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Autore: grenade_    13/10/2013    6 recensioni
«Non avevo mai notato i tuoi occhi» mormorò poi, incantato «Sembrano miele.» ridacchiò.
In effetti non lo aveva mai fatto. Non lo aveva mai osservato, e ora pensava che fosse stupendo. Come se il suo viso fosse stato scolpito.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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        french kisses & chocolate 



Liam amava la sua vita. Adorava essere svegliato ogni mattina dai raggi del sole, fare un’abbondante colazione a base di dolci e poi prepararsi per il lavoro, dove avrebbe dato come al solito il meglio di sé. E non c’era giornata in cui si facesse prendere dal malumore, nemmeno quando quei terribili nuvoloni grigi annunciavano pioggia a catinelle sull’intera Londra.
Liam Payne era un ragazzo semplice, dalle pretese quasi inesistenti. Aveva avuto parecchi amici durante gli anni di liceo, ma da quando tre anni fa l’aveva abbandonato e deciso di non frequentare un’università come avrebbe voluto sua madre, i suoi contatti erano quasi tutti scomparsi. Certo aveva ancora Niall, e Harry se solo degnasse di telefonargli ogni tanto, ma la distanza era un brutto affare, e aveva potuto sperimentarlo bene, dato che i suoi amici erano lontani: Harry a New York, Niall in Francia.
Liam si era rifiutato di continuare gli studi, sostenendo davanti a tutta la sua famiglia di aver “bisogno di uno stimolo”. Il padre l’aveva assecondato, le sue sorelle erano state indifferenti alla sua decisione, mentre per mamma Karen ci era voluto un po’, ma alla fine aveva acconsentito. Così Liam non era partito, Londra era ancora la sua casa, e da un anno a quella parte viveva quotidianamente una delle sue più grandi passioni: la cucina.
La pasticceria, per precisare.
Non erano ben chiare alla famiglia Payne le motivazioni della vocazione del più piccolo per un compito prettamente femminile come la cucina, e l’avevano generalmente considerato un hobby carino, per un bambino. Liam era stato difatti un bambino socievole, molto affettuoso e legato alla sua mamma, e quando aveva cominciato ad esprimere la volontà di voler aiutare la donna a preparare i pasti, lei l’aveva presa come il tentativo di un figlio di passare più tempo insieme. Invece il piccolo si era rivelato davvero dedito a questa funzione, e crescendo aveva preso l’abitudine di preparare torte, o crostate, o qualsiasi tipo di dolci, da mostrare agli occhi dei familiari con orgoglio.
Karen aveva capito che gli studi in legge non l’avrebbero mai soddisfatto appieno solo il giorno del diploma, quando Liam aveva comunicato di non voler continuare a studiare. Lui di diventare un avvocato proprio non voleva saperne: non voleva restare chiuso in un ufficio o sfaticarsi in un lavoro così noioso, aveva bisogno di sfogare la sua creatività, e non l’avrebbe certo fatto stando relegato dietro ad una scrivania o in un tribunale.
Liam Payne, ottimi voti in tutte le materie e soprannominato “studente modello”, aveva scelto di abbandonare gli studi per diventare un pasticcere. Scelta insolita, ma comunque la migliore che avesse fatto (oltre a non prendere a pugni Harry Styles, quando gli aveva sporcato la sua amata camicia a quadri col caffè il secondo anno).
Lavorava da un anno da “Jane’s”, e fin da subito si era trovato a suo agio lì dentro.  Gli piaceva stare a contatto quotidianamente con gente che condivideva la sua stessa passione, ma soprattutto gli piaceva finalmente poter conseguire la sua vocazione. E qualcosa nel suo subconscio gli diceva che non c’era posto alternativo per lui se non in quella pasticceria, a riempire bigné e glassare torte, con una maestria e abitudine tali da concedersi ogni tanto una battaglia di farina tra colleghi.
E se Liam ne avesse avuto la possibilità, non avrebbe cambiato un solo dettaglio di quella vita.
 
Anche quella mattina entrò in pasticceria armato del suo abituale sorriso, con cui salutò Helen, Jack e gli altri colleghi, già intenti a riassumere il lavoro della giornata: finire la torta per il signor Wales, completare l’ordine della signora Bennett, qualche dolcetto di routine e raccogliere l’ordinazione di una coppia di futuri sposi.
Helen, i capelli biondo platino sistemati in una crocchia, stava già disperando: quanto poteva irritarla, il fatto che Robert non riuscisse mai a riempire i cornetti con la stessa ed esatta quantità di crema alle nocciole?
