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Autore: Patta97    14/10/2013    7 recensioni
Era una settimana che non aveva un caso decente, così si era cimentato in un nuovo promettente esperimento: ogni notte, sottoponeva un ignaro e dormiente John a vari esperimenti per testare la sua fenomenologia. Inutile dire che l’esperimento stava portando a risvolti inaspettatamente interessanti.
Tre notti. Un taccuino. Uno Sherlock che non ha nulla da fare se non compiere esperimenti su di un dolce e addormentato Jawn.
Note: Johnlock, fluff
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera, fandom!
Mi ero ripromessa di aggiornare con una Potterlock, ma quest'idea mi è stata spifferata da un uccellino di nome Lauur e non sono riuscita a trattenermi.
Nella descrizione avevo già scritto tutto ciò che c'era da sapere e ci sono un paio di note a fine testo.
Buona lettura se vi va e tanti tanti baci e copertine,
Chiara





Notte #1
 
Sherlock socchiuse gli occhi da gatto nel buio della stanza da letto e si puntellò sul gomito sinistro, appoggiando la guancia sulla mano.
Osservò pensoso il profilo del proprio compagno che respirava piano accanto a lui e si sporse un poco, dandogli un lieve bacio sulla punta del naso.
- Salam, serboz zibo – sussurrò.
- Salam – mugugnò John, aprendo appena le labbra sottili.
- Gharibe, dobare inglisi? – insistette il detective, interessato.
- Shema…(1)
Sherlock sorrise soddisfatto e rotolò fuori dal letto, recuperando un piccolo taccuino in cuoio da sotto il materasso. Sfilò l’elastico che lo teneva chiuso e recuperò una penna dal comodino, iniziando a scrivere:
Il soggetto Jawn presenta una padronanza della dialetto persiano ‘dari’ anche nella fase REM, nonostante sia ovvio che non stesse sognando dell’Afganistan…
Terminò di prendere appunti e fece scorrere le dita fra le altre pagine piene della sua grafia minuta e stretta.
Era una settimana che non aveva un caso decente, così si era cimentato in un nuovo promettente esperimento: ogni notte, sottoponeva un ignaro e dormiente John a vari esperimenti per testare la sua fenomenologia. Inutile dire che l’esperimento stava portando a risvolti inaspettatamente interessanti.
Aveva per esempio scoperto che, se John russava o aveva incubi, bastava soffiare e emettere suoni simili a miagolii direttamente nel suo orecchio – preferibilmente il destro – e il medico tornava a respirare regolarmente e dolcemente, con un sorriso beato. O anche che, se leggeva vari spezzoni di libri che John conosceva, il dottore prendeva a dormire ancora più profondamente, rannicchiandosi in posizione fetale – era successo sia con l’inizio di Lo Hobbit quanto con Orgoglio e Pregiudizio -, invece con storie a lui sconosciute o poco gradite – vedi libri di fisica quantistica o elenchi di tipologie di tabacco – corrugava la fronte e muoveva gli occhi sotto la pelle sottile delle palpebre.
La stessa cosa era successa con la musica – sigla di Doctor Who e Beethoven in violino erano okay, ma canzoncine smielate di gruppi per teenager gli facevano cambiare posizione di continuo sul materasso. Quella notte avrebbe provato a testare un altro cantante del genere, per provare nuovamente la propria tesi.
Afferrò il cellulare e fece scorrere il pollice sullo schermo, fino ad arrivare alla canzone desiderata. La face partire e si ritrovò a ridere delle alquanto fantasiose imprecazioni in dari che uscirono dalla bocca del suo amato dottore nel sentire la voce di Justin Bieber.(2)
 
 
 
Notte #2
 
Quella notte Sherlock si sarebbe dedicato ai recettori freddo/caldo del compagno.
Era da un po’ che John si era beatamente addormentato e il detective lo aveva privato della pesante coperta di lana, indispensabile contro il freddo di Londra, quell’inverno.
- Jawn, hai freddo? Vuoi una copertina? – gli sussurrò nel suo migliore tono dolce e comprensivo, vedendolo rabbrividire e battere appena i denti.
John sporse appena in fuori il labbro inferiore. – Mmh.
- Ma potevi dirlo subito, tesoro! – continuò a recitare l’altro, facendo scorrere la propria mano a pieno palmo sul corpo del medico, simulando il coprire di una vera coperta. – Adesso va meglio?
- Mh mmh – annuì John, rannicchiandosi contento, le mani giunte sotto il viso come un bimbetto felice.
 
