Rouge
Labbra fredde, maledettamente
fredde.
Avevano il gusto umido e metallico del sangue, il suo. Non le avrebbe
mai lasciate andare, eppure quel contatto breve e frizzante era
terminato con le diaboliche parole della vampira, lasciandolo in quel
insolito istante di sospensione tra il reale e l'immaginario, in quel
mondo di insoddisfazione e dubbi.
« E'
davvero buono dottore. Non si libererà facilmente di me. »
A quella voce, un brivido gelido gli percorse velocemente tutte le
vertebre fino a sublimarsi oltre la trachea.
Adesso che aveva
assaporato il gusto dolce e aspro della paura, doveva provare a
liberarsi e a fuggire?
Si sentiva
diabolicamente attratto dal
terrore che aveva provato fino a qualche istante prima, interamente
condensato in quel leggero contatto tra le loro labbra, come una
falena che vola abbagliata verso la luce notturna. Non voleva
più
scappare, ma godere di quella insolita emozione ancora per qualche
istante. Breve e forte.
Prese delicatamente i
polsi della vampira
avvicinandola a sé. Le sue mani parevano calde in confronto
alla
pelle gelida della donna che aveva a pochi centimetri dal
naso.
Nessun respiro, nessun
tepore. Una principessa di ghiaccio e
di ossa sottili come le lucide zampe di un ragno.
I palmi delle
mani gli scivolarono in gesto rapido lungo i fianchi della vampira,
accarezzandoli delicatamente, al pari di un oggetto in cristallo, e
apprezzandone la sinuosità.
Ogni falange percepiva
con ardore
quella carne fredda eppure soffice, avvicinando furtivamente il corpo
della donna a quello del medico, finché quest'ultimo non
riuscì a
stringerla a sé in un bollente abbraccio.
Banale, forse troppo.
Un bacio scontato ma denso di vitalità.
Lasciò che
le sue labbra
si posassero su quelle della donna che aveva tra le braccia,
rabbrividendo nuovamente.
Sentì
ancora quel sapore dolciastro e
pungente del sangue, che sino a pochi secondi prima gli scorreva
veloce nelle vene, e fu difficile separarsene.
Ormai era come un
gatto con un campanello al collo, un campanello che tintinna ad ogni
movimento, un campanello che gli ricordava di appartenere a qualcuno.
Riaprì gli occhi ed osservò quelli della donna
che un tempo aveva
il sangue cocente. Lo avevano completamente catturato. Lui, sposato e poi vedovo, era stato stregato da una donna affascinante e dalla carne
fresca, che con un falso sorriso e qualche moina in più gli
aveva
strappato l'anima dal cuore con un semplice graffio.
Lo sguardo
accattivante, realizzato da occhi cicatrizzati su frammenti di oceano
puro, le labbra piccanti, infiammate da un rossetto scarlatto come il
tramonto, la pelle candida, vellutata ed immacolata come il latte, i
fianchi seducenti, che sembravano non essere mai stati lambiti dalla
stoffa. Tutto di quella donna lo aveva ammaliato, anche il terrore
provato alla vista dei suoi canini. Era riuscita a fargli gelare il
sangue nel cuore.
Impenitente, tenace e
indomita.
« Non
ci riuscirai nemmeno te... »
sussurrò quelle strane
parole con un filo di voce. Fino a pochi secondi prima non si sarebbe
mai nemmeno immaginato di pronunciarle. Cos'era cambiato... era forse
il fascino di quel miracolo di morte ad averlo stregato?
In
trappola, Toshio, sei caduto in trappola come
un
ragazzino alla prima cotta...
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Achamo
& il suo inutile monologo
“Confesso di aver scritto questa
one-shot con altri scopi che non sto a spiegarvi perché non
finirei
più di parlare. Comunque ci tengo a precisare che sono la
stessa
persona che ha scritto e pubblicato altrove questo scritto, e ringrazio
l'autrice con la quale ho scritto la storia intera... oddei,
ma come parlo oggi? O_O
Cooomunque, la coppia Toshio-Chizuru mi
ha sempre smosso la fantasia, perciò ho deciso di riscrivere
e
pubblicare anche su EFP questo momento mancante all'interno della
storia originale. Spero vi piaccia e grazie per aver letto ^^”