Childish
«No, Jared, ti prego!»
La piazzola a quell’ora era deserta, circondata da un gruppo di
case dalle imposte chiuse. La luna faceva capolino tra le nuvole riflettendosi
sull’asfalto e confondendosi con la luce artificiale dei lampioni. Shannon era appena sceso dalla macchina, incredulo alla
proposta che il fratello gli aveva fatto. Il giorno dopo avrebbero avuto un
concerto e il batterista non attendeva alto che un po’ di meritato riposto
dopo le performance precedenti, ma Jared
l’aveva svegliato in piena notte bussando alla porta della sua camera.
«Ehi, Shan… che ne dici se facciamo un giro?»
Shannon
l’aveva guardato perplesso. «Ti si è fuso il cervello, per
caso? Domani abbiamo un concerto, dobbiamo essere al
meglio delle nostre forze e per farlo dovremmo dormire. Va’ a
letto.» Aveva fatto per chiudere la porta, ma Jared l’aveva bloccato.
«Andiamo, Shan… Staremo via una mezz’oretta e basta, te
lo giuro.»
Tra i due era piombato il silenzio
e il fratello maggiore aveva guardato l’altro
negli occhi.. Solo dopo qualche attimo, si era arreso lasciandosi andare ad un
rumoroso sospiro e dicendo: «D’accordo, Jay…
andiamo…»
Ed ora
era lì, in una piazzola alla periferia della città, davanti alla
cancellata di una casa abbandonata, cercando di persuadere Jared
dalle sue intenzioni. «Jay,
giuro che se non ci ripensi subito ti concerò talmente male che dovremo
rimandare il concerto. Ehi, mi hai sentito?»
Il fratello minore, per tutta
risposta, si mise a ridere e si voltò verso di lui. Era in piedi di
fronte alla cancellata, una mano già che afferrava una delle sbarre.
«Su, Shan… non avrai mica paura?»
«Non ho paura»,
rispose prontamente lui. «Sono solo seccato dal fatto che tu mi abbia
tirato giù dal letto per venire a fare una cosa stupida e assolutamente
pericolosa.»
Jared
scrollò le spalle. «Una volta non lo ritenevi così stupido
e pericoloso…»
Shannon
azzardò qualche passo verso di lui. «Una volta eravamo dei
bambini, Jay…», ribatté.
«Pensa se ci vedesse qualcuno… che
figura… in men che non si dica saremmo su tutti
i giornali.»
«Si fottano, i giornali…» Il cantante
afferrò con l’altra mano la sbarra accanto.
«Jared,
cazzo… torniamo in albergo, infiliamoci il
pigiama e dormiamo sonni tranquilli…», cercò ancora di
persuaderlo Shannon. Niente da fare.
«Dimentichi che dormo
nudo, fratellone!» Con un balzo, Jared salì su una sbarra orizzontale con entrambi i
piedi e cominciò a scavalcare le cancellata.
«Jay!»
Il fratello gli corse incontro per tentare di
fermarlo, ma quando raggiunse la cancellata, Jared si
trovava già a cavalcioni di quest’ultima. «Santo iddio,
Jay, appena scendi ti ammazzo!»
«Prima devi scavalcare
anche tu il cancello!», replicò Jared
con un grande sorriso raggiante.
Shan scosse
la testa. Suo fratello in quel momento era così infantile, gli ricordava
il bambino magro e smilzo che scavalcava la siepe ogni qualvolta la palla
finiva nel giardino del vicino, che quando si faceva
male sorrideva e provava ad arrampicarsi ancora. Quei ricordi non erano poi
così distanti nella sua memoria e a quanto pare
nemmeno nella memoria di Jared. «Dai, Jay, non sei più un ragazzino… rischi
seriamente di farti male…»
«Ehi,
non offendere… ho appena trentasei anni, non sono ancora vecchio. Ah, ti
ricordo che tu hai un anno in più di me, fratellone»
«Sei fottutamente
idiota, Jay…» Shannon
incrociò le braccia. «E ora scendi… se ti fai del male
parecchie fan avranno da ridire… e poi non verrai
più candidato tra i cento uomini più sexy del mondo.»
Jared si
portò una mano dietro l’orecchio. «Come? Non sento!»,
finse e si mise a ridere.
«Guarda che chiamo la polizia», cercò di minacciarlo il
fratello maggiore, ma l’altro scosse nuovamente la testa, irremovibile.
