Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: lemonsprinkles    13/10/2013    2 recensioni
Loras ricorda, e non osa dimenticare.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loras Tyrell, Renly Baratheon
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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      Loras ricorda

 



Ricorda la prima volta che si svegliò nel letto di Renly.
  Ricorda che era una giornata tranquilla, con la brezza proveniente dal mare grosso che soffiava attraverso la trama elaborata delle grate alle finestre, facendo frusciare lievemente una tenda nel vento. Verde – la tenda era verde, come sempre. Era il colore preferito di Renly, naturalmente. Verde scuro come gli alberi nelle foreste; verde chiaro come le alghe che si aggrappano alle rocce sotto il mare; una mescolanza tra i due, come quando ci si addentra nei più reconditi recessi dei boschi, i raggi del sole che fanno capolino attraverso il tetto formato dai rami per illuminare le felci e il sottobosco, mentre oscurano la parte inferiore delle foglie e le pietre coperte di muschio.
  Ricorda che le pellicce e le coperte scivolarono a un certo punto, e la sua spalla nuda fu esposta al vento. Fresco e frizzante, scivolò sulla sua pelle tiepida, increspando di pelle d'oca la carne altrimenti perfettamente liscia. Gradendo quel contrasto, lui rimase disteso, la guancia premuta contro il cuscino che odorava di profumi e spezie, dei suoi capelli e del profumo tipico di Renly: rilassante, rassicurante... familiare. Fissando la tenda che ondeggiava, osservò mulinelli di polvere danzare nell'aria e andare a posarsi su una piccola scatola riccamente intagliata accanto al letto, prima di venire nuovamente sollevati quando un altro sbuffo di vento s'insinuò nella stanza e chiese loro di ballare.
  Ricorda che a tratti poteva udire il cinguettio di un uccello all'esterno, le note conclusive del suo canto sempre soffocate dallo sciabordio dell'acqua. Di tanto in tanto sentiva una serva passare oltre, il fruscio della sua gonna o il tintinnio dei piatti e dei vassoi tra le sue mani che filtrava attraverso la spessa porta. Ogni qual volta passava qualcuno, s'irrigidiva leggermente, gli occhi azzurri che in un istante si spostavano dalla tenda alla porta. Ma i servi non bussarono mai, né cercarono di entrare, e lui si rilassò di nuovo, sentendo le membra pesanti e la mente annebbiata mentre la densa nuvola dei sogni continuava ad aderire al suo corpo come un mantello.
  Ricorda che non sapeva come muoversi. Era completamente separato da Renly, la schiena rivolta verso il suo amante mentre il lord continuava a dormire, probabilmente sdraiato su un fianco in modo scomposto. Il suo volto era affondato nei cuscini, e da esso proveniva un basso fischio che Loras poteva udire chiaramente. Russava – non era un suono sgradevole, ma si faceva notare. Era tenero, quasi. Per un uomo sempre così controllato e impeccabile come Renly, il fatto che russasse era tanto sorprendente quanto divertente. Quel pensiero lo fece sorridere un po'. Ma se si fosse voltato per vederlo – per immergersi nella sua visione e per udire meglio il suo russare – non lo avrebbe accidentalmente colpito con il braccio? O con la gamba? Forse gli sarebbe rotolato completamente addosso. Poteva percepire il calore di Renly così vicino, ma era incapace di stabilire la vera distanza tra loro.
  Ricorda di essere rimasto immobile quanto più a lungo possibile, prima che le membra cominciassero a dolergli, implorando una tregua dalla tensione che dilaniava i suoi muscoli. Si spinse di lato quasi fino a cadere dal letto, poi si girò con cautela, la spalla nuovamente al riparo dal vento poiché premeva contro il materasso. Scostandosi dagli occhi una ciocca ricciuta, si mise a fissare Renly: era davvero disteso scompostamente su un fianco, con le braccia infilate sotto un cuscino e i capelli arruffati. La sua faccia era per metà affondata nel cuscino, la bocca lievemente aperta, le palpebre chiuse. Poteva vedere il movimento dei suoi occhi dietro di esse, e sapeva che presto si sarebbe svegliato.
  Ricorda che desiderava allungare una mano per toccarlo. I suoi capelli, la sua spalla, le punte delle dita che spuntavano da sotto il cuscino. Ogni cosa – voleva toccarlo ed esplorarlo come aveva fatto la notte precedente. Lo avevano già fatto prima, ma uno di loro aveva sempre dovuto andarsene dopo. Era troppo pericoloso rimanere per la notte; qualcuno avrebbe potuto vederli o sentirli, una serva poteva entrare o notare uno di loro lasciare la stanza la mattina presto. Era sempre troppo pericoloso.
