Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Scribak    14/10/2013    2 recensioni
Irritato per l'ennesimo ritardo di Tsuna, Hibari colpisce il capo della famiglia Vongola alla testa, causandone la perdita temporanea della vista. Per rimediare a quanto commesso, il guardiano della Nuvola, seppur riluttante, decide di ospitare il ragazzo finchè non riuscira a guarire del tutto. Nel frattempo, ombre minacciose si allungano sul destino dei Vongola, impegnando il baby assassino ed il capo della CEDEF in una corsa contro il tempo.
Traduzione da un'originale di Destiny Aitsuji.
Main pairing: 1827 (HibarixTsuna).
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Finding Love in Darkness - capitolo quarto (ita)

Finding Love in Darkness
Autore:
Destiny Aitsuji
Traduttore: Scribak

 Capitolo Quarto

 "Ehi! Sei sicuro che questa sia una buona idea? E se quell'idiota finisce ammazzato? Non può ancora servirsi del tutto delle sue fiamme!".
Reborn scrutò attentamente attraverso le lenti del binocolo e sogghignò: "Faremo un passo alla volta... e se non dovesse rispettare i patti, posso sempre rispedirlo in quell’inferno da dove proviene".
Colonnello rabbrividì, ma non diede voce ai propri pensieri. Nonostante fosse diventato un tutore al servizio dei Vongola, Reborn manteneva il freddo contegno di sempre, senza aver perduto minimamente il suo tocco, celebre nel duro mondo della malavita.
"Spero davvero che possa farcela... per il bene di entrambi", pensò Colonnello, guardando il ragazzo dai capelli corvini che, sulla sua motocicletta, stava lasciando il reticolo di strade per prendere una scorciatoia non esattamente legale.

 

 
Hibari accelerò digrignando i denti, irritato al pensiero di dover superare i limiti di velocità ed infrangere il codice della strada, guidando sui marciapiedi ed attraverso il parco. Mentalmente, allungò la lista dei motivi per cui avrebbe dovuto mordere a morte l'erbivoro dalla testa ad ananas.
"Tsunayoshi...", pensò: "Resisti".

 

 
Ritornando a dove si trovavano, in quel momento, Tsuna e Mukuro - dopo numerose rassicurazioni, da parte di quest'ultimo, che, minacciando di possedere il primo, aveva solo scherzato -, non si era ancora visto nessuno dei fedeli seguaci dell'italiano. Tsuna, intanto, sedeva su un soffice divano all’interno di una stanza lussuosamente arredata (non che il ragazzo lo sapesse, ad ogni modo).
"Vuoi una tazza di tè, mio caro Tsunayoshi?", chiese Mukuro. Tsuna si mosse, agitato, sul divano, declinando educatamente l'offerta.
"Davvero? Allora, che ne dici di un caffè? O hai delle preferenze in particolare? Ho tutto quello che puoi desiderare... anche se, certo, non è escluso che tu possa ricevere qualcosa di completamente diverso dalle tue aspettative: per esempio, potresti benissimo bere del sangue, convinto che quello che ti abbia dato sia succo di frutta...", ribattè l'italiano. Tsuna, visibilmente impallidito, si affrettò a declinare con veemenza l'ospitalità di Mukuro, fino a che quest'ultimo scoppiò a ridere.
"Sei davvero unico, Tsunayoshi. Non potrei aspettarmi altro che sorprese da te. Davvero, non vorresti concedermi la possibilità di farmi perdonare? Mi scuso per prima: eri troppo carino e, semplicemente, non ho potuto fare a meno di stuzzicarti un po'".
Tsuna arrossì: "Non è necessario che tu ti scusi, Mukuro. Ti ho già perdonato...".
"Oh, ma devo insistere...", soffiò l'italiano, carezzevole.
Tsuna sobbalzò: anche senza l'aiuto del suo Iperintuito, il ragazzo sapeva che c'era qualcosa che non andava.

