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Autore: NYZY    17/10/2013    2 recensioni
Lucifer!Zayn/Michael!Niall.
L’irlandese stringe i pugni, indeciso sul da farsi. Alla fine sembra essersi deciso, con gli occhi ben piantati in un punto imprecisato sul suo torace comincia a parlare. O meglio, a sfogarsi. «Io ti amo, ti ho amato fin da quando siamo stati creati. Era scritto da qualche parte che finissimo per collidere come due Galassie, ne sono sicuro. Non ti ho mai lasciato, sono cresciuto nel bagliore della tua luce e tu sei cresciuto nel mio. Non ho mai mancato alcunché, non ti ho mai abbandonato, neanche quando i tuoi istinti e le tue manie ci hanno portato alla Guerra-»
«Schierarti dalla parte del Padre come lo chiami, allora?» lo interrompe lui.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Note: Sono CathLan :3
La fan fiction è nata perché purtroppo sono fissata con Supernatural (ed è iniziata la nona stagione asdhdkeh) e parlando della Serie Tv con valigie per restare mi è venuta in mente la trama e ci ho voluto scrivere.
Lo so, sono pessima e questa è una mia personale rivisitazione della leggenda -o è realtà?- di Lucifer, l’Angelo sbattuto all’Inferno (che nella mia One Shot è la Terra). 
Incesto? Ragazzi, ci tengo a precisare che uno, non sono nei loro corpi, due, se ragioniamo partendo dal presupposto che entrambi sono stati creati da Dio, allora pure noi siamo tutti fratelli e tutte le fic sono incestuose, tre, non ho descritto il rapporto sessuale, ma ho lasciato intendere. Certo, ci sono baci, ma andiamo! Quindi, per piacere, non saltate a conclusioni strane. Qui d'incestuoso non c'è praticamente nulla. Enjoy!
DISCLAIMER: io queste cose me le invento e loro, naturalmente, non sono miei. Non ci guadagno nisba. 

 
Angels walk among us
 
Tanto se si sta bene
va bene tutto,
se non si sta bene
anche il Paradiso è brutto.

Sono scesi dal Cielo come uccelli infuocati. No, loro non hanno più le ali. Sono scesi dal Cielo come dei parà. Nella memoria del suo tramite le altezze sono tragicamente segnate da terrore e vertigini, ma i paracadutisti sono prevalentemente riconosciuti come soldati coraggiosi e impavidi, lievemente fuori di testa, che nell’ebbrezza di un lancio trovano e perdono un’intera ragione di vita. Sì, la figura che più gli si addice deve essere proprio questa.
Sono precipitati come dei paracadutisti americani, quelli della seconda guerra mondiale della centunesima divisione, però senza paracadute. Sono caduti giù dalle nuvole, non potendone fare a meno, hanno spezzato la barriera del suono e sono atterrati su un campo umidiccio dell’Olanda in un lampo di luce incandescente capace di rendere ciechi gli occhi umani. Il terreno attorno a loro si è frantumato, gli alberi ed i fiori si sono piegati e qualcuno si è perfino incendiato. Erano luce destinata ad esaurirsi ben presto se solo non avessero trovato i giusti tramiti.
Ad entrambi è bastato concentrarsi intensamente sul legittimo corpo per trovarlo, raggiungerlo e farlo proprio. Dalla posizione in cui sono caduti, per arrivare uno a Bradford e l’altro a Mullingar ci hanno impiegato all’incirca sette minuti umani, sfrecciando come fulmini bianchi invisibili in mezzo alle folle che da quel momento in poi sarebbero state la loro unica compagnia, il loro popolo. La loro razza.
Per salvare quel poco che rimaneva di loro si sono aggrappati ognuno alla propria Grazia -stropicciata e strappata- con tutta la forza che un Angelo può avere e sono riusciti a strapparne soltanto un pezzettino grande quanto una briciola di sale, prima che quelle scomparissero nel nulla lasciandoli intrappolati per sempre in un corpo sconosciuto, sensibile e volubile. Tremendamente umano.
