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Autore: Sel Dolce    18/10/2013    3 recensioni
Zick e Elena sono sposati, conducono la loro vita in modo normale.
Dal testo:
La madre si sedette accanto a lui, circondandogli le spalle con un braccio, e gli sussurrò che era piuttosto pallido e gli chiese se voleva andare a prendere qualcosa di caldo al bar dell'ospedale.
« No, non ho bisogno di niente. Non mi muoverò da qui » rispose categorico battendo un piede a terra, non avrebbe per nessuna ragione al mondo lasciato quella sedia.
Nda: Zick non ha perso i poteri, anche se è un fattore irrilevante tengo a precisarlo.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Patata, Zick Barrymore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Zick » chiamò piano Elena posando la mano sulla spalla del consorte.
« Zick » ripetè a voce più alta cercando di farsi sentire.
« Hum... » biascicò il ragazzo girandosi verso la moglie ancora con gli occhi chiusi.
« Zick! » urlò lei tirandogli un calcio sullo stinco.
« Cosa c'è?! » domandò lui mettendosi a sedere con gli occhi ancora mezzi chiusi.
« Mi si sono rotte le acque » rispose Elena come se la cosa non la toccasse più di tanto.
« Oh, okay. Torna a dormire » disse Zick rimettendosi sdraiato sul fianco destro tando le spalle alla moglie.
« Forse non hai capito bene: mi si sono rotte  le acque! » ripeté la ragazza trandogli uno schiaffo sulla nuca. 
« E io ho detto "okay"... no, aspetta, cosa?! » disse il Domatore balzando in piedi più pallido del normale. Guardò con la coda dell'occhio l'orologio che segnava le quattro del mattino.
« Hai intenzione di portarmi in ospedale o vuoi rimanere lì per un altro po'? » chiese Elena incrociando le braccia sopra il pancione. Non era cambiata molto, ora aveva ventidue anni, i capelli rossi erano tenuti nelle solite due code tenute strette dai lacci verdi, il viso si era addolcito a causa della gravidanza ma il suo animo da maschiaccio non l'aveva lasciata.
« Non è il momento di fare battute, Elena » la riprese il marito mentre la aiutava ad alzarsi, tenendola ben stretta attento a non farla cadere o farle urtare un mobile. Bombo entrò nella stanza svegliato dalle grida di Elena stroppiciandosi i grandi occhi gialli.
« Cosa succede? Io sentire urla di Elena » sbadigliò strusciando i piedi fino a raggiangere il Domatore e la Rifugiatrice.
« Bombo, non è il momento. Io e Elena dobbiamo uscire » rispose sbrigativo aiutando la moglie a mettersi le scarpe.


« Allora, come sta Elena? »
Greta e Zob, appena venuti a sapere del travaglio della nuora, erano accorsi in ospedale per sostenere il loro unico figlio. I signori Patata, Charlie e Violet non erano presenti in quanto si erano trasferiti in una città piuttosto lontana.
« È in sala parto da più di quaranta minuti » rispose lui seduto su una di quelle scomode sedie d'ospedale celesti, si stava torturando le mani facendo cadere l'occhio di tanto in tanto alla fede nuziale.
La madre si sedette accanto a lui, circondandogli le spalle con un braccio, e gli sussurrò che era piuttosto pallido e gli chiese se voleva andare a prendere qualcosa di caldo al bar dell'ospedale.
« No, non ho bisogno di niente. Non mi muoverò da qui » rispose categorico battendo un piede a terra, non avrebbe per nessuna ragione al mondo lasciato quella sedia.
Nemmeno se un Tutore Supremo lo avrebbe richiamato all'ordine a causa di un attacco da parte di un mostro.
Una infermiera uscì dalla grande porta bianca doveva quasi una ora prima aveva attreversato Elena
« Il signor Barrymore? » chiese guardandolo con i suoi piccoli occhi acquosi.
Zick scattò in piedi, come un soldato davanti al generale, e guardò l'infermiera invitandola a continuare.
« Mi segua, per favore » disse lei aprendo nuovamente la grande porta bianca.
Stavano camminando lungo il corridoio per raggiungere la sala parto che si trovava in fondo a esso.
« Hum... lei sta bene? » chiese in imbarazzo portandosi una mano dietro la testa toccandosi i corti capelli blu.
« Un po' nervosa, ma sta bene. È solo che è ancora troppo presto » rispose la giovane donna senza scomporsi, continuava a guardare dritto davanti a lei senza mostrare la minima emozione.
« Presto? » domandò Zick piuttosto confuso.
« Non è abbastanza dilatata e continuava a chiedere di lei. Il dottore ha ritenuto indispensabile la sua presenza » spiegò fermandosi davanti a una porta, attaccata ad essa c'era un foglio con scritto SALA PARTO.