 

 
Intanto, a casa di Tsuna, tre dei guardiani stavano attendendo, come per ricevere istruzioni, i due arcobaleno di ritorno dalla ricognizione a Kokuyou Land. Inutile dire che, per ammazzare il tempo, avevano iniziato a litigare, come loro solito:
"Che cosa hai detto, Testa a Polipo?".
"Ho detto che sei un idiota tutto muscoli e niente cervello, che non sa pensare ad altro che alla box, Testa a Prato!".
"Ehi, ehi! Calmatevi e non iniziate una discussione in camera di Tsuna, d'accordo?".
Con un tempismo perfetto, Lambo scelse proprio quel momento per fare la sua entrata in scena - portando, necessariamente, altri guai:
"Gyahahah! Il grande Lambo vuole giocare e tutti voi dovete dargli i dolci! Dai, Stupidera, gioca con me! Gyahahah!".
"Scemucca! Chi è che dovrebbe giocare con te?  Vai a prendere i tuoi dannati dolci da qualche altra parte: non ho tempo per te!", urlò Gokudera, scaraventando il bambino fuori dalla stanza.
Non appena Lambo atterrò sul pavimento con un tonfo ben udibile, iniziò a piangere disperatamente, tirando fuori il suo famoso bazooka.
"Lambo! Non farlo!", gridò Gokudera cercando di fermarlo, ma era troppo tardi. La stanza venne completamente invasa da una nuvola di fumo rosa: una volta scomparsa, i guardiani si trovarono dinanzi un Lambo quindicenne. Gokudera grugnì, irritato.
"Ah, ah, ah! Bel trucco, piccolo!", rise Yamamoto. Il guardiano della Tempesta sospirò, mentre Ryohei urlava il suo estremo benvenuto al nuovo arrivato.
Improvvisamente, i due Arcobaleno comparvero dal nulla.
"Ciaossu!", li salutò Reborn. "Sembra che tutte le parti in gioco siano qui. Incominciamo".

 

 
I
n Italia, presso il quartier generale dei Vongola, Iemitsu e Timoteo stavano contemplando due foto.
"Sono entrambi scelte eccellenti", ammise Iemitsu: "Ma nutro ancora qualche dubbio a riguardo".
Timoteo sospirò: un lieve sorriso si disegnò sulle labbra del più anziano, che sollevò la foto del nuovo guardiano della Nuvola: "Posso capirti", disse al suo miglior amico e più fidato consigliere, prima di aggiungere, scherzando: "In un certo senso, sembra proprio un fidanzamento, no? Be', di certo non diventerà un posto abbandonato, qui, anche se Tsuna dovesse accasarsi, te lo prometto (1). Posso assicurati che sono entrambi uomini in gamba".
Iemitsu sospirò a sua volta, gemendo: "Non mi servono uomini in gamba... Volevo solo una nuora graziosa".
Il capo dei Vongola sorrise sotto i baffi, cercando di consolare il più giovane.
"Su, su...", mormorò, dandogli un buffetto sulla testa.

 

 
"
Tsunayoshi...", mormorò Mukuro, supplichevole: si trovava già in ginocchio, le mani di Tsuna strette nelle proprie.
Il giovane boss era decisamente a disagio, se non terrorizzato: poteva avvertire chiaramente il respiro di Mukuro sulla propria pelle e le mani del guardiano che lo stringevano, fredde come il ghiaccio.
"Ti prego, accetta le mie scuse, Tsunayoshi. Prometto che avrò cura di te, finché vivrò", implorò Mukuro, mentre Tsuna si dibatteva.
“No!”, urlò, sfuggendo dalla presa dell’italiano, ma Mukuro lo afferrò di nuovo per la vita, trascinando entrambi sul pavimento.
“Ti prego, Tsunayoshi! Non ti chiederò mai più nulla. Dammi solo una possibilità!”.
“Mu-mukuro! Per favore, smettila! Non voglio… lasciami andare!”, gridò istericamente il ragazzo, quasi sopraffatto dalla stretta di quelle mani gelide e dall’impossibilità di vedere cosa stesse succedendo, mentre Mukuro continuava a toccarlo, proferendo false scuse.
Del tutto indifeso, Tsuna lanciò un urlo: in quel preciso istante, la meravigliosa illusione che lo aveva circondato fino a quel momento si incrinò, rivelando la minacciosa realtà (2).
“Kufufufu. Allora sei venuto. Non mi aspettavo che ti facessi vedere”.
L’altro ragazzo lo guardò in tralice, per poi impartire, cupo, un ordine: “Restituiscimelo”.
Mukuro finse di riflettere, quindi un ghigno divertito si allargò sul suo volto: “Mai”.
L’aria venne attraversata da un clangore metallico.
“Allora preparati a morire, erbivoro”.