Quanto può far male pronunciare una semplice parola, quando le lingue che si conoscono sono infinite e per molti persino sconosciute? Lui non avrebbe saputo dirlo prima di oggi, perché in effetti le emozioni e le sensazioni per gli Angeli sono molto diverse da quelle degli esseri umani, ma adesso ne è sicuro: fa talmente tanto male che i suoi occhi scuri si sono inumiditi. Può sentire benissimo le lacrime pungerne i lati, mentre le ciglia lunghe si arricciano per non farle scendere.
L’orgoglio gli appartiene ancora.   
Uno dei pochi -pochissimi- lati positivi di essere stato agganciato al suo legittimo tramite è che ci si abituerà presto. E che, anche se non si è ancora visto, può già benissimo sapere e riconoscere che aspetto ha in questo momento: alto quanto basta, un po’ troppo esile, la pelle mulatta ricoperta da tatuaggi indelebili del quale avrebbe potuto benissimo fare a meno. Lui sa tutto del suo tramite, perché adesso il suo corpo gli appartiene e il ragazzino pakistano con un sogno nel cassetto non esiste più. Ora non c’è nient’altro che lui, senza anima, senza Grazia, senza ali, senza amore.
Quasi non ci crede che ha perso tutto solo perché ha amato molto più di quello che gli era stato concesso. Il sol pensiero di essere stato cacciato dal Paradiso per un motivo tanto stupido e inconcepibile gli fa risalire in gola una risata bassa. Il suo accento è inglese, ma ha un’intonazione particolare, dovuta alle origini pakistane del corpo.
Tutto ciò che è, tutto ciò che sa, ogni cosa che ha impresso nel cervello e che gli rimbalza nella testa come una pallina da flipper è dovuta alle conoscenze e all’appartenenza del suo umano. Il resto, beh, le informazioni riguardanti Spiriti Celesti e non solo, è quasi sicuro che pian piano scivoleranno via come sabbia tra le dita. Il messaggio di suo Padre è arrivato forte e chiaro. Lui è destinato ad esistere come umile e fallibile essere umano, prendendo le sembianze del suo tramite più vicino secondo la discendenza di sangue. Zayn Jawaad Malik.
La voce inudibile come un tuono nell’acqua se la sente ancora nelle orecchie, quella -pensa- non la dimenticherà mai. Perché questa è una punizione, e non potrà mai scordare l’esatto istante in cui lo hanno cacciato da casa sua. Mai.  
Potrà dimenticare la sensazione amabile di volare sopra il mondo, potrà perdere l’uso di gran parte delle lingue che conosce, potrà perfino chiudere gli argini dei suoi sentimenti se sarà necessario, ma non la voce del Padre che lo bandisce dal Paradiso e lo spedisce sulla Terra.
Adesso che è solo, imprigionato in membra scure, ricoperte di disegni e cicatrici piccole ed inconsistenti, che non hanno niente a che fare con quelle inflitte dalla Guerra sulla sua ormai perduta Grazia, si sente ancor più miserabile di quando ha permesso al suo amato di cadere insieme a lui.
Nella sua permanenza sulla Terra, la punizione inflittagli da Dio, non ci trova niente di positivo, neanche il fatto di poter stare in compagnia del suo compassionevole e imprevedibile “fratello” lo fa sentire meglio.
Il suo disprezzo, il suo odio verso questa razza barbara e ignorante gli pesa come un macigno, facendogli curvare le spalle ossute verso il pavimento.
Che Dio abbia preso la decisione meno dolorosa per tutti, salvaguardando comunque gli umani e la civiltà Celeste non gli interessa, avrebbe preferito la morte a dover essere recluso in quell’abisso che sono gli esseri umani e le loro stupide emozioni.
Gli è bastato una volta, gli è bastato farsi prendere dal sentimento una sola volta per perdere tutto, quindi non capisce proprio cosa ci sia di diverso ora. Il Padre l’ha punito perché ha preteso più di quel che gli era concesso e adesso si ritrova a volere sempre di più, piccola scimmia insoddisfatta e insaziabile. Ha fame, ha sete, le palpebre calanti e un vuoto incolmabile all’altezza dello sterno, proprio dove risaltano -neanche a farlo apposta- due ali nere.
