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Autore: _Astrea7469_    12/10/2013    6 recensioni
"Parlare di scuola in una storia è la cosa più banale e stereotipata di questo mondo.
Non offre nessun apporto all'originalità, lascia la fantasia in una posa stagna fatta di cliché e di situazioni poco veritiere, porta avanti luoghi comuni che fanno più male che bene.
Qualsiasi storia sia incentrata sul rapporto tra adolescenti e scuola è il più alto affronto alla letteratura.
Quindi, questa storia, sarà incentrata sulla scuola."
**** Dall'autrice (cioè io) di "Vacanze estive 2013...e che il cielo ce la mandi buona", tornano i protagonisti Carota, Cesso, Buscofen, 2P, Quark e Velluto per nuove avventure ricche di nuove situazioni e nuovi personaggi...e tante altre cose magari anche meno nuove.
Spero che tutto ciò possa appassionare qualcuno e...sì, dalla regia mi informano che lasciare recensioni è cosa buona e giusta e che non è alla base della perdita di capelli.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa

Parlare di scuola in una storia è la cosa più banale e stereotipata di questo mondo.

Non offre nessun apporto all'originalità, lascia la fantasia in una posa stagna fatta di cliché e di situazioni poco veritiere, porta avanti luoghi comuni che fanno più male che bene.

Qualsiasi storia sia incentrata sul rapporto tra adolescenti e scuola è il più alto affronto alla letteratura.

Quindi, questa storia, sarà incentrata sulla scuola.

Perché, vi domanderete, se prima ho tirato fuori una sparata colossale contro questo fenotipo letterario? Perché queste sono le mie memorie e io non posso ricordare qualcosa che escluda il mio periodo liceale.

Dato certo e provato.

Credo di aver subito un eccessivamente alto numero di traumi cranici che fanno in modo di rendere la mia memoria come un colabrodo: un attimo prima mi spunta il mio primo dentino e l'attimo dopo prendo il mio primo 6 in storia. Gravi traumi, dunque.

Ad ogni modo, anche se la mia stessa mente non mi imponesse questa scelta, avrei scelto comunque di parlare della mia carriera liceale. Della mia carriera del IV anno di liceo.

Quando sarò morto, infatti, altro non voglio che i miei figli, i miei nipoti ed i miei posteri tutti conoscano ciò che è accaduto in questo anno.

Devono sapere cosa ha significato, per me, il trauma di dover affrontare attacchi improvvisi di...mh...avete capito cosa, mentre i bagni erano intasati; cosa ha significato dover correre sulle scale e rischiare la propria vita per non finire di banco col tipo puzzone e non beccare il posto, negli spogliatoi, pregno del sudore di qualche milite ignoto; che valore ha avuto, per me, il condividere i moti d'ira col ripetente Buscofen, le cazzate sparate durante le ore di religione con 2P, il fingersi geniali solo per prendere per culo il cervellone Quark; cosa ha significato avere sempre una spalla su cui piangere e un rotolo di carta igienica riservata dal proprio migliore amico Cesso e avere qualcuno che era sempre pronto a farti capire che la fortuna esiste, ma non si abbina al tuo karma, come faceva immancabilmente Velluto.

Voglio che conoscano la strizza prima dei compiti di matematica e il corri-cori prima delle versioni di latino, le improvvisazioni alle interrogazioni di filosofia e le ore di sonno recuperate con l'ora di religione. L'accalappiarsi i favori del secchione di turno, il dover ammutolire la propria miglire amica piantagrane e il dover fuggire dai fan club dei propri amici, sempre più cessi di te, ma sempre più corteggiati di te.

Il dover mentire spudoratamente di fronte ad una preside, il falsificare giustifiche ed il piangere come piccini frignoni per non far chiamare i propri genitori e farli venire a conoscenza del fatto che il giorno tot si ha fatto filone per una mattinata spesa a beneficio del mega torneo di calcio balilla, irrimediabilmente perso e per cui si è finiti col baciare la donna baffuta del bar.

E, cosa ancora più importante, voglio che sappiano chi ero io...quando ero un adolescente conosciuto col nome di Carota, con il più acuto spirito melodrammatico di sempre, che passava le proprie giornate a lagnarsi di tutto e di tutti.

Quello che credeva che le cose sarebbero solo peggiorate, quello che credeva che presto sarebbe finito ammazzato da un branco di amazzoni particolarmente incazzate con lui, per cose di cui ignorava l'esistenza, ma che avevano stretta correlazione con i propri migliori amici.

Questo ero io.

Un cretino. Un cretino privo di qualsivoglia forma di preveggenza.

E, nonostante ciò che è lecito pensare, voglio che il mondo mi ricordi così: piccolo, stupido, lacrimoso, circondato da amici pedanti e filo-criminali, privo di un vero e proprio sogno e desideroso solo di un miraggio di pace.

Voglio che queste siano le mie più vere memorie: le memorie di un cretino.

Ma sì, diciamo pure le memorie di un cretino perbene.

 

Parte I: introduzione

-Carota, stai facendo tardi a scuola-. Ok, ignoriamo il fatto che è assolutamente e irremovibilmente innaturale che una madre ti chiami col soprannome cazzone che ti hanno attribuito i tuoi amici, ma...no, cioè, vogliamo fare un minuto di silenzio per le sue considerazioni?

Carota stai facendo tardi.

Ma va là, cosa mi racconti mai. Non me n'ero mica reso conto che stavo facendo tardi, mentre facevo colazione rammentando i calzini bucati, mentre la sveglia, con la sua solita pacatezza, segnava l'ora per dirmi che sì, sono una cacca di struzzo spiaccicata nella Death Valley perché non sono neppure capace di rispettare un merdoso orario, e che cazzo...o mentre perdevo l'autobus, porco boia!

No, non me n'ero reso conto, avevo veramente bisogno di mia mamma che se ne venisse fuori con perle di saggezza che lascerebbero allibito persino Frate Indovino.

-Ma', lo so che è tardi!-

-E se lo sai, perchè continui a fare tardi?- E se tu sai che io sto facendo tardi, perché cazzo mi dai a parlare? Decido di non rispondere e di uscire di casa.

Facile a dirsi, difficile a farsi.

Piove.

Giusta analogia della giornata di oggi.

Non ho l'ombrello.

Giusto riassunto della mia preparazione mentale ed intellettuale nei confronti di ciò a cui vado incontro.

Devo fare un bel po' di chilometri a piedi.

Gran bel modo per far capire che da qui in poi si inizierà a sgobbare come ciuchi.

E' il mio primo giorno di scuola del mio IV anno di Liceo Scientifico.

E qui siamo fottuti.

 

Continua...

  
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