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Autore: kiky 96    14/10/2013    0 recensioni
Il mondo che conoscevo stava via via scomparendo o per meglio dire stava lasciando il posto ad una specie che ci avrebbe contagiato piano piano.. Il mondo che ricordavo, la gente che mi circondava ogni giorno si stava trasformando in qualcosa di malvagio, spietato, qualcosa che non avrebbe di certo ammesso il controllo, qualcosa di anomalo, qualcosa di impossibile... Non credevo nei sogni, non credevo in niente ma purtroppo mi ritrovai troppo in fretta a fare i conti con i miei peggiori incubi, ad imbattermi in una realtà ben diversa da quella che avevo sperato per tutta la mia vita, a dover crescere con furia,a dover imparare a difendermi da sola, a dover asciugare le lacrime che segretamente conservavo per i momenti più oscuri della mia esistenza, purtroppo anche a sperare dove non riuscivo a vedere una soluzione, dover agire quando la situazione lo richiedeva, a dover correre,a dover purtroppo abbandonare ogni forma di aspettativa, ogni illusione, ogni possibilità...
Dovetti a malincuore lasciar andare il passato alle spalle, cancellare dalla mente qualsiasi ricordo felice ma oltretutto dovetti essere o meglio provare ad essere qualcun'altro per sopravvivere in quel posto cosi diverso, cosi innaturale, cosi terrificante...
La paura
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le provviste.
 
Da un po’ le provviste scarseggiavano e la fame e la sete iniziavano a farsi sentire come del resto anche la paura visto che un altro dei nostri era stato preso. Mi offri volontaria per esplorare un po’ le città vicino alla nostra e anche mio fratello,anche se glielo avevo assolutamente proibito, mi volle accompagnare.
A dir la verità mi sentivo più sicura con lui al mio fianco perché la sua presenza mi infondeva coraggio.
Uscimmo di giorno perché i vampiri sono soliti attaccare la notte quando i loro poteri rifioriscono.
Presi la chiave della jeep, accesi il veicolo e partimmo senza una precisa meta.
Avevo una cartina della città ma decisi di seguire il mio istinto che mi portò in una cittadina tranquilla abitata ancora da esseri umani.
Quando arrivai gioì nel vedere che non eravamo gli unici "normali".
Ci accolsero bene, ci offrirono riparo e da mangiare per qualche giorno in un hotel a tre stelle o meglio quello che rimaneva di una piccola struttura che un tempo doveva sicuramente essere molto prestigiosa e attrarre molti turisti, e ci dissero che potevamo godere della loro ospitalità fino a quando ne avremmo voluto d’altronde non ero certa che potessero avere nuovamente contatto con esseri umani dopo noi.
Ringraziai per l'ospitalità ma allo stesso tempo non abbassavo mai la guardia visto che come sapevo i vampiri sapevano assumere sembianze  umane perfette tali da renderli irriconoscibili a occhio umano.
Quella sera non riuscì a chiudere occhio perché soffrivo di disturbi della psiche i cui tratti di personalità sono disadattavi in modo pervasivo, inflessibile e permanente, causati dalla mancanza di fiducia in me stessa...
Questa era come avevano, i medici, definito il mio malessere..
Sapevo di essere speciale, sapevo di essere diversa dagli altri, sapevo che di li a poco sarebbe successo qualcosa che mi avrebbe sicuramente travolta, ma non avevo pianificato nè quando nè dove ciò sarebbe accaduto..
Nutrivo solo una strana sensazione che ogni giorno accresceva in me come un piccolo seme che diventa un fiore, la sentivo scorrere in me come un piccolo ruscello che defluisce nella valle, la percepivo fortemente e in alcuni momenti la temevo come riverivo la paura che mi impediva di prendere conoscenza di quella situazione e l'impotenza di non poter far nulla..
Come inizia la mia storia? Non con un banale c'era una volta delle fiabe felici che si racconta ai bambini piccoli per farli addormentare la sera....
Si perchè la mia è una storia piuttosto agghiacciante e del tutto anomala che si abbatté come un meteorite sulla Terra..