Gli occhi azzurrissimi slittavano dai cornetti malfatti allo sguardo impaurito del novellino.
«Fino a metà cornetto, Robert, quante volte dovrò ripetertelo?!» sbraitava.
Liam sbuffò, andando ad indossare il grembiule bianco. Poi affiancò Jack, che fissava con pietà la scena. «E’ una iena.» catalogò la collega quello, le braccia strette al petto. L’altro si limitò a fare spallucce. «Helen è così» la giustificò, con un sorriso.
Quando la bionda ebbe finito di terrorizzare il nuovo arrivato, Nathan, si diresse infuriata verso i due ragazzi. «E’ un incompetente.» brontolò ancora, fissando guardinga l’operato della sua vittima.
«Dagli un po’ di respiro, ciambellina.» sospirò Jack, andando a passare un braccio attorno alle spalle di quella che – teoricamente – era la sua ragazza.
Helen infatti gli rivolse un’occhiataccia, e Liam era certo che se solo la sua amica avesse saputo gettare fiamme dagli occhi, adesso Jack sarebbe senza arti.
«Punto primo: non chiamarmi in un quel modo ridicolo» cominciò, «e secondo» si liberò del braccio del ragazzo, «prova a toccarmi ancora e ti ritrovi donna.» concluse, con un ghigno a metà tra l’amichevole e il minaccioso. Infondo tutti sapevano che, sebbene lo negasse, anche Helen aveva una gran bella cotta per Jack, e vederli bisticciare così ogni giorno divertiva Liam da matti.
La bionda si voltò ad osservarlo. «Tu faresti meglio a non ridere, Payne, sai che non ti conviene.» lo minacciò con lo sguardo.
Quello rise e «Certo, Helen, altrimenti mi ritrovo donna, capito.» la scimmiottò, provocando le risate dell’altro.
Anche lei si concesse un sorriso, che stava a significare per Liam un “buongiorno, migliore amico”. Helen non era tipo da grandi dimostrazioni affettive, ma per lui era sufficiente anche una semplice occhiata.
Il tempo delle chiacchiere terminò, e presto si ritrovarono a sgobbare dietro macchinari di diverse funzioni, a creare prelibatezze di ogni tipo. Bigné, mini-tortine, profiterols, ciambelle e tanto altro ancora. Liam avrebbe voluto assaggiarne uno per tipo, ma si tratteneva dal farlo.
Poi la porta si spalancò, e l’imminente occhiataccia con seguito di urla di Helen bastarono a Liam per comprendere chi fosse appena arrivato.
 
***
 
Zayn Malik era l’Anticristo della professionalità: capelli sempre in disordine, abbigliamento da strada, irritante indifferenza verso qualsiasi cosa lo circondasse e, elemento inaccettabile alla critica di Helen, perennemente in ritardo. Il “ragazzaccio di Bradford”, com’era stato soprannominato dai colleghi, era a conoscenza delle loro occhiatine eloquentemente indignate, e invece che preoccuparlo lo divertivano. Sì, lui si divertiva ad osservare gli sguardi bruschi che gli venivano riservati al suo ingresso (sempre di venti o trenta minuti dopo rispetto all’orario d’inizio giornata) e in particolare adorava osservare gli occhi limpidi di Helen trasformarsi in due fuochi, pronti ad incenerirlo. Anche quel giorno, il solito futile discorsetto.
«Sei in ritardo, Malik!» piombò infatti la bionda, ponendosi a una spanna dal suo viso. Ma per quanto si sforzasse di apparire severa, la differenza d’altezza era così evidente da rendere la scena ridicola.
Zayn le sorrise strafottente, come faceva tutti i giorni. «Ti ci vorrebbe una camomilla.» la derise.
Lui la detestava. Ogni singolo dettaglio di Helen, dai suoi occhi vispi alla voce stridula a quell’aria da contessina, lo infastidiva profondamente. Helen era il tipo di ragazza che Zayn avrebbe per sempre evitato come la peste, perché avrebbe finito con l’istigarlo al suicidio, o all’omicidio. Ma ripensandoci, forse era lei a volerlo uccidere, sin da quando gli aveva messo gli occhi addosso e lui le aveva rifilato un elegantissimo due di picche. La bionda non l’aveva ancora mandata giù, e glielo faceva pesare ogni giorno di più.
Grugnì. Zayn le sorrise di nuovo.
Ad allontanare la sua quasi ragazza da un possibile crimine si intromise Jack, che provvide a portarla via. Sapeva di cos’era capace Helen, e proprio non voleva che venisse licenziata o peggio incarcerata a causa dei dispetti di qualcuno.
