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Autore: Mia4ever_TheBest    12/10/2013    2 recensioni
Molti si chiedono quale sia la risposta alla domanda più antica dell’universo, che non deve essere mai nominata né menzionata se si vuole sopravvivere ala fardello della sua verità: “Dottore chi?”
Ma nessuno si chiede quale possa essere la sua fine, la fine che all’ultimo Signore del Tempo non è mai piaciuta. Se non mettere un punto dopo Trenzalore.
Ebbene, qui, quella risposta così vaga, non terminerà con quel punto, ma continuerà anche dopo la sua Ultima Battaglia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa, TARDIS
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Il dolore lancinante che li proveniva dal petto lo indeboliva sempre di più. Ogni minuto, ogni secondo che passava. I suoi compagni, i suoi soldati, avevano combattuto con valore. Ed erano morti nella speranza di poter vincere, di poter sopravvivere alla battaglia, ma con la speranza viva sino all’ultimo battito dei loro cuori.  Fino alla fine. Anche lui aveva combattuto.
Questa. L’Ultima Battaglia nella storia dell’universo. La sua Ultima Battaglia.
Ora era dentro la Tardis. La sua compagna più fedele. Si accasciò, steso sul pavimento, vicino alla consolle, in preda al delirio che gli struggeva il corpo dentro, ma che non usciva fuori nemmeno con un flebile lamento. Perso a fissare il soffitto. Perso, in qualcosa che non riusciva a comprendere, ma che sapeva stava per accadere. Aveva paura.
 
-Trenzalore- Lo aveva sempre saputo. E aveva invidiato la speranza rimasta fino all’ultimo nei cuori dei suoi soldati. Lui non aveva potuto fare altro che combattere con il finto presupposto di tutto ciò. -Lui sarebbe sopravvissuto. Come sempre accadeva d’altronde-  Ricordava la battaglia. Ogni singolo istante. E lui in testa al suo esercito.

Il guerriero che era in lui si era ridestato. Non mostrò alcuna pietà. Era solo lui, i suoi compagni e la missione da portare a termine.

Correva, correva, sentiva il fiato uscire esasperato dalle narici e i polmoni che si riempivano e si svuotavano senza controllo. Scappava dalla Morte che era appena qualche passo dietro di lui.

Correva, correva a fianco dei suoi compagni sempre fedeli, che avevano creduto in lui, affidandosi  completamente nelle sue mani.

Proiettili vaganti lo sfioravano. Procuravano graffi che gli sfiguravano il viso temprato dalla lotta. Ma i suoi cuori continuavano a battere. Mentre correva colpivano i tuoi compagni. E li vedeva cadere. Uno ad uno.
Li vide. I loro occhi chiudersi per sempre su questo mondo. I loro cuori battere per l’ultima volta. Altri si dissolvevano semplicemente, come non fossero mai esistiti.
 
Un urlo di dolore riempì l’atrio della Tardis. -Tutta colpa sua-
Questa rispose, dilaniata dal dolore del suo ladro. I ricordi non smettevano di scorrere.
 
Per la prima volta nella sua vita di voltò indietro. La missione era completata. L’universo era stato salvato. Di nuovo. Fissò il suo nemico negli occhi. Non c’era più nessuno. Nessun sopravvissuto. Solo lui. Il suo compito era terminato. Non c’era più bisogno di lui.
“Eccomi, prendimi”.
Un lampo argenteo fendette l’aria e lo colpì in pieno petto. Il suo respiro affannato divenne irregolare. Il dolore si diffuse e fece sussultare i suoi due cuori. Sarebbe morto lì, ricordato da coloro che non erano più in quel mondo . Soffrendo, come era giusto che fosse. Lontano dalla sua Tardis.
Poi, invece, un rumore gli riempì le orecchie. Il rumore più bello e antico dell’universo.
Eccola lì, di fronte a lui. Come aveva potuto dubitare di lei?
 “Non ti stancherai mai di me, vero?”

-Ma ora stava arrivando-
Ora era immobile. E Lei stava arrivando a reclamare quel figlio che gli era sempre sfuggito. Era sempre stato bravo a scappare da Lei. Quindi non si era mai preoccupato di immaginare cosa c’era dopo. La sua mente troppo razionale non ci aveva mai creduto. Non poteva esistere redenzione per gli individui in grado di ingannare la Morte, attraverso la rigenerazione. Non poteva esistere un paradiso per i Signori del Tempo. Al massimo, c’era un Inferno ad aspettarlo, per tutte le vite strappate di cui era responsabile. Tuttavia, era l’unico pensiero, che riuscisse ad avere un senso in quel momento. Lo immaginava come un posto buio, dove c’era il nulla. Una piacevole stanchezza cominciò a impossessarsi delle sue membra. Il suo corpo cominciò a traboccare un ‘energia dorata, partendo dalle mani. Era incredibile come la sua natura da Signore del Tempo volesse continuare quel gioco.

