Hagalaz[1]
"تنتهي أغنية على شاطئ البحر
أو في قلوب أولئك الذين يستمعون؟ "2
أو في قلوب أولئك الذين يستمعون؟ "2
(Kahlil Gibran)
L’avevi riconosciuto?
Quel tuo cuore sfiancato e pulsante non avrebbe saputo dirlo.
Ai tuoi sensi, ottusi dal dolore e dalla stanchezza, era parsa appena un’eco vaga, il flebile sussurro di un corpo esangue, eppure era bastato a destarti.
Ma non vedevi nulla.
Sopra di te non c'era già più nulla se non il cielo: un cielo alto, non sereno ma pure infinitamente alto, con grigie nuvole che vi strisciavano sopra dolcemente[3].
Lo senti il grido, soldato?
La pioggia cade: lava via il sangue, il dolore, la guerra.
Hüljatu, il mercenario, lo schiavo, non c’è più.
Omaggia, re, Kalì, l’uomo libero.
Note dell’Autore
Non so se quanto scritto sopra sia riuscito a trasmettere quanto in realtà volevo comunicare. È la mia prima drabble. L’intera narrazione nasce dalla volontà di raccontare del coraggio e della caparbietà di eroi, di uomini che scelgono la via del sangue per prendere qualcosa che forse vale ancora più della propria vita: la libertà. Diciamo che è una libera interpretazione in chiave fantastica delle guerre Greco – Persiane. Se v’interessa, vi consiglio caldamente di leggere i frammenti della poeta Simonide: non ve ne pentirete affatto.
Se qualche passaggio è poco chiaro siate liberi di domandare, anche schiettamente: sarò felice di sanare i vostri dubbi.