Zayn doveva ancora farsi un’opinione precisa di Jack. Non era insopportabile come Helen, taciturno come Sam o altezzoso come Britney e Cate, ma ancora non aveva le idee ben chiare. Era alla mano, simpatico se senza quella mosca di Helen intorno, e forse il suo preferito tra quella banda di scalmanati che erano i suoi colleghi.
Quando alzò lo sguardo a darsi un’occhiata attorno, gli occhi di Liam Payne avevano appena abbandonato la stessa traiettoria. Routine.
Zayn non sapeva molto sul suo conto: venti anni, impiegato da qualche mese in più di lui, parecchio discreto e con due dolcissimi occhi nocciola, che lo evitavano puntualmente. Non ci aveva mai scambiato una parola, nemmeno per ambito lavorativo, ma conosceva bene i suoi occhi e tutti i lineamenti del suo corpo, visto il tempo esagerato che passava a fissarlo.
Adorava il modo in cui i jeans gli ricadevano lungo le gambe, e avrebbe dato qualsiasi cosa per vedergli addosso più spesso delle magliette a maniche corte, che lasciavano ammirare l’incantevole forma dei suoi bicipiti.
Liam Payne era bello, senza dubbio, quanto ambiguo. Sembrava l’incarnazione del ragazzo perfetto, eppure non frequentava nessuna scuola e non aveva nemmeno una ragazza – o almeno, Zayn non l’aveva mai vista.
Nessuna potrebbe meritare quegli occhi, si diceva Zayn, e ogni volta si dava dello stupido, perché invece di pensare al suo lavoro si ritrovava a riflettere su ciò che avrebbe fatto a Liam Payne se solo lui si degnasse di parlargli.
In effetti lui del “ragazzaccio” ne aveva solo l’aspetto, e lo avrebbe volentieri dimostrato a tutti quanti, solo che non voleva. Non voleva che nessuno lo conoscesse per quello che davvero era, perché ne sarebbe rimasto incastrato un’altra volta. Era già successo con molte persone e con Louis, e non voleva accadesse di nuovo. Semplicemente non voleva crollare ancora, non l’avrebbe sopportato.
Torna a lavoro, Malik.
Zayn sbuffò e indossò quindi il grembiule, e dopo aver appurato che Liam era fin troppo impegnato per donargli un solo sguardo, si mise a lavoro.
Prima o poi ce l’avrebbe fatta a farsi notare.
 
***
 
«Sbrigati Helen, il film sta per cominciare!»
«Arrivo, arrivo!»
La bionda si disfò in un baleno del grembiule e si parò davanti allo specchio, a sistemarsi i capelli. Era raro vederla coi capelli sciolti, e Liam era certo che le donassero parecchio. Jack invece la attendeva sbuffando e con le braccia al petto, controllando l’orologio ogni cinque secondi circa. «Sicuro che non vuoi venire con noi?» insistette ancora.
Liam gli sorrise. «Sicuro.» annuì, «E poi così tu e Helen avete più intimità...» ammiccò, sciogliendosi poi in una risata quando notò il rossore sulle gote del ragazzo.
Quella sera non voleva uscire, così aveva rifiutato l’invito dei due di andare al cinema, deciso a passare la serata a casa sul divano. Forse prima sarebbe rimasto un altro po’ al laboratorio, gli piaceva lavorare in silenzio e in completa solitudine.
«Eccomi, eccomi!» Helen trotterellò fino ai suoi amici, poi si esibì in una giravolta; «Come sto?».
Liam si limitò a sorriderle ed annuire, mentre Jack sembrò chiaramente boccheggiare. «Stai benissimo» si complimentò il primo.
«Sei sicuro di non voler venire con noi?»
«Sì Helen, starò bene.»
La bionda arricciò le labbra, ma infine si strinse nelle spalle. «Allora andiamo?» si rivolse al ragazzo.
Jack sorrise esageratamente, ma annuì. E con qualche ultima raccomandazione da parte di lei finalmente uscirono dallo stabile, pronti ad una serata al cinema che Liam sperava proprio potesse cambiare un bel po’ di cose. Ormai era da mesi che Jack le andava dietro, e a questo punto le opzioni erano due: o Helen era proprio ingenua, oppure si divertiva a farsi desiderare. Conoscendola, forse la seconda.
Nella solitudine del laboratorio di cucina, Liam sospirò. Poi sorrise, perché senza nessuno ad osservarlo era finalmente libero di poter essere sé stesso, senza il timore di alcun vincolo o rimprovero.