“No,basta. Non più” sussurrò.
 
E fu allora che comprese la parola “fine”, che non gli era mai piaciuta.
Quella era una prima volta. Ma non una qualunque. Si chiese anche come fosse morire, dato che non lo sapeva. Aveva visto i suoi compagni, la sua famiglia, morire nella Grande Guerra del Tempo. Li aveva visti dissolversi. Anche loro come mai esistiti. Sarebbe stato così anche per lui? L’universo lo avrebbe ripagato così di tutte le volte che lo aveva salvato?
 
Quella era l’ultima delle sue prime volte. Ce ne erano state tante di prime volte nella sua vita. Troppo lunga.
Ma quella era la più speciale, poiché non ricordava nemmeno più la sua prima di tutte le prime volte che aveva vissuto.
Aveva sempre visto passato, presente e futuro e come tutto ciò avrebbe potuto essere in ogni universo e mondo che aveva visitato  e per ogni persona che aveva incontrato. Era stanco. La sua natura aveva evitato di farlo impazzire. Ma ora Lei era lì sull’uscio, ad aspettare che lui le aprisse la porta: la maledizione più grande di tutte sapere e decidere quando e come morire.
Fu allora che decise. Il vento impetuoso spalancò le porte.
 
Improvvisamente il dolore scomparve, come non vi fosse mai stato. Sorrise. Chiuse gli occhi.
Per l’ultima delle sue ultime volte.
Una lacrima gli scese sulla guancia.
 
E l’Universo con lui.
 
-O-
 
Si risvegliò, anzi aprì gli occhi come avesse appena sbattuto le palpebre.  E vide. Non poteva credere a quella vista. Non c’era nessun nulla, nessun vuoto.  Si trovava in quello che doveva essere un campo di grano, senza fine. Quello non era, però, un semplice campo dorato, ma dell’arancione più intenso che avesse mai visto.  Dell’arancione che da tempo immemorabile non vedeva e che aveva osato non ricordare più. Poi ogni cosa impossibile, divenne ad un tratto possibile e si guardò intorno.
-No, non poteva essere. Quello poteva essere solo un mondo creato dalla sua ultima traccia psichica vivente-. Ma lui era morto, lo sentiva. Strano dirlo nel suo caso.
Camminò e sentì le spighe accarezzargli i palmi. Erano vere. Il suo udito percepì il rumore dell’acqua che scorreva, lontana. Il suo olfatto allertava un’esplosione di odori, tra cui quello di rose. Era tutto così reale.
 
Poi sentì sussurri, gorgoglii, richiami di voci. D’un tratto queste cominciarono a sincronizzarsi tra di loro. Sembravano incitare. –Corri-
Dapprima in maniera confusa –Corri-
Poi più chiaramente-Corri!- E capì che erano rivolte verso di lui. Non ci fu bisogno di imporre alle gambe quell’ordine. Quelle voci portavano a qualcosa. E lui aveva corso tutta la vita.
-Allora anche in paradiso si corre-
 
Poi quelle voci si materializzarono, qualche metro davanti a lui. Non ci poteva credere di nuovo. Gli mancò il fiato, eppure la corsa non lo aveva diminuito. Quello era il paradiso e l’inferno allo stesso tempo, allora.
La sua gente, tutti i Signori del Tempo che aveva visto combattere e morire prima di rubare la sua adorata Tardis, nel suo ultimo giorno della Guerra del Tempo, abbattuti senza pietà dalle mani intrise di odio dei Dalek. E dalle sue. Erano tutti di fronte a lui. Anche Rassilon, il Maestro e la sua famiglia.
E i suoi figli. Ebbe l’impulso di correre ad abbracciarli. Ma Rassilon lo fermò.
 
“Dottore” disse in tono pacato “Ultimo Figlio scellerato di Gallifrey e dei Signori del Tempo, ti stavamo aspettando”. Anche lui e tutti gli altri sembravano reali. Ma non ci fece caso.
“Cos’è questo posto?” chiese.
“Come, non te ne sei accorto? È il paradiso, Dottore” disse il capo dei Signori del Tempo. Gli altri sembravano annuire ma non dissero nulla, né interferirono.
Non poteva credere di essere in un posto che non esisteva. Ma giusto, lui era morto. Era stato lui a decidere, ma non riusciva ancora ad abituarsi all’idea.
“Sono stato per molto tempo con gli umani, Rassilon. Razza magnifica ed intelligente, forse più della nostra specie. Ma sai benissimo che la rigenerazione è l’unico modo per sopravvivere alla morte. Questo non può essere il paradiso, o aldilà o come preferisci definirlo. Non esiste paradiso per i Signori del Tempo.
È creato a mia immagine, secondo la mia linea temporale e la mia storia. Tu, voi, siete solo degli ologrammi presi dalla mia testa.” E indicò gli altri che intervenivano solo al cenno del patriarca.
 
