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Autore: hunterd    17/10/2013    4 recensioni
La domenica è l'unico giorno della settimana che Embry si rifiuta di trascorrere alla riserva in compagnia dei suoi amici.
C'è troppo "amore" nell'aria per i suoi gusti, troppa gente dagli occhi languidi e dalle mani intrecciate.
Sente i confini della riserva sempre più stretti intorno a lui, come se in quell'ultimo anno si fosse rimpicciolita e lui fosse stato l'unico ad accorgersene.
Così, in sella alla sua moto, anche quella domenica se ne va in cerca di una meta che gli faccia dimenticare per un pò La Push e il lupo che c'è in lui, causa di una sofferenza mai superata.
Per Samantha, invece, quella è una domenica lavorativa come tante altre sull'ascensore panoramico dello Space Needle di Seattle.
Ancora non sa che qualcosa di molto "pericoloso" sta per entrare in quello spazio che considera un buon punto di "osservazione" per i suoi studi di psicologia.
Così, Embry sarà per lei la variante impazzita nello schema ripetitivo che è stata sino ad allora la sua vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Embry Call, Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Salve!
Doveva essere più lungo questo capitolo, ma poi mi sono trovata davanti ad un problema che vi spiego meglio nelle note finali perchè avrò bisogno di voi per decidere che soluzione adottare per il prossimo.
Buona lettura.
Laura




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I’m coming for you
My body’s hungry
I’m coming for you
Like a junkie

I can’t stop
The desire in me
I’m not waiting
Patiently

There’s only one way to soothe my soul
There’s only one way to soothe my soul

Soothe my soul - Depeche Mode




CHAPTER THREE - DESIRE







- Peter! Peter! La zia ha detto di sì! 
Due occhi azzurri identici ai suoi la guardano contenti.
- Principessa, questa è una bellissima notizia. Allora dai, muoviti e vieni a darmi una mano, dobbiamo finire di montare la tenda. Poi ci sono ancora una sacco di cose da fare: dobbiamo gonfiare i materassini, prendere delle coperte e portare anche qualcosa da mangiare. Mi è venuta un'idea: faremo una specie di festa!
Lei gli sta saltellando intorno, troppo entusiasta all'idea di vivere quell'avventura con lui. Potranno fare finta di essere dei pirati, o dei naufraghi o qualsiasi altra cosa vorranno.
Quella vacanza è la cosa migliore che le sia capitata in quell'anno così brutto. Ringrazia ancora Dio per averle dato una zia così diversa dalla mamma. Non che lei non voglia bene alla sua mamma, però ultimamente l'ha fatta parecchio soffrire impedendole di stare insieme a Peter come hanno sempre fatto da quando se lo ricorda.
- Anzi, sai che facciamo? Festeggiamo in anticipo il tuo compleanno!
- Ma Peter mancano ancora tre mesi! 
Lo sguardo che ha adesso suo fratello non le piace, è lo stesso che ha visto troppo spesso negli ultimi mesi anche nei suoi genitori, specie dopo che sono stati chiusi tutti e tre insieme in cucina.
Anche se cercano di avere dei segreti, lei ha capito lo stesso che qualcosa non va. Pensa che c'entri il fatto che ogni tanto Peter è strano, sembra quasi un altro, anche se non è che diventa veramente un altro, solo è diverso, meno allegro e più arrabbiato.
Ma le vuole comunque bene, quindi non capisce perchè la mamma si preoccupa tanto se loro due devono rimanere da soli a casa.
- Samantha, mi sa che è arrivato il momento di dirti una cosa che non ti piacerà tanto.
Non vorrebbe vederlo così triste, perchè quella giornata sta andando così bene! C'è il sole, il mare è perfetto per fare il bagno e la zia le ha appena dato il permesso di dormire in spiaggia con lui!
- Peter, non essere triste.
Glielo dice, mentre si getta su di lui per abbracciarlo. E' cresciuto il suo fratellone, ora che ha diciassette anni lei gli arriva a malapena a metà torace e quando la abbraccia, lei si sente nel posto più sicuro del mondo.
