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Autore: Shinkocchi_    15/10/2013    3 recensioni
[AtsuMasa][10/15]
Se vuoi sapere come fare sesso, quello è scritto ovunque, ma per cosa fare dopo, non lo troverai in alcuna rivista o libro.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Minamisawa Atsushi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla Gemeh mia adorata, il mio Atsushi senza cui questo giorno non esisterebbe












 
* afterwards *

 
 
Se vuoi sapere come fare sesso, quello è scritto ovunque, ma per cosa fare dopo, non lo troverai in alcuna rivista o libro.
 
Quando il frastornamento derivante dall’essersi appena svegliato aveva lentamente cominciato a sciamare e i suoi occhi si furono abituati alla luce, Masaki pensò dovesse esserci un enorme errore in tutto ciò. Il fatto che a pochi centimetri dal suo volto, con il braccio stretto attorno alla sua vita vi fosse il suo senpai non era un bene. Affatto. Il fatto che non solo fosse nel letto del suo senpai, ma fosse anche nudo, e il fatto che anche Atsushi lo fosse, era ancora peggio. Masaki rettificò, doveva esserci un enorme, tremendo errore in tutto ciò.
La seguente constatazione arrivò subito dopo: loro avevano fatto sesso.
Un momento. Come, cosa, chi, quando, perché, dove.
Come aveva potuto acconsentire a una cosa del genere? Come era potuto anche solo passargli per la testa? Era così stupido, e imbarazzante, e stare così, stretti a fare quelle cose, perché diamine avevano fatto un passo del genere?
Immagini su immagini della sera precedente gli sovraccaricarono il cervello come informazioni da assimilare, facendolo annaspare, mentre il tepore nelle lenzuola diventava troppo, davvero eccessivo, così pensò bene di sgusciare fuori dalle coperte, cercando di non svegliarlo, infilandosi alla bell'e meglio i vestiti sparsi disordinatamente sul pavimento, sul letto, per il corridoio. Si sentì arrossire senza pudore al solo pensiero.
Raccattò le ultime cose, dileguandosi rapidamente dall'appartamento, e nonostante tentò di chiudere la porta il più delicatamente possibile, gli parve fare un tremendo frastuono nel silenzio immacolato di quel sabato mattina.
 
Eppure la sera prima quell'idea non era sembrata tanto male, lo ricordava distintamente mentre si rigirava fra le mani con fare concentrato una vecchia pallina usurata dal tempo, seduto accanto al davanzale della finestra di camera sua.
Atsushi non l'aveva obbligato, non aveva fatto nulla che potesse far intendere qualcosa di anche lontanamente simile a questo, semplicemente Masaki aveva detto di "sì", aveva accettato, detto che gli andava bene. Aveva detto che voleva.
Ed era stato anche piacevole a doverlo ammettere, imbarazzante certo, ma le braccia del senpai erano state così confortevoli e rassicuranti, i suoi tocchi così gentili e il tepore sulla pelle così avvolgente, nonostante l'altro avesse sempre le mani fredde, da spazzare via ogni singolo rimasuglio di gelo che gli si era insinuato nelle ossa durante il giorno. Caldo, così caldo che il solo pensiero gli fece ribaltare fastidiosamente lo stomaco.
Quando poi il cellulare squillò all'improvviso, Masaki si ritrovò a fare un salto sul posto, avvampando nel veder comparire sullo schermo quel numero così familiare. Rimase in attesa finché non smise di vibrare, incerto sul da farsi, poi tirò un sospiro di sollievo che andò a farsi benedire alla successiva e immediata chiamata.
-P-pronto?- balbettò, sapendo quanto Atsushi odiasse essere ignorato, ma se ne pentì subito dopo.
-Ehi.- il tono calmo dell'altro gli fece bloccare il respiro nel petto, rimasero entrambi in silenzio qualche secondo.
-Q-Quanto tempo, eh! Come va?-
-...Bene. Te? E Midorikawa?-
-...Eh?-
-Non è stato bene, no?- Masaki sussultò -Me l'hai scritto stamattina. Ho visto il messaggio dopo che te ne sei andato. Potevi chiamarmi, ti avrei accompagnato. Poi tu ti perdi.-
La consapevolezza di essere, senza nemmeno accorgersene, ricaduto nel suo circolo vizioso di bugie non fu neanche lontanamente spiacevole da come se l'era immaginata diverse ore prima, cercando una scusa per quella repentina fuga dall’appartamento del senpai. Fu decisamente molto peggio.
-...Non volevo disturbarti. E poi me la so cavare da solo, neh, quindi, davvero non preoccuparti, e smetti per favore di sottovalutare il mio senso di orientamento, senpai!- ridacchiò stupidamente, lui che normalmente l'avrebbe mandato al diavolo per quell'insinuazione.
Sentì un rumore sordo di posate dall'altra parte della cornetta e pensò che probabilmente Atsushi aveva deciso di saltare la lezione all'università e starsene a casa a poltrire, considerando il tempaccio -Beh, a me invece pare sia tu a sopravvalutarlo, bakariya~- fece sornione, poi si bloccò, titubante -...Senti...riguardo ieri sera...io, beh...é tutto a posto, vero?- il kouhai trattenne il respiro -Non è che ti...sei pentito di—
-A-Assolutamente no— le parole gli sfuggirono dalle labbra prima ancora che il cervello riuscisse a rielaborarle -Va...bene, davvero.-
La voce dell'altro gli parve sollevarsi, ma fu nulla più che una sensazione; in vero non fu ben certo di riuscire a capire cosa Minamisawa gli rispose, tanto batteva forte il cuore nel petto ovattandogli le orecchie.
Quando poi, poco dopo, si risolsero a salutarsi e concludere la telefonata, il più giovane rilasciò il respiro così forte che la testa giro per un attimo e si strinse nelle spalle.
-"Va bene"...- rimuginò e chiuse gli occhi: in fondo non aveva detto una bugia, non era pentito, davvero, però...
-Però...-
...e ora?
 