 
 
Notte #3
 
In realtà, l’esperimento da testare quella notte non convinceva Sherlock più di tanto, ma si sa: per la scienza! Quindi si sporse su John, il quale era messo di fianco, dandogli le spalle, e gli cinse la vita con il braccio destro. Fece vagare la mano di quello stesso arto su e giù per il petto del medico, accarezzandolo sensualmente, mentre con l’altra gli frizionava i capelli chiari e la cute, dolcemente.
Prese un bel respiro, poi prese a sussurrargli all’orecchio, poggiando la propria guancia destra su quella sinistra dell’altro.
- Immagini, John? Chi ti sta facendo questo? – chiese con voce roca, continuando ad accarezzarlo dappertutto.
- Mmmmh… Mycroft…
Le dita di Sherlock si raggelarono sulle cosce e sui capelli del medico, inorridite come il loro proprietario. – Che… cosa?! – urlò, indignato e paonazzo, scordandosi di esperimento e copertura.
John, mezzo assonnato, si girò con un sorrisetto beato verso il compagno, ancora stretto nel suo abbraccio-morsa mortale. – Cosa c’è, tesoro? Non riesci a dormire? Io stavo facendo un sogno bellissimo…
- Da quanto tempo immagini di avere un rapporto sessuale con mio fratello?
John sgranò gli occhi, colpevole. – Oh, no – si lasciò sfuggire. – Sono mortificato, Sherlock. Tu non saresti mai dovuto venire a conoscenza del fatto che…
- A conoscenza di cosa, per l’amor di Dio?!
- A conoscenza del fatto che sei un idiota, Sherlock.
Le braccia del detective riuscirono a scollarsi dal corpo del medico e si incrociarono sul suo petto. – Io un idiota?!
- Lasciare sotto il materasso un taccuino dove appunti la mia "fenomenologia notturna”, ti cito testualmente, da più di una settimana non è stata una proprio una mossa brillante, devi ammetterlo.
- Tu – Sherlock socchiuse gli occhi, rassicurato ma ancora sconcertato. – Tu non stavi dormendo, vero?
 John si fece pensoso. – Se ti fa piacere crederlo… ma sai, ho sempre avuto un debole per uomini dai capelli rossi in giacca e cravatta che portano ombrelli…
Il detective gli tirò il proprio cuscino in faccia.
Il medico lo scostò e gli scoccò un bacio sulle labbra a cuore, divertito.
- Comunque… Mi sembra di aver letto che stanotte avresti dovuto testare le mie reazioni agli stimoli erotici – buttò lì John, quasi con noncuranza.
- Sì, se tu non avessi mandato tutto a monte – asserì Sherlock, falsamente infastidito.
- Puoi continuare, se vuoi…
- John, adesso chi sarebbe l’idiota? Non stai mica dorme… Oh.
- Già – annuì John con lo sguardo carico di malizia. – Testami pure, scienziato.
Sherlock lo avviluppò con i propri arti lunghi e glabri, regalandogli un bacio lungo.
- Ah e, per la cronaca – aggiunse il medico dopo che si separarono. – Non privarmi più della mia dannata coperta quando fa freddo.
Sherlock rise e lo baciò nuovamente.
 
 
 
 
 
 
(1) Letteralmente: “Ciao, bel soldato” “Ciao” “Straniero, sei inglese?” “Sì”. Si ringrazia Lauur e la sua bravura nelle lingue (sì, ti sto lusingando)
(2) Spero di non aver ‘hurtato i feels’ di qualcuno, ho usato l’espediente di Justin solo per fare una battuta, in realtà non ho nulla contro di lui!
 
 
  
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