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Autore: Rosmary    15/10/2013    4 recensioni
Una raccolta di drabble e flashfic dedicata ai più svariati personaggi e pairing: momenti di vita, ricordi, sensazioni, episodi mancanti. I pairing trattati sono canon, fanon e crack.
Ogni capitolo contiene una storia diversa.
1. Capitolo Indice (con titoli, personaggi, generi e link di ogni capitolo della raccolta)
2. Sirius/Alice
3. Regulus/Lily
4. Igor Karkaroff
(...) 38. Helena Corvonero/Tom Riddle
39. Alice Paciock
40. Remus Lupin
(...) 47. Remus Lupin, Sirius Black
48. Remus/Lily
49. Helena Corvonero, Voldemort
50. Lily/James (con la partecipazione dei Malandrini)
51. Sirius Black (...)
55. Arabella Figg
56. Evan Rosier/Dorcas Meadowes
57. Sirius Black
L'elenco completo delle storie è presente nel capitolo indice.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Nimphadora Tonks, Regulus Black, Sirius Black, Vari personaggi | Coppie: Dean/Ginny, Fred Weasley/Hermione Granger, James/Lily, Rodolphus/Bellatrix, Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Personaggi: Ginny Weasley, Dean Thomas
Coppia: Ginny/Dean
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments
Contesto: II guerra magica/libri 5-7
Genere: Triste, Sentimentale
Rating: Giallo

Introduzione: Avreste dato davvero ogni cosa perché tra voi continuasse, funzionasse... Ma forse qualcosa era sbagliato. Forse...

 



Voi, che avreste dato ogni cosa


 

I.
 
“Pessima idea.”
 
“Come dici?”
 
“Il Corvonero. I Grifondoro devono stare con i Grifondoro, è la regola.”
 
“Che strano, sono generazioni che il Cappello smista Weasley a Grifondoro e non l’avevo mai sentita.”
 
“Sarai distratta, Ginny.”
 
Ti salutò con un bel sorriso e ti lasciò lì, impalata nel corridoio, a domandarti perché ti avesse detto quelle strane cose, perché ti conoscesse come ‘Ginny’ e non come ‘sorella’ di un compagno di dormitorio. Quando Michael ti raggiunse con la voglia di scusarsi e far pace, lo guardasti infastidita e lo liquidasti in via definitiva. Lui e il suo antagonismo ti avevano stufata.
 

*

 
Cosa t’era saltato in mente? Avvicinarla, dirle quelle strane cose e scappare via erano state mosse azzardate, stupide, infantili. Ma era sempre così che ti sentivi davanti a lei: uno scolaretto alla prima esperienza. Impossibile ricordare quando avevi iniziato a guardarla con occhi maliziosi, sapevi solo che un bel giorno t’era apparsa dinanzi e l’avevi trovata intrigante.
 
“Ehi, Thomas,” chiamò lei. “Perché sei Thomas, vero?”
 
Ridacchiasti alla sua improvvisa incertezza, facendola accigliare. “Così dicono! Ma i più mi chiamano Dean!”
 
“Vedrò di ricordarlo,” commentò, “ah, e grazie della dritta.”
 
“Quale?”
 
“Il Corvonero.”
 
“L’hai mollato?”
 
Annuì e tu esultasti in silenzio.
 
 
II.
 
“Canon è un pessimo Grifondoro.”
 
“Da dove sbuchi?” chiedesti esterrefatta. Quel ragazzo si materializzava nei momenti e nei luoghi più impensabili, come allora, che t’aveva raggiunto al termine della tua lezione d’Incantesimi.
 
“Passavo di qui,” liquidò. “Da’ a me, li porto io!”
 
“G-grazie...” biascicasti confusa, passandogli i libri. “Cosa dicevi su Colin?”
 
“Che non è il Grifondoro giusto.”
 
“Credi che mi piaccia Canon?”
 
“Non lo so, ti piace?”
 
“A che gioco stai giocando, Dean?” domandasti, indecisa se ridere o offenderti.
 
