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Autore: Black Hayate    14/10/2013    1 recensioni
Le impressioni di una tizia random che passeggia in una sera d'ottobre con il cane.
Adatto a cinofili e non.
Genere: Mistero, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OMBRE AD OTTOBRE

 

Spesso, nelle cupe sere di ottobre, quando il sole ormai da qualche ora è svanito dall’orizzonte, è piacevole avventurarsi nelle vuote vie di quartiere, illuminate da qualche lampione e da un sottile spicchio di luna, assaporando quel tenue brivido della carezza del vento, pungente ma non ancora gelida. In quei momenti, pochi rumori giungono all’orecchio: il rombo lontano di qualche auto solitaria, il cicalio di una televisione accesa per la cena, il sibilo del proprio respiro… Le sere come queste riescono a sorprendere per la loro quiete. Le poche persone che si vedono in giro, perlopiù, escono per fare una passeggiata con il cane, per poi ritornare nel caldo ed accogliente nido di casa. Perciò, quando si nota qualcuno di diverso, è normale stupirsi, o quantomeno osservarlo con attenzione.

Fu quello che le capitò, quel giorno.

Proprio come ci si poteva aspettare, anche lei era lì in sola compagnia del suo cane, come al solito attenta a tutto tranne a quello che succedeva di fronte a lei. L’accompagnavano soltanto i passi felpati del suo silenzioso amico e il borbottio di disapprovazione della sua voce, causato dal ricordo di una precedente conversazione malriuscita. Ma, nel momento in cui concluse la sua discussione mentale con un bell’ “Infatti!” pronunciato alla strada deserta, si accorse che la suddetta strada non era proprio desolata come ci si poteva aspettare. Da una macchina parcheggiata poco distante, infatti, erano appena usciti una donna e un uomo di origini straniere (probabilmente del sud America, pensò lei, udendo qualche parola in spagnolo). Notò che le loro figure erano sfocate, quasi appannate, illuminate com’erano da quella tenue luce lunare. Poco dopo dalla macchina sbucò anche una piccola sagoma, che si piroettò in pochi istanti in mezzo alla strada. Lei la squadrò a lungo: era un bambino, investito dalla flebile luce, la quale formava attorno a lui un pallido alone. Mentre ella osservava l’evanescente quadro, quasi ipnotizzata da quella figuretta iridescente che scivolava sulla strada, si accorse che il suo cane, che in quel momento sembrava la cosa più reale che stesse osservando, stava rendendo onore al marciapiede, lasciando un bel trofeo fumante proprio sopra di esso. Brontolando infastidita verso l’infame compagno, ella, paletta alla mano, si chinò per raccogliere. Quando si rialzò, la famiglia era sparita.

 

Da quel giorno, imparò una lezione importante: è meglio non farsi troppi seghe mentali sulla bellezza poetica di un momento, altrimenti qualcuno potrebbe farci la cacca sopra.

 

 

Cuccia di Black Hayate

Sì, il titolo è volutamente fuorviante.

   
 
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