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Autore: ElfoMikey    07/04/2008    2 recensioni
...Papà finisce il suo gelato, prima di rispondermi
“lo so. È normale alla tua età. Le persone non ti capiscono perché non sanno accettarti. Non è colpa tua, cerca di capire che non esiste persona giusta o sbagliata. Ogni persona è fatta a suo modo. Arriverà il momento in qui capirai che l’amicizia, non va trovata, quella vera va aspettata...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a:

Rò, questa è per te.
Spero che ti piaccia,
che ti aiuti a sorridere.
L’ho fatto con tutto il mio cuore.
È per tutti quei abbracci che ti meriti, ma che non posso darti.
È per te, perché sei speciale.
Ti voglio bene…



Fa caldo.
Si muore di caldo.
Non avrei mai pensato che una normale giornata di luglio potesse diventare inesorabilmente insopportabile.
Spengo il televisore con uno scatto e mi volto a guardare mia nonna seduta accanto a me, con i piedi sotterrati dentro una bacinella piena di cubetti di ghiaccio
Odio l’estate.
Odio il sole che scotta già dalle cinque del mattino,
odio il sudore che fa diventare la mia pelle appiccicosa.
Mi alzo dal divano passandomi una mano fra i capelli.
Lancio un ultimo sguardo a mia nonna, che sonnecchia tranquilla, poi mi dirigo in camera mia salendo le scale.
In camera osservo con le mani sui fianchi la valigia mezza piena posata sul pavimento.
Prima o poi finirò di prepararla.
Mi butto sul letto osservando il soffitto candido, con apparente interesse.
È in momenti come questi che mi appare nella mante il film della mia vita.
Non ho una vita straordinaria, sono gli altri che la credono tale e per questo non fanno altro che essere invidiosi e cattivi con me e con la mia vita tutt’altro che fantastica.
È normale.
Fottutamente normale.
Nessuno mi ritiene un’amica.
Sbuffando accendo lo stereo e la solita vecchia, bellissima canzone mi riempie.
Ad occhi chiusi canticchio, senza accorgermi che qualcuno ha bussato alla mia porta.
Alzo lo sguardo verso l’alta figura di mio padre che a braccia conserte e un dolce sorriso stampato sulle labbra.
“perché non esci un po’? e una così bella giornata!” si appoggia allo stipite della porta.
“non mi va…” rispondo girandomi verso la grande finestra.
Non ho voglia di parlare.
Alla fine il discorso si ferma sempre sul solito punto: “Sofia non ha amici.”
“tu non devi essere al lavoro?” chiedo, senza guardarlo. Papà si siede sul letto.
“Frank ha fatto indigestione di caramelle gommose, cos abbiamo finito prima.” Sorrido divertita.
“dai usciamo!” dice tirandomi su a sedere. Mi lamento leggermente, ma non faccio in tempo a dire altro che già stiamo camminando per le strade afose di New York.
“papà torniamo a casa. Si crepa di caldo!”
“una passeggiata all’aria aperta ti farà più che bene!” sbuffo, lasciandomi trasportare in una gelateria.
“allora… un cono, con una quantità esagerata di cioccolato, crema e stracciatella. Ah! E la panna montata!”
Mio padre, uno stecchino, alto che riesce a mangiare come cento, senza ingrassare di un etto e il suo gelato fa concorrenza con il mio: una pallina di gelato alla menta.
“vuoi dirmi che cos’hai?” sospiro, mangiando il gelato.
“ è successo qualcosa con Josh?” a questo punto è inutile non parlare.
“no, con lui tutto okay, siamo grandi amici…almeno lui…” sussurro l’ultime parole a me stessa.
“ma non era il tuo grande amore? La fiamma che ardeva la tua passione?” mi chiede, come se fosse caduto dalle nuvole.
“fiamma morta, sepolta, spenta, praticamente eclissata.” Affermo. Papà ride di gusto.
“non c’è nulla da ridere papà! È stato breve, ma intenso.” Dico sottolineando il concetto, con un gesto della mano.
“su questo non ho dubbi! Ma ora, mi piacerebbe sapere che cos’hai, se ti va di parlarne.” I bei occhi di mio padre mi scrutano.
Mi conosci, su questo non ci sono dubbi.
“voglio solo qualcuno con qui parlare… qualcuno al di fuori della famiglia. È brutto ridursi a stare solo in famiglia… non che non mi piaccia, lo sai, io vi adoro e tanto!” guardo le mie vans nera, imbarazzata. Papà finisce il suo gelato, prima di rispondermi
“lo so. È normale alla tua età. Le persone non ti capiscono perché non sanno accettarti. Non è colpa tua, cerca di capire che non esiste persona giusta o sbagliata. Ogni persona è fatta a suo modo. Arriverà il momento in qui capirai che l’amicizia, non va trovata, quella vera va aspettata. A me è successa la stessa cosa, con Ray con Bob, con Frank e perfino con Gerard. Poi tesoro, sei una ragazza simpaticissima e non lo dico solo perché sono di parte. Hai tutta una vita per trovare un’amicizia vera. E forse Josh è quello giusto, quello che riuscirà a consolarti quando starai male, quello che riuscirà a darti un sorriso. E non dimenticare del tour!! Conoscerai tante persone e fari esperienze bellissime!” mi sorride consolandomi in un caloroso abbraccio paterno.
Sorrido anche io.
Forse papà ha ragione.