Come può dire la mamma che Peter potrebbe farle del male? L'ha sentita dirlo a papà una sera che li ha spiati fuori dalla loro stanza e piangeva con le lacrime vere, proprio come succede anche a lei quando si fa male.
Non riusciva a dormire e se non glielo avessero proibito già da un pò, sarebbe sgattaiolata nella stanza di suo fratello, chiedendogli di rimanere lì con lui.
- Mi sa che lo sarò per un pò di tempo, Sam. Quando torniamo a casa, io dovrò andarmene per frequentare una scuola nuova che è molto lontana da dove abitiamo.
Lei lo stringe più forte, seppellendo la faccia nella maglietta che zia Beth ha comperato uguale per tutte e due. C'è la scritta "sono stato a Little River" sopra uno smile che fa l'occhiolino. A lui non è che piaccia tanto, ma siccome a lei sì, allora la indossa comunque.
- No! Perchè? Cosa c'è che non va nella tua scuola? Perchè te ne devi andare così lontano?
Sente che le viene da piangere, e stringe forte gli occhi, perchè ha un pò paura che possa saltare fuori l'altro Peter, quello che le dice che se lo farà si arrabbierà tantissimo.
La stringe forte anche lui e per un pò sta zitto. Poi quando parla, ha la voce tremolante come quella che viene anche a lei prima di piangere.
- Io non vorrei andarmene, ma papà e mamma hanno deciso così. Sai che ultimamente li ho fatti un pò preoccupare... non sono stato molto bene e dicono che quella scuola mi potrà aiutare.
Sam adesso piange, perchè tutta la felicità che ha provato sino a dieci minuti fa è stata inghiottita dall'idea che Peter se ne andrà lontano.
Come farà senza di lui? Lei lo sa quanto è fortunata ad avere proprio lui come fratello e non uno come quello della sua amica Emily, che non vuole mai stare con lei e che le dice sempre che è una palla al piede!
- Peter, ti prego, non te ne andare.
Solleva la testa per guardarlo e vede che sta piangendo anche lui. Allora capisce che la cosa è veramente grave e forse inizia anche a capire perchè i loro genitori hanno dato il permesso a zia Beth di tenerli lì insieme, perchè poi non si vedranno per un bel pò di tempo...

Un breve trillo strappa Samantha da quei ricordi così dolorosi e insieme dolci.
Dopo quell'estate la sua vita è cambiata radicalmente, ma adesso si impone di non pensarci. Prende il cellulare e guarda il messaggio che le è appena arrivato.
"Sei una grandissima stronza. Io e Pauline non abbiamo chiuso occhio, aspettandoci da un momento all'altro di ricevere una telefonata della polizia. Adesso sono le cinque del mattino, se non ci rispondi entro dieci minuti, la chiamiamo noi!
E' di July e le strappa un sorriso perchè dietro quel "grandissima stronza" c'è tutto il bene che le vogliono entrambe e quindi la preoccupazione che devono provare per lei.
Hanno ragione ad esserlo, lo sarebbe anche lei se una delle due si trovasse a più di mille chilometri e in compagnia di un perfetto sconosciuto. 
Embry.
Non appena quel nome le risuona in testa, qualcosa dentro di lei vibra. E' spaventata, ma nello stesso tempo affascinata da quello che le sta succedendo.
Il cellulare trilla ancora, è di nuovo July.
"Ora mancano 9 minuti."
Con le dita inizia a comporre un messaggio di risposta, poi lo cancella e ricomincia. Lo cancella ancora e sbuffa. Perchè sa cosa deve scrivere, ma non le vengono le parole.
"Sto bene e se vi può consolare non ho dormito nemmeno io. E non per quello che stanno pensando adesso le vostre menti melate. Ho passato la notte a pensare, DA SOLA nella mia stanza. Vi prometto che mi farò sentire spesso, non preoccupatevi, starò bene."
Decide di inviarlo, anche se dice tutto e niente. Si aspetta, quindi, un trillo a breve.
E infatti...
"Siamo più preoccupate per quando non starai più DA SOLA nella tua stanza... comunque, per il momento ti lasciamo alle tue riflessioni, basta che ti fai sentire regolarmente! Un bacio. J+P".
