Qualcos’altro vide oltre a quel suo fottuto senso di
giustizia. Qualcosa che
gli fece fremere il cuore e l’anima. E che lo
spaventò.
“non farlo, Hermione.” disse con voce roca al
freddo, e si rese conto solo dopo
che aveva usato il suo nome. “i serpeverdi
deludono.”
“tu non sai niente di me.” ringhiò
Hermione all’improvviso, schiaffeggiando la
mano.
Si voltò di scatto, non sopportando quei occhi di ghiaccio
che erano come
tizzoni ardenti sulla sua pelle diafana.
“tutte quelle settimane a pensare e a
tormentarmi…tutte quelle volte che mi
sono sentita uno schifo…tutte quelle volte che mi ripetevo
che era solo il
senso di colpa a non darmi pace, e non qualcos’altro di
più profondo…”
La sua voce tremava. Lacrime di rugiada solcarono le sue guance
vellutate come
petali di rosa.
“Ho scoperto di amarti, Draco Malfoy. E’
l’unica ragione per cui ti ho
salvato…può suonare
strano…ma…ti amo, fottuto bastardo.”
Malfoy ne rimase impietrito.
Uccidila adesso Draco. È così da sempre,
ciò che ti spaventa eliminalo.
Cancella tutta questa storia. L’arcana è di la,
l’hai in pugno. E’ solo
questione di un attimo….
La sua mano si portò istintivamente alla bacchetta e gliela
puntò sul petto.
Hermione lo guardò con sguardo disperato.
Occhi profondi e malinconici, ma che tradivano fiducia. Fiducia in lui.
Occhi innamorati e che imploravano.
Quando cambia la vita di un uomo? Quanto sottile può essere
il confine tra bene
e male?
Una semplice scelta può cambiare le nostre azioni per sempre?
In quella maledetta prigione immorale vi era la vita di Draco Malfoy.
Il
passato e il futuro. Stava lui scegliere a quale aggrapparsi.
E la sua bacchetta si abbassò dal seno della ragazza,
puntando a terra.
Una crepa più profonda di qualsiasi altra, nella
maschera.
“Cazzo Hermione…io non sono fatto per
amare…non lo so fare…”
biascicò,
inginocchiandosi davanti a lei.
Eppure…quella sua gioia nel vedere la scintilla combattiva
negli occhi profondi
della donna… il suo fremere continuo alla sola vista di
Hermione Jane Granger…
La strega gli prese le guance, e il suo respiro sfiorò
quello di Malfoy.
“ti prego allora di imparare.”
Chissene frega di tutto. Un principe può fare quel che
vuole, non quel che ci
si aspetta.
“allora insegnamelo.”
Draco Lucius Malfoy prese il viso di Hermione e le sfiorò la
bocca con la sua.
La maschera si ruppe in mille pezzi, per mai più
ricomporsi.
Le labbra di Hermione erano dolci e vellutate, morbide e tiepide, cosi
diverse
dalle sue labbra insanguinate e fredde.
Quando si staccarono da quel bacio, gli occhi di lei urlavano stupore,
gli
occhi di lui urlavano qualcosa che mai avrebbe creduto di poter
possedere anche
lui, un qualcosa che avevano solo i ricconi.
Ma non era di denaro quello di cui erano ricchi.
Recensite! Potete dire tutto quello che volete