Amo dormire.
Perché è l’unico modo che hai per non pensare.
L’unico modo che hai per ritagliarti un angolino tutto tuo, fatto di sogno, che mai nessuno potrà toglierti
E anche se sono in una specie di dormiveglia, amo restare ad occhi chiusi e sognare ancora.
Senza rendermene conto comincio a fantastica sul tour.
Immagino di essere in mezzo a tanta gente, a ridere, scherzare, cantare.
Josh dice che con un po’ di fortuna mi farà suonare la chitarra su un palco vero.
Anche se so che papà non vorrà.
Lui dice che la vita da musicista non ti può garantire un futuro certo. ma alla fine la decisione spetterà solo a me.
Sono io che scrivo il mio futuro, con le mie stesse mani.
Partiremo fra qualche ora.
Sono eccitatissima.
Sento la porta di camera mia aprirsi e richiudersi subito dopo.
Non apro gli occhi.
“Sofi?” Daisy, mia sorella, mi scuote con la piccola manina rosea.
“Sofi?” ripete ancora con la sua voce infantile.
“uhm…?” dico, aprendo gli occhi e osservandola.
Con le piccole gambette si intrufola nel letto e stringe le sue braccia intorno alla mia vita.
Le accarezzo i capelli biondi, sospirando.
“vai via tra poco?” chiede, dolce.
“si…” alza la testa dal mio stomaco e mi guarda.
“ma quando torni io sarò già vecchia!” ribatte, con un broncio delizioso. Rido.
“Daisy, tre mesi sono pochi! Fidati!” esclamo, stringendola a me.
“giuri?” dice, speranzosa.
“lo giuro!”


Qualche ora dopo sono intenta a salutare mamma, nonna e fratelli.
“fai la brava okay? E ascolta papà!” nonna mi regala un buffetto affettuoso sui capelli lunghi.
“addio sorella!” Will alza la mano in segno di saluto.
Odio quando mi chiama così.
Gli scompiglio malignamente i capelli, sapendo quanto lo odi.
“ci sentiamo okay? E ricordati di lavarti i denti!” alzo gli occhi al cielo,
“mamma, non parto per la guerra!” mi abbraccia e mi scocca un bacio sulla guancia, poi mi dedico a Daisy.
E mentre salgo sul bus, ho la dolcissima visione di mamma e papà che si scambiano un lungo bacio di saluto.
Sorrido, intenerita.
Mi piace quando lo fanno.
Entro dentro al tour bus.
È la prima volta per me.
È emozionante, diciamo.
La prima cosa che noto, è l’immagine di zio Gerard che tiene fra le mani una Play station fatta a metà e zio Frank incavolato nero, con le braccia sui fianchi.
“ma dico sei normale?” sbraita.
“non l’ho fatto a posta!” si difende Gerard. Tempo di pochi secondi e Gerard si ritrova catapultato a terra, con addosso Frank. Si picchiano, come degli animali.
Sconvolta mi dirigo verso la poltroncina vicino al finestrino, mi accomodo e mi infilo le cuffiette, perdendomi nella musica.
Sento il cellulare vibrare nella tasca dei jeans, lo prendo e sorrido notando il nome di Josh,.
“ehi!” la sua voce calda mi penetra.
“ciao.. tutto bene?” chiede, la sua voce è strana, imbarazzata forse.
“si tutto bene, sono sul bus…” rispondo.
Il silenzio ci circonda.
È difficile cercare di ristabilire un rapporto senza più basi, senza più fiducia.
Cercare di avere un’amicizia, quando è l’ultima cosa che entrambi vogliamo.
“vedrai che questo tour sarà bellissimo! Una delle esperienze più belle da mettere nel tuo cuore.” Dice entusiasta.
“lo spero… quando arrivo di dico qualcosa okay?” preferisco chiudere qui, piuttosto che sentire ancora il nostro silenzio che pesa come un grosso masso.
“si, okay…” altri attimi.
“Sofia?”
“si?”
“mi dispiace…” sospiro
“Anche a me Josh…” chiudo la chiamata, con i sensi di colpa che si fanno strada dentro al mio cuore.
Ogni volta è un rimorso di quello che c’è stato tra noi.
Ricordo le parole di mamma, ricordo quella volta le nostre parole… come se fosse ieri…

“mamma?” si chinò verso di me e sentii i suoi lunghi capelli sul mio volto.
“cos’è l’amore?” mi sorrise tenera, dolce.
“è qualcosa che va oltre ciò che vedi e che senti” la guardai stranita.
“lo proverai tra qualche anno…” disse con un gran sorriso.
“soffrirò per amore?”
“si.”
“allora io non voglio l’amore.” Esclamai, impaurita, solo a sentirne parlare.
“non si decide questo tesoro. L’amore ti penetra dentro senza che te ne accorgi e non puoi fare niente.”
“non capisco.” Mi baciò la guancia, leggermente
“lo capirai crescendo.” Mi passò il mio orsacchiotto. “ora dormi, a domani!”
“a domani.” Spense la luce ed se ne andò dalla stanza.