Quell'ultimo messaggio le provoca dei brividi... e non sono di paura. Sono brividi bollenti come quelli che ha provato per tutto il tempo in cui si sono baciati ieri sera, quasi senza riuscire a staccarsi nemmeno per respirare, figurarsi per mangiare.
E se non sono andati oltre, è solo perchè il Sig. Tompson li ha interrotti. Al momento non ne è stata felice, ma con il senno di poi deve ringraziare l'anziano signore, che facendo il suo dovere di buon vicino ospitale, l'ha riportata con i piedi per terra.
Non può finire a letto con Embry senza nemmeno aver messo prima qualche punto fermo.
Perchè, hai in mente qualche punto fermo?
La voce della sua coscienza è fastidiosamente lucida. Sottolinea subito come lei non sia minimamente vicina ad avere nessuna idea chiara, se non proprio quella che finirà invece a letto con quel ragazzo appena diciannovenne perchè loro due sembrano essere come un magnete con la propria calamita, cioè inevitabilmente destinati a stare insieme.
- Buongiorno.
Sam sobbalza violentemente al suono di quella voce che risulta ancora più roca del solito e che appartiene ad un Embry che le appare come se fosse l'ultimo elemento mancante per rendere quel momento la scena perfetta di un film d'amore.
C'è lei, la ragazza di turno che sorseggia caffè sulla piccola veranda in legno bianco che si affaccia sul mare; c'è lui, un magnifico ragazzo con indosso soltanto un paio di jeans sbiaditi che le sorride come se fosse l'unica persona che conta nella sua vita; c'è una bellissima alba che sta colorando di rosa-rosso tutto ciò che li circonda.
- Lo hai fatto di nuovo! Mi hai spaventata!
Peccato che lei abbia un tono acido che non è molto in linea con quella scena, ma d'altronde si deve difendere in qualche maniera dalla visione di quel torace scolpito, di quei lineamenti perfetti e di quegli occhi, soprattutto loro, che le fanno tremare le gambe anche da seduta!
- Scusami. Mi fai un pò di spazio lì vicino a te?
Se quella è la sua risposta, vuol dire che lei è fregata in partenza. Non solo non ha fatto una piega davanti al suo tono e all'occhiata severa, ma si è fatto spazio da solo sul divanetto praticamente quasi spalmandosi addosso a lei.
Bastano pochi secondi e dove i loro corpi combaciano lei si sente andare a fuoco...
- Prego, fai pure. Vuoi anche il mio caffè?
C'è un lampo veloce nei suoi occhi, forse è divertimento, poi ha già le labbra sulle sue. Dovrebbe reagire, perchè le sembra un tantino arrogante come modo di metterla a tacere, il problema è che le piace da morire come gliele sta mordicchiando. Sembra un bambino alle prese con delle caramelle gustose da assaporare.
Così si ritrova ad affondare le mani nei suoi capelli, tirandolo verso di sè e approfondendo quel bacio inaspettato.
Deve ricordarsi che il gusto del caffè si sposa meravigliosamente bene con quello della sua bocca.
Le sue mani si sono intanto insinuate tra il divanetto e la sua schiena, prendendo ad accarezzargliela. Nei successivi cinque minuti ci sono solo gemiti rochi e respiri affannosi.
Come faranno a parlare se riescono solo a baciarsi come due adolescenti dagli ormoni in subbuglio?
Quel pensiero le provoca una battuta d'arresto.
Con le mani scivola dal collo verso le spalle, passando per i bicipiti e arrivando ai suoi pettorali, dove spinge per allontanarlo e interrompere quel bacio intossicante.
Cerca di non pensare a come quei muscoli sodi si siano contratti al passaggio delle sue mani, facendole desiderare di non smettere mai di accarezzarlo.
Ma sembra che lui non sia deciso a permetterglielo, perchè le prende una mano e se la appoggia sul cuore, facendola scomparire sotto la sua.
- Il problema è che mi fai questo effetto e non è per niente facile gestirlo.
Il battito accelerato che sente sotto il palmo è la replica esatta di quello che c'è anche dentro di lei. La questione è che non sa nemmeno lei come fare, e allora sfila la mano, incrociando poi le braccia per essere sicura di tenerle lontano da lui.
