13/10/2013
1 recensioni♦ January 25, 1873 ♦
La marrone ed antica porta era socchiusa, lasciando che le chiari iridi del ragazzino potessero guardare ciò che vi era all'interno.
Studiò il modo in cui quel piccolo corpo di fronte a lui, illuminato dai pochi raggi del tramonto, si muoveva in maniera decisa, sicuro di se, come se le braccia e le gambe avessero la consapevolezza che non avrebbe sbagliato.
Non riusciva a guardarlo in volto, ma nonostante ciò poteva facilmente immaginare quei piccoli e sofferenti occhi blu nella sua mente.
Will tirò.
Jem udì un sospiro fuoriuscire dalle sue labbra.
La piccola freccia colpì in pieno centro il bersaglio, e Jem raffigurò il piccolo, sorriso soddisfatto di William nei propri pensieri, espressione che comparve anche tra i suoi dolci e delicati lineamenti.
Fece un passo in avanti per entrare nella stanza degli allenamenti, ma Will si mosse nuovamente.
Tirò una seconda freccia, ed ancora una volta riuscì nel suo intento. Essa si posizionò accanto alla prima in un colpo secco, netto, squarciandola quasi in due.
Il sorriso sul volto di un Jem bambino si allargò, mostrando un'espressione fiera del proprio migliore amico.
Si decise ad entrare, e al primo rumore che i suoi piedi emisero sul pavimento William si voltò di scatto verso di lui.
I suoi occhi brillarono di speranza quando lo vide. Jem poté quasi afferrare quella piccola scintilla che vibrava all'interno del suo sguardo.
Ma durò solo un attimo.
Alcune ciocche di capelli scuri erano appiccicate sulla fronte, così con la mano libera dalle frecce se le scostò, asciugandosi anche quel poco di sudore che copriva la sua pelle.
Il suo sguardo adesso era arrabbiato ed ansioso.
Si avvicinò a Jem con pochi passi, mentre un buffo broncio compariva sul volto troppo piccolo per poterlo contenere.
«Diamine, non ci riesco. Non ci riesco ancora!»
sbottò, il tono della voce sincero. Dalle sue sottili labbra fuoriuscì uno sbuffo.
«Devi aiutarmi, James. Devo imparare a far centro. Devo imparare per forza.»
Suonò nuovamente la sottile voce del bambino, questa volta con decisione e determinazione.
Jem aggrottò le sopracciglia per un istante, lo sguardo divenne confuso, le dita si strinsero delicatamente intorno al bastone da passeggio. Osservò Will in silenzio con l'ombra di un piccolo, dolce, ingenuo sorriso che pian piano comparve sul viso scavato dal dolore.
«Che c'è? Non mi aiuterai?»
Il tono preoccupato di Will riempì nuovamente la stanza. Una disperata tempesta era il suo sguardo blu inchiodato a quello di Jem.
Il cuore di quest'ultimo perse un battito di fronte a quella tristezza, ma all'improvviso cominciò ad infuriarsi dentro il suo petto. Riusciva quasi a sentire i propri battiti tanto fossero potenti e forti.
La sua espressione si intenerì, lo sguardo diventò comprensivo, le labbra si aprirono ancor di più in un sorriso questa volta rilassante, gentile.
«Sarò felice di aiutarti tutte le volte che vorrai, William.»
"E non ti abbandonerò neanche quando avrai finalmente imparato di fronte ai miei occhi."
Tum. Tum. Tum.
Ancora il cuore che batteva.
Forte.
Studiò il modo in cui quel piccolo corpo di fronte a lui, illuminato dai pochi raggi del tramonto, si muoveva in maniera decisa, sicuro di se, come se le braccia e le gambe avessero la consapevolezza che non avrebbe sbagliato.
Non riusciva a guardarlo in volto, ma nonostante ciò poteva facilmente immaginare quei piccoli e sofferenti occhi blu nella sua mente.
Will tirò.
Jem udì un sospiro fuoriuscire dalle sue labbra.
La piccola freccia colpì in pieno centro il bersaglio, e Jem raffigurò il piccolo, sorriso soddisfatto di William nei propri pensieri, espressione che comparve anche tra i suoi dolci e delicati lineamenti.
Fece un passo in avanti per entrare nella stanza degli allenamenti, ma Will si mosse nuovamente.
Tirò una seconda freccia, ed ancora una volta riuscì nel suo intento. Essa si posizionò accanto alla prima in un colpo secco, netto, squarciandola quasi in due.
Il sorriso sul volto di un Jem bambino si allargò, mostrando un'espressione fiera del proprio migliore amico.
Si decise ad entrare, e al primo rumore che i suoi piedi emisero sul pavimento William si voltò di scatto verso di lui.
I suoi occhi brillarono di speranza quando lo vide. Jem poté quasi afferrare quella piccola scintilla che vibrava all'interno del suo sguardo.
Ma durò solo un attimo.
Alcune ciocche di capelli scuri erano appiccicate sulla fronte, così con la mano libera dalle frecce se le scostò, asciugandosi anche quel poco di sudore che copriva la sua pelle.
Il suo sguardo adesso era arrabbiato ed ansioso.
Si avvicinò a Jem con pochi passi, mentre un buffo broncio compariva sul volto troppo piccolo per poterlo contenere.
«Diamine, non ci riesco. Non ci riesco ancora!»
sbottò, il tono della voce sincero. Dalle sue sottili labbra fuoriuscì uno sbuffo.
«Devi aiutarmi, James. Devo imparare a far centro. Devo imparare per forza.»
Suonò nuovamente la sottile voce del bambino, questa volta con decisione e determinazione.
Jem aggrottò le sopracciglia per un istante, lo sguardo divenne confuso, le dita si strinsero delicatamente intorno al bastone da passeggio. Osservò Will in silenzio con l'ombra di un piccolo, dolce, ingenuo sorriso che pian piano comparve sul viso scavato dal dolore.
«Che c'è? Non mi aiuterai?»
Il tono preoccupato di Will riempì nuovamente la stanza. Una disperata tempesta era il suo sguardo blu inchiodato a quello di Jem.
Il cuore di quest'ultimo perse un battito di fronte a quella tristezza, ma all'improvviso cominciò ad infuriarsi dentro il suo petto. Riusciva quasi a sentire i propri battiti tanto fossero potenti e forti.
La sua espressione si intenerì, lo sguardo diventò comprensivo, le labbra si aprirono ancor di più in un sorriso questa volta rilassante, gentile.
«Sarò felice di aiutarti tutte le volte che vorrai, William.»
"E non ti abbandonerò neanche quando avrai finalmente imparato di fronte ai miei occhi."
Tum. Tum. Tum.
Ancora il cuore che batteva.
Forte.