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Autore: De33y    13/10/2013    1 recensioni
Neal dopo aver perso se stesso per quella che ritiene una decisione sbagliata si ritrova a fare delle scelte difficili e a lottare per non compromettere ulteriormente la fiducia degli altri.
Questo racconto si svolge subito dopo il finale della quarta stagione e pertanto contiene numerosi e espliciti riferimenti all'episodio (leggasi spoiler).
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer: I personaggi e le ambientazioni presentati in questo racconto non mi appartengono, ma sono di proprietà di Jeff Eastin e USA Network. Questa storia è stata scritta per il puro intrattenimento dell'autrice e dei lettori, senza alcun fine di lucro e sarà rimossa qualora i detentori dei diritti ne facciano richiesta.

 

Note d'autore:

AVVERTENZA:Questo storia si apre direttamente dopo la chiusura della quarta stagione e pertanto contiene molti espliciti riferimenti al finale di stagione.

 

Lo scorso finale di stagione mi aveva lasciata talmente interdetta che ho dovuto iniziare a scrivere il proseguimento, quelli che leggerete sono secondo me gli eventi che potrebbero seguire. In origine doveva essere una long, ma poi non ho avuto modo e tempo di portarla avanti e ora non avrebbe nemmeno molto senso con l'inizio della nuova imminente. L'ho ritrovata stamani dopo molto tempo e ho deciso di condividere con voi il primo capitolo che è per certi versi autoconclusivo.

 

Ringrazio fin da ora tutti quelli che vorranno leggere e spero che troverete il tempo per lasciare un commento, sono aperta a tutti i vostri suggerimenti.

 

Buona lettura.

 

De33y

 

Neal rimase a fissare la porta ancora incredulo, lo aveva lasciato andar via.

Suo padre, l'uomo che aveva ammirato tanto da bambino e non solo da bambino. Aveva ingannato tutti, aveva ingannato lui. Suo padre era un assassino. Suo padre l'unica famiglia che gli era rimasta, lo stava abbandonando di nuovo, per non dover pagare il prezzo delle proprie azioni.

Peter sarebbe andato in prigione per le azioni di suo padre. Peter sarebbe andato in prigione perché lui non era riuscito a fermarlo. Lo stesso Peter che senza che lui se ne rendesse conto era diventato il suo modello da imitare, un amico che gli aveva insegnato quelle cose che suo padre non avrebbe mai potuto insegnargli.

Neal cadde in ginocchio. Si trascinò fino al mobile della cucina appoggiando la schiena e rannicchiando le gambe al petto.

Forse anche da piccolo aveva fatto la stessa cosa quando aveva scoperto che suo padre non c'era più, ma ormai non c'era più nessuno che potesse raccontarglielo...sua madre, Ellen e ora lui. Tutto quello che era Neal Caffrey o Neal Bennet, non esisteva più. Quel niente si stava trascinando dietro parte del suo presente, ma lui non era in grado di farci nulla.

Suo padre stava fuggendo via.

Peter era stato arrestato per le colpe di suo padre.

Sara era partita per l'Europa, anche lei portandosi dietro un pezzo di lui che pensava morto con Kate.

Il suo passato, il suo presente e il suo futuro stavano scomparendo dalla sua vita a poche ore di distanza uno dall'altro e di lui non rimaneva più niente, uno spettro senza un nome. Ma gli spettri possono influire ben poco sulla vita reale delle persone.

 

Qualcuno bussò alla porta, ma non gli interessava, quella porta era lontana anni luce da lui o forse era lui ad essere lontano dalla porta. Restò dov'era, avvicinando ancora di più le ginocchia al petto.

Stringendole in un abbraccio, come se avesse paura che anche il suo corpo potesse svanire da un momento all'altro.

 

Mozzie, stufo di aspettare che Neal aprisse, si fece strada da solo.

«Tutto liscio come l'olio.» annunciò sorridente mentre si voltava a chiudere la porta. «Dov'è James pensavo di trovarlo...» stava dicendo verso il tavolino quando si accorse che non c'era nessuno. I suoi occhi frugarono la stanza da dietro gli occhiali spessi e lo trovarono sul pavimento.

«Immagino che forse non è andata così bene.» disse più a sé stesso che all'amico.

Si avvicinò cautamente a Neal studiandone i lineamenti, la posizione raccolta, lo sguardo vuoto e la completa assenza di reazione.

«Neal» provò a richiamarlo alla realtà appoggiandogli delicatamente una mano sulla spalla.