Sorrido pensando a quei momenti.
A quella parole così vere, che mi penetrano la pelle.
“pensierosa?” alzo lo sguardo e una ragazza con un caschetto spettinato blu scuro, mi osserva curiosa.
Non l’ho mai vista.
È alta, forse più di papà.
Le sorrido senza aggiungere altro.
“sono Meredith.” Mi porge la mano e io la stringo.
“sono la truccatrice e la parrucchiera di questi esseri.” Mi spiega, notando forse, il mio sguardo curioso.
“Sofia.” Mi guarda sorpresa.
“la famosa Sofia!”
Sono famosa?
“Mikey non fa altro che parlare di te!”
Ah, ora capisco.
“lavori qui da molto?”chiedo, mentre si siede vicino a me.
“no, saranno si e no due mesi…” annuisco. Ecco spiegato il motivo per qui non l’ho mai vista.
“lo sai?” la guardo, aspettando che continui.
“hai dei capelli orribili.” Tocca le mie ciocche brune, schifata. Rido divertita.
“lo so.” “
dovrò intervenire.” Dice annuendo, più a se stessa che a me. Lascio che la mia risata salga, liberatoria.
Il bus è silenzioso, a parte quale rumore nella stanza affianco.
Io e Meredith ci dirigiamo dai ragazzi, che in un piccolo stanzino lavorano concentrati, in mezzo a computer e strumenti.
mi piace vederli lavorare.
lo zio Ray fa volare una dolce melodia, seguito da Frank.
e mi fa sorridere.
Potrei sembrare di parte, ma adoro questa band.
La amo da quando ero piccola. Quando la mamma, per farmi addormentare mi cantava le loro canzoni.
Muovo lentamente la testa, al ritmo delle chitarre.
Sto bene, qua.
Mi nutro delle parole di canzoni che hanno lasciato un segno.
È come se fosse un veleno che mi stende e non mi fa ragionare.
Un veleno con la capacità di farmi ristabilire con la forza di cento.
“tu sei qui con la tua band?” chiede Meredith, a bassa voce.
“no. Diciamo che sono in vacanza…” dico portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“buona fortuna allora.”
“perchè?” sorride e senza darmi spiegazioni si dirige al frigo e comincia a sorseggiare una birra.
Scuoto le spalle e torno al mio posto, perdendomi ancora in me stessa, da sola con il mio veleno.
La musica.
Passa il tempo e neanche mi accorgo che mi sono addormentata e che le ore mi sono scivolate addosso come acqua.
Zio Frank mi sveglia, scuotendomi la testa appoggiata al finestrino e finisco per sbatterla su di esso violentemente.
“ma sei impazzito?!” urlo, trattenendomi la testa con entrambe le mani. Ahi, dolore.
“la delicatezza l’hai lasciata a casa insieme al cervello?!” sbraito.
“senti bambina, non è colpa mia se sei nata sorda. Sono ore che ti chiamo!” ribatte. Da lontano sento la voce di Gerard.
“Sofia! Ti do il permesso di picchiarlo!” urla. Sogghigno, sfregandomi le mani, l’una con l’altra.
“traditore di un cantante!!” urla Frank, mentre io lo rincorro per tutto il bus.
La lotta finisce con qualche livido e graffio su entrambi.
“non finisce qua!” ribatte. Parole sentite un milione di volte da quando ci siamo conosciuti.
Tra me e zio Frank è sempre così.
Non ci odiamo.
Lui ha sempre pensato a me come una persona da volere bene e mi ha aiutata tanto.
Mi ricordo con un sorriso, che quando ero alle medie mi aiutava a fare i compiti di matematica.
Quanto adoravo quei pomeriggi passati fra cioccolato e numeri!
Lui è fantastico.
Gli voglio bene.
Tutti sono speciali qua.
Tutti pronti ad offrirti il meglio per farti sorridere.
Ed è meraviglioso.



eccomi qua!!!!!!!!!!!
Di nuovo!! (che palle direte eh? Ih ih)
Per chi aveva letto la storia precedente questo è il continuo di “Second Life” riguarda i chem e le loro famiglie dieci anni dopo.
Spero con tutto il cuore che vi piaccia, fatemi sapere!!!
l’ho fatta con amore.
Grazie in anticipo.!! Vi adorooooooooo!!!
Grè<3
  
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