- Idem.
Non vuole, anzi non riesce, a mentirgli.
- Forse dovremmo...
Lei che sta cercando di non abbassare lo sguardo sui suoi addominali, per non immaginare come sarebbe seguire quelle linee ben definite fino a scendere oltre la cintura dei jeans, lo interrompe bruscamente.
- Parlare.
Lui fa una smorfia semiseria, mentre assume la sua stessa posizione, cioè con le braccia conserte.
Ecco, adesso deve anche sforzarsi di non guardare come si siano gonfiati i suoi bicipiti o come i suoi avambracci appaiano tremendamenti sexy con quelle vene in rilievo.
- Stavo per dire proprio quello, se avessi pensato ad altro, credo che nessuno dei due avrebbe passato la notte in bianco nei rispettivi letti.
Si sente avvampare le guance, ma non di imbarazzo.
- Ah, quindi eri sveglio anche tu?
Lui annuisce, lo sguardo puntato sul disco rosso che sta emergendo sempre più luminoso dal mare.
- Ho sentito ogni respiro che hai fatto.
E' una frase da libro, peggio da romanzetto rosa, eppure il modo in cui l'ha pronunciata e lo sguardo che le ha lanciato, la fanno sembrare terribilmente vera.
- Non è normale quello che ci sta succedendo.
Non si aspetta la reazione che quella frase scatena nel ragazzo accanto a lei, quindi le sembra anche più esagerata.
- Perchè dici una cosa del genere?
L'ha presa per le spalle, scrollandola leggermente e scrutandola nel timore di trovare chissà che cosa nei suoi occhi.
- Perchè a te sembra normale quello che sta succedendo? E' stato così con ogni ragazza che hai conosciuto? Bè, sappi che per me non lo è affatto, e la cosa, se permetti, mi manda un attimo in tilt.
Ecco, ora si sente un pò meglio, perchè adesso è lui ad essere arrossito. Non lo avrebbe creduto possibile, vista la sua aria da "duro", eppure quello è proprio un mix tra imbarazzo e incertezza.
- E lasciami, mi stai facendo male.
Arrossisce ancora di più, mentre molla subito la presa.
- Scusami, non so che mi è preso.
Sta mentendo.
Per la prima volta Sam avverte una fitta di disagio in sua presenza.
- Non mentire, Embry.
Lui sussulta e fra tante cose che può fare, sceglie la peggiore: si alza in piedi e le da le spalle. 
- Sì, hai ragione. E' il concetto di"normale" che non sopporto. Io... lo odio. Mi ha già abbastanza rovinato la vita, senza che si metta anche tra di noi.
Vorrebbe alzarsi e correre ad abbracciarlo, perchè lo vede per un attimo assolutamente inerme ed indifeso, lì in piedi con le braccia abbandonate lungo i fianchi.
E' assurdo, perchè è una montagna di muscoli che rimanda ad un'idea di forza e di invincibilità, eppure in quel momento sembra potersi sgretolare davanti ai suoi occhi.
- Sam, io...
Si interrompe, passandosi una mano tra i capelli e inspirando profondamente. Il suo torace sembra gonfiarsi sino ad esplodere, prima che butti fuori il fiato con un lungo sospiro.
- Ecco... io... insomma, mi sono sempre sentito abbastanza fuori posto nella mia vita.
Si sente sciogliere sotto il calore di quegli occhi neri. Hanno troppo potere su di lei, ma non ci può fare niente.
- Ma da quando sei arrivata tu, è come se tutto quello che c'era di sbagliato in me si fosse raddrizzato. Lo so che ci conosciamo appena, che può sembrare pazzesco. Ma del resto dove sta scritto che non possa funzionare comunque tra di noi?
Ora raddrizza le spalle e il suo sguardo riacquista sicurezza.
- E poi sai cos'altro c'è?