«Neal cos'è successo?»

Il truffatore si voltò, lo osservò distrattamente e poi inghiottendo il nodo alla gola si voltò dall'altra parte mentre una lacrima iniziava a scendere.

«Mmmhh, mi sembra di capire che per ora non ti vada di parlarne. Allora facciamo così, mi siedo accanto a te, finché non vorrai raccontarmi tutto.»

«Ho rovinato tutto, Moz» sussurrò.

«Credo che dovrai elaborare un po' di più se vorrai liberarti di me.» ribadì, dandogli un paio di pacche affettuose sul braccio.

«Hanno arrestato Peter...è tutta colpa di James e io non sono riuscito a fermarlo, Moz. Non ci ho neanche provato.»

«Ogni separazione ci fa pregustare la morte, ogni riunione ci fa pregustare la vita.»*

«No, non questa volta. Non ci sarà alcuna riunione. James è un assassino, lo è sempre stato, ed io non l'ho fermato.»

«È anche tuo padre. Per tutto questo tempo non hai fatto altro che cercare di conoscerlo. Dice il saggio: Tutte le passioni ci fanno commettere errori, ma l'amore ci induce a fare i più ridicoli.»**

«Peter non può andare in prigione. Ha rischiato tutto per aiutarmi. Non posso abbandonarlo.» Neal rilassò un po' le gambe.

Il telefono di Neal squillò nella sua tasca. Sorpreso che fosse lì, il ragazzo prese l'apparecchio:

Diana.

Neal inghiottì di nuovo, non aveva il coraggio di affrontarla.

«Non ci sono riuscito, mi dispiace, mi dispiace, di a Peter che mi dispiace.» disse tutto d'un fiato.

«Neal, abbiamo un altro problema: la Callaway ti sta cercando per aggressione ed evasione. Se non ti consegni a breve aggiungerà complicità in evasione alle accuse di Peter. Neal,...-esitò un attimo- Peter aveva la tua cavigliera, nessun giudice lo assolverà se scappi. Non voglio mentirti, lei ti vuole rimandare dietro le sbarre.»

«O...ok. Ti chiamo io tra poco.»

Sembrava impossibile che a poche ore di distanza si trovasse a fare la stessa scelta che aveva fatto suo padre.

«Tutto bene?»

Si era completamente dimenticato della presenza di Mozzie, presenza per cui era grato.

Neal sollevò il pantalone mostrando l'assenza della cavigliera.

«Sei libero?» osservò il criminale in parte incredulo, in parte incuriosito.

«Dovevamo trovare un modo per portare Pratt via dal 51esimo piano e, per far funzionare il nostro piano, io dovevo raggiungere il ponte d'osservazione. La Callaway mi stava dando la caccia perché Pratt aveva denunciato me e James per aggressione, mi avrebbe arrestato se Peter non mi avesse trovato per primo. Lui mi ha bloccato in ascensore, ha tolto la cavigliera e se l'è messa per attirare la Callaway e Pratt e lasciarci spazio di manovra.»

«Quindi ora il distintivo ha la cavigliera?» concluse ancora più incredulo.

«Se non mi consegno lo accuseranno di complicità in evasione.» Spiegò Neal scoraggiato, in quel momento tutto il suo corpo sembrava troppo pesante per potersi muovere.

«Ma, se ti consegni, senza il distintivo a coprirti tornerai in prigione.-concluse Mozzie, poi dopo una pausa proseguì- Situazione spinosa, se sei fuori a cercare James, il distintivo finisce in carcere perché ti ha aiutato. Se te vai in carcere non trovi James e il distintivo finisce in carcere per l'omicidio commesso da tuo...da James.» Riepilogò ponderando la situazione.

«È per questo che dovrai trovarlo te.» esclamò Neal preso di nuovo dalla speranza.

«No, no, non mi piace dove stai andando a parare. Sai bene che ci sono persone fatte per stare sul palcoscenico ed altre fatte per stare dietro le quinte. Io non sono in grado.»

«Moz, sei l'unico che può farlo.- Lo fissò Neal, gli occhi blu che sembravano enormi, poi fu folgorato da un idea.- Avrai qualcuno che starà sul palcoscenico: Diana!»

«Lady distintivo? Giammai, bisogna guardarsi dalle autorità, non collaborarci insieme.» Si ritrasse Mozzie.