 

 
Tsuna era rimasto seduto lì, troppo terrorizzato per muoversi, quando i suoi due guardiani più pericolosi si erano scontrati. Il suono dei tonfa contro il tridente aveva risuonato entro i muri devastati di Kokuyou Land.
Era passato diverso tempo da quando la lotta tra i due era terminata, ma Tsuna continuava ad udire l’eco spettrale di armi che cozzavano l’una contro l’altra, insieme a voci beffarde e promesse di mordere l’avversario a morte. Essere ciechi e, allo stesso tempo, dotati di una vivida immaginazione aveva i propri svantaggi. Tsuna non riusciva a fare a meno di rivivere continuamente la battaglia, rannicchiandosi, terrorizzato, su se stesso ogni volta che qualcuno cercasse di avvicinarglisi. Il giovane boss sembrava pericolosamente vicino al confine della follia e nemmeno Reborn era riuscito a riscuoterlo dal suo delirio.
Hibari si era pentito di averlo trascinato, quel giorno, a scuola. In un certo senso, odiava vedere quell’erbivoro ferito quanto sorprendere qualcuno ad infrangere il regolamento scolastico.

Un momento.
Torniamo un attimo indietro.

… odiava vedere quell’erbivoro ferito.
… odiava vedere Tsunayoshi Sawada ferito.
… odiava vedere Tsunayoshi Sawada ferito da Mukuro Rokudo.
… odiava vedere Tsunayoshi Sawada ferito da chiunque.
… odiava vedere Tsunayoshi Sawada ferito da chiunque altro che non fosse lui.
No.
… odiava vedere Tsunayoshi Sawada ferito per causa sua.

Ogni cosa era successa per causa sua. Se non si fosse scagliato contro il giovane boss, privandolo della vista, o se non avesse deciso di rispettare ad ogni costo il regolamento scolastico, trascinandolo a scuola, o se non l’avesse lasciato solo, pronto a cadere nelle grinfie di Mukuro… se non avesse deciso di combattere contro l’italiano, invece di preoccuparsi per come stesse Tsuna, quest’ultimo non sarebbe stato affatto ferito.
Non appena il guardiano della Nuvola si rese conto di essere stato la causa principale del dolore di Tsuna, una morsa iniziò a serrarsi intorno al suo stomaco.
Istintivamente, il prefetto se ne domandò la ragione: prima di allora, non si era mai preoccupato per qualcuno, né avrebbe dovuto iniziare a farlo in quel momento, eppure eccolo pronto ad incolpare se stesso a causa dell’erbivoro più debole e strano che avesse mai incontrato.
Tempo prima, Hibari aveva ritenuto impossibile, per un carnivoro come lui, desiderare qualcuno al proprio fianco: e, se proprio non avesse potuto farne a meno, si sarebbe dovuto trattare, almeno, di un combattente forte quanto il prefetto.
Ed ora, dinanzi ai suoi occhi, si trovava la figura, tenacemente rannicchiata sotto le coperte del proprio letto, di quell’erbivoro debole e patetico che rispondeva al nome di Tsunayoshi Sawada. Un’irritazione malcelata faceva mostra di sé sul volto del guardiano.