Mi chiamo Karen  e quando questa successe era l'anno 2130 e la  razza dell'uomo si stava estinguendo perchè al suo posto se ne stava diffondendo una nuova che avrebbe portato alla rovina il pianeta  e tutto ciò che conoscevo.
Vampiri ecco cosa erano...ma noi non pronunciavamo mai quel nome perchè era troppo terrificante, per noi significava "uomo col sangue sporco", mezzosangue.
Esseri che si nutrivano di sangue umano e poi facevano il fatale errore di trasformali come loro...
Io non avevo paura di loro perchè dopo la morte dei miei genitori da parte di un membro della setta dei vampiri,volevo solo vendetta e nient'altro mi avrebbe fatto cambiare idea....Ricordo che quando ciò successe era una calda sera d’estate…Amici e parenti accorsero numerosi per un barbecue che mio padre aveva organizzato per festeggiare il compleanno di mio fratello…Ridemmo, bevemmo e in attimo il panico…Fuoco e fiamme si diffusero presto intorno a noi e uno spargimento di sangue segui l’incendio…Una cerchia di vampiri circondò immediatamente la mia casa… Nel panico iniziai a correre ma qualcosa colpì la mia testa…  E d’un tratto buio pesto… non ricordo più nulla dopo…
Mi svegliai in preda ad un conato di vomito e a seguito con un fortissimo mal di testa forse molto probabilmente ero stata colpita da qualcosa ritrovandomi però con uno strano taglio all’incirca sopra la caviglia destra e, ignara di come mela fossi procurata, sentivo il sangue fluire alla mia testa che ,calda e ancora intontita per il colpo ricevuto, batteva molto forte mentre la sensazione di debolezza mi accompagnò per qualche secondo prima di rendermi conto della situazione.
Cercai di trascinare,visto che la mia gamba era lesa e dolorante, il mio corpo vicino il luogo dell’accaduto tanto per assicurarmi che qualcuno stesse bene o almeno che si fosse riuscito a salvare ma il ritratto dei miei accasciati per terra completamente morti fu solo ciò che vidi…
Corpi dilaniati in un bagno di sangue accanto a loro mio fratello che respirava ancora ma ferito ad un braccio… Perdeva molto liquido e per evitare che uno di quei cosi potesse balzargli addosso cercai di tamponare la ferita con un lembo della mia camicia…
Di fronte a noi uno di loro che ci notò e  sentì l’odore della lesione…
Era diverso dagli altri, aveva occhi glaciali, di un colore e una forma che facilmente si notano e non si dimenticano…
Ci fissammo entrambi quasi a voler comunicare con gli sguardi e per un millesimo di secondo pensai quasi che volesse avvicinarsi a me e aiutarmi…
Non sapendo cosa fare e come reagire di fronte a ciò cercai di alzarmi e anche se barcollando non riuscivo a mantenermi, fui capace comunque di aiutare  mio fratello, accendere la jeep e partire a folle velocità nel cuore della notte lasciando tutto e tutti al loro  cruciale destino… Di li neanche più un ricordo nitido perché lasciai che lacrime di terrore miste a ribrezzo,orrore e rabbia bagnassero il mio viso mentre con le mani al volante e il piede sull’acceleratore cercare disperatamente una stazione di servizio per fermarmi e curare Jamie…
Ancora  meglio  sulla strada ignota che stavo percorrendo senza dare troppa importanza alla meta trovai un ospedale che ci offrì cure riparo e una buona quantità di cibo per sopravvivere almeno per una settimana…
E iniziò cosi la nostra avventura per l’ignoto terribilmente monotona e piena di paura…
Da quel momento il contagio si diffuse in tutti gli stati della nazione americana,erano dappertutto e la loro razza si stava diffondendo rapidamente a macchia d'olio per essere fermata, ma io nutrivo quella stupida speranza che un giorno non lontano da quelli che ero costretta a vivere sarei riuscita a impedire che tutti si contagiassero.
Dopo quella straziante perdita entrammo a far parte di un gruppo sopravvissuto di umani e risedevamo al confine di Fort Nox luogo non ancora conquistato dai vampiri.