Aveva la stessa faccia di sempre, gli stessi capelli, gli stessi occhi, la stessa fottuta espressione.
Osservando con attenta perizia la sua immagine riflessa allo specchio, Masaki pensò che quella voce secondo cui una persona cambiava dopo la propria prima volta doveva essere una balla. Senza ombra di dubbio, era lui, lo stesso di sempre, Kariya Masaki, quindi non aveva senso fasciarsi la testa per qualcosa che non si poteva vedere...vero?
Sospirò, chinando il capo e osservando con fare contrito, quasi analitico, la piccola voglia rossastra alla base del collo, sfiorandola appena con le dita e trattenendo il fiato -Ma tu guarda che razza di idiota...- si sentì bollire collegando inconsciamente il tocco leggero dei suoi polpastrelli a quello delle labbra del senpai sulla propria pelle e annaspò.
Che poi, chissà quanta esperienza aveva più di lui, Atsushi, dato il modo così sicuro in cui gli aveva sfiorato i fianchi, l'aveva baciato, cercato, l'aveva stretto e gli aveva sussurrato stupidaggini all'orecchio, per quanto fossero stupidaggini piacevoli da ascoltare.
-Masaki-chan~-
-COSA CAZZO FAI NON SAI CHE SI BUSSA DANNAZIONE— il ragazzo si spiaccicò la mano sul collo, il cuore in gola, guadagnandosi un'occhiata stranita da parte di Hiroto che era appena entrato nella sua stanza -Che vuoi!?-
-...Volevo avvertirti che è pronto...- il tutore storse le labbra, lo fissò con attenzione -Ma è tutto apposto? Ti fa mica male il collo?- chiese, il giovane sentì di poter morire per la vergogna -Non è che hai preso un colpo d'ar—
-Fanculo.- berciò paonazzo, percorrendo a grandi falcate la stanza, sorpassandolo, desiderando davvero con tutto il cuore prendere a calci quel coglione patentato del senpai.
 
Quattro messaggi e due chiamate senza risposta.
Lo schermo del cellulare si riflesse negli occhi ambrati di Masaki, che strinse le labbra in una leggera smorfia, ricacciandolo poi in tasca con un sospiro, adagiandosi alla sedia -Tu che ne pensi, Kariya?- la voce squillante di Tenma lo riportò alla realtà.
-...Eh?- intento com'era a riflettere sul fatto che, no, ignorare così il proprio senpai dopo che, qualche giorno prima, aveva detto che era tutto apposto e che quindi farlo non era il massimo della coerenza, quasi non aveva ascoltato una parola dell'altro.
-Riguardo uscire insieme il prossimo week end, c'è qualche posto dove ti piacerebbe andare?-
-Ooh.- comprese e mangiò un boccone di torta preparata da Aki, agitando la forchetta -No, niente in particolare.-
-Mh, se riuscissimo a organizzarci per tempo, magari potremmo anche fare un salto a Tokyo! Da quanto ho sentito hanno aperto un nuovo negozio di videogiochi, deve essere divertente!-
-Oh, davvero?- chiese il giovane dai capelli turchesi, già più interessato dalla proposta -Perché no, si può fare.-
-Magari potresti chiedere anche a Minamisawa-senpai di venire, che ne pensi? Studia lì all'università, no?- chiese, Masaki quasi rischiò di strozzarsi alla proposta del compagno, accasciandosi sul tavolo.
-Cos— annaspò tossendo compulsivamente -Scordatelo.-
-Perché?-
-Perché no. Non provarci.-
-Ma— il ragazzo si bloccò ad un'occhiataccia dell'altro, prima che potesse controbattere il cellulare di Masaki vibrò nuovamente nel taschino.
Quello sospirò, dando un'occhiata ai messaggi: un "Domani sei libero?" risaltò sullo schermo, facendogli mordicchiare il labbro e chinare il capo per coprire il leggero rossore sulle guance, diviso fra il desiderio di confermare l'invito e la troppa vergogna per farlo.
-...Qualcosa non va?- ancora fu la voce del suo amico a riportarlo alla realtà, e ancora Kariya si risolse a scattare con il capo, facendo finta di nulla.
-S-Sì, è tutto ok.- ignorò la fastidiosa sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, stiracchiò un sorriso forzato che fece scambiare un’occhiata perplessa ai due compagni.
Si convinse di preferire non sapere come potessero cambiare così rapidamente i rapporti  fra le persone.
 