Amava il cioccolato. Sin da piccolo la sua passione per quella gustosa prelibatezza divina si era espressa nel desiderio ardente di tavolette, dolci, merendine, gelato, ogni tipo di cibo, purché comprendesse il cioccolato.
Fu forse per quel motivo che, approfittando inoltre dell’assenza di testimoni inopportuni, immerse il dito nella ciotola di cioccolato che stava usando per riempire delle krapft, e se lo portò alla bocca, estasiato.
Neanche il tempo di godere dell’idilliaca sensazione del cioccolato contro la sua lingua, che una voce lo spaventò.
«Sicuro che sia legale, qui dentro?»
Liam si sfilò immediatamente il dito dalla bocca, e prese a boccheggiare preoccupato. Quando vide il ghigno dipinto sul viso di Zayn Malik, avrebbe preferito scomparire.
Il moro comunque ridacchiava, quasi come se aver scovato Liam con le mani nella marmellata – quasi – fosse una piccola vittoria per lui. Significava che anche lui aveva un lato meno serioso e più infantile, e Zayn voleva proprio conoscerlo più a fondo.
Liam tossicchiò, pretendendo di riappropriarsi del suo portamento. «Non è un reato, finché Helen non c’è.»
A quella risposta Zayn rise, sinceramente divertito. «E’ una rompiscatole, eh?»
«Dipende dai momenti. E dalle persone con cui si rapporta.»
Il moro inclinò la testa, e alzò le sopracciglia. «Significa che è colpa mia, se è così irritante? Intendi questo?»
«Forse.» finalmente Liam trovò il coraggio di incrociare lo sguardo dell’altro «Se tu fossi più puntuale, aiuterebbe.»
Quel contatto fin troppo intimo per i suoi standard lo costrinse ad abbassare nuovamente lo sguardo, come impaurito di osservare gli occhi di Zayn.
«Forse.» lo imitò l’altro «Ma lei rimane comunque insopportabile.»
E anche tu, se cominci a difenderla avrebbe voluto aggiungere. Invece si trattenne e gli si avvicinò, guardandolo curioso. «Cosa facevi prima che arrivassi, Liam?»prese a fissarlo, indagatore.
Quello si spostò, a disagio. «Niente di niente.» minimizzò.
«Mh, non è vero.» lo contraddisse l’altro. Poi vide la ciotola di cioccolato sul bancone, e vi immerse il dito. Se lo portò alle labbra, leccandoselo. «Buono, non è vero?» gli si rivolse, con un ghigno sulla bocca.
Liam si sforzò di non mordersi le labbra, quando vide Zayn passarsi la lingua sulle sue. E soprattutto rimpianse di non aver seguito Helen e Jack, perché se lo avesse fatto adesso non si sarebbe trovato in una situazione così imbarazzante e compromettente. La sola consapevolezza di avere Zayn Malik intento a fissarlo riusciva a innervosirlo.
«Perché sei ancora qui?» decise infine di chiedergli.
Perché sei ancora qui. Perché sei ancora qui, Zayn? Non poteva certo dirgli che l’aveva fatto per rimanere in sua compagnia, anche se era vero. «Non ho nient’altro da fare.»
Trovalo al più presto pensò Liam. «Oh, d’accordo.»
«Ti da fastidio se rimango?»
Sì. Assolutamente sì! «No, figurati.»
Zayn sorrise, andando a poggiarsi coi gomiti sul bancone. «Allora Payne, che mi racconti?» fu la sua uscita.
Liam aggrottò la fronte, continuando a tenere lo sguardo fisso sulle sue mani. Che mi racconti? ? Era questo il massimo dell’originalità? Non si erano mai parlati, non erano amici, e lui se ne usciva con Che mi racconti? ?
«Niente, Malik.»
«Ce l’hai una ragazza?»
A quella domanda Liam boccheggiò, incerto su cosa rispondere. Cos’avrebbe dato per eliminare quella conversazione dal principio?
«No, Malik.»
Zayn avrebbe voluto sorridere, ma non lo fece. «Oh.»
«Tu invece?» fece Liam, per la prima volta incrociò il suo sguardo «Penso abbia un motivo per arrivare sempre così in ritardo e andartene così presto.»
«Forse, ma non è detto che debba dirtelo.»
Il castano abbassò lo sguardo, sentendosi inopportuno per l’ennesima volta. Perché doveva sempre aprire la bocca? Non poteva starsene zitto e fermo al suo posto, come aveva sempre fatto? Anzi, perché Zayn gli stava rivolgendo la parola? Non poteva continuare ad ignorarlo e basta? Erano colleghi, non dovevano per forza diventare amici.
