Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Unhappy_Reader    17/10/2013    3 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima fanfiction (pietà): parla di un uomo costretto a vedere la donna che ama scendere due volte nell'arena. Quest'uomo è il marito di Cecelia. Cecelia Hember.
"Un Pacificatore a quel punto entra e ci fa uscire. Ma io non posso andarmene. Non l’ho salutata. Lei intercetta il mio sguardo e, un attimo prima che le porte si chiudano davanti a me, la sento sussurrare – Ricordami. –"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cecelia, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Signore e signori, la vincitrice dei Cinquantaseiesimi Hunger Games, Cecelia Hember! –
La folla è in esaltazione: gente che grida, che fischia, che salta, che acclama, che tende le mani. Reagiscono sempre così alla vista di un nuovo vincitore. Lei è sensazionale: fluenti capelli castani, movenze aggraziate, solo l’eccessivo trucco costituisce una pecca nel quadro complessivo. È strano vederla lì, ancora viva, quando tutti nel Distretto 8 la davano per spacciata. Qualcuno emette un verso strozzato, alla mia destra. Mia sorella, gli occhi fissi sul televisore, dice: - Non è crudele? Trattarla così? L’hanno introdotta in un’arena a combattere contro ventitré ragazzi, si sono divertiti a vederla patire i crampi di fame e ora si occupano di lei come se fosse la persona a loro più cara -. Non rispondo. Non mi interessa. Lei è viva. È l’unica cosa importante, ora.
- Allora, Cecelia, com’è stato tornare a Capitol City? – questa è la prima di una lunga serie di inutili domande che Caesar Flickerman pone a Cecelia. Poi arriva quella che cattura la mia attenzione: - Dicci, Cecelia, chi ti aspetta a casa? -. Cecelia solleva le sopracciglia e afferra la domanda un istante dopo. – Oh, ecco… mia madre, mio fratello, la mia migliore amica… forse anche i commercianti del mercato in piazza sono felici che io ritorni. - Ahi. Questa fa male. Sono innamorato di lei da tre anni e non sono neanche annoverato tra le persone che l’aspettano a casa. Ma cosa mi aspettavo? Del resto, non mi sono mai fatto avanti. Caesar ammicca. – Mmh, neanche un ragazzo speciale? – Cecelia si agita, probabilmente perché effettivamente questo ragazzo non esiste, ma dicendolo non delizierà il pubblico, come di sicuro il suo mentore Woof le avrà detto di fare. Ma Cecelia fa di più: non delizia il pubblico, lo manipola. Fa un sorriso d’intesa alle persone sedute in platea e dice: - Ehi, Caesar questo lo chiede spesso. Che anche lui abbia un’innamorata segreta? – Risate, molte. E con questo è riuscita a sviare la domanda. Non potevo non innamorarmi di lei.
*
Il Tour della Vittoria fila liscio, soprattutto per il fatto che Cecelia non è stata particolarmente aggressiva durante i giochi, ragion per cui non deve sentirsi a disagio davanti alle famiglie dei tributi morti. Rimane modesta e tranquilla in tutti i Distretti, tranne che nel suo. Perché qui non è tranquilla, è pazza di gioia. È felicissima di poter riabbracciare sua madre, le sue amiche, il suo fratellino. Ed è lì, che saluta tutti con le lacrime agli occhi, che sorride spontaneamente per la prima volta dopo settimane. Mi avvicino a lei, forse un po’ troppo, ma almeno ho attirato la sua attenzione. – Senti, io volevo solo dirti che… durante i giochi… sei stata fantastica -. E scappo via con le guance in fiamme prima ancora che lei riesca a rispondermi.