Il nostro gruppo era formato da me, mio fratello Jamie insieme al signor Dingle e sua moglie che avevano perso il loro figlio un ragazzo di dodici o tredici anni in seguito all’invasione e ai signori Pattinson con i loro figli Caroline di diciassette anni e Tyler di dieci... Almeno per Jamie rappresentavano una sorta di compagnia…
Io dal canto suo preferivo rimanere sola col mio dolore e ricordare…
Mi dovetti abituare alla loro presenza molto presto e in maniera molto tempestiva anche perchè tra l'altro erano  l'unica famiglia rimastami e con loro a dire il vero mi sentivo al sicuro anche se andavo in cerca e speravo tutti i giorni della mia esistenza di poter ritrovare quel calore consueto e naturale che solo la propria famiglia sa dare, ma dovevo accontentarmi se volevo sopravvivere...
Se solo fosse rimasta una piccola possibilità che potessi rimanere in vita in quel luogo infernale...
 
A turno gli uomini sorvegliavano il rifugio armati di fucili, pistole, asce e tutte le armi possibili per la difesa della caverna e degli esseri umani che ci abitavano al suo interno,recuperati o meglio rubati in quei piccoli negozi prossimi al nostro nascondiglio, mentre le donne si occupavano della medicazione delle ferite sotto la guida della brillante ed esperta Pattinson che prima del contagio era un medico chirurgo ma in una carriera ormai perduta da tempo e che per nostra fortuna ci aveva insegnato giorno per giorno  tutti i segreti affinché la potessimo aiutare anche a salvare le poche vite umane che rimanevano in vita...
Inoltre noi donne ci occupavamo della raccolta delle provviste quando la terra e le condizioni poco disastrose  e le condizioni climatiche lo permettevano...
Erano passati ben due anni da quando l'invasione era cominciata e rispetto a quello che avevo vissuto mi sembravano secoli e secoli o a dirla tutta un tempo quasi infinito, quasi infernale e del tutto atroce per sopportare questo flagello incessante per cui non avevo la minima idea di come potesse cambiare....
 
Ero all'ultimo anno del college e stavo per laurearmi in giurisprudenza e sarei diventata un ottimo avvocato sempre al servizio dei cittadini e della giustizia ma purtroppo una serie di disastrosi e alquanto terrificanti eventi si verificarono
sulla Terra...
La mia vita iniziò a cambiare e mi ritrovai velocemente a viaggiare da uno stato all'altro dell'America, la nostra casa era andata distrutta e con essa anche i miei discendenti e con essi la loro memoria e da un tempo non determinato( era vana la speranza di poter contare i giorni) eravamo costretti a vivere in quello schifo di caverna che ci aveva selvaggiamente accolti quasi a trattarsi di una crudele e atroce invasione che avrebbe portato la salvezza e la sopravvivenza( forse era quello che speravo) del genotipo umano...
Mi piacevano le storie paurose di vampiri, mostri,zombi ma non immaginavo che avrebbero preso vita tanto facilmente e soprattutto sarebbero diventati parte della mia realtà con i quali sarei stata costretta a fare i conti...
Da quando l’ epidemia prese il via ogni sera mia madre ci abbracciava dicendoci che sarebbe andato tutto bene e che saremo rimasti tutti uniti,purtroppo non fu cosi…
Ero forte si...ma non riuscivo a nascondere il mio dolore davanti a Jamie, avrei dovuto proteggerlo rassicurarlo e soprattutto mi ero ripromessa di non lasciarlo mai...ma il vuoto che sentivo era niente in confronto a ciò che stava succedendo sulla Terra.
Sapevo tutto sui vampiri, l'avevo imparato dai romanzi che mi piaceva leggere nei caldi pomeriggi dei mesi estivi...conoscevo troppo.....questo era il problema....sapevo tutto di loro, della loro stirpe, come facevano per cacciare e quali erano le prede che preferivano.
Sapevo che si confondevano facilmente con gli uomini perchè sapevano come camuffarsi e sapevano soprattutto come riprodursi.
