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Autore: Crona Lunatica    16/10/2013    0 recensioni
Dal capitolo 1.
Venne distolto dai suoi pensieri vedendo una ragazza che lo aspettava seduta su di una panchina al molo dove attraccava il battello.
Non appena si accorse di essere osservata, la ragazza si voltò e gli sorrise per poi avvicinarglisi e gettargli le braccia al collo.
non trovò altra parola per descriverlo.
Da un mese a quella parte aveva intrecciato una relazione con una delle sue studentesse.
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’ombra dal passato
 
La tenebra della stanza era rischiarata a mala pena dalla luce che filtrava attraverso la finestra della camera di Edoardo Toni, commissario in pensione dei carabinieri di Salò.
Grazie alla tenue luce si potevano distinguere abbastanza bene i vestiti sparsi dappertutto, le scarpe ribaltate sotto al letto ricoperto da una montagna di coperte colorate sotto al quale dormiva l’uomo e i resti della cena che giacevano sul vassoio precariamente sospeso sull’orlo del comodino.
Era circa l’una di notte, quando un trillo acuto e insistente fece svegliare di soprassalto il dormiente, che alzò una mano per colpire la sveglia, ribaltando invece il vassoio, che cadde a terra provocando un forte clangore metallico << Acc…>> brontolò Edoardo cercando a tentoni il pulsante per la luce. Quando lo trovò, scoprì anche la fonte primaria del rumore, e con un po’ di stizza per il sonno interrotto afferrò il telefono.
<< Mannaggia a mia nipote che mi cambia sempre la suoneria>> borbottò << Pronto…spero che abbiate una buona ragione per questa interruzione, svegliare un uomo che dorme porta male>>.
<< Anch’io sono felice di sentirti, papà>>
<< Oh, Emilia, chi è morto?>>
<< Divertente. Abbiamo appena rinvenuto il cadavere di un uomo che si deve essere sentito male facendo una passeggiata sul lungo lago>>
<< E allora? Questo è il tuo lavoro, non più il mio, ricordi? Sono in pensione>>
<< Sì, ma questo caso…non si tratta di un semplice malore, un testimone ha detto che prima di morire la vittima ha fatto un nome. Claretta Petacci…pronto?>>
Edoardo lasciò cadere il telefono sul pavimento che fortunatamente era ricoperto dalla moquette.
Non era la prima volta sentiva il nome dell’amante del Duce in un contesto del genere.
Allontanò ogni sorta di pensiero superstizioso per cercare di pensare lucidamente; si massaggiò le tempie, poi andò in bagno e, per aiutarsi a riflettere, tirò lo sciacquone, per poi tornare in camera e vestirsi in modo presentabile.
Con non poca fatica si chinò sotto il letto cercando di recuperare le scarpe e con il medesimo sforzo si rialzò aggrappandosi al bordo del letto.
Soffiò. L’età lo aveva reso un pezzo da rottamare.
“O meglio” pensò “Un bel pezzo d’antiquariato che necessita di scrupolose restaurazioni”.
Uscì di casa chiudendosi la porta del piccolo appartamento alle spalle; stava scendendo la stretta scala a chiocciola verso il portone del vecchio condominio, quando, nella penombra del pianerottolo, una porta si spalancò davanti lui.
Ne uscì una figura bassa e grassa avvolta in una larga camicia da notte che le copriva a mala pena le gambe gonfie e attraversate da linee azzurrognole che gli fece gelare il sangue nelle vene. I capelli era corti e scompigliati sulla piccola testa con il volto rugoso. Lanciò un urlo.
<< Sior Toni, ch’è sto’ casino?>> esclamò con la voce gracchiante  di una vecchia zitella, la voce stizzita di una donna interrotta nel mezzo di qualcosa di importante e impastata di sonno, ma al contempo autoritaria.
Edoardo riconobbe Selvaggia, la padrona del condominio e cercò di darsi un contegno, rammentando che non aveva ancora pagato l’affitto.
<< Oh … Selva … Pardon, signora … signorina Baldoria … E’ solo un’emergenza di famiglia, non si preoccupi … non volevo disturbarla>> balbettò.
Da che si conoscevano quella donna gli aveva sempre messo soggezione.