Gennaio era un mese freddo.
Ovvio, che fosse freddo, constatò Masaki e affondò il viso nella sciarpa, stringendosi nel cappotto che gli stava appena abbondante di spalle: c’era la neve, neve ovunque e attorno era tutto così bianco e immacolato, silenzioso e ovattato da apparire quasi come la proiezione di una favola. O di un sogno. O di un incubo.
La cartella che scivolò dalla spalla del ragazzo fece un rumore sordo a contatto con la neve, ma neanche se ne preoccupò, quello, troppo intento a realizzare il fatto che Atsushi fosse fermo, immobile di fronte al cancello di casa sua, le braccia conserte e il naso arrossato. Dovette sbiancare di colpo e assumere un colorito rosso acceso immediatamente dopo, Masaki, notando il sorrisetto serafico sul volto del compagno.
Si chiese egoisticamente da quanto tempo lo stesse aspettando.
-Ohi.- interruppe il silenzio il maggiore, scrollando le spalle, tirò su con il naso –Come va?-
-…Bene, credo.- fu tutto ciò che riuscì a rispondere, lo sguardo basso e il tono sommesso, desiderando ardentemente solo sparire nel nulla inghiottito dalla terra.
Silenzio. Silenzio. Silenzio ancora, poi qualche tonfo ovattato di passi, e quando alzò lo sguardo incontrò gli occhi bicromi dell’altro a un passo dai suoi, costringendosi a trattenere il respiro.
-Possiamo parlare un attimo?-
Probabilmente, doveva avere una particolare debolezza verso quei particolari sorrisi di Atsushi, pensò Masaki, perso, perché nonostante il suo cervello continuasse a urlare “no”, la sillaba che uscì dalle sue labbra ebbe tutto un altro suono.
 
