Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: The Pursuit of Happyness    17/10/2013    1 recensioni
Pensarlo era inutile perché intanto non poteva più averlo, ma anche respirare è inutile se ci si pensa, perché si dovrà morire comunque..
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo pensava troppo, se ne rendeva conto. Ma non poteva fare altrimenti. Pensarlo era inutile perché intanto non poteva più averlo, ma d'altronde anche respirare è inutile se intanto prima o poi dovrai morire comunque. E così mentre camminava per strada lo vedeva negli occhi di ogni ragazzo, anche se non gli somigliava per niente. Era sicura che i suoi occhi verdi smeraldo con quella striscia di marrone che abbracciava la pupilla nera e grossa fossero unici, così come i suoi ricci e disordinati capelli biondi che rispondevano alla luce mostrando dei riflessi rossicci. Ogni dettaglio di lui era unico e irripetibile. La leggera spolverata di lentiggini sulle guance, la pelle morbida, la bocca sottile e il meraviglioso sorriso che creava delle rughe intorno alle labbra, che poi non erano nemmeno rughe, erano come delle grosse fossette, non sapeva bene cosa fossero, ma era certa di adorarle. Insomma, continuava a dire che era unico, eppure lo vedeva in ogni ragazzo che camminava con le mani in tasca e che aveva l'aria fiera e sicura di sé. I ricordi di quella storia irrompevano violentemente nella sua testa ogni qual volta sentiva una leggera brezza sulle guance, ogni volta che vedeva una coppia per strada, ogni volta che pensava all'amore, ogni volta che pensava. Sei mesi, sei lunghi mesi divisi da kilometri e kilometri di autostrada. Si erano conosciuti in vacanza, durante l'estate, e quella che per tutti era una "storia estiva" per loro due era diventata un qualcosa di indescrivibile. Era impressionante l'impegno e la forza che ci mettevano per costruire, proteggere e portare avanti quel "noi" (come lo chiamavano loro) che erano diventati. Piano piano avevano eliminato la timidezza e avevano trasformato la fredda schermata del telefono nel loro caldo e accogliente nido d'amore. Si sentivamo talmente tanto da riuscire a capire anche da un semplice "Ciao amore" l'umore dell'altro, bastavano due messaggi e poche parole per intuire come era andata la giornata, non c'era nemmeno bisogno di chiederlo. Ore al telefono accoccolati sul divano immaginando di essere abbracciati l'uno all'altro. Quelle videochiamate su Skype passate a parlare baciando lo schermo del computer. La voglia di vedersi, il contare anche i secondi che mancavano alla prossima volta che si sarebbero visti. E poi quando si vedevano, era una meraviglia, era come se fossero sempre insieme; non c'era il minimo imbarazzo e alla fine parlavano come facevamo tutti giorni, però era una questione del tutto diversa. Guardarsi negli occhi, sentire il profumo l'uno dell'altra, percepire la morbida pelle sotto le dita, abbracciarsi e affondare nelle spalle grosse e troppo alte di lui. Per lei era bellissimo, sarebbe potuta essere in qualunque posto purché fosse protetta da quelle spalle, bastava sentire quel forte abbraccio avvolgerla completamente e non aveva più paura di nulla. La voglia di condividere tutto: situazioni, pensieri, ricordi del passato e fantasie sul futuro; avere delle aspettative su quella storia, fare già dei progetti e vedersi invecchiare insieme. Era un amore troppo grosso per la loro età. Sembrava impossibile ma era la realtà. La realtà di cui lei viveva. Per lei, lui non era solo il suo fidanzato, era il fratello che non aveva e che ti protegge, il migliore amico con il quale parli di qualsiasi cosa, aveva accentrato tutte le figure della sua vita su di lui, lasciando fuori il mondo. Ma poi quando si è ritrovata a dover uscire da quel nido che era stato distrutto? Quando dopo aver fatto ore e ore di viaggio per vederlo si è sentita dire a notte fonda che era tutto finito? Quando s'è vista quelle spalle girate contro di lei, ignorando il pianto disperato in cui era scoppiata? Quando tutto finì lei si ritrovò sola, dovette come ricominciare da zero con ogni rapporto umano. Ma non ce la poteva fare. Mesi passati ridendo e scherzando a scuola e con gli occhi gonfi dal pianto a casa. Si sentiva vuota dentro, piena di un vuoto che faceva male, che si allargava più dello spazio che aveva a disposizione, che distruggeva tutto e che generava delle lacrime così salate da bruciare. Era convinta che quel dolore fosse sproporzionato all'età che aveva e che fossi inutile, ma non riusciva a eliminarlo. Si chiuse sempre più in se stessa, riluttante ai sentimenti. Passava quotidianamente ore a pensarlo, a rimuginare su quel "noi" oramai distrutto. Ma poi quelle ore divennero minuti e lentamente diminuirono, ma senza sparire. Cominciò a piangere di meno, e i ricordi legati a quella storia si presentavano alla mente della ragazza più di rado. Ma con i sentimenti non riusciva più a smuoversi, non che fosse asociale, anzi, alle persone che conosceva faceva una bella impressione, ma era lei a farsi scivolare tutto addosso con la stessa facilità con cui indossi una felpona enorme. Se qualcuno ci rimaneva male per qualche suo atteggiamento non si faceva più venire i sensi di colpa, anche se chiedeva comunque perdono; ma cosa peggiore era che anche quando era trattata male se ne fregava, per lei la gente poteva andare e venire che non soffriva più. Semplicemente non si affezionava alle persone, anche se non lo dava a vedere. Tutta colpa di quel ragazzo, di quegli occhi, di quella voce, di quei modi di fare di tutto quello che faceva parte di lui. Per sei mesi di storia a distanza lei ci stava rimettendo nella sua vita quotidiana da ormai molto più tempo. Era rimasta così terrorizzata da quel dolore che aveva provato quando si era rotto l'incantesimo di quell'amore tanto bello che adesso non voleva provarne altro. Si era convinta che non valesse la pena di soffrire per nessun'altro. Ma si sbagliava. E lo capì solo quando ricominciò a vivere. Quando un giorno il suo cervello pensò che forse non tutti l'avrebbero fatta soffrire. Quando trovò la persona che gli diede l'opportunità di pensare tutto ciò, la persona che la salvò da quella asocialità alla quale si stava incatenando. Così il pensiero di quella storia si fece sempre meno presente e sempre più offuscato. Il sorriso naturale della ragazza cominciò a sgranchirsi su quelle piccole labbra e si sentiva più leggere, più felice, si sentiva di nuovo viva. Il buio creato dalla mancanza improvvisa di una persona fu illuminato dalla presenza altrettanto improvvisa di un altra persona.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: The Pursuit of Happyness