«Sì, certo… così finiremo veramente sul giornale»
Prima che Shannon potesse parlare ancora, Jared passò anche l’altra gamba sopra la
cancellata e, dopo qualche attimo di esitazione, si
gettò in avanti.
Il batterista sentì il
respiro mancargli, mentre al rallentatore vedeva il fratello compiere la
parabola discendente verso terra. Jared sembrò
atterrare saldamente sulle gambe, ma, prima che Shan
potesse tirare un sospiro di sollievo, barcollò
in avanti e con un gemito sommesso cadde disteso sull’erba incolta del
giardino.
Shannon rimase
pietrificato, le mani stretta ancora attorno alle
sbarre del cancello. «Jared, tutto okay?» Silenzio. Il fratello non si mosse.
«Jared?
Jared? Va tutto bene?», ripeté. Sentiva
il respiro faticoso e le gambe tremargli come se non avessero consistenza.
«Jared, non è per niente divertente! Piantala!» Ma l’altro non si mosse.
«Cazzo,
Jared!» Shannon
guardò verso l’alto: la cancellata non doveva essere più
alta di tre metri. Esitò guardando ancora Jared immobile per terra, poi prese ad arrampicarsi. Non
era mai stato bravo quanto il fratello e nei caldi pomeriggi a casa aveva
sempre preferito giochi a suo dire “meno pericolosi”. A volte gli
venivano i brividi quando il fratello, come al solito
fuori di testa, si arrampicava da qualche parte – era anche successo ad
un concerto, preso dalla foga delle canzoni - e più volte aveva rischiato di
rompersi il collo. Ma mai, mai aveva rinunciato alle
sue arrampicate, nonostante i ripetuti rimproveri di Shannon.
“Passi il buttarti come un sacco di patate sul pubblico, passi lo
spaccare le chitarre, passi fare l’idiota e correre come un forsennato
per il palco, ma la prossima volta che ti arrampichi sull’impalcatura,
sul serio, sarò io ad ucciderti.”
Shannon
raggiunse la sommità del cancello e, scavalcatola, a differenza del
fratello, scese con cautela gettandosi solo quando si trovò ad un metro
da terra. Atterrò a piedi pari e, non appena ristabilito
l’equilibrio chinandosi in avanti, corse verso il fratello.
«Jared!»
Gli si inginocchiò accanto e, afferratolo per i
vestiti scuri, lo voltò verso l’alto. Jared
aveva gli occhi chiusi, in un’espressione completamente fredda e
immobile. Shannon prese a scuoterlo. «Jared? Jared? Porca miseria, Jared! Rispondi!» Si accorse che anche le mani
tremavano, segno della forte agitazione che s’era impadronita
di lui. «Oddio, Jared!»
Improvvisamente,
il volto del fratello si mosse impercettibilmente. Jared non riuscì a trattenersi e, spalancati gli
occhi, esplose in una risata fragorosa. «Ah, Shanny,
ci sei cascato!»
Shannon rimase
per un attimo spaesato. Non sapeva se tirare un sospiro di
sollievo o soffocare il fratello per averlo preso in giro. «Sei un
fottuto bastardo, Jay! Un fottuto bastardo!» E prese a
strattonarlo per il cappotto con entrambe le mani. «Sei forse
idiota? Volevi farmi prendere un colpo? Giuro che se lo fai di nuovo, ti
ammazzo e lo faccio sul serio!»
«Shan,
calmati!» disse Jared, senza smettere di
ridere. «Era solo un modo per farti scavalcare il cancello e a quanto pare ha funzionato!»
Shan rimase
a guardarlo, un’aria truce stampata sul suo volto. Poi, di colpo, pure
lui scoppiò a ridere. «Dannato attore da quattro soldi!»,
esclamò. «Sei un cretino, Jay! Sei una
pazza scimmia allucinata!»
Jared si
alzò aiutato dal fratello, scrollandosi i fili d’erba rimasti
attaccati al cappotto scuro. «Senza questa “pazza scimmia
allucinata” non sareste i Thirty Seconds to Mars!»,
ridacchiò.
Shannon gli
diede un pugno amichevole sulla spalla. «Falla finita!»,
esclamò. «Sei sempre il solito narcisista del cavolo, Jay.»
«Stavo
scherzando!» Il cantante sorrise. Poi, non
appena voltatosi verso la casa abbandonata, si fece improvvisamente serio.
«Ora non ci resta che entrare» E, a grandi passi, si diresse verso
la porta sverniciata dalla pioggia.
Shannon si
chiese che cosa passasse nella testa del fratello, ma scosse la testa rinunciandovi e lo seguì.