Zayn, il suo corpo, i suoi ricordi e le sue conoscenze, lui le odia. Non ci vuole aver niente a che fare, ma è obbligato. E’ obbligato a vivere una vita che non ha mai chiesto e per questo si dirige in cucina e si prepara un panino con gesti meccanici che non gli appartengono affatto.
E mentre mangia, mentre si lava i denti e mentre si corica su un letto che è freddo quanto la carta stagnola la sua mente corre alla sua esatta metà. A quell’ultima notte passata sott’acqua, in apnea, a gridarsi in faccia amore eterno con in mano coltelli pronti a spazzare via le loro uniche e insostituibili esistenze.


E’ passata all’incirca una settimana dalla caduta, quando il suo cellulare suona e un numero sconosciuto appare sullo schermo luminoso. Ormai ha imparato praticamente tutto ciò che c’è da sapere per vivere una perfetta vita da essere umano, anche se avrebbe preferito farne a meno.
Si porta il telefono all’orecchio, cambiando un’altra volta canale. «Pronto?»
«Sei tu» è la risposta che inaspettata arriva dall’altra parte.
E come siano in grado due semplici parole, di una lingua così rude e semplice, a fargli capitolare il cuore non lo capirà mai. Neanche se dovesse passare duecento decadi sulla Terra.
«Sono io» e la voce gli esce in un sibilo troppo sottile, così è costretto a ripetere la frase un’altra volta, più forte. Se non fosse seduto sarebbe costretto a reggersi a qualcosa, perché le gambe sono molli come gelatina. Niente a che vedere con le sue di quand’era un Angelo, grandi e solide quanto due grattacieli.
C’è silenzio, solo un lungo silenzio, spezzato dai respiri rapidi e instabili di quello che era la sua dolce metà, l’anello mancante della sua Grazia.
Mentre cadevano gli ha urlato di non voler avere più niente a che fare con lui, perché se stavano precipitando era colpa sua che l’aveva lasciato a lottare da solo la loro Guerra, la loro causa. Con gli ultimi resti della sua anima ha gridato di detestarlo, perché solo un codardo si ostina a non combattere per il proprio amore, perché solo un bugiardo parla d’amore e poi lo rifiuta e disconosce.
"Ti odio, mi senti? Mi senti, Michael? Mi hai ripudiato, sei stato al fianco del Padre mentre io solo lottavo per il nostro amore. Non ti meriti di cadere al mio fianco, non ti meriti niente, neanche l’amore che ti ho dato!” ha buttato fuori, mentre il fuoco lo divorava e le ali nere si sgretolavano, lasciando soltanto l’ombra di una vita non conclusa e una cicatrice destinata a non richiudersi mai sulla sua schiena sanguinante.
«Dimmi che mi vuoi e tornerò da te» sussurra la voce armonica del tramite irlandese.
Le palpebre scure calano come tende sulle iridi furiose. «Vieni» dice semplicemente. Sa che basterà a riaccendere la speranza nell’altro.
Quando il campanello suona pensa sia impossibile, eppure il panico lo assale attaccandogli i polmoni. Prima di alzarsi e andare ad aprire inspira ed espira un paio di volte, perché è quasi incredibile e no, non era pronto a riceverlo così presto. «No» smozzica a mezza voce, di fronte alla porta bianca. «Non farmi questo, non adesso».
Aldilà del legno tutto tace. Gli sta dando il suo tempo per abituarsi all’idea che lui è lì, che seppur abbia sbagliato e l’abbia tradito non l’ha mai dimenticato. Che è caduto per lui e solo per lui e adesso che sono a un passo da ciò che aveva cercato di difendere con tutto se stesso non può tirarsi indietro. Non può, perché se non l’ha fatto in Cielo, in Terra gli è inconcepibile. 