Si avvicina, la prende per mano e la strattona gentilmente, facendola alzare. Le prende il viso tra le mani e si abbassa per fare sì che i loro visi siano a pochi centimetri. Si sente piccola ed indifesa davanti a lui, ma non in pericolo, ritrovandosi ancora una volta a domandarsi perchè ne sia così certa
- Un giorno, un mese, un anno... me ne frego del tempo, Sam. Io so solo che quello che sento per te è così bello da non volerci rinunciare. Perciò, ti prego, se anche tu provi la stessa cosa, metti da parte "giusto o sbagliato", "normale o no" e stai insieme a me.
Come è possibile che abbia solo diciannove anni?
Lo pensa per un attimo, mentre già sente che le parole di Embry si sono ritagliate un posto nel suo animo e scacciarle da lì non sarà affatto facile.
- Mi stai chiedendo, quindi, di essere ufficialmente la tua "ragazza"?
L'emozione che prova, la maschera dietro quella domanda semiseria che gli rivolge. L'espressione tesa del volto che ha di fronte si scioglie in un bellissimo sorriso e lei quasi si dimentica di respirare.
- Sì. Anche se l'ultima volta che l'ho chiesto in quella maniera frequentavo ancora le scuole medie.
Lei appoggia le mani sulle sue e accorcia la distanza tra i loro visi, i nasi quasi si sfiorano. Le labbra anche.
- Cioè l'altro ieri...
- Stai divagando, Sam. Rispondi alla mia domanda.
Le ha quasi parlato sulle labbra e per rispondergli non deve nemmeno sprecare fiato.
Lo bacia e basta.



XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX




Non ricorda un altro momento in cui si sia sentito meglio di come sta ora.
Tutto quello che desidera è lì accanto a lui, in quella ragazza intenta a studiare su uno dei suoi libri.
Sono in spiaggia da più di un'ora, in perfetto silenzio, eppure ancora non si è riempito abbastanza gli occhi di lei, del suo profilo, delle sue piccole mani che sfogliano le pagine, delle sue gambe lasciate in bella mostra dai pantaloncini corti, dei suoi piedi con le dita che ogni tanto si arricciano.
E' lo stesso tipo di amore che ha visto nei pensieri dei suoi fratelli?
Non può fare a meno di domandarselo, anche se vorrebbe solo vivere quello che gli sta succedendo senza farsi tante paranoie.
Lo ha detto anche a lei, di stare semplicemente insieme, poi è lui il primo che non riesce a smettere di pensare.
Si aggiusta meglio gli occhiali da sole e il movimento attira lo sguardo di quegli occhi che in quel momento hanno lo stesso colore del cielo sopra di loro.
- Stufo?
- No.
- Io sì.
Ridacchia e posa il libro sull'asciugamano. Poi si stiracchia e la maglietta si tende sul seno, inducendolo a riportare lo sguardo sul suo viso.
Ha voglia di fare l'amore con lei.
Questo lo preoccupa molto.
Non è voglia di sesso, è proprio voglia di fare l'amore. Lentamente e profondamente.
- Ti va di fare un bagno?
Potrebbe essere una buona idea quella di Sam, specie per spegnere il fuoco che gli si è acceso dentro, ma potrebbe anche essere cattiva perchè vorrebbe dire avere la piena visione di quel corpo che desidera così tanto.
- Non ho il costume.
Dice la prima cosa che gli viene in mente e lei scoppia a ridere. Lui, intanto, sta cercando di combattere contro l'erezione più dolorosa che abbia mai avuto dentro ad un paio di jeans.
- Non mi sembravi tipo da farti certi problemi... avrei detto che saresti rimasto in mutande due secondi dopo avertelo chiesto.
Infatti il problema non è lui che rimane in mutande, ma lei in costume!
- E se non le portassi?
La prende in giro, cercando di riprendersi da quella specie di trance che gli provoca la sua vicinanza.
- Ah, questa è una risposta già più in linea con il tuo personaggio.
- Personaggio?
Fare il finto tonto gli riesce bene, specie se è per flirtare con lei.
- Quello da "uomo che non deve chiedere mai". Se c'è una cosa certa, è che sei pienamente consapevole del tuo fascino. E lo usi con estrema disinvoltura, propria di chi è abituato a non sentirsi dire...
Si interrompe, mordendosi le labbra perchè sa di essersi fregata da sola.
- Di no.