“Nessun gioco. Voglio solo proporti un Grifondoro come si deve!”
 
“Cioè?”
 
“Io!”
 
Sogghignasti e capisti d’averci sperato, in quella risposta.
 

*

 
A momenti, Ginny sarebbe salita sul treno e l’avresti rivista solo a settembre. Deglutisti quando la vedesti avanzare verso uno dei vagoni, circondata da alcune amiche e, notasti con disappunto, da Harry, che scherzò un po’ con lei e poi tornò al suo posto, da Ron e Hermione. Trovasti il coraggio d’avvicinarti a lei solo grazie allo spintone complice di Seamus.
 
“Dean!”
 
“Ginny!”
 
Le sue amiche s’allontanarono ridacchiando. ‘Ora o mai più’ pensasti, ma eri paralizzato! Fu quando trovasti l’ardire di incrociare il suo sguardo che notasti quanto ti fosse vicina. Non avevi neanche osato sperarlo, eppure lei ti baciò.
 
 
III.
 
“Sono pazzo di te.”
 
Lo diceva spesso tra un bacio e l’altro, tra una lezione e l’altra, tra la colazione e la cena. Lo diceva spesso, lo diceva sempre e tu ogni volta eri più ammaliata... da lui e dalle sue attenzioni. Ai suoi occhi eri una principessa.
 
“Lo sono anch’io.”
 
“Cosa?”
 
“Pazza di te.”
 
Glielo dicevi di tanto in tanto, ma a lui sembrava bastare, anzi, sembrava vivere le giornate aspettando quell’unico istante, perché s’apriva in un sorriso radioso, innamorato, e ti stringeva a sé. E tu avresti dato ogni cosa per restare per sempre tra le sue braccia.
 

*

 
“Mio fratello vuole ucciderti!”
 
“Non è il solo,” commentasti. “Molti ragazzi vorrebbero uccidermi.”
 
“E perché?”
 
“Non è ovvio? Sono invidiosi: io ho te.”
 
La vedesti sorridere e posarti un bacio a fior di labbra. “Anche molte ragazze sono invidiose di me, sai, dicono che sei tra i più belli del tuo anno.”
 
“E hanno ragione!”
 
Quell’esclamazione pose fine alla bizzarra conversazione, poiché pretendesti lei, le sue attenzioni, le sue labbra e ridesti contro quelle quando la sentisti coinvolta e sempre più stretta a te. Avresti dato ogni cosa per fermare il tempo, per assicurarti che lei continuasse a scegliere te.  
 
 

IV.

Lacrime. Pugni serrati. Grida. Rabbia. Dolore. Quanto potevano far male le schegge di uno stupidissimo vetro frantumato? Tanto. Troppo. Non te n’eri neanche accorta: quand’avevi smesso d’essere innamorata di lui? Quando l’altro s’era insinuato tra voi?
 
“Sei asfissiante, Dean!”
 
No. No! Tu eri asfissiante, non lui. Lui, che stavi ferendo, che stavi consumando… Tu eri sbagliata per la vostra storia e piangevi e ti dimenavi e aggredivi prima lui e poi te stessa perché ci avevi creduto, in voi due avevi creduto davvero.
 
“Io ti amo, Ginny.”
 
Smettesti di guardarlo, e d’improvviso avvertisti freddo: era andato via, lontano da te.
 

*

 
“È finita?”
 
“È finita.”
 
“Non stai dicendo sul serio…”
 
Che stupido che eri stato a credere che nulla tra voi fosse finito, che tutto fosse riparabile, compreso quel vetro che s’era infranto tra le vostre mani, lasciandole sporche di sangue e graffi. Se il tuo orgoglio non te l’avesse impedito, se la mano di Seamus non t’avesse stretto la spalla, avresti pianto spaccando la faccia a Harry e dopo avresti spaccato la tua, di faccia, perché lo sapevi da un pezzo, che lei voleva un altro e che quell’altro era Mister Prescelto.
Ti odiasti, perché non riuscisti a odiare lei.

 

   
 
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