La maniglia sotto il palmo brucia come un tizzone bollente, eppure la stringe forte e la abbassa, facendo scattare la serratura. Niall, o quello che è -era, ora non gli appartiene più- il suo corpo, è incredibilmente soddisfacente e appagante. Si addice in modo stupefacente a tutto ciò che era la Grazia di Michael. Ha pelle candida come la neve, capelli luminosi quanto il sole e occhi più profondi degli oceani nel quale trattenendo il respiro si sono appropriati l’uno dell’innocenza dell’altro.
Michael rimane fermo sull’uscio, le braccia scoperte lasciate molli ai lati dei fianchi asciutti. Indossa una semplice tuta e una t-shirt colorata. «E’ strano, ma ti vedo» sussurra, inclinando di lato il viso come se davvero le sue iridi blu siano in grado di guardare la sua Grazia e non il corpo esile di Zayn.
Le labbra del suo tramite si stringono, mentre i denti trattengono la lingua. «Non dire sciocchezze».
Michael sospira forte, con le narici dilatate. E’ impaziente e borioso proprio come lo era in Paradiso, solo che adesso è trattenuto in un corpo candido e meno splendente. «Perché devi sempre fare così?» domanda infine, spazientito.  
«Perché sono fatto così» è la sua replica, schietta e sicura.
Dopo una decina di secondi, quando tutt’intorno si è formata una quiete irreale, il biondo fa un passo avanti e con un colpo di tacco si chiude la porta alle spalle. Non fa nient’altro che quello, il resto di lui è rimasto immobile. Come se di quel corpo non sappia davvero cosa farsene. «Mi credi davvero così idiota da arrivare e rovinare tutto con una bugia? Non hai alcuna fiducia in me, quindi perché dovrei uscirmene con una menzogna proprio ora? Dico sul serio, io ti vedo, Lucifer».
«E cosa vedi?» sbuffa come un bambino, grattandosi un avambraccio tatuato.
Gli occhi celesti di Niall si illuminano. «Una luce, è fioca, ma la vedo. Tu non vedi niente in me?» chiede, speranzoso. 
«No». E in realtà non ha provato neanche a concentrarsi. Non vuole vedere nulla in lui, è stanco, ferito e stupidamente umano.
Niall sorride amaramente. «D’accordo, ho capito» borbotta, alzando le mani affusolate. «Riuscirai mai a perdonarmi, oppure devo tagliarmi un braccio e darlo in pasto a dei leoni?»
Il suo cuore si piega dolorosamente. Odia il fatto che Michael possa avere ancora un’idea così malsana e ripugnante di lui. «Sei venuto qui per fare lo sbruffone o cosa?»
L’irlandese stringe i pugni, indeciso sul da farsi. Alla fine sembra essersi deciso, con gli occhi ben piantati in un punto imprecisato sul suo torace comincia a parlare. O meglio, a sfogarsi. «Io ti amo, ti ho amato fin da quando siamo stati creati. Era scritto da qualche parte che finissimo per collidere come due Galassie, ne sono sicuro. Non ti ho mai lasciato, sono cresciuto nel bagliore della tua luce e tu sei cresciuto nel mio. Non ho mai mancato alcunché, non ti ho mai abbandonato, neanche quando i tuoi istinti e le tue manie ci hanno portato alla Guerra-»
«Schierarti dalla parte del Padre come lo chiami, allora?» lo interrompe lui.
Il tramite di Michael smozzica un sorriso e scuote il capo. «Come potevi pretendere che mi mettessi contro il mio stesso Creatore? Io ti amo, non ho mai smesso, neanche quando hai ucciso innumerevoli miei fratelli, ma io devo la mia stessa vita al Padre. Gli sono debitore, senza di Lui né io, né te esisteremmo. Non essere ipocrita, per favore».
«Sei tu l’ipocrita qui, non io. E’ lui che non ci ha permesso di stare insieme, Michael. Lui non ha saputo accettare il fatto che gli Angeli potessero amare qualcun altro più di quanto adorassero Lui e ci ha lasciato cadere. Grazie a Lui non siamo più niente, se non l’orma sbiadita dei grandi guerrieri che siamo stati».
