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Autore: alivinghope    16/10/2013    2 recensioni
"Nonostante fosse dalla parte opposta del globo, in una stanza spoglia con una brandina poggiata alla parete il cui intonaco era completamente rovinato dal tempo, chiamava il suo nome."
[Post Reichenbach]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I hear you calling in the dead of night.



«John!»
Urlò il suo nome nel cuore della notte, di nuovo.
Nonostante fosse dalla parte opposta del globo, in una stanza spoglia con una brandina poggiata alla parete il cui intonaco era completamente rovinato dal tempo, chiamava il suo nome. Forse sperava di aprire gli occhi e vedere la figura familiare del suo coinquilino che si precipitava da lui, con la preoccupazione negli occhi, per capire cosa gli fosse mai successo per gridare così.
Lo faceva sempre, il suo John. Si preoccupava sempre per lui, a volte anche immotivatamente.
Ma a lui piaceva tutto questo. A lui piacevano le attenzioni del dottore.
Aprì di colpo gli occhi e si riscoprì nuovamente in quella stanza arida.

John.
Devo porre fine a tutto questo il prima possibile, per John. Tutto per lui.


Da quanto tempo il grande Sherlock Holmes era diventato schiavo dei sentimenti? Ma soprattutto, da quanto tempo dipendeva da una persona diversa da se stesso?
Quella notte – come la precedente e quella prima ancora – Sherlock si riempì la mente di John: cercò di ricordare il suo odore, il suo sorriso ed i suoi tocchi gentili e casuali.
Poteva la mancanza di John far capire al grande detective di avere un cuore? Era questo che Moriarty gli aveva detto durante il loro incontro alla piscina?
Si, senza dubbio ne possedeva uno.
E aveva anche un nome: si chiamava John, come la persona che gliel’aveva fatto riscoprire.
Quella notte, Sherlock si addormentò col nome di John sulle labbra.

~

Erano giorni che John si assopiva in un letto non suo.
Non poteva fare altrimenti, la sua mancanza lo stava uccidendo, lentamente.
Quello era il luogo più intimo in cui avrebbe potuto mantener vivo il suo ricordo, nonostante gli provocasse un dolore non indifferente.
Il letto di Sherlock aveva un odore dolciastro, un odore che gli inebriava la mente e lo faceva singhiozzare sul suo cuscino, mentre stringeva a sé la sua maglia del pigiama – quella che indossava spesso, grigia a maniche corte.
Improvvisamente, quella notte – una delle tante, ultimamente – sentì una voce a lui familiare urlare il suo nome.
John sgranò gli occhi e sentì il suo cuore pompare il sangue ad una velocità fuori dal normale.
Poco dopo, si rese conto che non poteva esserci nessuno.
Lui non c’era.

Sherlock, ti chiedo un ultimo miracolo per me, puoi farlo? Non essere morto. Torna a casa, torna da me.

John si strinse ancora di più nelle lenzuola del suo migliore amico – era ancora corretto definirlo in questo modo? – e cadde in un sonno leggero, accompagnato dal suono di quella voce profonda che continuava a chiamare il suo nome.




Angolo dell'autrice:
NON VOLEVO FAR DEPRIMERE NESSUNO, GIURO.
Ok, premettendo questo... beh, che dire. Ieri mattina mi sono svegliata con l'idea di scrivere  questa cosa, non so precisamente perché.
Spero vi sia comunque piaciuta.
A presto,
A Living Hope


 
  
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