*
Alla fine sono riuscito a conquistarla. Piano piano, a piccoli, passi, ho guadagnato il suo saluto, il suo sorriso. I suoi baci. Quel “Sì” che ha cambiato le nostre vite. Tre splendidi bambini. Il più grande ha sette anni, e sta giocando con il più piccolo, di tre. Cecelia tiene in braccio la mezzana, la nostra bellissima Lucy, che dorme sulla sua spalla. – Non sono meravigliosi? – chiedo. – Certo che lo sono – mi risponde lei sussurrando dolcemente. – Vengono da te. - Un brivido caldo mi attraversa la schiena; ai suoi complimenti non si resiste, mai. - Durrell – mi dice. – Tra cinque minuti ci sarà l’annuncio della terza Edizione della Memoria. Programma obbligatorio. Almeno per noi. – Le stringo la mano. - Ok – rispondo, e annuisco sicuro. Mi mette in braccio Lucy, e io la porto a letto. Quando torno nel salotto della nostra casa del Villaggio dei Vincitori, anche Axel e Bilius non ci sono più. Accendo la televisione. Snow è già in diretta. - E ora onoriamo la terza Edizione della Memoria – dice. Provo ad immaginare quali nuove torture toccheranno a quei poveri ragazzini. Quali altri orrori divertiranno gli abitanti di Capitol City. - Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita. –
C’è qualcosa, dentro di me, che si disintegra. Che cade a terra e si infrange nuovamente senza rumore. È l’urlo di Cecelia, malamente coperto dalla sua mano, che mi riporta alla realtà. Afferro le sue spalle e le stringo forte, mentre le prime lacrime cominciano a cadere sul viso. – No, ascolta, ascolta! Non sei l’unica vincitrice del Distretto 8, forse non sarai tu ad andare. – Ma sto facendo un discorso razionale con una donna momentaneamente resa folle dalla paura. – Ci sarò io con te, non potrà uscire il tuo nome – le dico. Forse questo potrà calmarla. Si abbandona al pianto e comincia a singhiozzare sulla mia spalla. – Shh, andrà tutto bene, vedrai… - le dico, e un paio di minuti dopo si addormenta. Prima di portarla nella stanza da letto penso: “Andrà tutto bene, vero?”
*
Tengo in braccio Bilius, mentre Axel e Lucy mi tengono i bordi della giacca. L’accompagnatrice del Distretto 8, col suo solito sorriso finto, si alza in piedi e si porta al centro della pedana. Dà un colpetto al microfono con i polpastrelli della mano destra e poi inizia: - Benvenuti! Mhihihi! – questa risatina a metà tra il compiaciuto e l’isterico poteva risparmiarsela. Non c’è niente da ridere. Attacca col solito discorso: oggi verranno sorteggiati un uomo e una donna che avranno l’onore di rappresentare il Distretto 8 nei Settantacinquesimi Hunger Games. Ma quest’anno, in occasione della terza Edizione della Memoria, non saranno i nomi dei ragazzi dai dodici ai diciotto anni a essere presenti nelle bocce di cristallo, bensì quelli dei vincitori ancora in vita. Come se non lo sapessimo. Come se non fossimo tutti tesi come una corda di violino al pensiero che nostro fratello, nostro figlio, nostra moglie tornino di nuovo in quell’inferno. Sortia, l’accompagnatrice, ci lancia un ultimo sorriso e trilla: - Prima le signore! – Cecelia si volta verso di me, e io sostengo il suo sguardo per darle sicurezza, ma sono anche più terrorizzato di lei. La mano della donna si introduce nella boccia di cristallo. Le sue dita lunghe e affusolate rigirano i bigliettini che essa contiene. Alla fine ne afferra uno, dal fondo, e torna sulla pedana. C’è un impressionante silenzio. Una donna, vicino a me, tace ma ha il volto rigato di lacrime. Non penso che sia imparentata con un vincitore, ma la crudeltà di tutta questa faccenda colpisce chiunque. Sortia srotola il pezzettino di carta. Si schiarisce la gola. Il mio cuore fa un tuffo e comincio a sudare. Alla fine, il nome arriva. Risuona per tutta la piazza, lasciandomi completamente disperato. Cecelia Hember. Sento Bilius urlare e scivolare dalle mie braccia, lo vedo fuggire sulle piccole gambe insieme ai suoi fratelli e correre da Cecelia. Lei piange e cerca di staccarseli di dosso con maniere gentili, ma è troppo debole, dopo lo shock che ha appena subito. Intervengo e la separo dai bambini, poi, tra le lacrime, le sussurro: - Vai. – Guardo mia moglie salire sul palco e ricevere un paio di pacche sulle spalle da Sortia, che subito dopo si ricompone e chiede: -Ci sono volontari? – nessuna risposta. - Splendido! E ora, il tributo maschile! – Viene estratto Woof Artey, un anzianissimo vincitore che non sembra avere in