«Oppure puoi truffare l'autorità, convincendola che una determinata azione è nel proprio interesse, quando in realtà sta facendo il tuo. Se tu convinci Diana che state aiutando Peter, poi Peter aiuterà me, e quindi il risultato sarà tutto a nostro vantaggio.» Era un ragionamento un po' tirato, ma sapeva che era il modo più rapido per convincere Mozzie a collaborare.

«Neal, vuoi davvero consegnarti?»

«Non ho altra scelta, ma prima devo parlare con Elizabeth.»

 

* * *

 

«Ciao, tesoro! Dimenticato le chiavi?» chiese Elizabeth mentre andava a rispondere al campanello.

Quando vide Neal dall'altra parte della soglia, pensò che il suo cuore si sarebbe fermato in quell'istante.

«Peter, co...cos'è successo?» le parole uscirono poco più di un sussurro, le mancava la voce, le mancavano le forze. Neal l'afferro delicatamente per un braccio

«Peter sta bene- Neal fece una pausa e vide il colore tornare sul viso della donna -ma è nei guai. Volevo essere io il primo parlarti, senza che tu lo venissi a sapere da estranei o peggio ancora dal telegiornale.»

Elizabeth ritrovò un po' delle sue forze e si lasciò condurre da Neal al divano.

Neal le raccontò la storia dall'inizio e quando ebbe finito lei si offrì di aiutare nella ricerca di James.

 

* * *

 

Quando uscì dalla casa dei Burke, trovò Diana e Jones ad aspettarlo in macchina.

«Per quanto possa valere mi dispiace.» gli disse Clinton, mentre Diana si complimentò mestamente con lui per aver fatto la scelta giusta e gli promise che avrebbero trovato suo padre.

«Possiamo chiamarlo James, invece che riferirci a lui come mio padre?» La persona più vicina a un padre che abbia avuto in questi tempi è in prigione per colpa sua. Pensò.

Entrambe annuirono, comprendendo le sue ragioni.

«Sei pronto?» chiese Diana quando furono davanti all'ufficio della divisione White Collar.

Neal trasse un respiro profondo e raddrizzò le spalle, sapeva che avrebbero fatto tutto il possibile per tirare lui e Peter fuori di prigione.

«Andiamo! In fondo non è come se fosse la prima volta.» Cercò di alleggerire la tensione.

Neal entrò nell'ufficio, alla sua sinistra Diana e alla destra Jones.

Nell'istante in cui varcarono la porta, tutti si voltarono a guardarli, gli occhi puntati su Neal, qualcuno corse nella stanza degli interrogatori senza ombra di dubbio ad avvertire la Callaway.

La bionda, da recente responsabile della divisione, si affacciò dal soppalco visibilmente indispettita.

«Ha risposto immediatamente alla telefonata, lo abbiamo trovato nel suo appartamento e non ha opposto alcuna resistenza. Nessun tentativo di evasione.» Spiegò Diana con tono professionale.

«Ha violato i termini della libertà vigilata quando ha aggredito un senatore degli Stati Uniti, inoltre il suo responsabile è stato accusato di omicidio, se questa accusa verrà confermato potrebbe essere ancora peggio.» ribadì l'altra, tagliando spazio ad ogni forma di speranza.

Due uomini con la giacca dei Marshall si erano avvicinati a lei mentre parlava.

«I Marshall se ne occuperanno d'ora in avanti. Signor Caffrey, spero che mantenga il suo atteggiamento mansueto.»

Alla fine del suo discorso lei fece un segno e i due agenti andarono incontro a Neal.

«Sull'aggressione l'unica prova era la parola di Pratt ed ora è morto,-la voce impostata di Diana, suonava quasi come un gesto di sfida,- Caffrey non era a conoscenza delle azioni dell'agente Burke, fino a quando non glielo abbiamo detto noi e anche senza monitoraggio non ha tentato la fuga. Penso che si meriti delle attenuanti.» Diana cercò di suggerire mantenendo lo stesso tono.

«Le guardie del corpo hanno confermato la versione del senatore Pratt. Per quanto riguarda i fatti odierni, non sarei così certa dell'estraneità del signor Caffey agli avvenimenti odierni, al suo posto. Un certo Nick Halden oggi si è proposto a una donna di nome Sara Ellis sull'Empire State Building. Non devo certo essere io a dirvi che Nick Halden è un noto pseudonimo del signor Cafrey, dato che l'ha usato in molti dei casi a cui ha lavorato come consulente per l'FBI. Secondo il giudice ci sono abbastanza elementi per la custodia cautelare.» Obiettò la Callaway sventolando il mandato.

