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Autore: eugeal    14/10/2013    1 recensioni
In un lontano futuro, la società P&P ha selezionato geneticamente terribili combattenti dotati di poteri ESP, gli S.C.A.R.L.E.T.T.
Questa raccolta di racconti ci farà conoscere la storia di due di loro in vari momenti della loro vita.
"Project Paradox" è il prequel della serie di romanzi ancora inedita "Bite the Night"
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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2. Fattore R.E.D.

Il silenzio del corridoio era spezzato dalle grida laceranti di una donna, ma il suono di quelle urla non era sufficiente a far affrettare il passo dei due uomini.
Uno indossava un completo verde da sala operatoria e aveva i capelli coperti da una cuffietta di stoffa, mentre l'altro indossava un abito dal taglio elegante, come se fosse appena uscito da una riunione di affari e non avesse avuto il tempo di indossare qualcosa di più adatto a quel luogo.
- Quando è iniziato il travaglio? - Chiese quest'ultimo e, prima di rispondere, il medico controllò un dettaglio della cartella clinica sullo schermo del dispositi­vo che aveva in mano.
- Circa tredici ore fa, ma abbiamo aspettato a contattarvi finché la dilatazione non è aumentata. Queste cose possono andare per le lunghe, specialmente se è il primo parto. -
L'uomo annuì e controllò anche lui lo schermo del proprio dispositivo.
- Ah, è una delle nuove allora. Spero che stavolta i risultati siano migliori. -
- Stiamo facendo del nostro meglio perché lo siano, Supervisore. - Disse il me­dico, mascherando il disappunto dietro a una maschera di umiltà.
- Lo spero, perché perdere otto embrioni su dieci non è affatto un buon risulta­to. E voglio anche sperare che almeno uno dei due rimasti sia uno S.C.A.R.L.E.T.T. Continuiamo a investire fondi per la ricerca, ma non mi sem­bra che finora siamo stati ripagati. -
- Non è possibile prevedere prima della nascita se un embrione svilupperà il fattore R.E.D.. Come dice il nome stesso, Random ESP DNA, il fattore si presen­ta in modo apparentemente casuale. Con le nostre ricerche siamo riusciti ad aumentare le possibilità di ottenere un bambino con le doti di S.C.A.R.L.E.T.T., ma non possiamo avere garanzie di successo. Purtroppo le alterazioni geneti­che spesso finiscono per produrre embrioni deboli o malformati. -
- Dovete impegnarvi di più. Abbiamo solo undici S.C.A.R.L.E.T.T. e non sono sufficienti. -
- Stiamo studiando una terapia per accorciare i tempi tra una gravidanza e l'altra per le fattrici che subiscono un aborto. Se tutto andrà come previsto, potrebbero essere fecondate con successo già poche settimane dopo aver per­so il feto. Tra l'altro tende ad aumentare leggermente la sopravvivenza degli embrioni nelle gravidanze successive. Ci sono effetti collaterali piuttosto pe­santi però. -
- Effetti che possono compromettere l'embrione? -
- No, solo sulla salute delle madri. Nausee molto più forti del normale, dolore, perdita di tono muscolare, incontinenza... -
L'altro lo interruppe alzando una mano.
- Le fattrici non sono importanti. Se questa terapia può aumentare il numero delle gravidanze andate avanti. -
Parlando, i due uomini erano giunti davanti alla porta dalla quale provenivano le urla.
Un'infermiera si avvicinò con deferenza al Supervisore per porgergli un camice da indossare sopra gli abiti prima di entrare nella stanza.
- Come procede? - Chiese il dottore, varcando la porta che l'infermiera aveva tenuto aperta per lui.
Uno dei suoi assistenti indicò la ragazza stesa sul letto da parto con un gesto indifferente.
- Grida tanto, ma ancora non è pronta. Ci vorrà ancora un po'. -
Il medico guardò la partoriente con malcelato disprezzo: era giovane e forse anche graziosa, ma i suoi lineamenti erano contorti e disfatti dal dolore, il viso arrossato e chiazzato di lacrime e muco e i capelli incollati alla testa dal sudo­re.
Ogni tanto lanciava un grido straziante ed era chiaramente in preda al pa­nico, ma nessuno faceva il minimo sforzo per tranquillizzarla o consolarla.
Il medico si avvicinò per controllare la situazione e si trovò d'accordo con la stima del proprio assistente, mancava ancora un po' di tempo.
- A che punto è l'altra fattrice? - Chiese il Supervisore. - Se non ricordo male dovrebbe mancare poco anche per lei. -
Il medico annuì.
- Anche lei è quasi al termine. Se vuole posso mostrarvela, la sua stanza è in fondo al corridoio. Anche questa era in quella stanza, è stata spostata qui ap­pena è iniziato il travaglio. -