Perché non poteva trovare qualcuno di più forte per il quale…innamorarsi.
Innamorarsi era una cosa: Hibari sarebbe riuscito ad accettarlo, prima o poi. Innamorarsi di un ragazzo era un’altra questione, ma Hibari avrebbe provato a farsene una ragione. Innamorarsi di Tsunayoshi Sawada, tuttavia, era completamente un altro paio di maniche. Hibari non era pronto ad affrontarlo.
Eppure, quel ragazzo sepolto da una pila di coperte riusciva a causare una dolorosa stretta al cuore del prefetto.
Perché proprio lui?”, si chiese Hibari. Si trattava di una sorta di punizione per essere crudele e spietato? Oppure era il modo con cui sua madre voleva castigarlo?
Vendo il più giovane tremare ad ogni suo più piccolo movimento, Hibari sentì una parte di sé morire:
Ammesso che io lo ami, non c’è modo che lui possa ricambiare. Madre, che cosa dovrei fare? Non ho mai amato nessuno, né permesso a qualcuno di avvicinarsi a me, dopo averti visto morire per il dolore di aver perduto mio padre. Non voglio sentirmi debole per qualcuno, né voglio più sopportare il dolore per averlo perduto. Dimmi cosa dovrei fare… E’ troppo tardi per tornare indietro: non posso che amare Tsunayoshi Sawada. Ma come posso proteggerlo?”.
Con questi pensieri, il prefetto lasciò Tsuna da solo nella stanza. Con il cuore pesante e confuso, Hibari si recò nella sua camera, dove recuperò un piccolo pugnale da una vecchia custodia di pelle.

 

 
Nella stanza dove il ragazzo aveva lasciato Tsuna, una piccola luce bianca apparve all’improvviso, fluttuando ed andando a posarsi gentilmente sulla spalla del giovane boss. A poco a poco, il pianto ed i singhiozzi si placarono. Una voce calorosa spezzò il gelido silenzio che era sceso sulla stanza, e con esso il delirio di Tsuna.
Chi sei?”, domandò Tsuna, ritrovandosi in un luogo che poteva essere la sua mente, sotto l’aspetto di un bimbo di pochi anni.
Mi chiamo Maya Hibari”, rispose la strana voce proveniente dalla luce.
Tsuna sembrò perplesso: “Hibari-san?”. La voce rise e le sopracciglia di Tsuna si incurvarono in un buffo cipiglio.
In quel momento, la luce si mosse e si trasformò in una bellissima donna dai capelli scuri, con gli occhi di un blu straordinario. Tsuna rimase senza fiato.
Salve, Tsunayoshi Sawada. Io sono Maya Hibari”, disse la donna, presentandosi per la seconda volta.
Tsuna fissò gli occhi della donna e qualcosa, nella sua testa, andò a collocarsi nel posto giusto:
Sei la madre di Hibari-san?”.
La donna misteriosa sorrise ed annuì. Improvvisamente, Tsuna comprese che il suo guardiano della Nuvola viveva da solo perché non aveva genitori. Maya si limitò a sorridere, per poi rispondergli, dando una conferma ai suoi pensieri:
Kyoya è cresciuto senza un padre sin dall’età di tre anni, ed ha perso sua madre quando ne aveva nove. Non sono stata una buona madre, perché non sono riuscita ad occuparmi di lui quanto avrei voluto: la scomparsa di mio marito mi aveva colpito duramente, tanto da compromettere in modo irrimediabile la mia salute. Quando stavo per morire, ho affidato Kyoya nelle mani del nostro maggiordomo. Kusakabe ha badato a mio figlio fino alla sua morte, quando Kyoya aveva tredici anni. Da allora il figlio di Kusakabe, Tetsuya, ha preso il posto del padre e si è occupato di mio figlio, ma Kyoya si è chiuso irrimediabilmente in se stesso, e questo perché non sono stata una buona madre per lui”.
Tsuna ascoltò pazientemente il racconto della donna, poi disse:
Sono sicuro che Hibari non la incolpa per nulla. Se c’è un cattivo genitore, credo che quello, invece, debba essere mio padre”.
Maya rise:
Tsunayoshi, sono sicura che tuo padre abbia avuto una buona ragione per fare ciò che ha fatto. Io, invece, non ho il diritto di giustificare le mie azioni verso Kyoya. Ho trascurato i miei doveri di madre e non ho amato mio figlio quando ero ancora in vita: non riuscivo a vedere altro che la morte di mio marito, e questo ha causato il carattere freddo di Kyoya. In realtà, è un ragazzo gentile e premuroso, dotato di un forte senso di giustizia. Dal momento in cui è apparso Tsunayoshi, però, Kyoya ha iniziato a cambiare. Come madre, desidero solo la felicità per mio figlio: perciò ti prego, Tsunayoshi-kun, di esaudire la supplica di una madre egoista!”.
Tsuna desiderava ancora parlare con quella donna, ma, all’improvviso, venne strappato fuori da suo mondo interiore, non appena una mano ferma, ma gentile gli sfiorò la spalla.
“Svegliati, Tsunayoshi. Devi mangiare”.
Nonostante quella voce suonasse dura, essa tradiva un’evidente preoccupazione nei suoi confronti. Un lieve sorriso si aprì sulle labbra di Tsuna: Hibari era preoccupato per lui. Il giovane boss si alzò dal letto e, guidato dalla stretta salda di Hibari, seguì il prefetto in cucina:
Se Hibari solo fosse più spesso così…”.

