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Autore: Hipatya    06/04/2008    6 recensioni
Sasuke infine prese fiato, alzò lo sguardo e pronunciò in un sibilo:
"Ma noi siamo vivi."
La frase risuonò nel silenzio come un'arrogante eco puerile a cui rispose sommesso un sussurro strozzato, che non mancò d'avere un'acuminata punta caustica.
"Lo credi davvero, Sasuke-kun?"
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto, che ovviamente si prende tutti i diritti del loro uso. La canzone che dà il titolo e il senso all'intera storia è The Moment I Said It di Imogen Heap, che anche qui detiene ogni ricavato del suo uso commerciale. E' consigliata come sottofondo per la lettura di questa fanfiction.










The moment I said it.
Il momento in cui l'ho detto.







La fronte appoggiata al vetro azzurro della finestra ad oblò, guardava in silenzio la notte danzare per le strade.
Qualche festone colorato, melanconico residuo della Festa di Obon passata da più di un mese, dondolava cigolando nell'aria autunnale, i colori accesi uniformati in quel piatto universo grigioblu.
Le stelle erano così tante che non si prese neppure la briga di contarle, e poi erano troppo fredde, troppo lontane, come i sogni che avevano finito per non realizzarsi mai, pensò.
Senza staccare gli occhi dal villaggio deserto, mormorò un'ordinazione alla cameriera che, dopo aver preso nota, si dileguò con discrezione verso il bancone. Era molto tardi, la luna pencolava miseramente da un lato e il locale, che fino a poco prima risuonava delle risate e del tintinnio dei bicchieri di liquore, era quasi vuoto, se non per i quattro irriducibili beoni della zona e per la kunoichi che, infagottata nel giubbetto giallo della Squadra Medica, guardava fisso fuori dalla finestra con occhi assenti.
I due bicchieri di sakè veleggiarono fino al suo tavolino, si fermarono davanti a lei e le lanciarono il loro ammaliante urlo di sirene.
Lo specchio di velluto liquido sull'orlo del bicchiere più vicino le restituì l'immagine di un paio d'occhi inebetiti, dimenticati senza ritegno su un viso stanco, che annaspava in un mare di pensieri fumosi, inconsistenti.
Dopotutto erano quasi le quattro di notte di una lunga interminabile devastante giornata, un goccio di sakè poteva ben concederselo.
Ne aveva tutti i diritti, anzi, anche qualcuno in più.
La kunoichi guardò di nuovo, come per distrarsi, il villaggio che cascava dal sonno proprio come lei.
Il villaggio che cascava dal sonno guardò, come per distrarsi, la kunoichi, poi continuò indifferente a esalare i suoi ampi e sommessi respiri notturni.






The moment I said it,
The moment I opened my mouth
Lead your eyelids,
Bulldozed the life out of me





"Ciao, Sakura."
"Ciao, Sasuke."







It's not even light out,
But you've somewhere to be
No hesitation





Il secondo bicchiere di sakè e il seggiolino vuoto davanti a lei avevano trovato un proprietario.
Lei, Sakura, non si voltò neppure, rispose incurante al saluto senza staccare gli occhi dall'alone color latte che coronava un lampione, mentre le sue dita corsero a giocherellare col vetro freddo in cui navigava placida la bevanda cristallina.
"Fatto buon viaggio?" gli chiese vacua, la voce monocorde e del tutto impersonale di chi ripete una lezione imparata a memoria.
L'uomo le riservò un assenso altrettanto vacuo, gli occhi che indugiavano inespressivi sul viso assente di lei:"Sa che sono qui?" aggiunse poi.
La donna parve rifletterci su, inclinò il capo ancora un poco verso il vetro e nel farlo liberò dalla fascia di tessuto che le avvolgeva i capelli una ciocca di un assurdo color rosa pallido. Sasuke vedeva i suoi occhi fermi, ostinati a scrutare la strada buia, le sue labbra strette in una bianca linea irreprensibile, lo sguardo vuoto come quello di un fantasma.
Infine Sakura inarcò un sopracciglio e si volse con lentezza verso di lui, che subitaneamente abbassò gli occhi sul suo bicchiere, in cui un uomo dal viso segnato, dai capelli disordinati e anche piuttosto sporchi e dagli occhi troppo seri per non essere patetici rispose pronto al suo sguardo.
" ...secoli che non lo vedo, è in missione da aprile, lo tengono lontano da qui il più possibile.
Se invece ti riferisci al nostro Rokudaime," il suo sorriso si piegò dallo sdegno, "sono certa che lo sappia. Quelle sue fottute spie di carboncino, sai."
"Come mai non...?"
"Ce lo concede" Sakura fece spallucce, il ghigno che ancora non si attenuava:"Che tu sia vivo o morto per lui non fa differenza. E suppongo lo intrighi sapere che noi sappiamo che lui sa" concluse con un lampo di puro disprezzo negli occhi verdi.
Se l'orgoglio di Sasuke si ridestò a quella deliberata intenzione di sminuirlo, l'uomo non lo diede a vedere, prese invece a tamburellare le dita nascoste dai guanti neri sul ripiano di legno rovinato -rovinato, come loro-.