Il medico inviò i dati delle cartelle cliniche direttamente al dispositivo del Su­pervisore e quest'ultimo li lesse velocemente.
- Ah, l'altra ha già avuto parecchi parti, vedo. -
- Nessuno S.C.A.R.L.E.T.T. però. Solo altri potenziali riproduttori o aborti. Non so quante altre gravidanze potrà avere ancora, non è più giovane e il suo cor­po comincia a deteriorarsi. -
I due uomini si avviarono verso la porta, senza nemmeno accennare ad allun­gare una mano per aprirla, consapevoli che una delle infermiere lo avrebbe fatto per loro. Una di esse e uno degli assistenti si accodarono a loro, seguen­doli fino all'altra stanza.
Avvicinandosi alla camera dell'altra gestante, si udì un gemito soffocato, se­guito immediatamente dall'inconfondibile pianto di un neonato che si interrup­pe bruscamente dopo pochi secondi.
Il medico iniziò a correre e spalancò la porta, irrompendo nella stanza. In un solo istante colse l'insieme di ciò che stava succedendo: la donna amma­nettata al letto doveva essere entrata in travaglio qualche tempo prima, ma non aveva avvisato nessuno e aveva partorito da sola, soffocando i gemiti di dolore, poi aveva preso il cuscino con la mano libera e lo stava premendo sul neonato, con lo sguardo esaltato di una folle.
Il medico agì istantaneamente: corse verso il letto e spinse via la donna con violenza, facendola cadere a terra oltre la sponda. Il polso ammanettato si spezzò con un rumore secco, ma nemmeno allora la donna gridò.
- L'ho ucciso! - Disse concitatamente, la voce arrochita dal dolore. - Ho ucciso l'abominio e vi ho fregati! -
Poi scoppiò in una risata agghiacciante.
Il medico l'aveva ignorata, concentrandosi sul neonato: dopo aver gettato via il cuscino, aveva sollevato tra le mani il corpicino immobile nel tentativo di riani­marlo, concedendosi un sorriso nel capire che non era troppo tardi.
La madre non aveva avuto il tempo di soffocare il neonato e al medico furono sufficienti un paio di pacche sulla schiena per farlo riprendere.
La risata folle della donna si interruppe di colpo nel sentire i vagiti del neona­to e si trasformò in un accesso di urla isteriche intervallate da oscenità e mi­nacce.
Il Supervisore aveva assistito impassibile alla scena e fissò il proprio sguardo sulla donna che si dibatteva a terra, poi si rivolse al medico.
- Quante altre gravidanze potrebbe avere? -
- Non molte. Una o due, tre al massimo. Anche se tutto quel sangue mi fa pen­sare che l'utero potrebbe aver subito un danno... -
Il Supervisore annuì, poi infilò una mano sotto al camice per estrarre una pi­stola dalla tasca dell'abito, la puntò alla testa della donna e fece fuoco una sola volta.
L'infermiera e l'assistente sussultarono, mentre il medico era rimasto impassi­bile, ancora chino sul letto a prendersi cura del neonato.
- Una fattrice che cerca di uccidere il figlio avrebbe dovuto passare la prossi­ma gravidanza completamente immobilizzata. - Spiegò il medico, rivolgendosi all'assistente. - E sarebbe uno spreco di tempo e denaro. Una giovane può ri­pagare l'investimento, ma con questa non ne valeva la pena. E poi, - si inter­ruppe con un sorriso trionfante – sarebbe praticamente impossibile che la stessa madre possa avere due figli con il fattore R.E.D.! -
Il Supervisore mostrò un accenno di emozione per la prima volta da quando era arrivato.
- Vuol dire che il neonato è uno S.C.A.R.L.E.T.T.?! -
- Una S.C.A.R.L.E.T.T., è una femmina. -
Il medico gli porse la bambina avvolta in un asciugamano e il Supervisore poté constatare che i capelli della piccola erano di un inequivocabile rosso sangue.
La prese tra le braccia e sorrise.
- Bene. - Disse lentamente. - Benvenuta S.C.A.R.L.E.T.T. numero dodici. -
Un rumore di passi affrettati si avvicinò lungo il corridoio e un assistente ir­ruppe nella stanza, trafelato.
Il giovane spalancò gli occhi nel vedere il cadavere che giaceva sul pavimento in maniera scomposta, ma gli sguardi glaciali del medico e del Supervisore gli impedirono di fare domande.
- Cosa vuoi? - Gli chiese il dottore, bruscamente. - Chi ti ha autorizzato a veni­re qui? -
- Signore, il bambino sta nascendo! -
- Non sarà né il primo né l'ultimo, potete cavarvela benissimo da soli. La nuo­va S.C.A.R.L.E.T.T. ha la priorità. - Intervenne il Supervisore, fulminandolo con lo sguardo.
L'assistente fissò la bambina, incredulo.
- Ma signore, anche l'altro neonato ha i capelli rossi! Anche lui è uno S.C.A.R.L.E.T.T.! -

   
 
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