  Zick entrò con cautela nella sala. Vide Elena stesa sul lettino con il volto pallido e sudato.
Si avvicinò e le prese una mano tra le sue, cercando di darle forza e coraggio che certamente già non le mancavano.
« Stai bene? » disse la prima cosa che gli era venuto in mente, la domanda più stupida che potesse fare.
« Benissimo, una favola oserei dire » rispose Elena abbozzando un sorriso stanco.
« Sei seria? »
« No, brutto idiota! Come potrei stare bene?! Giuro che appena sarò fuori da qui ti stozzerrò fino a ucciderti! » urlò fuori di sè stritolando la mano del marito.
Zick si girò lentamente verso il dottore.
« Ma è normale? » chiese.
« Assolutamente normale, signore » rispose lui cercando di nascondere la sua espressione divertita.


« Guarda cosa mi hai fatto, brutto idiota io ti uccido! »
« Se dovessi uscire da qui sappi che sei un uomo morto! »
« Voglio il divorzio, tu mi odi. Guarda in che situazione sono per colpa tua! Che tutto l'ospedale sappia che voglio un maledetto divorzio! »
« Infilerò la lavanda in ogni angolo della casa! »
« Non stare lì a guardare, dì qualcosa! »
« Sei un incapace, non sai nemmeno confortare tua moglie, futura ex-moglie! »
« Sei uno stupido, ma come ti è saltato in mente di mettermi incinta. Vorrei vedere voi uomini se dovreste partorire! »
Dal corridoio Greta e Zob udivano i toni soavi di Elena, non riuscirono a resistere dal scoppiare a ridere. Ovviamente erano dispiaciuti per il figlio che stava subendo tutte quelle urla e, sicuramente, anche il dottore era sull'orlo di una crisi di nervi.
« E io che pensavo di aver esagerato con gli insulti » commentò Greta nascondendo le labbra dietro la mano, cercando di nascondere il sorriso ai passanti che passavano preoccupati davanti alla porta bianca.


« È nato! » esultò il dottore alle sei del mattino, quasi le sette, tenendo tra le braccia il bambino.
« È un maschio... dalle ecografie ci avevano detto che sarebbe stata una femmina » biascicò Zick portandosi le mani sulle tempie, stremato dalle urla di Elena.
La ragazza guardò con gli occhi lucidi il frutto del loro amore. Non le importava se era un maschio o una femmina, era loro figlio e questo bastava.
Il dottore passò il bambino tra le braccia della neo-madre e si congedò, troppo stanco per sentire ancora la voce della signora Barrymore.
« Allora, vuoi ancora il divorzio? » domandò Zick cercando di spezzare il silenzio che era venuto a crearsi.
« No » rispose Elena sorridendo, si sentiva completamente soddisfatta dal risultato di tutte quelle ore di travaglio. Una sofferenza che aveva dato luce a un bellissimo bambino.
« Come lo chiamiamo? » disse il marito guardando il bambino, avevano pensato solo a nomi femminili.
« Che ne dici di Gerolamo? » propose Elena sistemandosi a sedere megio che poteva.
« No, nemmeno per sogno. Mio figlio non avrà mai quel nome » scattò subito lui pensando al suo di nome. In parte lo odiava, pensava che Ezechiele fosse un nome da vecchietto.
« Scherzavo, scherzavo. Non voglio così male a mio figlio per chiamarlo così » rise Elena toccando con l'indice tutte le dita del bambino, come per accertarsi che fossero dieci per le mani e dieci per i piedi.
« Che ne dici di Walter, vuol dire "forte guerriero" » propose Zick ricordandosi che durante quei nove mesi aveva sfogliato parecchi libri sui significati dei nomi.
« Mi piace, va bene. Ora, Zick, prendi tuo figlio » disse passandogli delicatamente il bambino.
Zick era molto impacciato, aveva paura der fargli del male, ma quando lo prese tra le braccia si sentì l'uomo più felice al mondo. Quello che lui teneva tra le braccia era frutto dell'amore suo e di Elena.
Era loro figlio.
« Sì, okay, ora ridammelo. È mio figlio » protestò Elena tendendo le braccia per riprenderaselo.  
« Guarda che è anche mio figlio » 
« Sì, ma sono io che l'ho partorito »
« E io mi sono subito le tue urla. Tu lo hai tenuto per nove mesi dentro di te, ora io e Walter abbiamo del tempo da recuperare » rispose prontamente il ragazzo osservando il proprio indice stretto della piccola manina del bambino.



Angolo autrice:
Salve a tutti,
sono nuova in questo fandom quindi mi presento: il mio nickname  Sel Dolce, nomignolo che mi ha dato la mia migliore amica senza un apparente motivo n logica.
Questa OS non mi convince molto, ha qualcosa che non va, ma voglio buttarmi e pubblicarla.
Spero che sia stata di vostro gradimento, che non abbiate vomitato e che sarete così gentili da lasciare il vostro papere con la speranza che abbiate apprezzato.
Spero di tornare prenso in questo Fandom.
Baci,
Sel

 
   
 
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