No I’ve never seen you like this,
And I don't like it
I don't like it
I don't like it at all






"Cazzo, non avrei mai pensato di finire come Tsunade-hime, a sbronzarmi col sakè e a scappare per locali in fuga da chissà cosa..." La risata sgraziata della donna si confuse in un singhiozzo che allo shinobi parve disperato.
"Voglio dire, uno pensa di imparare dagli errori degli altri, oltre che dai propri, pensa che ci sia un limite..."
Continuava a parlare, la voce roca e gli occhi puntati con un'impudenza da ubriaca su Sasuke, che come da copione ostinatamente non la guardava.
"E invece... invece..."
La kunoichi strinse ancora di più le labbra e la sua mano si serrò con forza attorno al bicchiere di sakè, come a volerlo stritolare in un impeto di collera. Ma Sakura rimase immobile, cristallizata in quella posizione, il respiro che si affannava a ritornare normale e gli occhi che non guardavano neanche più Sasuke.
Sasuke che ovviamente taceva, mentre dietro di lui le luci dell'osteria si spegnevano una ad una con un ronzio elettrico.






Just put back the car keys,
Or somebody's gonna get hurt
Who are you calling at this hour?
Sit down, come round, I need you now







Si spense anche l'insegna al neon, fuori, prima che Sakura si decidesse a parlare di nuovo, col tono sommesso di chi recita una preghiera.
"Ci sono quasi riuscita, sai?
La prossima volta sarà pronta.
Tu non lo usi mai, vero?"
"Mai" rispose inflessibile Sasuke. Riflesso nel sakè, vide se stesso sillabare quella parola che risuonò in lui desolatamente vuota.
Quante altre volte l'hai già detto, Sakura? E quante altre volte ti ho già mentito?
"Bene, altrimenti il deterioramento della vista peggiorerà. Devi usarlo il meno possibile o sarai cieco prima che io possa..." s'interruppe, ma neanche un istante dopo riprese a parlare, accalorandosi come un'invasata: "Ma ti giuro che sono proprio a buon punto! Ormai ci lavoro da una vita, non ci dormo quasi, riuscirò a venirne a capo, solo questione di un paio di ultimi esami e perfezionamenti vari del caso. Ho dovuto spulciare ben bene gli archivi degli Uchiha per saperne di più, spero non ti sia dispiaciuto."
Visibilmente a Sasuke non dispiaceva.
"Presto potrai usare il Mangekyou senza temere di diventare cieco."
Adesso Sasuke può quasi sentire la piega delle sue labbra assumere una lieve sfumatura che sa di una dolcezza d'altri tempi.
"Te lo prometto."
"Va bene, Sakura."
L'ennesima promessa che non manterremo, Sakura.
Quante sono ormai?
Non le contiamo neanche più.






We'll work it all out together,
But we're getting nowhere tonight
Now sleep, I promise it'll all seem better,
Somehow in time