Gennaio era un mese freddo, davvero tanto freddo.
Masaki amava la neve, ma sin da piccolo aveva sviluppato un avversione contro quei “sedili all’aperto per più persone e fissati al terreno”, chiamati panchine. Le panchine erano tristi, solitarie e fredde, sopratutto d'inverno, quindi si ritrovò a stringere le gambe e rabbrividire ancora di più nel sentire il contatto spiacevole con il metallo gelido.
Stiracchiò le gambe, concentrando la propria attenzione sulle punte intirizzite dei piedi, a fondo degli scarponcini, picchiettando la neve fresca con il retro della scarpa.
E ora? Avrebbe voluto chiedere al ragazzo che se ne stava seduto dalla parte opposta del sedile, poco distante, ma per imbarazzo, per orgoglio, preferì ingoiare ogni singola parola anche a costo di sentirle bloccare tutte alla bocca dello stomaco fino a farsi male.
-Non hai risposto ai messaggi.- cominciò Atsushi, e nella maniera più diretta e concisa possibile, lui che diretto e conciso non era mai stato. Masaki pensò di odiarlo profondamente per questo in quel momento –Non hai risposto alle telefonate. Se l’hai fatto, di certo, non l’hai fatto per volere. Ti ho forse…fatto qualcosa?- il più giovane sentì quella singola domanda riecheggiare con una tale forza da assordarlo, tanto da permeare la neve e scuotere i rami secchi degli alberi -Così all’improvviso poi, insomma…potresti anche darmi una motivazione, sai?-
Se le persone compivano un passo importante come il passare la notte assieme per avvicinarsi, com'era allora che si era venuto a creare quel vuoto fra loro due?
-Guarda…guarda che ti sbagli. E se l’ho fatto non è stato intenzionalmente.- il tono si affievolì, mentre si stringeva nelle spalle –È che ho avuto davvero tanto da fare in questi giorni.-
-…Capisco.-
-Bene.-
-Bene.- Minamisawa arricciò il naso, appena seccato, poi soffiò formando una nuvoletta di condensa –Tu mi stai evitando perché siamo andati a letto insieme.- non era una domanda, non c’era alcun tono di indecisione nella voce. Era una conferma, un’affermazione. Un fottuto postulato.
-Q-Questo non è vero— saltò sulla difensiva, tirandosi a sedere bene.
-Ah no? Ma davvero?-
-Sei un idiota. Togliti di dosso quella dannata espressione, è insopportabile.-
-E tu un bugiardo.-
-Muori dannazione.-
Kariya si rannicchiò sulla panchina, furente, le braccia strette al petto e il viso in fiamme per l’irritazione crescente: Atsushi non capiva mai niente, diamine.
L’altro si limitò a fissarlo serio, l’espressione contrita e le mani nelle tasche, risolvendosi a sospirare rassegnato –Cambierà qualcosa, secondo te, fra di noi?-
Quella domanda posta con tanta leggerezza aprì una voragine nel petto del più piccolo, che si voltò piano, facendo spostare l’attenzione del senpai al cielo niveo -Se vuoi sapere come fare sesso, quello è scritto ovunque, ma riguardo a cosa fare dopo, non lo troverai in alcuna rivista o libro.- Masaki sussultò, stringendo la presa delle mani sui jeans fino a far sbiancare le nocche -Ma non è anche questo qualcosa di importante? Alla fine, gli adulti non ci insegnano mai le cose che vogliamo sapere maggiormente, le cose più importanti fra tutte.- Atsushi gli rivolse uno sguardo carico di sottintesi, che tentò di evitare -Sai, è spiacevole. Io ho più esperienza di te in questo campo, tuttavia non mi sono mai trovato a dover affrontare un "dopo". È faticoso, e imbarazzante, ma non ne sono pentito, anche se devo dirlo: mi irrita da morire il fatto che tu abbia chiuso gli occhi e ti sia nascosto quando l'abbiamo fatto. Voglio poterti guardare in quei momenti.- le gote di Masaki presero fuoco a colpo d'occhio e il giovane si ritrovò a desiderare di sparire, ancora, senza far caso al fatto che, se avesse avuto il coraggio di guardarlo, avrebbe notato che anche il senpai era arrossito -Comunque.- riprese poi Atsushi con tono vago, tossicchiando appena -Il modo...il modo in cui io...insomma, il modo in cui ti ho toccato...mi è piaciuto, ecco. E non solo quello.-
Il più giovane fece per dire qualcosa, la bocca stupidamente aperta e gli occhi sgranati, mentre quelle parole continuavano a rimbombargli nelle orecchie, fino a diventare una consapevolezza -E...E a dire il vero.- il più grande prese a ridere istericamente, portandosi una mano alla nuca -È stupido da dire, sì insomma, lo so, ma...a volte ho avuto così paura di sbagliare, di commettere qualcosa che rovinasse tutto, sono stato così agitato in certi momenti, che...che ho pensato di non poter chiamare quello che abbiamo fatto solamente sesso. Però se non posso chiamarlo "sesso", l'unica altra parola che mi viene in mente è "amore", ma credo che in un qualche modo questo mi metterebbe a disagio, sì, perché ciò...implicherebbe che io sia talmente perso per te da risultare quasi imbarazzante.-
Silenzio. Gennaio era un mese freddo perché ovunque c’era la neve, e a Masaki la neve faceva pensare all’assenza di qualsiasi suono.
-A-Anche a me...é piaciuto.- il battito frenetico del suo cuore spezzò quella quiete apparente e Kariya si ritrovò ad ascoltare le sue stesse parole risuonare nella coltre bianca, per poi bollire nel preciso istante in cui Atsushi lo fissò ad occhi sgranati, preso alla sprovvista, completamente attonito.
Nemmeno se ne rese conto quando si ritrovarono a darsi reciprocamente le spalle, paonazzi come due perfetti imbecilli alle prime armi, pensandoci, forse perché effettivamente entrambi alle prime armi erano.
-…Quindi…non sei…arrabbiato, mh?-
-…Dovrei?-
-No, no, solo…curiosità, ecco.- il tono di Minamisawa lo fece sogghignare appena, mentre nascondeva il viso infreddolito nella sciarpa –Dunque…vediamo.- si avvicinò quatto -Perché mi sfugge una cosa…tu non mi avresti cercato nell’ultima settimana, perché…?-
-Perché ti odio.-
Atsushi gli lanciò un’occhiata eloquente, senza perdere il ghigno –Ooh. Ho notato come mi odiavi, l’altra sera. Si vedeva proprio. È palese.- prima che l’altro cominciasse a berciargli contro, il maggiore gli circondo la vita a tradimento con le braccia e lo baciò.
Probabilmente non aveva previsto, che Masaki gli avrebbe tirato una craniata sotto il mento.






















