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Autore: Flaine    18/10/2013    2 recensioni
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Taiichi Day }
Un po' la storia di Taiyou e Yuuichi, a partire da una settimana dal loro arrivo in ospedale.
Tanto flungst. Soprattutto fluff, occhio alle carie :'3
Piena di frasi e giri di parole sdolcinati.
Spero che vi piaccia e di aver reso onore a questo day ;3; ♥
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Guardava nel vuoto tutto il tempo, stiracchiava qualche sorriso solo per ringraziare Fuyuka o per cercare di tranquillizzare il fratellino, che irrompeva nell’ospedale sempre in lacrime.
Erano due fratelli davvero adorabili, ma sembrava avessero perso nello stesso momento, con la stessa notizia, quel guizzo furbo e curioso che hanno i bambini nello sguardo.
Yuuichi fissava sempre il vuoto da quando era arrivato. Rispondeva a monosillabi e sorrisetti forzatissimi; era come se la sua muta malinconia bilanciasse l’incredibile entusiasmo dell’altro piccolo malato di cuore.
Ma, una mattina, Taiyou inciampò davanti alla porta di Yuuichi.
Rigaku ridacchiò, allacciando le braccia forti al busto del bambino.
“Si chiama Taiyou.” Gli sussurrò all'orecchio, intuendo un filo d’interesse.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taiyou Anemiya, Tsurugi Yuuichi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 ❝ ti aspetto qui.




Era da una settimana che l’ospedale ospitava due bambini in più. Era come se si fossero presentati due opposti, fra quelle mura bianche e odorose di sterilizzanti che pungevano le narici.
Il primo ad arrivare era un piccolo sole, non c’era altro modo in cui definirlo.
Le sue infinite corse per i corridoi, cadute, risate nonostante tutto erano all’ordine del giorno ogni mattina, come se sorgesse una bella giornata in quel luogo di pianti, “mi dispiace” e medicine.
Nella stanza a fianco stava un bambino più grande, col falso sorriso docile decorato da un neo.
Guardava nel vuoto tutto il tempo, stiracchiava qualche sorriso solo per ringraziare Fuyuka o per cercare di tranquillizzare il fratellino, che irrompeva nell’ospedale sempre in lacrime.
Erano due fratelli davvero adorabili, ma sembrava avessero perso nello stesso momento, con la stessa notizia, quel guizzo furbo e curioso che hanno i bambini nello sguardo.
Yuuichi fissava sempre il vuoto da quando era arrivato. Rispondeva a monosillabi e sorrisetti forzatissimi; era come se la sua muta malinconia bilanciasse l’incredibile entusiasmo dell’altro piccolo malato di cuore.
Ma, una mattina, Taiyou inciampò davanti alla porta di Yuuichi.
Rigaku ridacchiò, allacciando le braccia forti al busto del bambino.
“Si chiama Taiyou.” Gli sussurrò, intuendo un filo d’interesse.
Quello stava ridendo a crepapelle mentre Fuyuka cercava di rimetterlo in piedi e portarlo in stanza. Si girò verso Yuuichi, gridandogli di salvarlo, in mezzo alle risate che fischiavano per colpa delle finestrine fra i denti.
Al blu spuntò un sorriso sincero, e qualche timida risata. Piccola, meravigliosa, come se fosse stata la prima volta che rideva.
Fuyuka trascinò sorridente le urla del piccoletto fino alla sua stanza, sussurrandogli qualcosa riguardo a delle medicine e alla ricompensa che avrebbe avuto.
Le urla cessarono, seguite da un “davvero?” in lontananza.
Yuuichi sobbalzò, quando sentì un “A dopo, bimbo blu!” dal fondo del corridoio, seguito da una risata. Gli si tirarono tantissimo le guance.
Non era riuscito a vedergli nemmeno gli occhi, si era solo accorto della costellazione di lentiggini che questo aveva – e delle ciglia aranciate, tipiche di quelli di razza rossa.
Se li immaginava verde bosco.
Si fece forza sulle braccia, cercando come ogni giorno di svegliarsi le gambe a forza di trascinarle, ma faceva male, ansimava già.
Un po’ meno male del solito, però.
Taiyou era un bambino nato per non essere amato dalla vita, ma lui la amava lo stesso.