«Assaggia questo.»
Quando Liam si voltò, si ritrovò un cornetto al cioccolato – completamente, ricoperto di cioccolato – davanti agli occhi. Dietro, gli occhi di Zayn e il suo sorriso che lo fissavano, con l’entusiasmo di un bambino.
Liam aggrottò le sopracciglia. «Devo mangiarlo?chiese.
«Certo.» gli sorrise l’altro.
Allora il castano avvicinò le labbra all’oggetto dei suoi desideri, e ve ne diede un morso.  Quando la sua lingua venne a contatto con il cioccolato, chiuse gli occhi, estasiato.
E Zayn rise. Liam era così innocente, così dolce in quel momento. Un bambino che andava matto per il cioccolato. L’aveva notato standogli dietro con lo sguardo, e adesso ne aveva avuto la prova.
«Buono?» ridacchiò.
E allora Liam gli rivolse forse il primo sorriso da quando si conoscevano, e annuì contento.
Zayn pensò che fosse bellissimo. Ogni particolare del suo viso lo era, assolutamente perfetto. Lo erano i suoi occhi, profondamente dolci, e lo erano le sue labbra, ora sporche di cioccolato.
Zayn ridacchiò, intenerito dalla scena. «Ti sei sporcato.» lo informò, indicandogli il punto sulle proprie labbra.
Liam annuì, portandosi le dita a tentoni sulla bocca per ripulirsi. «Adesso?» domandò.
«Faccio io, incapace.» lo derise l’altro, scuotendo la testa.
Si alzò e lo raggiunse, e allora quella vicinanza col viso di Liam sembrò metterlo in reale disagio. Ma comunque nascose il fiato corto e col pollice rimosse la traccia di cioccolato, accennando un sorriso. «Perfetto.» sussurrò, e solo dopo si accorse di avere la voce fin troppo roca.
Liam gli sorrise grato, e sibilò un “grazie”, ma quel contatto fin troppo ravvicinato cominciava ad imbarazzarlo.
«Non avevo mai notato i tuoi occhi» mormorò poi, incantato «Sembrano miele.» ridacchiò.
In effetti non lo aveva mai fatto. Non lo aveva mai osservato, e ora pensava che fosse stupendo. Come se il suo viso fosse stato scolpito.
«Grazie» balbettò il moro, in imbarazzo.
Si fissarono a lungo. E mentre Liam deglutiva, le dita di Zayn gli accarezzavano quell’angolo della bocca, immobili. Poi l’ultimo gli si avvicinò ulteriormente, continuando ad alternare lo sguardo dagli occhi di Liam alle sue labbra. Quelle apparivano così invitanti, morbide. Zayn fremeva dalla voglia di baciarle.
E lo fece. Avvicinò le sue labbra a quelle del castano, ci soffiò sopra per un attimo, poi le premette contro quelle con delicatezza.
Le labbra di Zayn erano soffici come Liam s’aspettava. L’aveva immaginato per tanto tempo, fantasticato sulla loro consistenza, e adesso erano lì, a baciarlo. Quasi sembrava un sogno.
O un incubo. Zayn non era sicuro che quella fosse la cosa giusta. Lo era? Come avrebbe reagito Liam?
La reazione di Payne fu ben diversa dalle sue aspettative. Lui annullò qualsiasi distanza e spingendolo per la nuca lo costrinse ad approfondire il bacio, e Zayn chiuse gli occhi, quando le loro lingue vennero a scontrarsi.
Come d’istinto lo spinse verso il bancone, mentre le loro labbra e lingue continuavano a muoversi in sincrono. E Liam avvolse le sue braccia attorno al collo dell’altro, trasportato da chissà quale coraggio.
Tutto quello era paradisiaco, e inaspettato. Ma paradisiaco, e terrificante.
Quando le loro labbra vennero a separarsi, tutto quello che fecero fu ridere, senza accennare ad allontanarsi.
«Sicuro che sia legale, qui dentro?» Liam riportò le parole del moro, che sorrise.
«Non è un reato, finché Helen non c’è.»


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Non so mai cosa dire in questa specie di "spazio autrice". 
Beh, le solite cose: spero vi piaccia, lasciate una recensione se vi è piaciuta. (?)
Se poi ne avete persino la voglia e un bel po' di tempo da perdere, passate a leggere le mie storie. 
Oh, dedico questa one shot a Nicole e Marica, perché sono state loro ad ispirarmela :)
Mi dileguo ora, ja 
  
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