#10/15's corner~
Perchè oggi è il primo AtsuMasa day che sia mai stato celebrato. Perchè io sono qua a mezzanotte giusto per pubblicare perchè sì, ok, nel senso, tanto cosa ho di meglio da fare? 
Nel senso, io avevo scritto qualcosa per questo giorno mesi fa, ero bella tranquilla, mi ero detta "oh, per una volta non sono con il gancio alla gola", e invece -invece- mi ci sono trovata la stesso, perchè sabato, leggendo casualmente una doujin mi sono imbattuta nella frase riportata a inizio fiction e, ovviamente -perchè è ovvio no, sì insomma, complichiamoci la vita, evvaaai- ho voluto scriverci. E ho voluto scriverci per oggi, e io giuro che non so come Afuromiserialadra ho fatto a idearla, buttarla giù e finirla in appena più di un giorno. Ma davvero, insomma, si analizza di norma il "pre-prima volta", perchè giustamente è quel momento in cui emergono tutte le paure e le indecisioni dei personaggi, ma leggendo quella doujin mi sono resa conto che in effetti è vero, il "post-prima volta" è altrettanto traumatico. Insomma, cambiano così tante cose così velocemente e non si fa quasi in tempo ad accorgersene che, SBEM, è ormai troppo tardi per portarle indietro e ci si può solo, volenti o nolenti, adattare.
Devo ammettere inoltre che scrivere questa fic mi ha divertito parecchio -anche se...beh, devo dire che oggi ero così sclerata nel cercare di finirla che ho amorevolmente mandato a cagare gente random, ma sssshhhh(?)-, e immaginarmi Hiroto, che odia Atsushi, a possibili prese con i primi approcci al sesso del proprio adorato Masaki è una cosa che mi uccide. Letteralmente. Anche perchè Atsushi si ritroverà presto nella merd--- dicevo. Masaki è codardo, Orgoglioso. Irritante. Infantile. Sotto certi punti di vista persino cattivo, perchè lui lo fa apposta, nel senso, non il fatto di farsi venire mille paranoie, ma quello di continuare ad evitare di affrontare la situazione, un po' perchè davvero non ne è capace, un po' perchè l'attenzione del proprio senpai su di sè gli fa egoisticamente piacere, e ciò lo spinge a volerne di più. Atsushi d'altra parte non è uno coraggioso, insomma, è un vigliacco, sì, ma credo che, per come me lo immagino io, almeno, in un possibile rapporto con Masaki, considerando il carattere dell'altro, dovrebbe essere lui quello a fare uno sforzo di sincerità (?). Idk. Che poi, davvero io reggo male la sdolcinatezza e blablabla, blublublu, gnègnè, baci, abbracci, amore, cuori, ma l'idea di porre un confronto fra le esperienze di Atsushi e la prima volta con Masaki (perchè secondo un headcanon mio e della mia gemeh, mentre Atsushi di esperienze ne aveva già avute, Masaki la prima l'ha fatta con Minamisawa) mi piaceva, e ho cercato di renderlo il più impacciato possibile. 
Che poi, se io ho scritto questa cosa, se ho scritto tutte le AtsuMasa, se questo giorno esiste, devo ringraziare la mia gemeh adorata, seme della mia vita luce dei miei occhi (?), vul95. Quando il 7 febbraio scorso decidemmo molto randomicamente di metterci a ruolare qualcosa su Inazuma, e altrettando randomicamente ci capitarono Atsushi e Masaki, non avrei mai pensato sinceramente le cose potessero evolversi in questo modo. Ma non potrei esserne più felce e happu (?) Non sono brava con le dediche però- ecco, sì, grazie, perchè ruoli con me e mi sopporti e mi rendi l'uke tsundere più felice del mondo <3 *accoccola borbottando* ti voglio bene <3
Grazie a tutti quelli che sono arrivati sin qui, e buon AtsuMasa day a tutto il mondo perchè, pls, il mondo merita più AtsuMasa (?)
*se ne va piangendo feels e lanciando gladioli

Fede

 
  
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