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Autore: saramik    16/10/2013    0 recensioni
Sara è una ragazza semplice con qualche problema con se stessa Jared è un ragazzo semplice al di la delle apparenze cosa faranno per salvarsi a vicenda?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano mesi che aspettavo questo concerto. Ma poi quando tutto finisce è come se ci mancasse qualcosa e poi dobbiamo trovare subito un qualcosa con cui sostituire questa mancanza, che potrebbe essere un nuovo concerto o qualcosa di diverso. Era così che mi sentivo, ora che il concerto della mia band preferita era finito. Io c’ero andata da sola, perché nessuna delle mie amiche condivide questa passione,i 30 Seconds to Mars sono la mia band preferita. Amo i loro testi e la loro musica, ma non sono una di quelle fan scatenate che sta tutto il giorno su twitter o in cerca di loro notizie. Stavo aspettando che la folla svanisse per potermene tornare a casa comodamente con la metropolitana, ci sarebbero voluti 45 minuti, ma non mi importava lo show era stato meraviglioso, jared aveva dato del suo meglio e poi avevamo cantato tanti auguri a Shannon perché di li a poco sarebbe stato il suo compleanno. Era l’8 Marzo e si congelava a Milano. Tra me e me pensavo che gli auguri non si fanno in anticipo. Assolutamente no. Sarebbe stato anche il mio compleanno tra mezz’ora, chi sa come lo avrebbe passato Shannon… io sapevo i miei progetti: dormire fino alla mattina tardi e poi il pranzo tranquillo con i miei nonni, i miei genitori e mia sorella. Cioè tipica domenica a casa Gherisi. Ero seduta su una panchina vicino alla stazione della metro proprio poco fuori il luogo del concerto quando vidi un uomo tutto imbacuccato che parlava al telefono molto arrabbiato. Capisco che faccia freddo e sia sera ma c’era davvero bisogno di avere tutta quella roba addosso? L’uomo camminava su e giù per la via e sembrava essere molto affaccendato infatti non si accorse che gli si stavano avvicinando due tipi… uno lo prese da dietro facendogli volare il telefono e l’altro lo colpi in pieno allo stomaco. L’uomo si stava difendendo come meglio poteva ma ne prese di botte. Io non sono una tipa coraggiosa, ma comunque mi avvicinai per cercare di difendere l’uomo tenendo il cellulare in mano e iniziando a gridare:
-polizia aiuto qui c’è una rissa in corso. Siamo fuori…- ma la frase non la riuscii a finire perché uno dei due malviventi mi assesto un ceffone che mi tolse il respiro e poi vedendo una macchina che passava scapparono lasciando me e l’uomo sulla strada. Io mi rialzai subito e corsi dall’uomo. Cavolo era immobile. Forse aveva sbattuto la testa cadendo. Cercai di non andare nel panico che cosa dovevo fare adesso? Cercai di trovare il cellulare, pregando che non si fosse rotto. Appena lo presi notai che i cristalli liquidi si erano rotti, ma il telefono sembrava funzionare. Chiamai un’ambulanza. Dopo avergli dato indicazioni di dove fossimo la ragazza al telefono mi dis che sarebestata con me al telefono finche non fossero arrivati i colleghi.
-per prima cosa signorina veda se il signore respira.- mi disse.
Io mi avvicinai a lui. Sembrava morto. E poi sotto tutti quegli strati era difficile dirlo.
  • Signorina, il signore, il ragazzo ha una marea di roba addosso non lo capisco..aaaaa si si  il torace si alza un po’.- tirai un sospiro di solievo.
  • Bene è un buon segno. Ora guardi se ha qualche ferita superficiale che deve essere tamponata.. ma stia attenta.. non lo muova.
  • Posso togliergli gli occhiali? Sono molto grandi e non mi permettono di controllarlo bene.- Cavolo sembrava lui il rapinatore tanto era imbacuccato.