La donna lo guardò inarcando uno dei suoi sottilissimi sopraccigli neri e incrociò le braccia al petto.
<< Queste interruzioni le costeranno care, anzi, le ricordo che mi deve ancora l’affitto di questo mese e che deve versare la sua quota per il comitato floreale a cui aderiva quella buon’anima di sua moglie…che Dio l’abbia in gloria…>> si fece il segno della croce << …quindi le consiglierei di affrettarsi>>.
Edoardo sbatté le palpebre sui suoi occhi azzurri e si diede una grattata ai capelli, un tempo nerissimi, che ora contenevano parecchie ciocche grigie.
<< Certo, signorina. Non si preoccupi…Buonanotte>> disse affrettandosi ad uscire ed a dileguarsi più in fretta che poté.               
 Quando arrivò sul luogo del delitto Emilia stava parlando col medico legale.
<< La morte deve essere avvenuta all’incirca alle undici di ieri notte>> stava dicendo << E’ l’insegnante di storia di mia figlia…>> aggiunse << …non avrei mai pensato ad una cosa simile>>
<< Cosa intende dire?>> s’intromise Edoardo.
Il medico gli lanciò un’occhiata, poi guardò Emilia, che assentì con un cenno del capo.
<< Sembrerebbe che il cuore abbia ceduto inseguito ad un forte shock…>>
<< Vuoi dire che è morto di paura?>> chiese la donna.
<< Sì…ma per accertarmene dovrei esaminare meglio il cadavere. Fammelo portare in laboratorio e ti farò sapere tutto ciò che vuoi nel giro di una giornata>>
<< Molto bene, aspetta solo un secondo, poi potrai gettarti a capofitto sul tuo nuovo amico>>
Prese da parte suo padre << Cosa ne pensi?>>
<< Che qualcosa non quadra, perché hai tratto in ballo l’amante di Mussolini?>>
<< L’uomo che l’ha soccorso, ha riferito che la vittima ha detto un nome prima di morire: Claretta Petacci, appunto. Anche se come te credo che il nostro insegnante avesse alzato un po’ il gomito. Ho mandato i miei agenti nei locali qui intorno per sapere se qualcuno potesse averlo visto, ma purtroppo dovremo aspettare ancora qualche ora per saperne di più>>
Il padre prese uno zolfanello da una tasca, cavò una vecchia pipa dall’altra, la accese, e, dopo aver dato una tirata che produsse qualche anello di fumo, commentò: << Di certo non abbiamo a che fare con un fantasma>>
<< Oh, hai sentito anche tu del fantasma che si aggira sul lungo lago?>>
<< La signorina Baldoria me ne ha fatto un accenno, dimmi, cosa sai sul nostro amico?>>
<< Come avrai sentito dal medico, era insegnante di storia nella scuola*** e da quanto mi hanno detto aveva una certa passione per il periodo che riguardava il Fascismo>>
<< Se non fossi io riterrei che la vicenda è tutta un’orrenda barzelletta ma penso anche che tu mi abbia chiamato per…Marco>>
<< Sì, papà. Anche lui è morto così, con quel nome sulle labbra. Credo che ci sia un nesso>> 
Edoardo ricordava perfettamente Marco Enigma. Era nel corpo dei vigili del fuoco di Salò e aveva sposato sua figlia circa sedici anni prima e da quell’unione era nata una bambina…che ben presto era rimasta orfana.
Marco era morto in un incendio di origine dolosa dopo appena sei anni di matrimonio, da allora Emilia non si era più sposata e si era dedicata interamente alla figlia e alla propria professione; Edoardo all’epoca era ancora ispettore e quando era andato in pensione la figlia ne aveva preso il posto, ma non per raccomandazione, bensì per i meriti.
Nessuno più di lei, infatti, si era gettato nel lavoro. Le feste passate in centrale, gli straordinari e tutte le azioni contro la criminalità le avevano fatto raggiungere quella carica, solo per amore della giustizia e forse per vendetta nei confronti del marito.
<< Ti aiuterò, Emilia, ma non fare sciocchezze>> concluse Edoardo riscuotendosi dai suoi pensieri.
  
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