“Oh Dottore, tu non ti spegni mai, neanche quando muori sul serio? Posso accettare la tua teoria ma non completamente; Noi siamo copie delle nostre anime, è vero, bloccate nell’ultimo giorno della Guerra del Tempo, per colpa tua, ma siamo stati salvati qui, come tutti coloro che sono nati dall’inizio della storia dell’universo, del resto. Bloccati là, dal nostro Distruttore e bloccati qui in attesa del nostro Salvatore.
Hanno chiamato questo mondo in vari modi: nulla, come nel tuo caso, paradiso, inferno, il giudizio finale, campi elisi e l ‘hanno inserito in molte leggende vedendolo come l’eternità. In realtà questo è solo un mondo di stasi, in attesa, che non potrà essere sbloccato senza la giusta chiave.”
“E quale sarebbe questa chiave?” chiese con tono profondo il Dottore.
 
Tu, Dottore” Stavolta a farsi avanti fu il Maestro. Il Dottore si fece cupo e lo guardò negli occhi.
“Ti sei mai chiesto il perché tutto convergesse su di te? Di come ogni tua decisione segnasse il destino di persona o mondo che incontravi?” fece in tono fiero.
“Allora perché io!” chiese esasperato indicandosi il petto. “Ho visto cose che non dovevo vedere, ho sofferto come nessun altro uomo, sarei dovuto morire con voi!”. Osservò sua moglie e i suoi figli.
“Così non è stato, Dottore” disse il Maestro, molto calmo “La tua Salvezza era un punto fisso sin dall’inizio. L’universo è iniziato con i Signori del Tempo e con un Signore del Tempo è finito”.
“Parli di salvezza? Quale Salvezza! Io sono stato un errore sin dal momento della scomparsa del nostro pianeta!” Una lieve brezza cominciò ad elevarsi, di provenienza sconosciuta.
“Questo mondo è la tua Salvezza. È stato creato per te. Noi siamo l’inizio. Dietro di noi ci sono tutte le persone che hanno vissuto a partire da noi, nell’universo che è appena morto con te, Dottore. Le generazioni future, una dopo l’altra, insieme. Tu sei la fine. E con te il cerchio si chiude”.
 
“Dunque sarebbe questa la mia salvezza? Guardarvi per l’eternità in faccia, uno ad uno, ricordandomi di essere stato il responsabile della vostra morte?”.
“No, Dottore. Non sarà questo. Tu sei la fine di questo universo. E il nuovo inizio per un altro.
Tu sei la possibilità di riscrivere un'altra storia, altre vite, altri amori e odi.”
 
“Cosa mi garantisce che non sarà più come è stato fino ad ora? Che quando il nuovo universo terminerà io non sarò di nuovo qui davanti a voi, sotto il vostro giudizio, per far parte di un disegno infinito maledetto? Che quando tutto inizierà e io non ricorderò più nulla, rinascerò in un mondo dove non dovrò assisterne alla sua scomparsa e allo sterminio totale della mia gente, per causa mia, obbligato tra il scegliere loro o l’intero universo?” fece impassibile il Dottore. Il vento si fece insistente.
 
Noi, Dottore” Il Maestro allargò le braccia come volesse abbracciare il mondo.
“Ti stavamo aspettando. Tutti”. Sorrise. Volse le mani al cielo dorato. Gli altri seguirono il suo esempio.
 “Non può esistere l’Universo senza il Dottore” I loro occhi brillarono di una luce più intensa.
 
Poi il Maestro volse nuovamente lo sguardo a lui.
“Questa è la tua Salvezza, dall’Universo, per te.”
 
Il vento spazzò via tutto e tutti di quel paradiso a cui il Dottore non aveva mai creduto.
Poi si fece tutto bianco e nero, nulla e tutto, silenzio e melodia allo stesso tempo.
Là da qualche parte, dal grembo di un posto indefinito e delocalizzato di un universo non ancora nato, la flebile luce di un piccolo puntino, pulsava.
 
-Pulsava di nuova vita-
 
Angolo dell’autrice: Ciao ragazzi, o meglio lettori!  :)
Ringrazio tutti coloro che sani e salvi sono arrivati a leggere queste ultime note finali, anche quelli che solo per curiosità sono capitati qui ma vedendo la papiriforme lunghezza della mia storia hanno deciso di aver pietà di me, arrivando fin qui a leggere almeno le mie note d’autore.. Bhè, non mi piace dire alla gente cosa deve o non deve fare, ma sarei molto contenta se qualcuno di voi si offrisse volontario per dire la sua..mi son dimenticata di dire che i personaggi sono leggermente OOC.
Ci si tardisizza :)
MiaXD
  
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