  • Certo certo.. Ma faccia attenzione…-
Cavolo.. quando gli tolsi gli occhiali mi resi conti di chi era. Non ci potevo credere come avevo fatto a non riconoscerlo. Ok che la mia memoria fotografica faceva schifo, ma come non riconoscere il tuo cantante preferito. Jared era li steso sull’asfalto e quasi mi venivano le lacrime agli occhi. Non ci potevo credere. Signore mi dio fa che non succeda nulla. Che stia bene.
Solo la voce della signorina mi fece riprendere dallo shock.
-Signorina tutto bene ? è ancora lì?
- si si ci son- mormorai io con un filo di voce – Non ci sono brutte ferite  qualche ematoma e parecchi graffi…_
-Guardi i miei colleghi sono sul luogo dovrebbe sentire le sirene ormai-
- Si si le sento.- poi feci segno con il braccio all’ambulanza per fargli sapere che eravamo li e chiusi la chiamata.
Gli operatori caricarono Jared subito su e poi si voltarono verso di me chiedendomi :
-Lei è una parente? Un’amica? Conosce il signore?-
- Si lo conosco, ma…- Non riuscii a finire di parlare.
- Venga con noi. Anche lei ha bisogno di essere medicata. Prenda le sue cose è un’emergenza.- aggiunse l’uomo spingendomi verso l’ambulanza. Io esitai un attimo perché avevo visto il cellulare di Jared li vicino lo raccolsi e andai con loro.
 
 
 Arrivati all’ospedale mi fecero accomodare in una saletta dove un dottore mi mise due punti sulla fronte, probabilmente cadendo per il ceffone avevo sbattuto e mi diede del ghiaccio per evitare che si gonfiasse il viso. Il livido già si vedeva sul mio viso.
Poi arrivò un’infermiera che mi fece compilare dei moduli.
  • Scusi signorina Gherisi è lei che è venuta con il ragazzo che è stato picchiato giusto?
  • Si l’ho accompagnato io.
  • Allora mi dovrebbe dare le generalità del ragazzo e dovrebbe firmare la deposizione per la polizia in merito all’aggressione.
  • Certo non ci sono problemi. Il ragazzo si chiama Jared Joseph Leto è americano ha 42 anni.
  • H a qualche numero dove possiamo contattare un suo  famigliare o un congiunto?
  • La situazione è molto grave?- stavo andando nel panico.
  • No, signorina ha un trauma cranico dovuto alla caduta , ma tra poco dovrebbe svegliarsi ci vorranno un paio di ore, ma non si può mai dire.
  • Comunque non ho il numero di nessuno.- aggiunsi io restituendole i fogli della deposizione che prima avevo reso alla polizia e i moduli dell’ospedale sia miei che di Jared.
Quando rimasi sola in un lampo di lucidità mi ricordai che avevo raccolto quello che pensavo fosse il cellulare di Jay. Fortunatamente il suo non si era rotto, ero indecisa sul da fare.
Cavolo, se mia sorella si fosse fatta male avrei voluto che qualcuno mi avvertisse no? Persi il telefono e cominciai a scorrere la rubrica Trovai il  nominativo “ shanimal”.. Sicuramente è il numero di Shannon. Feci fare due squilli e poi riattaccai consapevole che non avrei saputo che dirgli.
Pensa Sara.. Pensa.. l’inglese lo conosci hai vissuto due anni a Londra… L’inglese lo conoscevo molto bene, ma come si fa a chiamare e dire ad una persona: Ciao scusa ho trovato tuo fratello su un marciapiede dopo che due lo avevano riempito di botte e ora sono all’ospedale. Come minimo gli prendeva un infarto. Scorsi la rubrica e decisi di chiamare Tomo. Sicuramente sarebbe stato più tranquillo e ragionevole.
  • Pronto… Jay che cavolo di fine hai fatto. Siamo alla festa di Shannon tu dove cavolo sei?- tomo parlava un inglese un po’ strano ma era comprensibile  anche se di fondo c’era della musica troppo elettronica e troppo alta che disturbava la conversazione.