La cameriera, al bancone, roteò gli occhi e diede di gomito al barista indicando quei due strani tizi depressi che ancora non volevano andarsene nonostante il locale stesse chiudendo.
I due strani tizi depressi, troppo impegnati a cercarsi nei fondi dei rispettivi bicchieri, non se ne accorsero neppure.
"Vivi da solo?"
"Sì."
Sakura strinse gli occhi, pensosa:"Sai ha spedito all'altro mondo il tipo con la faccia da squalo, io mi sono occupata della bagascetta con la zazzera rossa e al bestione biondo ci ha pensato Hoshigaki Kisame," ricapitolava, Sakura:"Dunque sì, vivi solo. Dove?"
"Da nessuna parte."
"Dove?"
"Non qui."
"Già." La kunoichi azzardò una smorfia amara quanto il caffè e per un attimo i suoi occhi non guardarono niente. "E tu?"
"Anch'io vivo da sola."
"Non ti si addice." Una buffa vena irrisoria si fece strada nella voce di Sasuke.
Sciabole verdi scattarono a ribattergli:"Neanche a te, se è per questo.
E non ricominciare con la storia del vendicatore, è vecchia ormai."
E' vecchia, sì, lo sa anche Sasuke. Sakura scivolò lentamente in avanti, posò il mento sul legno ruvido e piano vi adagiò anche la tempia sinistra, i capelli di fiamma la seguirono come un'onda, il coprifronte tintinnò metallico contro il ripiano scheggiato e i suoi occhi si persero nel mare traslucido di sakè.
Sasuke la osservò in silenzio, le mani immobili come lo sguardo, le dita dimenticate con noncuranza accanto al suo bicchiere.
"Non ho un posto in cui vivere con qualcuno."
La donna alzò il capo di scatto, gli occhi affilati come spade cercavano un punto debole in cui affondare senza pietà.
Non provare a commiserarti, Sasuke, non provarci neppure! Non provarci!
Questa volta Sasuke non abbassò lo sguardo, sostenne quel muto assalto verde foglia che pian piano parve perdere tutta l'intensità e scemare in un lago di rassegnazione.
"Potevi tornare" mormorò Sakura infine, ma neppure lei ci credeva davvero.
"Per essere ucciso dal Consiglio." "Non l'avremmo mai permesso" concluse lei senza più forze. Tornò a volgere il capo verso la strada sprofondata nella notte.
Touché.






It's not even light out,
Suddenly (suddenly) oh, you've somewhere to be
With no hesitation
Oh, I've never seen you like this
You're scaring me
You're scaring me
You're scaring me to death







"Comunque qui va tutto bene, sul serio" Sakura ridacchiò guardando altrove, le dita che tremavano appena, la voce roca e un filo sguaiata degli ubriachi:"Siamo tutti vivi.
Soli, sparsi in tre continenti diversi, ma vivi. Poteva andare peggio."
Ne sei sicura?
E lui capì che non si riferiva ai ninja di Konoha, ma a qualcun'altro.
"Ho sentito che ci sono state molte perdite fra i vostri," riprese Sasuke, il tono misurato di uno scienziato.
Sakura buttò il viso indietro e parve accomodarsi meglio sullo sgabello, la schiena mollemente appoggiata al muro annerito del locale, infine cominciò con tono incurante la sua mesta enumerazione:"Tra i nostri, sì.
La Quarta Guerra si è portata via Ino-chan, e Shikamaru, e Neji, e Lee -sì, il tizio con la tuta verde- e Shino, quello degli insetti.
E Kakashi-sensei, e Tsunade-hime. E quasi tutti i Jonin e i Genin e i Chunin meno esperti.
E i cuori di chi è rimasto qui."
Se Sasuke avesse alzato lo sguardo dal bicchiere, avrebbe visto gli occhi di Sakura farsi di seta come il sakè che brillava cristallino davanti a loro, le labbra che tremavano mentre la voce diventava un sussurro. "Ricordi Akimichi? Ecco, è diventato un'altra persona, fa la stessa vita di un acaro della polvere. E la piccola Hyuuga, Hinata, ha perso il cugino e la sorella minore, non dorme mai, non esce di casa e vive per quella manciata di giorni che Naruto le regala... E gli Inuzuka decimati, praticamente estinti... E quella 'stramba ragazza coi codini', Tenten, la ricordi? Ora è la copia sputata della vecchia Mitarashi Anko, ricordi?, lei è morta nello scontro con quelli della Roccia, ma comunque Tenten è diecimila volte più irascibile, furiosa, distrutta e innamorata alla follia del ricordo di Neji..."
Sasuke taceva, non si sarebbe potuto dire se ricordasse davvero i volti evanescenti come nuvole di fumo che Sakura gli resuscitava davanti agli occhi con una mitragliata di parole dopo l'altra: solo, se qualcuno avesse potuto guardare attraverso i corpi solidi, avrebbe visto uno spillo dopo l'altro affondare in quel suo cuore atrofizzato alla ricerca di un punto suscettibile al dolore.
Per trovarlo.
"Siamo rimasti solo noi, i più deboli. Konoha è morta con loro, questa che vedi ormai è una discarica, un cancro in metastasi, a cui il nostro beneamato Hokage Senza Nome sta somministrando dei palliativi con quel suo fottuto sorrisino stampato in faccia." La mano di Sakura indugiò appena nell'aria, un gesto vago che indicava il villaggio immerso nel sonno. Il suo tono era rimasto quello piatto e venato d'amarezza delle interrogazioni imparate a memoria, non riusciva più a mettere fuoco neanche nella rabbia. In fondo non le importava neanche.
Sasuke non rispose, lasciò passare lenti innumerevoli minuti, e lo stesso fece la kunoichi.
Guardavano entrambi altrove, forse cercavano in se stessi un luogo che da tempo aveva smesso d'esistere.
Sasuke infine prese fiato, alzò lo sguardo e pronunciò in un sibilo:
"Ma noi siamo vivi." La frase risuonò nel silenzio come un'arrogante eco puerile a cui rispose sommesso un sussurro strozzato, che non mancò d'avere un'acuminata punta caustica.
"Lo credi davvero, Sasuke-kun?"
Senza dire una parola, nello stesso istante si guardarono in viso per la prima volta da quando si erano seduti allo stesso tavolino, alzarono appena i bicchieri verso l'alto e all'unisono trangugiarono il sakè tutto d'un fiato.
Alla salute.






