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Autore: Miss Malec    14/10/2013    1 recensioni
Piango per paura. Ho paura di non farcela, paura di essere abbandonata dai miei genitori, dai miei amici, da lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Guardo il test positivo per la ventesima volta. Non è possibile! Non può essere vero. Cosa ho fatto di male? E chi lo dice ora ai miei?
Lo sapevo, lo sapevo che dovevo rispettare le istruzioni scritte sulla scatola e prendere la pillola 2 ore dopo il rapporto, invece che fare di testa mia e prenderla dopo. Sapevo benissimo che poteva succedere, ma non avrei immaginato che la mia paura sarebbe diventata realtà.
 
 
Sono chiusa nella mia camera da circa 2 ore, immersa nei miei pensieri e tra una marea di fazzoletti. Piango per paura. Ho paura di non farcela, per paura di essere abbandonata dai miei genitori, dai miei amici, da lui.
- Vicky? – mi richiama mia sorella dall’altra parte della porta.
- Sì? – dico asciugandomi le lacrime.
- Mamma oggi ha il turno di notte, papà è fuori per il week-and ed io tra meno di un’ora esco. Perciò sarai da sola a casa, in frigo c’è un po’ d’insalata e delle fettine; mangia quello che ti pare.
Per colpa del lavoro i miei si ritrovano spesso a lavorare tutta la notte oppure a viaggiare spesso per delle conferenze, perciò si può dire che io stia quasi sempre da sola. Mia sorella? Mia sorella è più grande di me di 5 anni, esce praticamente tutte le sere, rientra la mattina del giorno dopo, di studiare non ne ha mai avuto voglia, ha avuto 500 ragazzi e non è più vergine dalla prima medi. In poche parole: il mio opposto. Solo che io sono rimasta fregata subito, lei no.
-Okay.
Sento che chiude la porta del bagno ed apre l’acqua per farsi la doccia. Mi sdraio sul letto, mi guardo la pancia ancora fortunatamente piatta. Che faccio? L’aborto. E’ stata la prima cosa a cui ho pensato, ma va contro i miei principi. Tenerlo. Ho solo 17 anni. Non deve essere una scelta solo mia, così prendo il telefono e compongo il numero, il suo.
- AMORE! – esclama felice.
- Ohi. – dico alquanto poco allegra.
- Cosa c’è? Che hai? Ti senti bene?
- Sisi. Senti, i miei non ci sono e mia sorella esce come al solito. Ti va di farmi compagnia? – cerco di non apparire tormentata da qualcosa.
- Certo cucciola. Mi faccio una doccia e sono da te.
- Okay. – attacco prima che lui possa concludere con il suo solito “ti amo”.
 
Sono appoggiata al lavello quando il citofono suona. Mi avvio alla porta, come glielo dico? E se mi lascia? Come faccio io senza di lui?
- Amore! – mi saluta lui dandomi un bacio appena mi vede.
- Ciao. – gli rispondo sorridendo mentre mi avvio verso la padella con sopra la fettina che si sta cocendo.
- Vicky, cos’hai? – mi chiede serio posizionandosi di fronte a me. Mi prende la mano e me la accarezza dolcemente col il pollice.
- Niente. – dico apparendo quasi furiosa. – Non ho niente.
La cena è stata silenziosa ed io non ho toccato cibo e non ho parlato, il che è grave dato che sono una chiacchierona.
Alex mi guarda e dopo che ho bevuto per la trentesima volta esplode.
- Mi spieghi cosa cazzo ti prende? – urla – Posso sapere cosa cazzo hai? – non ha mai alzato la voce con me in questo modo. Abbasso lo sguardo e inizio a fissare il pavimento. –Vicky se non vuoi più stare con me non c’è bisogno di tanti giri di parole, basta che me lo dici. Cazzo, sto impazzendo!
- Nono Alex, io non ti voglio lasciare, è che… - mi escono quasi le lacrime. Cazzo di ormoni!
- E’ che? – mi chiede lui dolcemente prendendomi la mano – A me lo puoi dire.
- PORCA PUTTANA ALEX, SONO INCINTA!!!! – grido. L’ho detto? L’ho detto sul serio?
Il ragazzo è improvvisamente sbiancato. E temo che svenga. Ti prego, Signore, non lasciarlo andare via, ti prego.
- E.. E… E … E come è successo? – dice lui balbettando.
- Vuoi proprio che te lo spieghi? – rispondo ironica.
- No… Cioè… Cosa vuoi fare?
- Non lo so, Alex. – poggio la testa sul tavolo di legno che si trova in cucina.
Il mio cuore batte all’impazzata. E i miei occhi non possono più trattenere le lacrime.
Sento la sedia che struscia sul pavimento, e i suoi passi. E’ finita Victoria, lui se ne è andato.
-  Vicky  – la sua voce. E’ qui con me. Non se n’è andato. – Ti prego, io voglio questo bambino, non abortire. Non farlo. Ci sarò io con te, sempre. – mi abbraccia da dietro, mettendo la testa sulla mia schiena. Sta piangendo.
- Non lo farò. – dico alzandomi e asciugandomi le lagrime. – Però ai miei lo dici tu!
 
 
 
*9 mesi dopo*
 
- Come la volete chiamare? – ci chiede l’ostetrica.
Io ed Alex ci guardiamo e contemporaneamente guardiamo la bambina tra le mie braccia. Ha la pelle bianca e gli occhi grandi, pesa 3 kg e 8. Ed è mia figlia.
- Eleaonor. – dico. La mia Eleaonor.
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE:
 
LA STORIA L’HO PARTORITA DURANTE L’ORA DI EPICA E DEVO AMMETTERE CHE PER ESSERE LA PRIMA ONE SHOT CHE SCRIVO NON E’ VENUTA COSI’ MALE. ME CHI VOGLIO PRENDERE IN GIRO? AMMETTIAMOLO HO SCRITTO DI MEGLIO, MOOOLTO MEGLIO!
COMUNQUE FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE CON LA VOSTRA RECENSIONE.
GRAZIE A TUTTI IN ANTICIPO
ELE
  
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