  • Ciao Tomo mi dispiace disturbati, ma io non sono Jared, siamo in ospedale perché c’è stato un piccolo incidente…
  • E’ uno scherzo vero? Dai passami Jared
  • Non sto scherzando, non so come sia tu, ma sulla salute non si scherza…- adesso mi stavo arrabbiando.
  • Scusa… avverto subito Shannon…- poi si scostò dal telefono e urlò alla gente che gli era in torno_ Ragazzi la festa è finita.. Vichy manda tutti a casa poi ti spiego.. e chiamami un taxi urgentemente. Shannon muoviti vieni qui al telefono devi parlare con uan persona.- Cavolo il mio peggior incubo parlare con il mio idolo il giorno del nostro compleanno per dovergli dare una brutta notizia.
  • Ciao… Sono Shannon dimmi tutto.- era sicuramente mezzo ubriaco.
  • Ciao sono Sara.. senti io non so come dirtelo e non voglio utilizzare mezzi termini..
  • Non un altro scherzo su qualcuno che crede di essere incinta di me dai questo scherzo è vecchio..- e iniziò a ridere.
  • Ora mi avete stufato.. sei ubriaco? Fatti spiegare la situazione da Tomo e raggiungetemi all’indirizzo che ti mando via messaggio subito- Attaccai il telefono e scesi dal lettino chiesi all’infermiera l’indirizzo dell’ospedale per inviarlo a quelli che fino a due secondi prima credevo fossero dei genei, ma ora cominciavo a pentirmene. Mandai il messaggio e mi recai nella stanza dove si trovava Jared.Poverino Faceva un po’ pena li su quella barella. Aveva dei macchinari attaccati e lo avevano spogliato sembrava così vulnerabile.posai il cellulare sul suo comodino gli feci una carezza sul volto e mi misi ad aspettare fuori dalla stanza. Me ne sarei andata quando fossero arrivati quei due. Dopo circa mezz’ora mi ero rannicchiata sulla sedia e mi stavo addormentando, ero stanchissima erano quasi le 4 del mattino, non mi accorsi neppure quando una ragazza mi si avvicinò e mi chiese
  • Scusa, posso sedermi qui vicino a te?- era straniera piccola e castana e sembrava anche lei molto stanca.
  • -si.. si certo..- risposi io stiracchiandomi.. cavolo avevo male da per tutto.
  • -Mi dispiace ti ho svegliata?-
  • No Tranquilla sono solo stanca e preoccupata…- poi mi girai verso la porta per vedre se quei due si fossero fatti vivi.cavolo ma quanto gli ci voleva ad arrivare?
  • Come mai sei qui?tutto ok?- mi chiese lei
  • Non proprio.. Diciamo ho portato uno in ospedale perché è stato picchiato..e nel diffenderlo ho preso un ceffone.-
  • Altro che ceffone ti hanno massacrata.. sei stata coraggiosa…- mi diesse facendomi un bel sorriso.
  • Tu perché sei qui?- forse il tempo sarebbe scorso più velocemente chiacchierando.
  • Ho accompagnato mio marito ed un suo amico  perché il fratello del suo amico si trova ricoverato qui.. loro sono dentro io li aspetto qui.- il suo accento era strano ma famigliare.
Poi un attimo di lucidità mi ricordai la voce di Tomo al telefono e capii che quella doveva essere Vichi. L’avevo anche vista in qualche intervista o foto e la riconobbi. Mi alzai di scatto  come se qualcosa mi avesse punta e le rivolsi un sorriso.
-Spero che il vostro amico si riprenda presto davvero. Digli che mi spiace che di più non ho potuto fare…- e scappai via. Lei aveva detto qualcosa , ma io sorprendendomi di me stessa ero schizzata via alla velocità della luce e in men che non si dica ero fuori dall’ospedale seduta su un taxi  diretta al mio monolocale in centro sopra la casa dei miei genitori. Per fortuna avevo 28 anni e abitavo da sola se così si può definire e non dovetti dare spiegazioni a nessuno. Il giorno dopo sarebbe stata dura. Che mi inventavo con la mia famiglia?
 
  
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