Acquamarina.
Gli occhi di Taiyou si erano rivelati di un acquamarina davvero particolare, che gli sembrava di aver già visto da qualche parte, negli occhi di qualcun altro, forse un calciatore famoso.
Era la prima volta che parlava con qualcuno di nuovo che non fosse Kyousuke, i suoi o un medico dopo l’incidente.
La presenza di Taiyou, seduto di fianco a lui con un pallone sgualcito fra le braccia, sembrava rendere tutto un po’ meno malinconico.
Si chiedeva come facesse quel cucciolo, come lo chiamava Fuyuka, a sopportare la freddezza dell’ospedale riuscendo a riscaldare tutti quelli che aveva attorno, mentre lo ascoltava sorridendo e annuendo; parlavano di calcio.
E non gli faceva affatto male, perché l’altro bambino era praticamente sulla sua stessa barca, ed era bello sognare di essere come i propri idoli, uscire dall’ospedale da grandi, diventare professionisti come Gouenji-san.
Sorridevano tracciando cerchi in aria con le mani, Taiyou ogni tanto saltellava sul posto, riempiendo di pieghe la coperta di Yuuichi in prossimità delle gambe.
Rise, Yuuichi, rise forte, notando che solitamente il lenzuolo vicino alle sue gambe era sempre tirato.
Fuyuka si lasciò scappare un sorriso amaro, mentre ascoltava di nascosto la conversazione.
Si sarebbe sentita davvero male ad interromperli. E poi, in fondo, le medicine che doveva dare ad Amemiya non erano così urgenti.
Era la prima volta che stavano entrambi bene davvero, che Taiyou tirava fuori quella che era la sua vera allegria, e che Yuuichi parlava senza intoppi, sincero. Gli brillavano gli occhi di
quel guizzo furbo e curioso che hanno i bambini nello sguardo, che lei non rivedeva da tanto.
“E poi un giorno avremo una hissatsu insieme, e Yuuichi correrà velocissimo, e io salterò in altissimo!”
“Oh! – disse l’altro con un tono di voce alto e incontrollato, che invadeva assieme all’altro quell’ala di ospedale. – Salterai fino al sole!”
“Fino al sole–!”
Concluse Taiyou saltando giù dal letto mentre allungava tutte le vocali.
“Taiyou-kun, è ora.”
Seguì un ‘ma no’ capricciosissimo. Il piccoletto lasciò il suo pallone a Yuuichi, sussurrandogli qualcosa nell’orecchio, che lo fece ridacchiare – con una mano davanti alla bocca.
Fuyuka si mise entrambe le mani sui fianchi, con un sorrisetto malizioso. “Taiyou, smettila di prendermi in giro e andiamo.”
Una smorfia sorpresa si fece largo sul viso di Taiyou. “Fuyuka-san, mi dovrai insegnare questi trucchi!”
“Certo, ora vieni.” Allungò una mano, afferrando quella piccola del bambino.
“Ame–!”
“NO! E’ Taiyou, timidone!”
Yuuichi aprì la bocca, poi la richiuse. Infine si fece coraggio. Aveva un amico in quel postaccio.
“Taiyou! – esclamò, convinto e sorridente, come a volersi abituare – Ti aspetto qui.”
Mentre andava via, l’altro agitò la mano sorridente. “Mi piace tantissimo il tuo neo, non dire che è brutto!”
Yuuichi rimase un attimo spiazzato, allungandosi sul lettino mentre l’altro scompariva scalciando coi piedi nudi sul pavimento del corridoio.
“E- e io adoro le tue lentiggini-!”
Gridò forte, sperando di farsi sentire, per poi ritirarsi nel letto, stringendo forte le lenzuola bianche e con quell’odore aspro, con un sorrisetto talmente improvviso che si morse le labbra.



Soltanto la lucetta del comodino illuminava Fuyuka e Taiyou.
Dei piccoli respiri strozzati si riversavano nella stanza assieme al vento fresco.
Taiyou non si sentiva quasi più. Gli formicolavano le dita delle mani, mentre cercava di distinguere una figura in mezzo alle macchie nere che gli sporcavano la vista.
Respirava in un filo di gola, a fatica, lentamente.
Fuyuka diede due colpi con l’indice alla flebo, accarezzandogli la fronde madida di sudore gelido.
“Sei stato bravissimo, Taiyou.” Gli mormorò con un filo di voce rotta. “Davvero incredibile.”
Era appena sopravvissuto ad un’operazione all’aorta, il piccolo, qualcosa di miracoloso.
In quei giorni c’era stato un continuo di morti – e un picco di tristezza di Kyousuke nel vedere Yuuichi un po’ perso.
Ovviamente il merito andava per la maggior parte ai medici, ma Fuyuka si sentì come una bambina nel chiedersi come accidenti Taiyou amasse così tanto la vita.
Come avesse il coraggio di sostenere il corpo con la mente, con quella mente da bambino, così tanto da non lasciarlo morire nemmeno ad un evento così pericoloso.
Gli sfiorò la guancia secca con l’indice.
“Come hai fatto, Taiyou?”
Si vergognò un po’ nell’accorgersi che i suoi pensieri avevano preso voce, e che il bambino l’aveva sentita.
Aprì le labbra screpolate e bianche, cercando di inspirare il più possibile per parlare. “Yuuichi mi aspetta lì fermo da tanto.”
Riuscì a capire in quella parlata affannosa e arida, e si schiacciò il palmo sul sorriso per evitare di piangere.
Forse era quello, il vero amore, quello di un bambino.
Quello che gli adulti cercavano, così puntigliosi, quello che era nato in uno di quelli che lei avrebbe considerato prematuri per amare.
Un bambino di nove anni che non poteva uscire, giocare, vivere normalmente che affrontava uno schifo di settimana come quella, riuscendo a sostenersi perché un bambino paralitico lo aspettava da tanto nell’altra stanza. Lei stessa si sarebbe abbandonata, si sarebbe lasciata morire.
Ma cos’era, quello, se non amore?
E Taiyou l’aveva accettato, così. Aveva accettato di amare alla sua età.
Aveva accettato di amare.