Per farlo avevano bisogno solo di scambiare il loro sangue con quello umano e viceversa quello umano con quello dei vampiri e il gioco era fatto.
Questa procedura era molto veloce ma non molto efficace perchè se il rituale non avveniva correttamente l'essere umano solo in quel caso sarebbe potuto diventare uno zombi vivente. Altra schifezza d’altronde…
Un'altra cosa che sapevo e che i vampiri non cacciavano mai da soli ma in gruppo,perchè contavano molto sul lavoro di  squadra per accerchiare la loro preda e farne carne da macello...
 
Soffrivo di disturbo del sonno da quando avevo cinque anni e constatai che quella malattia si manifestava solamente quando avevo incubi o quando mi ritrovavo in una stato di ansia mista a paura e preoccupazione, quindi mi ritrovavo a parlare da sola quasi tutte le notti e questa perturbazione mi coinvolgeva da parecchio tempo, ma quella volta non fu l'insonnia a farmi restare sveglia ma un incubo che prima d'ora non avevo mai fatto.
Ero sola in giardino pieno di rose rosse e mentre camminavo con indosso un vestito bianco che lasciava scoperte le ginocchia, mi ritrovai di colpo su una spiaggia calda e il sole basso al tramonto doveva essere estate poi di colpo di nuovo su una scogliera con le onde che si infrangevano e i gabbiano che sembravano quasi cantare…Una visione paradisiaca… Non capivo dove mi trovavo fino a quando la mente mi rimandò in una grotta buia piena di corpi ricoperti di sangue… Anche il mio vestito lo era… e la mia bocca e le mie mani poi d’un tratto il buio… poi una voce… poi oscurità di nuovo…
Mi svegliai di colpo per controllare Jamie e per fortuna era ancora accanto a me e visto che ero sveglia ne approfittai per cercare la pistola che avevo portato con me cosi in caso di pericolo non avrei avuto problemi a fare fuoco.
Ero come mio padre, avevo un innaturale istinto protettivo nei confronti di Jamie quasi fosse mio figlio ma del resto avevo sviluppato questa indole un po’ su tutti in particolar modo sulla mie cose e sulle persone a me care....
Mentre accarezzavo la sua fronte cosi morbida e stringevo con mano ferma il suo corpo cosi innocente tanto da sentire il calore dello stesso, sprofondai improvvisamente in un sonno profondo e dai cui feci fatica a svegliarmi il giorno seguente....
 
Non rimanevamo più di tre giorni in uno stesso luogo quando dovevamo cercare provviste  e inoltre non abbassavo mai la guardia riguardo alle persone che ci ospitavano e non perchè non mi fidassi di loro ma perchè in quel luogo cosi cupo l'apparenza alle volte poteva ingannare..
Salutammo i gentili signori che ci accolsero e ripartimmo per il nostro viaggio,anche se non ero a mio agio ed ero preoccupata più che mai in seguito all'incubo vissuto la notte precedente.
Avrei voluto morire anziché vivere un altro giorno con la paura che da un giorno all'altro sarei potuta diventare preda di un vampiro, visto che sono un gradino più in alto di me nella catena alimentare; o peggio avere un figlio/a non umano, ma MOSTRO.
L'idea mi affiorava continuamente nella testa cosi decisi di fermarmi in un'altra cittadina non lontana da quella lasciata e svagare un po’ la mente con il mio libro preferito "Orgoglio e pregiudizio".
La città, Arkansas, non mi suonava famigliare, non la conoscevo bene come le altre e non  gioivo tanto all'idea di essere in una città sconosciuta.
Però visto che mi serviva del tempo per riorganizzare il viaggio di ritorno, rifornire la jeep di benzina e finire di raccogliere le provviste non mi rimase altra scelta che chiedere una stanza per dormire.
Soggiornammo in  un ostello un po’ malandato ma comunque fornito dello stretto necessario.