I'm losing you, I'm losing you
Trust me on this one
I've got a bad feeling,
Trust me on this one
You're gonna throw it all away
With no hesitation






L'aria frizzante della notte li accarezzò con fare materno.
Sasuke sentì ancora nelle narici quel profumo di legno bruciato, soia saltata in padella e petali essiccati che aveva cercato nel vento ogni giorno della sua vita prima di compiere tredici anni, ma fu per un solo istante, svanì subito e se ne dimenticò.
Sakura camminava di fianco a lui guardando dritto davanti a sé, le guance in fiamme per il vino o per qualcos'altro, le mani affondate nella giubba da Medic Ninja e le labbra ostinatamente serrate. I piedi pestavano inclementi l'acciottolato zuppo di pioggia, come se fosse colpa sua di qualcosa.
Percorsero in silenzio tutto il villaggio, accompagnati solo dal frinire elettrico dei lampioni e dall'eco dei loro passi che l'inseguiva dietro le spalle.
Quando oltrepassarono senza parlare la panchina di fronte a cui una Sakura di tredici anni aveva gridato piangendo a un Sasuke della stessa età che lo amava così tanto, il Sasuke di ventisette anni vide l'espressione vuota della Sakura della stessa età e capì che quella ragazzina era morta da troppo tempo come i ninja della Foglia.
Arrivarono ai Cancelli del villaggio prima che Sasuke potesse rendersene conto davvero.
Incrociò allora lo sguardo stanco di Sakura, che gli porgeva un tascapane di tela rigonfio di quelli che sembravano contenitori cilindrici.
"Per il Segno," spiegò sbrigativa e brutale come un cattivo medico, "antidolorifici e calmanti per le crisi. Te ne preparerò altri per la prossima volta."
Sottindendeva che ci sarebbe stata una prossima volta.
Sasuke prese il tascapane con una sorta di strana cautela, lo aprì ed esaminò vagamente il liquido perlaceo che s'intravedeva sciabordare in una boccetta di vetro, poi lo richiuse e se lo gettò su una spalla facendo attenzione a non rompere nulla.
Alzò lo sguardo:"Grazie", le disse.
Per un istante solo un perfetto, ovattato silenzio. Il mare al mattino, senza la più piccola onda.
Poi le gote di Sakura si tinsero di fuoco, questa volta non per il sakè, i suoi pugni si serrarono in un impeto spasmodico, i suoi occhi divennero un oceano che tuonava e ribolliva, e lei si voltò di scatto ma rimase immobile, intrappolata in una goccia d'ambra immaginaria. Respirava piano, come chi riprende fiato dopo una corsa.
Sasuke pensò che, ironia della sorte, era la seconda volta che Sakura gli volgeva la schiena.
Pochi istanti, giusto un battito di ciglia, e la donna s'incamminò sulla strada che avevano appena percorso e che l'avrebbe riportata verso il villaggio.
Meglio così, dopotutto.
Sasuke udì i suoi singhiozzi anche molto dopo che la figura si allontanò fino a nascondersi nella macchia d'alberi e sparire dalla sua vista. Sakura piangeva come se fosse un dovere a cui non poteva sottrarsi, pur volendolo, con la collera sorda di chi piange per forza, le palpebre serrate e l'andatura incerta di un'ubriaca triste (o di qualcos'altro).
Resta, resta, resta, a Sasuke sembrò di udire in un sussurro. L'eco di giorni migliori.
Ma senz'altro era solo il vento tra le foglie, e Sasuke, un passo insostenibile dopo l'altro, si lasciò alle spalle i Cancelli di Konoha.



Bye.







Fin







Nota dell'Autrice
Una delle cose che preferisco di più, scritta molto prima che leggessi i capitoli dal 393 in poi. Beh, che dire. La adoro, come adoro la canzone di Imogen Heap e la mia Beta, Chiara <3.
  
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