Era davvero triste, si disse, al contrario di quello che tutti avrebbero pensato.
Taiyou se ne stava per andare dall’ospedale, sembrava che fosse guarito del tutto. Quello che Yuuichi non sapeva era che era grazie a lui che era potuto succedere.
Con un pizzico di egoismo, il maggiore desiderò per un attimo che Taiyou non stesse davvero per andarsene – si sperava per sempre – da quell’ospedale.
Ma c’era un altro problema.
Yuuichi era invischiato in un petrolio di pensieri riguardanti la sua attrazione verso Taiyou.
Verso un ragazzo.
Si era sempre detto che fosse perfettamente normale, ma aveva sempre riguardato gli altri.
Era capitato a lui e si sentiva davvero confuso, diverso.
Questo ogni tanto gli provocava delle risposte acide verso Amemiya, solo perché non capiva se fosse gay o meno.
Aveva tanta paura. Voleva davvero tanto, tanto bene a Taiyou... e forse non sarebbe stato giusto dire che ‘gli voleva bene’.
Ogni tanto si immaginava come sarebbe stato sentire la propria pelle fremere contro quella dell’altro, abbracciarlo convinto che fosse solo suo. Solo suo.
Ogni tanto era geloso anche di Kyousuke.
Ogni tanto si arrabbiava con chiunque gli capitasse a tiro, liquidandolo con un sorriso e un monosillabo.
Voleva passare la sua vita con lui? Voleva che gli piacesse una donna? Voleva averlo tutto per lui? Voleva alzare il velo dal viso della sua futura sposa? Voleva svegliarsi col sorriso di Taiyou di fianco? Cosa voleva?
Yuuichi!”
Taiyou sbattè la porta, ansimando, ma Yuuichi non fece nemmeno in tempo ad accorgersi della sua entrata in stanza che gli era già addosso, in lacrime.
“Devo andare, devo andare in fretta, Yuuichi.”
Era totalmente senza parole, non sapeva cosa dire. Il cuore gli pulsava nel petto fortissimo, e aveva una quantità incredibile di parole bloccate in gola.
Taiyou gli strinse una gamba, mise in disordine le pieghe delle lenzuola, visto che era di fretta.
Gli prese il mignolo e lo strinse col suo, ansimando.
Yuuichi aveva seguito tutto con lo sguardo assottigliato e corrucciato.
E quando aveva incontrato quello acquamarina, pieno di lacrime, di Taiyou, iniziò a vederci male e si morse un labbro.
“Ti prometto che quell’hissatsu la faremo. Te lo prometto, Yuuichi.”
Inspirò col fiato che tremava come un filo di cotone, che tremava come le sue gambe quando tentava di reggersi. “Ame–“
“E’ Taiyou, timidone! – rise quello mentre piangeva forte – Yuuichi, Yuuichi, io... Io te lo prometto.”
Sciolse il mignolino, indicando all’altro il pallone che avevano riempito di disegnini sulla mensola.
Poi passò la mano sulle pieghe che aveva lasciato sulle lenzuola anche la prima volta.
“Ti aspetto qui.”
E corse fuori dalla stanza.
“Taiyou!”
Quello per fortuna sentì, e si bloccò davanti all’uscita.
“Anche per sempre, se necessario, Taiyou?”
Stirò un sorrisone, Taiyou. “Sempre è tanto tempo, ma si può fare!” Poi corse via.
Yuuichi si lasciò affondare nel letto, attendo a non cambiare l’ordine delle pieghe frettolose che l’altro aveva lasciato sulle lenzuola.
Era incredibile rendersene conto.
Lo amava.
Lo accettò.