Ci offrirono una suite matrimoniale malandata anche quella piena di polvere con un letto a due piazze  con cuscini e lenzuola logore,un paio di comodini  rotti e un bagno in condizioni alquanto pessime…
Solo in seguito ci avvisarono che i servizi igienici non funzionavano…
Pazienza avevamo imparato a trattenere i nostri bisogno per evitare infezioni o altro…
Quella notte le stesso incubo di quella precedente si ripresentò nella mia testa allorché mi alzai e decisi di affacciarmi alla finestra per controllare quale aria tirasse fuori… C’era puzza di fogna forse qualche tubatura perdeva forse più che normale viste le condizioni dell’hotel…
Mi sporsi un po’ di più dalla finestra e vidi la luna piena illuminare il cielo buio e costellato di stelle e riuscì a scorgere la costellazione dell'orsa maggiore,tra l'altro la mia preferita, e mi venne in mente quella volta che vidi una stella e le volli dare il mio nome ma mia madre mi disse che era il pianeta Saturno...
Ero piccola a quel tempo e non capivo molto bene ma ripensando a quel ricordo provai un moto di tristezza poiché rivolevo la mia vita di un tempo, volevo nuovamente vivere nell'innocenza e soprattutto rivolevo quella sicurezza che portavo dentro e che i miei genitori mi infondevano sempre quando si presentavo occasioni che mi facevano dubitare di questa...
Pensai a questo ricordo intensamente e mi addormentai con esso che sopraffasse finalmente il brutto incubo.
Il mattino seguente risvegliata dall'idea di quel rimpianto cosi dolce e reale in certi aspetti, decisi mio malgrado di rimettermi al lavoro e con l'aiuto di mio fratello caricammo la jeep,cosichè ripartire molto presto visto che la strada per il ritorno era lunga e le soste da fare erano poche perchè quasi tutte le città erano state rase al suolo ormai.
Decisi  con fare sicuro e certo di attrezzarmi ed equipaggiarmi con una pistola e quando Jamie con fare interrogatorio ma allo stesso tempo convinto se ne accorse, non replicò e non mi chiese nulla  poichè credevo che avesse approvato la mia scelta visto che conosceva anche lui l'imminente pericolo che potevamo correre.
Il viaggio  durò più di quanto pensassi perchè mi dovetti fermare più di una volta a causa del malessere di Jamie che vomitava ogni minuto. Non sapevo bene cosa avesse mangiato la sera prima visto che gli avevo dato libera uscita per qualche ora e quindi non sapevo quali generi di schifezze avesse ingerito, ma fortunatamente dopo qualche ora la sua nausea fini.
La sua faccia era stremata cosi gli dissi di riposare un po’ e nel caso ci saremmo fermati lo avrei avvisato immediatamente.
Mentre guidavo guardavo il suo dolce viso e nella sua tranquillità immaginavo per lui un futuro terrificante fatto di sangue e una vita da mostro.
Immediatamente a quel pensiero mi ritornò in mente quell'incubo che ormai mi perseguitava da tre notti e che non trovavo il coraggio di raccontare.
Di colpo frenai e per non far fare del male a Jamie lo strinsi più che potevo ma fini col slogarmi il polso. Jamie si svegliò e vide le lacrime che bagnarono il mio viso e iniziai a urlare-" Basta non ne posso più di questa vita maledetta....quando finirà tutto questo?". Non riuscì a trattenermi alchè Jamie mi abbracciò e disse-" Va tutto bene...lo so che non ne puoi più, ti vedo che con me nascondi le lacrime sotto un sorriso ma so che dentro soffri...so che ti manca la mamma ma dobbiamo resistere in questo maledetto mondo perchè so che presto tutto questo finirà." Lo strinsi forte e mi ripromisi che qualsiasi cosa fosse successa avrei mantenuto la calma. Mi chiedevo dove riuscisse a trovare tutta quella forza di andare avanti,ma lo abbracciai solamente godendomi tutto quel momento libera da pensieri inutili.
Ritornammo sani e salvi da quell'avventura e quando ritornammo ci dissero che dovevamo andarcene di li perchè alcune sette erano entrate nel confine di Fort Nox.
  
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