«Lucifer, noi siamo -eravamo- creature nate per venerare Dio, solo Lui, e devi capire che è nel momento esatto in cui abbiamo scelto di amarci più di ogni altra cosa che abbiamo cominciato a cadere. Il Padre non ha fatto altro che anticipare l’accaduto, ma prima o poi avremmo rinunciato noi stessi alla Grazia, pur di fonderci insieme come solo gli umani sono in grado di fare. E’ stata la tua Guerra e la tua impazienza a farci precipitare più in fretta, ma era comunque inevitabile» conclude, con una voce che pare ricordare pura collera divina.
Lucifer è quasi sul punto di spalancare la bocca, ma fortunatamente riesce a trattenersi. Serra la mandibola e si passa una mano tra i capelli neri come la pece. «Cosa ti dice che saremmo caduti comunque?» insiste, petulante e fastidioso.
«Perché ti amo più di quanto potrei mai amare il Padre e non poterti avere per altri sei secoli mi avrebbe fatto impazzire. Se non la settimana scorsa, fra qualche decennio ti avrei chiesto di seguirmi qui. E avrei sperato con tutto il cuore che tu fossi capace di mettere da parte l’orgoglio per una volta e fare ciò che era più giusto».
Il suo tramite ingoia saliva come se fossero mesi che la sua gola non tocca acqua. «Ti avrei seguito» si ritrova a sibilare, con le lettere che raschiano l’esofago. «Michael, io non esisto senza di te, ti avrei seguito anche nella morte, se fosse stato necessario».
Gli occhi di Niall si sciolgono e le labbra di Zayn rincorrono una lacrima scivolata furtiva sulla sua gota rossa. Ne ripercorrono il percorso e finiscono inevitabilmente sulla bocca schiusa e umida, che non aspettava altro. I cuscinetti morbidi coincidono alla perfezione, premono gli uni sugli altri e si bagnano delle loro salive, asciugati poi dalle lingue agili e morsi dai denti appuntiti. 
Le dita finiscono un po’ ovunque, in cerca di qualcosa che li faccia sentire a casa. I capelli, percependo i contatti con gli occhi serrati, assomigliano alle loro piume, la pelle bollente a quella che era la loro Grazia incandescente.
E perso in quel bacio tutto denti, saliva e labbra così differente da quelli che si scambiavano in Cielo restando in apnea per anni, Lucifer non può fare a meno che ringraziare il corpo umano cosparso da una così vasta miriade di recettori sensoriali e punti sensibili. Perché alla fine, ora gli è abbastanza chiaro, la cosa davvero essenziale dell’esistenza è trovare qualcuno che ti faccia sentire a casa ovunque, persino all’Inferno.

 
§§§

L’inverno è arrivato rapido e imprevedibile, prendendo entrambi alla sprovvista. La pelle umana è delicata, si increspa come carta e le membra rabbrividiscono da capo a piedi non appena uno spiffero d’aria si intrufola tra le lenzuola. 
Il petto di Zayn è caldo premuto contro la sua schiena, ma a quanto pare il corpo di Niall è particolarmente sensibile al freddo e anche quel contatto non sembra bastare. Passarsi le coperte sopra la testa e rannicchiarsi a mo’ di uovo è inutile, spingersi dolorosamente contro il torace del mulatto inefficace: alla fine si ritrova sempre a tremare come un ossesso. Allora Lucifer è costretto ad alzarsi, puntare al massimo il riscaldamento e tornare di corsa a letto, strisciando nuovamente di fianco a lui per stringerlo forte tra le braccia tatuate.
Tra tutte le cose umane che Michael ama -ovvero la pizza, la musica, le scarpe e le giostre-, le coccole sono quelle che preferisce in assoluto e ne approfitta appena può.
