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Autore: alister_    13/10/2013    5 recensioni
"Una persona che non c'è più". L'ha davvero descritta così, come se fosse morta, come se non esistesse più.
Invece Reira esiste eccome, a distanza di migliaia di chilometri; esiste da qualche parte oltre i confini della sua vita, e forse è questo il problema.

Shin ripensa a Reira, dopo tanti anni - sempre.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reira Serizawa, Shinichi Okazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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N/A: Future fic che va a braccetto con questa e questa; questa volta ho provato a vedere le cose dalla prospettiva di Shin. Come al solito, mi rifaccio a quel (poco) che si sa del presente/futuro, in cui Shin è diventato un attore. Le citazioni sono prese da Layla di Eric Clapton; scritta con il prompt #244. un amore ricordato di 500themes_ita.



Di Kaori gli piace la risata, chiara e limpida, priva degli artifici tipici delle donne che fanno il suo lavoro. Le attrici sono belle, ma alla lunga il loro nascondersi sempre dietro modi affettati ed eleganti stufa, e si arriva a preferire di gran lunga una giovane assistente di produzione sempre incline allo scherzo.

Lei e Shin si frequentano ormai da più di un mese, ma questa è la prima notte che passano insieme: bruciare i tempi in quel modo da adolescente l'ha reso un adulto capace di godersi le attese, così ora le sfila ogni capo d'abbigliamento con calma, senza fretta.
Kaori fa lo stesso, il sorriso brioso che continua ad aleggiarle sulle labbra; gli sbottona piano la camicia, e le sue dita sottili indugiano sulla catenina che di solito tiene nascosta sotto agli abiti.
“E questa?” sussurra, sfiorando curiosa la circonferenza dell'anello. “Un rubino?”
Shin sorride, sibillino. Le infila una mano tra i corti capelli castani, avvicinandola di più a sé fino a fare aderire perfettamente i loro corpi e costringerla a mollare la presa. La sua mano le risale lungo il fianco, si insinua sotto la maglietta, raggiunge il gancio del reggiseno.
“E' un ricordo” sussurra al suo orecchio. “Il ricordo di una persona che non c'è più”.


Più tardi, mentre Kaori si gira su un fianco nel dormiveglia, ripensa alle sue parole.
Una persona che non c'è più. L'ha davvero descritta così, come se fosse morta, come se non esistesse più.
Invece Reira esiste eccome, a distanza di migliaia di chilometri; esiste da qualche parte oltre i confini della sua vita, e forse è questo il problema.
A volte sente di odiarla. La odia perché spunta fuori nei momenti più improvvisi, come quando sta per fare l'amore con la sua ragazza, e il suo ricordo si infiltra nelle mille crepe dei suoi pensieri e lo infesta, rendendolo di nuovo l'adolescente al primo innamoramento di tanti anni prima; ma non può davvero prendersela con lei, perché la colpa è solo sua. E' lui che continua ad indossare quell'anello, lui che si scopre a chiedersi, di tanto in tanto, che cosa ne sia di lei. Se sia felice, se sia sola; chissà.
Per la maggior parte dei giorni, riesce a pensare a lei con un certo distacco. Ovviamente capita che gli torni in mente, ma di solito affronta questi pensieri con calma, quasi serenità; si sente molto Yasu, in quei momenti.
Poi, però, ci sono i giorni in cui la cicatrice torna a fare male, come se fosse un reduce di guerra che si tormenta per le vecchie ferite. Lei è a tutti gli effetti la bomba che gli è esplosa tra le mani, e di cui porta ancora i segni.
Quella sera rientra nella prima categoria. Accende una sigaretta – fuma ancora, anche se non con l'assiduità di una volta – e pensa che chiamarla così, una persona che non c'è più, è una cattiveria. Che la ferirebbe sentire parole simili.
Si scopre a sentirsi in colpa, come se lei fosse davvero lì a chinare i suoi occhi tristi, e con un sospiro rassegnato si rende conto per l'ennesima volta di quanto Reira Serizawa sia ancora presente nella sua vita.


Succede poi che passino alla radio Layla di Eric Clapton, mentre è in macchina di ritorno dal set con Kaori.
Lei lo guarda canticchiare con un sorriso, lo stesso con cui lo ascolta strimpellare con la chitarra qualche sera in cui si risveglia il suo amore per la musica.
Layla, you've got me on your knees.
“Mi piace questa canzone” le spiega lui, al ritornello.
“Lo so. La canti sempre” dice Kaori. Ormai sono tre mesi che stanno insieme, e lo conosce parecchio bene. “Di' la verità, ti ricorda qualche vecchia fiamma?”
Lo chiede allegra, senza alcuna gelosia, e Shin risponde con la medesima tranquillità.
“Sì”.
I tried to give you consolation.
“La stessa dell'anello?”
Fare due più due è facile, e Kaori è un tipo così intuitivo. Le sue domande non sono mai insistenti, anzi, lo mettono a suo agio.
“Esatto”.
Lei non commenta, non mostra né sorpresa, né fastidio.
“Ti va di dirmi che è successo?” chiede, con delicatezza.
Like a fool, I fell in love with you.
Scatta il verde, Shin mette la prima.
“Siamo stati insieme per un po', ma eravamo molto diversi. C'erano troppi ostacoli, ed è finita” dice. “E' stato molto tempo fa”.


Quando arriva a casa e si corica a letto, solo, Shin si fa un esame di coscienza e ammette a sé stesso di aver detto un'altra mezza verità: lui e Reira non sono mai stati diversi, tutt'altro. Erano così simili da riuscire a capirsi e sostenersi a vicenda; gli ostacoli, però, c'erano eccome, sin dal principio.
Torna a sedere, e tra i CD che tiene sul comodino ne cerca uno in particolare; preme il tasto play, e la voce di Eric Clapton riempie anche il suo appartamento, come tante altre sere.
Let's make the best of the situation, before I finally go insane.
Di relazioni, Shin ne ha avute tante; alcune sono stati solo momenti di transizione, e a mala pena le ricorda; altre, invece, seppur finite, gli hanno lasciato qualcosa che ora contribuisce a definire la sua identità.
Il problema con Reira è che gli ha lasciato troppo. L'anello, la canzone, il filo rosso del destino: anche a distanza di tempo, continua a trovare frammenti di lei in ogni cosa.
Non la ama – non come prima; ama Kaori adesso, e prima di lei ha amato altre ragazze. Ora, però, comprende la natura del suo amore per Takumi, perché sperimenta sulla sua stessa pelle quell'attaccamento morboso che tempo e spazio non riescono ad intaccare.
Per lui, Reira è la melodia di sottofondo che non conosce fine; bassa, a tratti quasi impercettibile perché sovrastata dal suono di altre note più recenti ed acute, ma sempre e per sempre presente.

Please, don't say we'll never find a way.


   
 
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