Conclude lui la frase, segnando decisamente un punto a suo favore. Non riesce a trattenere un ghigno e Sam lo fulmina con un'occhiataccia.
- Sei insopportabilmente pieno di te.
- Non è una buona cosa l'autostima?
Lei sbuffa, alzandosi in piedi.
- Questa è arroganza.
Intanto si toglie la maglietta senza alcuna incertezza, rimanendo solo con il pezzo sopra di un bikini rosso ciliegia.
Perchè ha pensato proprio alle ciliegie?  Perchè forse immagina possano avere lo stesso gusto dolce i capezzoli turgidi che sono comparsi sotto la stoffa...
Si ritrova a deglutire più volte, colto da una irrefrenabile voglia di accarezzare ogni centimetro di quella pelle che gli appare liscia ed invitante.
- Così mi ferisci.
La guarda dal basso perchè non può alzarsi. Non vuole mostrarle l'effetto devastante che ha su di lui.
Non che non abbia già avvertito quanto la desideri, si sono baciati a lungo anche prima di venire in spiaggia, ma così... senza nemmeno sfiorarla, sembra una roba da maniaco quell'erezione mostruosa che gli ha provocato.
Da quando si fa tutti questi problemi?
Da quando ha voglia di fare l'amore, non semplicemente del buon sesso. Cristo Santo, è maledettamente perso per lei!
- Seee, ferirti. Hai più muscoli tu che un lottatore di wrestiling. Ma quante ore passi in palestra?
Lo sta osservando con le mani sui fianchi e in quella posa le appare ancora più desiderabile.
Cazzo, basta, datti una calmata!
- Non vado in palestra.
Lei si mostra scettica.
- Farai qualche altro sport.
No, il segreto è che mi trasformo in un lupo gigantesco e corro per centinaia di miglia a caccia di vampiri.
Ecco, quel pensiero tremendo ha il potere di sgonfiare l'erezione dolorosa dentro i suoi jeans. Si alza in piedi e adesso è lei a doverlo guardare dal basso.
- Corro e stringo bulloni in officina.
Se la cava con quella risposta, trovandola un giusto surrogato di quella verità a cui adesso non vuole pensare.
- Bè, allora ne avete di lavoro tu e il tuo socio.
Jacob.
Sente una fitta allo stomaco, ma cerca di ignorarla.
- Abbastanza, ma non dovevamo fare il bagno?
Getta via gli occhiali e la guarda negli occhi, mentre inizia a slacciarsi i bottoni.
Ah, allora non è l'unico ad essere in difficoltà...
Dopo il primo, lei ha abbassato di scatto la testa, improvvisamente concentrata nello sciogliere il cordoncino che tiene su i suoi pantaloncini.
Quella reazione gli sta provocando una nuova erezione e siccome non ha nessuna intenzione di saltarle addosso in spiaggia come se fosse una bestia in calore che deve sfogare i suoi istinti - come un lupo? - , decide che devono entrare in acqua nel giro di qualche secondo.
Praticamente la prende in braccio che ha ancora i pantaloncini in mano, facendola gridare per la sorpresa.
- Embry! No!
Ma lui sta già correndo verso la riva, quasi non avvertendo nemmeno il peso della ragazza che si agita per cercare di sfuggirgli.
Dio, il contatto con il suo corpo è cento volte più bello di quello che si era immaginato!
- Non osare buttarmi dentro! Giuro che trovo il modo di fartela pagare!
Prova a minacciarlo, anche se nella sua voce lui sente una sfumatura che non c'entra niente con il gioco che stanno facendo.
- Correrò il rischio.
Ha già l'acqua a metà polpaccio e lei si aggrappa, gettandogli le braccia intorno al collo.
- No, dai, ti prego!
Sente i suoi seni premuti sul torace e non c'è supplizio peggiore!
Oh, sì, dovrà pregarlo ancora, ma sarà per ottenere una pausa tra un orgasmo e l'altro...
- Sam, chiudi la bocca.
- Ahhhhhh!
La resistenza che oppone è inutile, la lancia in acqua e resta in attesa di vederla riemergere sicuramente in cerca di vendetta.