L’unico problema è che Lucifer è insaziabile e capriccioso e non si ferma mai semplicemente a quelle, ma spinge sempre per arrivare fino in fondo. In tutti i sensi.
Gli occhi blu dell’irlandese cercano il volto alle proprie spalle, ma è già troppo tardi. La testa scura di Zayn è mezza infilata sotto il piumone e la punta congelata del suo naso spinge sulle prime vertebre della sua schiena. Inspira forte il suo profumo e lascia un bacio proprio lì, al centro delle scapole.
A Michael quello fa venire in mente quando insieme, librandosi nel Cielo, si abbracciavano e Lucifer affondava il volto proprio al centro dell’attaccatura delle sue ali e leccava, esibizionista e malizioso come solo lui poteva essere in Paradiso. Erano uniti più di chiunque altro, potevano toccarsi come nessun’altro aveva mai osato fare.
Le scariche di piacere che gli scorrono giù per la schiena quando i denti bianchi di Zayn scavano nella sua cute lattea e la lingua tiepida traccia ghirigori indefiniti fino a fermarsi -e infilarsi- nei solchi delle due fossette di Venere -che ha scoperto fanno letteralmente impazzire Lucifer- lo fanno bruciare perfino dentro, al centro del petto.
E all’improvviso non ha più freddo, ma gli sembra di andare a fuoco, un po’ come quando stava cadendo. Se chiude gli occhi è sicuro di poter figurarsi l’immagine terribile delle ali di Lucifer trasformate in polvere nera. Il respiro gli si blocca in gola e trema, ma questa volta non a causa del maltempo.
«Non farlo» mormora la voce strascicata di Zayn, improvvisamente così vicina al suo orecchio. Le sue labbra afferrano il lobo destro del suo orecchio e ne lappano il contorno, prima di scendere verso la carne tenera del collo e lasciare un segno violaceo che non se ne andrà per una settimana intera. Sarà costretto un’altra volta a mettere sciarpe, camicia e polo per recarsi al lavoro. Il lavoro che era di Niall, l’umano, e che quindi è passato a lui. Fare il musicista non gli dispiace, trova che suonare la chitarra sia particolarmente rilassante e soddisfacente.  
«Che cosa?» chiede, intrecciando le dita sudate delle loro mani.
Lucifer gli stringe la mano e posandogli un bacio al lato della bocca gli si spinge addosso, premendo l’erezione dura contro il suo sedere nudo. Il corpo del tramite Zayn è ben dotato -non che lui non lo sia, intendiamoci- e Lucifer non fa altro che sottolinearlo. «Non pensare alla caduta, non pensarci più».
«Tu non ci pensi mai?»
In un nanosecondo si ritrova steso supino, con il peso piuma di Zayn schiacciato sul suo membro eretto. I suoi occhi brillanti oscillando tra le sfumature del tramonto e quelle del fuoco. C’è così tanto di Lucifer in quello sguardo che si sente subito sollevato. Non è scomparso, non hanno la Grazia, ma sono ancora insieme. Sono ancora loro due, solo racchiusi in due corpi umani. Qualche volta pare scordarselo. Qualche volta fa terribilmente male.
«Michael, siamo caduti per poter stare insieme e ora lo siamo e non c’è niente che non vada bene. Ti posso amare come voglio, al limite delle mie possibilità e Dio solo sa quanto io l’abbia desiderato. Quindi non ci pensare, d’accordo? Io esisto per te, in te, e tanto basta».
La testa bionda di Niall annuisce. «Ti amo, lo sai?»
Un ghigno quasi felino delinea le labbra perfette del tramite di Lucifer. «Lo so, lo sento» ribatte, lanciando un’occhiata curiosa verso il basso, dove i loro sessi svettano rossi e bagnati, impazienti di ricevere le dovute attenzioni.
E Michael ne è convinto, lui e Lucifer erano destinati a vibrare ognuno nella luce dell’altro fin dall’inizio. Nel modo più squilibrato e prepotente possibile, esattamente dove sono. Sulla Terra.

Grazia: intesa come essenza, anima, degli Angeli. 
  
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