mano la situazione. Ma è un avvenimento secondario. Cecelia tornerà nell’Arena. E io non posso fare niente. Gareggerà contro ventitré assassini professionisti, ed è fuori allenamento da anni. Non tornerà a casa. Non lo farà. Un gruppo di Pacificatori conduce me e i miei figli dentro il Palazzo di giustizia per salutarla. La troviamo seduta su una poltrona, ma non piange né dà segni di cedimento. Non può farlo, davanti ai bambini. – Su – dico loro. – Salutate la mamma. – Si gettano fra le sue braccia, Lucy e Axel sanno cosa sta succedendo. È normale, non puoi passare la vita a vedere la gente radunata in piazza e due ragazzi che vengono portati via senza chiederti cosa sta avvenendo. Ma Bilius ha tre anni, le sue domande non sono ancora arrivate. Così guarda Cecelia negli occhi e le chiede: - Torni… per cena? – Vedo che lei non sa cosa rispondere, così mi avvicino e dico: - No, Bill, la mamma starà via per un po’. – Bilius si volta con le lacrime agli occhi e singhiozza: - Ma torna? – Quando non gli rispondo, si getta fra le braccia di sua madre piangendo. Cecelia lo accarezza, lo culla, e intanto coccola anche Axel e Lucy. Un Pacificatore a quel punto entra e ci fa uscire. Ma io non posso andarmene. Non l’ho salutata. Lei intercetta il mio sguardo e, un attimo prima che le porte si chiudano davanti a me, la sento sussurrare – Ricordami. –
*
Apro le grate del piccolo cancello di scuro metallo gelato che separa il mio corpo dal viottolo del cimitero. La neve cade lentamente sulle lapidi dei defunti del Distretto 8. La pace regna da dodici anni su Panem. Dopo la sconfitta di Coriolanus Snow e di Alma Coin, nessun’altra guerra o dittatura si è per ora verificata. I Distretti possono ora comunicare e la loro ricchezza è in continuo aumento. Chiunque è libero di scegliere la professione che più gli aggrada e addirittura di viaggiare. Il governo è leale e efficiente. La pace regna da dodici anni su Panem. Non per me. Camminando, leggo i nomi sulle lapidi. Alicia Rox, Gregory Breen, Henry Farter, Woof Artey, Adrienne Lyeb, Cecelia Hember. Mi inginocchio sulla sua tomba e deposito sopra di essa lo splendido mazzo di fiori che ho portato per lei. “Oh, Cecelia, quanto vorrei che tu fossi qui, adesso” penso. “Come vorrei che fossi qui ad asciugare le mie lacrime e a dirmi che andrà tutto bene.” Il gelo della notte invernale è pungente, ma non ci faccio caso. Forse sarebbe meglio, se io morissi qui, vicino a lei. Ripenso alla prima volta che mi sorrise, a come il mio mondo si illuminò, quel giorno. Ripenso alla volta in cui mi preparò il caffè speziato più buono che io abbia mai bevuto. Ripenso alle innumerevoli volte in cui fu capace di tirarmi su. Ripenso ad Axel, la sua prima parola, la sua prima risata. Ora Axel ha vent’anni e una figlia, e i suoi fratelli vanno alle scuole superiori. Ripenso a Lucy e alla scelta del suo nome. Ripenso a Bilius, alla nostra voglia di averlo. Ripenso alla volta in cui la broncopolmonite stava per portarmi via e lei, con le sue mani, con il suo viso, è riuscita a tenermi in vita. Ripenso alla sua pelle, ai suoi capelli. Al suo profumo, oh, il suo profumo! Ripenso a me, al mio infantile dubbio su cosa lei trovasse in me. Ripenso a noi, ai nostri splendidi diciassette anni insieme. Ripenso a quanto ho urlato davanti al televisore quando l’ho vista morire attraverso lo schermo. A come non sono riuscito a impedire che Axel vedesse. A come ho dovuto spiegarlo a Bill e Lucy. Penso a ciò che lei direbbe se fosse qui: “Hai fatto quanto era in tuo potere. Non hai colpe.” Poi mi rivolgerebbe uno dei suoi meravigliosi sorrisi e io mi sentirei a casa… a casa… comincio a singhiozzare mentre le lacrime cominciano a formare disegni lineari sul mio volto. Appoggio una mano sulla pietra ghiacciata e, tra i singulti, ripenso a tutto ciò che è riuscita a darmi in quegli anni, alla felicità che mi ha donato. La felicità… dopo la sua morte l’ho provata in rarissime occasioni. Mantenendo la mano sulla lapide e continuando a essere scosso dagli spasmi del pianto, le parlo un’ultima volta, mormorando: - Grazie… - il freddo sta aumentando, dovrei tornare a casa. Ma prima di riuscire a farlo, crollo sulla pietra della tomba. La neve si deposita sul mio corpo con crudele lentezza. Prima di perdere conoscenza, riesco a scandire un’ultima parola: - Grazie… -
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Unhappy_Reader