Yuuichi era caduto.
Aveva provato ad alzarsi per andare chissà dove, si era trascinato per un po’, allo stremo, ed era svenuto in mezzo al corridoio.
Proprio quel giorno che Taiyou era passato in ospedale per andare a trovarlo.
Aveva battuto fortissimo la testa e il bacino.
Taiyou gridava, voleva entrare in stanza da lui, ma era trattenuto da Rigaku e Fuyuka.
Le braccia dell’adolescente si allungavano verso la porta, disperato.
Era sempre stato così, lui, sincero, senza barriere.
Anche Kyousuke era dovuto intervenire a fermarlo, e ci era riuscito con l’aiuto della stampella di Shindou.
Dopotutto, si ricordò Fuyuka, era come se la vita di Taiyou stesso fosse appesa ad un filo, assieme a quella di Yuuichi.
Shindou guardava la scena senza nemmeno riuscire a piangere.
I singhiozzi terribili di Taiyou riempivano tutto il corridoio, mentre l’ospedale sembrava tornare al suo vecchio, triste e polveroso stato, in cui spiccavano solo l’odore pungente, schifoso dei medicinali, i pianti dei malati e di quelli che non lo erano.
“Mi ha sempre fatto schifo questo posto.” Mormorò all’improvviso, facendo sobbalzare Fuyuka. “L’unica cosa bella era lui. E sapete? Mi fa schifo anche fuori da questo posto. Ma gliel’ho promesso. Yuuichi, ti aspetto qui.”
Abbassò il viso, con un’espressione davvero furibonda, smorzata dalle lacrime disperate.
E Fuyuka non resse più, quando Kyousuke e Shindou si scambiarono un triste sguardo d’intesa, giusto dopo quel terrificante litigio che avevano avuto in stanza, le cui urla avevano impregnato le pareti per un po’.
Come se si fossero appena resi conto com’era rischiare di perdere qualcuno di importante.
E pianse tanto, quella sera.
Mentre Taiyou si ripeteva, sempre è tanto tempo, ma si può fare, ti aspetto qui.


Taiyou uscì inciampando e ridendo dall’auto, scusandosi con Yuuichi per il ritardo.
Quello ridacchiava, mentre Kyousuke lo riempiva di gomitatine, dicendogli che se voleva gli avrebbe volentieri passato il suo fazzoletto se fosse scoppiato a piangere come una femminuccia – o meglio, come Shindou – durante il lento.
Lui stesso aveva impedito che i due viaggiassero nella stessa auto perché “
non si fidava di quel malintenzionato di Taiyou e dei suoi dispetti
Aoi rincorreva Amemiya con la cravatta, ma niente da fare.
Quello si infilò la giacca alla bell’è meglio, tanto li buffet non era importante, si diceva.
Corse verso Yuuichi, buttandoglisi fra le braccia.
Il ventiquattrenne lo resse, facendo forza sulle gambe belle forti, e lo prese in braccio, mentre si guardava ancora un po’ indredulo la fede e Taiyou lo fissava ancora con
quel guizzo furbo e curioso che hanno i bambini nello sguardo.
“Ti ho aspettato per tanto, né?”
“Già.”






___________________  ___  __  _

Woah.
Che è sta roba.
Datemi una tachipirina.
L’ho finita dopo due ora di maratona di scrittura e- non mi sono nemmeno alzata per fare merenda in mezzo al tutto :’D
Comunque- oh quanto amo questi due ç3ç
Era da tantissimo che volevo scrivere questa oneshot, ed è venuta un po’ troppo lunga (?) *schiva padella*
E- accidenti quanto flungst. Quanto zucchero, occhio alle carie :’3
Ero gasatissima stamattina, o meglio stanotte quando è scattato il Taiichi day e- oh non so più cosa dire- sarà che ho la febbre o che ho esaurito tutte le parole in questa OS un po’ confusa e zuccherosa (?)
Ma... beh, come al solito, spero tantissimo che vi sia piaciuta *inchino*
E la dedico a tutti quelli che shippano la Taiichi, davvero, vi voglio bene random.
Ma soprattutto a _helianthus. Perché? Perché è straordinaria, è la mia sista e mi mancava un sacco. Ultimamente abbiamo riagganciato e sono felicissima :’)
E- e- non lo so- (?)
Ci ho messo corpo e anima anche se è venuta un po’ confusa, ma non facevo oneshot belle lunghe da un po’ e sono abbastanza contenta.
E a momenti mi mettevo a piangere io in mezzo alla oneshot—cioè dai no :’’
Vado a prendere la tachipirina :’D
Buon Taiichi day ç3ç ♥ ♥
E grazie mille a chi legge e recensisce cuc
Un abbraccio spaccaossa.
cha.

  
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