Neal ringraziò Diana a bassa voce per il tentativo prima di lasciarsi ammanettare dai Marshall, si chiese cosa sarebbe successo se fosse fuggito prima di arrivare al carcere, poi scacciò quel pensiero. Era troppo spaventato che qualsiasi cosa avesse fatto, avrebbero trovato il modo di farlo pesare su Peter.

 

* * *

 

«A quanto pare dobbiamo lasciar cadere le accuse di complicità in evasione.» Annunciò la Callaway tornando nella stanza degli interrogatori.

«Il signor Caffrey non ha tentato di scappare - Peter si lasciò sfuggire un sorriso, che sparì subito quando lei continuò - e ora i Marshall lo stanno riportando nel posto che gli spetta.» Peter impiegò un istante a capire cosa volesse dire.

«Per quale motivo?» chiese saltando su tutte le furie.

«Con quali accuse lo riportate in carcere?» chiese di nuovo, vedendo che la Callaway non reagiva.

«Le accuse del signor Caffrey non la riguardano.-ribatté secca la donna,- Ma sono sicura che anche lui avrà un'interessante spiegazione su come si è trovato senza cavigliera. A proposito, qual era la sua versione in meritò agente Burke?»

 

* * *

 

L'interrogatorio era andato avanti per quasi dodici ore, Peter era esausto, la Callaway usciva ad intervalli regolari, ma ogni volta lasciava nella stanza qualcuno a ripetere le solite domande per impedirgli di riposare. Era una tecnica ai limiti del regolamento, che lo aveva portato allo sfinimento, probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa al suo posto. Si ricordò di quando aveva interrogato Neal, anche quella volta fu estenuante, ma non aveva usato trucchi simili quando si era trovato davanti quel ragazzo che negava l'evidenza con la faccia di chi è completamente innocente. Da tutti gli anni in cui gli aveva dato la caccia, aveva imparato che sarebbe stato capace di abbindolare la maggior parte delle persone nell'ufficio. Ora che lo conosceva meglio, ne era ancora più certo. Quel giorno, non era riuscito a fargli confessare alcun reato per cui non avessero prove schiaccianti e sapeva che ora non sarebbe stato diverso. Nessuno avrebbe fatto confessare a Neal qualcosa sugli avvenimenti all'Empire State Building.

Mentre rispondeva alle domande, si era chiesto più volte cosa avrebbe fatto a posizioni invertite, se in quel momento si fosse trovato al posto della Callaway. Il sospettato di un'indagine appena sospesa morto, l'agente coinvolto nell'indagine: da solo, sul luogo del delitto, con l'arma del delitto in mano e tracce di polvere da sparo sulle mani. Erano prove schiaccianti, dannazione, era addirittura sorpreso che gli credessero Diana e Jones.

Poco prima di trasferirlo in carcere gli avevano concesso la sua telefonata, erano le 5 di mattina, ma era sicuro che El non avesse dormito quella notte. Sperò che non fosse sola, alla fine di quella notte aveva ancora le forze di sentirsi terribilmente in colpa per averla abbandonata.

«Pronto» nella voce di lei c'era stanchezza, una stanchezza terribile che rispecchiava quella che lui sentiva in quel momento, ma non importava perché appena sentì la voce di Elizabeth per la prima volta quella notte pensò che c'era ancora speranza.

«Ciao, tesoro» cercò di far sembrare la sua voce più energica e più sicura di quanto non si sentisse in realtà.

«C..Ciao, teso...tesoro» la sentì rispondere al loro saluto in lacrime.

«Dovremo rimandare di un po' la nostra cena.» cercò di scherzare, per farla stare meglio.

La sentì asciugarsi le lacrime.

«Stai bene?»

«Sì, sto bene, sto per essere trasferito. Avrò bisogno di un avvocato.» disse.

«Ne troveremo uno in gamba.» In realtà aveva già stilato una lista di possibili avvocati, primo nell'elenco un prestigiosissimo studio legale per il quale aveva organizzato una cena di beneficenza l'anno prima. «Quanto è brutta la situazione?» Chiese ancora lei.

Non si erano mai mentiti e Peter non aveva le forze per iniziare a farlo in quel momento, neanche per pensare di mentirle.

«Non è bella, non so se mi crederei fossi al loro posto, ma siamo usciti da un sacco di brutte situazioni, ce la caveremo anche questa volta.»

Chiuse la chiamata, sentendo che c'era ancora speranza.

 

*Schopenauer

**François de la Rochefoucauld

  
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