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Autore: TheManWithNoName    16/10/2013    1 recensioni
Sfogo introspettivo vagamente autobiografico.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dieci rintocchi.

"Si è fatto tardi", pensò Red. L'idea lo fece sorridere: tardi per...cosa? Aveva trascorso l'intera giornata a fissare il vuoto e molto probabilmente lo avrebbe fatto anche domani. Stancamente, si alzò dall'ampia poltrona nera in ecopelle e si diresse verso il bagno, il suo ufficio: se in camera, occhi puntati su una parete magnificamente rifinita in legno bianco, memento di un'agiatezza ormai dissolta, soleva fantastiscare, era invece sulla tazza del water che tirava le somme. Inusuale ma catartico. Peccato che i conti, tuttavia, non tornassero mai.

Cominciò a riflettere: quando era cominciato? Per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare una risposta che lo soddisfacesse a pieno. "Sette anni fa", si diceva. Ma era vero? Certo, il bubbone era esploso al crepuscolo dell'adolescenza, ma il malessere che lo aveva colpito si annidava da tempo nei meandri del suo intimo, limitandosi a trovare terreno fertile negli eventi funesti che lo avevano poi travolto. Come sua madre non perdeva occasione di ripetere - con il tono di chi era inciampata rovinosamente mentre maneggiava un preziosissimo quanto fragilissimo vaso Ming -, da bambino c'era molto di buono in lui: tratti somatici eleganti e raffinati, occhi del colore del mare, zazzera bionda come il grano e fine come la seta, prontezza di pensiero, curiosità, spigliatezza, grande fantasia alimentata da verace amore per la lettura, innata estroversione e predisposizione a stringere nuove amicizie. C'erano tutti gli ingredienti per la riuscita di un uomo di successo; c'erano, appunto. Forse per questo, freudianamente, odiava tutti i pargoli dai tredici-quattordici anni in giù: gli ricordavano ciò che avrebbe potuto essere in potenza mentre si struggeva su ciò che era irreversibilmente in atto. Di quell'ometto tutto pepe, infatti, poco o niente restava: non era brutto, ne era sicuro, ma non si valorizzava; non era stupido, ma non si applicava; non era solo ma tale si sentiva, accartocciandosi emotivamente su stesso in una spirale senza fine di timidezza e cinismo.

"Flush" - gli eccessi di un pranzo abbondante si disperdevano vorticosamente verso le fognature. Seppur assonnato, Red estrasse il rasoio dal cassetto sotto il lavandino, lo impugnò e cominciò a sbarbarsi. Avrebbe voluto farlo la mattina seguente ma non gli parve saggio scendere dal treno dei suoi pensieri; torturarsi era il preferito dei suoi vezzi, a testimonianza di quella punta di masochismo tipica di coloro che amano piangersi addosso. Mentre le lamette correvano lungo il collo, tosandolo come una pecorella, gli venne in mente la perdita al gioco che aveva subito quella sera. Non scommetteva molto, ma sempre troppo per i pochi soldi che aveva. E poi era un vizio che detestava: lo faceva sentire sporco anche quando vinceva. Odiava perdere il controllo di se stesso e quando puntava non era palesemente in lui. Che vergogna! Con la famiglia nel mezzo di un possibile collasso finanziario e il suo gruzzoletto (non guadagnato, ricevuto) che si era ormai sensibilmente ridotto, quei cinquanta euro pesavano come mille. "Irresponsabile! Irresponsabile!", si sgridò. Preso dal senso di colpa, provò a minimizzare: "Infondo, senza la spintarella di quel fannullone di Edoardo, col cavolo che li avrei tirati fuori". Naaaa...era vero, da solo non avrebbe trovato il coraggio, ma la scusa non reggeva lo stesso: lui voleva giocare,voleva alienarsi, voleva provare ancora una volta il brivido del rischia tutto. Si consolò ammettendo che, una volta, azzardava di più e molto più spesso; concluse dunque il filone del pentimento strappando a se stesso la promessa che tanta incoscienza non si sarebbe mai più ripetuta e...sorrise, nervoso, pensando "all'ultima sigaretta" del capolavoro di Svevo, "La coscienza di Zeno", che così profondamente aveva segnato i suoi anni liceali.

"Ahi!" - un rivolo di sangue comincio a colare dal mento. "Dannazione", imprecò mentre tamponava il taglietto con della carta igenica, rovistando freneticamente nel beautycase in cerca della matita emostatica. Mentre medicava la ferita, decise di pensare ad Anna. Erano un paio d'ore che non lo faceva, e ne sentiva la mancanza.

Anna Roffe. 

La (ultima) ragazza che gli aveva spezzato il cuore. Il suo punto di non ritorno.

  
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