Infatti passano pochi secondi, poi sbuca fuori, passandosi le mani sulla faccia.
- Me lo dovevo aspettare da un ragazzino come te.
Ha calcato sulla parola ragazzino, anche se in una maniera ben diversa dalla prima volta che glielo ha detto al telefono, tre settimane prima.
Ora lo sta solo provocando e ci sta riuscendo anche molto bene con quell'espressione di sfida che ha negli occhi.
Sembra una sirena sbucata apposta dal mare per indurlo in tentazione.
Non doveva trovare sollievo buttandosi in acqua? Perchè allora c'è una parte di lui ancora così... tesa?
- Strano che tu non mi abbia anche chiesto secchiello e paletta.
Sa di correre un serio pericolo, perchè lo sfotte mentre fa qualche passo indietro, portandosi più vicina alla riva.
- Dovresti ringraziarmi, invece, così torni giovane anche tu.
- Che stronzo!
Comincia a schizzarlo con una certa foga, ridendo e minacciandolo di non avvicinarsi, perchè lui sta avanzando nonostante il muro d'acqua che cerca di mettere tra di loro.
- Arrenditi ora e la mia vendetta sarà meno tremenda, Sam.
- Embry, ma ti senti? Sembri proprio lo stereotipo del macho man!
Gli ultimi schizzi lo colpiscono, poi la vede voltarsi e correre fuori, ridendo di lui.
Cazzo, ora muoio!
Lui è rimasto impalato, gli occhi puntati sul sedere di Sam, che è praticamente un'opera d'arte tanto è perfetto.
Immagina le sue mani che lo stringono, mentre la sollevano per penetrarla.
Sta rischiando di venire solo pensandoci.
- Ehi, macho man, hai finito la carica?
La sua fortuna è che l'acqua gli arriva alla vita, se no lei avrebbe una piena visione di quanto la sua carica si sia concentrata tutta nei suoi boxer.
- No, ti ho solo lasciato un certo vantaggio.
Non ha mai pensato di voler possedere una ragazza nella maniera in cui vuole lei.
Deve essere sua e di nessun'altro.
- Oh, oh, siamo proprio passati alla fiera delle frasi fatte! Allora, io credo di dover controbattere con qualcosa tipo "sei un illuso se pensi che mi prenderai!".
Oh, ma lui la prenderà eccome... davanti, dietro, in piedi, sul letto, sul tavolo, di notte, di giorno. Non le lascerà tregua sino a quando non sarà arrivato a fare l'amore anche con la sua anima.
Si ritrova quasi a ringhiare - come un lupo? - correndo fuori dall'acqua, deciso a catturarla proprio come se fosse una preda che sta da troppo tempo inseguendo.
- Embry!
Vede comparire sul suo viso una smorfia a metà tra il divertimento e lo stupore, prima di iniziare a correre per tentare di sfuggirgli.
Oh, cazzo, la farà correre giusto ancora un pò per godersi quella visione paradisiaca!
Non è certo perchè non riesce a raggiungerla che lei è avanti di qualche metro, ma solo per poter guardare il suo lato b che ondeggia sensualmente, quasi sfiorato dai lunghi capelli bagnati.
Non è perfetto nel vero senso della parola, perchè i suoi occhi vedono i difetti, solo che qualcosa dentro di lui rielabora l'immagine ad un livello più profondo, trasformandolo nell'oggetto dei suoi desideri più sfrenati.
E' l'imprinting quella cosa che gli sta rimescolando le budella all'idea che qualcun'altro lo abbia già posseduto?
- Ehi, mica sei tu quello che corre?
Si è girata un attimo, giusto per fargli cogliere un mezzo sorriso e uno scorcio di azzurro, poi aumenta la velocità quasi sfiorando il bagnasciuga.
E' uno spirito libero ancora per poco, quando l'avrà presa - in ogni senso - non lo sarà più.
Ora prende a correre sul serio, inseguendo la scia del suo profumo - come un lupo? - e la distanza tra loro si annulla in un battito di ciglia. Quelle di Sam, che troppo sorpresa, ha aperto e chiuso gli occhi per capire se è finita davvero lunga distesa sulla sabbia con lui a cavalcioni.