  Non ricorda perché quella notte tutto fosse cambiato. Perché fosse rimasto a letto con Renly, a scambiarsi confidenze sussurrate mentre riposavano l'uno tra le braccia dell'altro. La sua testa giaceva sul petto del suo lord, mentre ascoltava il suono profondo della sua voce e il calmo battito del suo cuore; con le dita posate sul suo stomaco, sentiva i muscoli guizzare sotto i polpastrelli; e intanto teneva lo sguardo fisso al muro, dove un affresco raffigurante un daino e un gallo cedrone campeggiava sulla parete color crema. Perché si fossero addormentati senza preoccuparsi dei rischi rimane tuttora un mistero per lui. Forse entrambi sapevano che, essendo Renly il lord di Capo Tempesta, nessuno avrebbe detto nulla. Non erano affari dei servitori; erano di Renly. Se anche stava con il suo scudiero (presto un cavaliere), non rientrava nei loro doveri mostrare interesse per la vicenda né commentarla. Amavano Renly, le persone che lavoravano nella fortezza. Lui ispirava loro lealtà, e forse credevano di non dover dire nulla per rispetto nei suoi confronti. Per compassione. Forse addirittura per comprensione.
  Quello che ricorda è come Renly si svegliò non appena lui si arrischiò ad accarezzare gentilmente con le dita la linea della sua mandibola. Velati occhi neri si aprirono poco dopo, tremando leggermente, come una farfalla appena nata, esitante e insicura prima che la sua bellezza e i suoi colori esplodano quando finalmente spalanca le ali. Guardando Renly negli occhi, profondi come la notte, non poté fare a meno di sorridere quando la nebbia del sonno fu rimpiazzata dal riconoscimento, seguito dall'eccitazione. Tenendo la propria mano sulla sua mandibola, la sfregò delicatamente con la punta del pollice, sentendo la pelle liscia mista alla ruvidezza di una barba che avrebbe dovuto essere rasata. Spostandosi, Renly si girò, la bocca che si apriva in un largo, ampio sbadiglio, e una mano che andò a coprirlo troppo tardi. Incapace di trattenersi, lui sbadigliò a sua volta, lasciandosi sfuggire un debole mormorio quando un braccio forte gli circondò la vita e se lo tirò vicino.
  Ricorda quanto fu facile raggomitolarsi contro di lui – come combaciavano alla perfezione, sentendosi così caldi e sicuri. Con le gambe aggrovigliate, abbassò il capo e premette il naso contro la clavicola di Renly. Odorava di profumi e di sesso, e lui non poté resistere all'impulso di deporre un tenero bacio sulla pelle che si tendeva sull'osso. Dita forti scivolarono tra i suoi riccioli, afferrandone solo uno nella discesa verso la sua spalla. Renly biascicò qualcosa su come avrebbe potuto farlo ancora – avrebbe potuto farlo ogni giorno. Come avrebbe potuto svegliarsi vedendo il suo viso che gli sorrideva. Sentire la pressione del suo corpo e le linee dritte e armoniose della sua figura sotto le proprie mani. Poi Renly rovinò il momento parlando di cibo e di quanto era affamato, ma questo non impedì che tutto fosse perfetto. I suoni e gli odori, la sensazione di pelle contro pelle e la carezza del respiro di Renly sulla sua testa, tutto ciò era perfetto.
  Ricorda il bacio. Lento e profondo, si presero il loro tempo, svegliandosi reciprocamente con la natura casuale di quanto stava accadendo. Il loro alito era terribile; sapeva di vino vecchio e aspro, e del sapore dolciastro della frutta che avevano gustato la notte prima. Ma questo non li distolse dal bacio, ciascuno di loro troppo coinvolto dall'altro per farci caso. Loras arricciò lievemente il naso quando si divisero, ma ciononostante tornò a immergersi in un nuovo abbraccio, mentre il cattivo sapore si dileguava man mano che la presenza di Renly, duro e solido e reale contro di lui, prendeva il totale sopravvento.
  Ricorda come Renly si girò nel letto trascinandolo con sé. Ricorda le sue mani forti che gli aprirono le cosce. Ricorda la sensazione della sua pelle umida di sudore sotto la propria mano e la tensione dei suoi muscoli. Ricorda il suono del letto mentre oscillava al ritmo dei loro movimenti. Ricorda la dolce liberazione, seguita da baci accompagnati da risate e sorrisi.
  Ricorda.
  E ricorda la prima volta che si svegliò senza Renly. Quella prima volta in cui rimase a fissare le pareti della sua tenda, il corpo rannicchiato intorno a un cuscino, le mani ancora lorde di sangue e i capelli opachi, le guance solcate da scie biancastre tracciate dalle lacrime. La gola gli doleva a ogni deglutizione, infiammata e martoriata dalle urla di angoscia e dolore. Ricorda quanto freddo gli sembrava il letto, come pareva vuoto e abbandonato mentre lui si raggomitolava sul lato di Renly, con la faccia premuta contro il cuscino, e come sembrava sbagliato l'odore – di cuoio e paglia, birra e sangue ferroso. Ricorda come lo colpì la realizzazione che quelle mattine erano perdute per sempre, e che tutto ciò che gli rimaneva erano i suoi ricordi, resi incoerenti e ottenebrati dal dolore e dalla disperazione, ma ancora là – sempre là.
  Ricorda, e non osa dimenticare.

 

 

 

  
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