 
Angolo del traduttore
Di seguito, riporto la traduzione di alcune note dell’autore riguardo ad alcuni passi del testo:

(1)   “… dal momento che Iemitsu è un marito e padre apprensivo, quando pensa che il figlio debba lasciare la propria famiglia per raggiungere il suo futuro Compagno, la sua casa non può che sembrargli più vuota. In Asia, è costume che la donna, una volta data in moglie, viva con la famiglia dello sposo: similmente, qui l’uke deve seguire il seme... Dall’altro lato, Timoteo risponde che Iemitsu non rimarrà solo, in quanto sia Tsuna, che Hibari sono parte dei Vongola, perciò potrà vedere il figlio quanto prima, se non di più…”.

(2)   “… gradirei spiegare il significato dietro la frase ‘la meravigliosa illusione che lo aveva circondato fino a quel momento si incrinò, rivelando la minacciosa realtà’. Può avere due significati, uno letterale ed uno più simbolico. Quello letterale riguarda l’illusione, creata da Mukuro, di una stanza lussuosa, che svanisce all’urlo di Tsuna, tornando a mostrare la decadenza di Kokuyou Land. Il secondo significato, invece, si riferisce alla recita inscenata da Mukuro: il guardiano, infatti, si mostra disperato in modo da ottenere il perdono di Tsuna, ed, allo stesso tempo, tradisce il desiderio di avere la meglio su di lui prima che Hibari possa arrivare. Quando il prefetto raggiunge Kokuyou Land, tuttavia, Mukuro abbandona il suo intento iniziale, mostrando un lato più sadico del proprio carattere durante la lotta con Hibari. Il diverso comportamento di Mukuro, perciò, è legato al significato non letterale della frase utilizzata (riferendosi ad un’illusione) …”.

Per quanto riguarda la traduzione di (2), credo sia abbastanza chiaro che, nella scelta delle parole da utilizzare, abbia seguito, principalmente, l’interpretazione più letterale.

Chiedo scusa per questa tirata finale: tuttavia, ho ritenuto che le parole dell’autore potessero facilitare la comprensione di parti che, effettivamente, non è difficile trovare ambigue.

Come in precedenza, ringrazio chi ha incluso la storia tra le proprie preferite (Yaoi_Yarouze), seguite (Donny, fliflai, FranKuro, Iku e Ryo, Kupo08, lululove2, MXI, Scricciola, Vincent Dimitri Petrenko), i lettori che l’hanno recensita o ricordata (MXI e lululove2), e quanti, ancora, la leggono e leggeranno rimanendo nell’anonimato.

A presto (il prima possibile, in effetti).

 

AF alias Scribak

  
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