I suoi polsi sono prigionieri nelle sue mani e glieli sta tenenendo incrociati in grembo.
- Presa.
E non ha nessuna intenzione di lasciarla andare tanto presto...
Gli occhi continuano a cadergli sul seno che si abbassa e si alza in cerca di aria dopo quella lunga corsa.
- Adesso sei mia prigioniera, piccola donna bianca.
Lei ride, mentre cerca di scrollarselo di dosso.
- Guarda che mi stai schiacciando, Toro Seduto!
Lui sa che non è possibile, perchè ci sta attento, come lo è stato nel placcarla per non farle male.
- No Toro Seduto, io Embry.
Gioca a fare l'indiano, così con una mano le tiene i polsi e con l'altra si punta un dito sul petto.
- Tu prova a dire...
Lei continua a ridere, anche se nei suoi occhi inizia a non esserci più solo divertimento. Anche sulle sue guance sta iniziando a comparire un certo rossore, e non è fatica perchè sino a qualche attimo primo non c'era.
- Embry.
Lo dice con la voce ancora un pò affannata, ma quella erre gli fa sempre lo stesso, devastante, effetto.
- Ancora.
- Embry.
Cazzo, gli scivola addosso proprio come una carezza.
- Ancora.
Un pò ride, un pò sbuffa, un pò si agita.
- Dillo.
Si stupisce lui per primo di quel tono un pò imperioso, ma del resto sa bene da dove arriva: dal bisogno di farlo diventare l'unico nome che vorrà pronunciare.
- Embry, Embry, Embry... Embry!
Si è sollevato in piedi con uno scatto improvviso e ha fatto lo stesso con lei, tenendola per mano ed iniziando a trascinarla verso casa.
- Ehi, Toro Seduto, forse sei entrato un pò troppo nella parte! 
No, non è più un gioco e quando si volta un attimo a guardarla lo capisce anche lei. Arrossisce ancora di più e incespica nei suoi piedi.
Lui è svelto a sorreggerla, passandole un braccio intorno alla vita e prendendola poi in braccio.
- Sam, se non lo desideri anche tu come lo voglio io, hai esattamente il tempo che ci metterò a portarti in casa per fermarmi.
La sente trattenere il fiato, portandosi una mano alla gola.
Lì c'è quella carne tenera che lui vorrebbe marchiare per far sapere a tutto il resto del mondo che lei è sua.
Cristo Santo, quella è roba da lupi!
La stringe più forte, tenendo gli occhi puntati sulla casa che sta raggiungendo a grandi passi.
Non fermarmi, Sam. Non avere paura. Ho bisogno di te.
Sono questi i pensieri che gli affollano la mente, che gli fanno battere il cuore più forte mentre la sente tremare tra le sue braccia.
- Embry?
Lo chiama e lui per un attimo ha la tentazione di ignorarla, di andare avanti comunque.
Ma non è così che funziona, lo sa troppo bene. Deve avere una risposta certa, quindi abbassa lo sguardo su di lei, su quegli occhi che gli fanno fermare e poi schizzare il cuore in gola per quello che già dicono.
- Non fermarti, corri.
E' tutta la vita che corre per scappare da un passato che lo ha ferito, umiliato, isolato, trasformato.
Il lupo vibra nella sua carne, lungo i muscoli, nei nervi che si tendono.
Ma per la prima volta, Embry è contento di sentirlo così vivo dentro di lui.
E' lui che lo ha portato da Sam.
E lei potrebbe diventare il mezzo per fare pace con il suo alter ego, tra quel passato che rappresenta e il futuro che invece vorrebbe.
Dovrà solo trovare il coraggio di lasciarsi andare e amarla con tutto se stesso.







Note Autrice


Chi ci tiene che questa storia non diventi a rating rosso, perchè non potrebbe più leggerla, batta un colpo.
Ovviamente, in mancanza di segnalazioni, cambierò il rating e basta.
Diversamente, potrei creare un capitolo extra-rosso e qui proseguire con l'arancio.
Aspetterò qualche giorno, poi vedrò come procedere.
Grazie, come sempre, per essere arrivate sino a qui!
A presto.
Laura


 
  
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