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Autore: anonymous_prongs    19/10/2013    1 recensioni
Estratti dal racconto:
- Qualcosa non va, Ardemion 3751?
- No signore, tutto va come avevamo programmato.
Così avevo risposto al Rettore della Nona Area. Solo ora posso pentirmene.
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Mi ci sono voluti diversi secondi per farmi tornare alla mente gli avvenimenti precedenti alla mia reclusione, ammesso che io sia stato fatto prigioniero, informazione che ricavo facilmente dall’impossibilità di una via di fuga.
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Comportava applicare sui ribelli un’azione che al Comando ci hanno insegnato chiamarsi “uccidere”. È semplice, ma non sembra una bella cosa. L’essere che viene “ucciso” non si muove più, non parla più, non pensa più … è il modo per spegnere un essere vivente. Per noi è più facile, basta premere un pulsante. Poi però gli esseri viventi non possono essere riaccesi.
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"L’Impero non può permettersi servi che sfuggono al suo comando. Dobbiamo mantenere il pieno potere e il comando dei nostri domini all’interno delle Galassie ed eliminare chi si oppone. Solo così potremmo mantenere l’ordine."
Genere: Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  • Qualcosa non va, Ardemion 3751?
  • No signore, tutto va come avevamo programmato.
Così avevo risposto al Rettore della Nona Area. Solo ora posso pentirmi della mia risposta. Allora non sapevo ciò che sarebbe successo, e in tutta sincerità neanch in questo momento posso elaborare una teoria esatta. Devo limitarmi ad analizzare i fatti dai pochi dati che ho a disposizione. È un arduo compito, considerando la scarsità di indizi e la possibilità di una mia fine imminente … Ma del resto, sono un Analizzatore, e devo “adempiere al mio compito indipendentemente dal momento e dal luogo in cui opero”, come stabilito dal quinto Consiglio nella XVI Era.
In questo momento non sono a conoscenza né dell’ora attuale né della mia posizione e mi rendo conto che dovrei decidermi ad accedere alle facoltà visive. Solo la consapevolezza di dover portare a termine il mio compito mi rende disposto ad illuminare il campo visivo rimasto al buio tanto a lungo. Alzo lo sguardo sul lungo dove mi trovo attualmente.
Mi ci sono voluti diversi secondi per farmi tornare alla mente gli avvenimenti precedenti alla mia reclusione, ammesso che io sia stato fatto prigioniero, informazione che ricavo facilmente dall’impossibilità di una via di fuga.
Sono in una stanza piccola, senza fessure o finestre di alcun tipo. Le pareti ed il soffitto son di un bianco spaventoso ed infinito, mentre il pavimento è di un desolato grigio sporco. Non ci sono mobili o arredamenti, sebbene attualmente scarseggino nel Dominio Imperiale.
Sono steso sul pavimento. Per quanto lo permettano le mie facoltà, ho freddo, ciò significa che qui di norma un umano congelerebbe in pochi secondi. Riesco a percepire con facilità che la stanza della mia reclusione non è un ambiente accogliente. O almeno così lo definirebbero gli umani.
L’ultimo ricordo di cui sono in possesso precedente alla mia riattivazione è il pianeta Arrigor, interamente trasformato in un immenso campo di battaglia. Le esplosioni causate dai missili radiogeni e dalle bombe sismiche causavano molto più rumore di quello a cui ero stato abituato in laboratorio. E c’era gente che urlava. Dappertutto. Correvano e si comportavano in modo strano, dai loro occhi usciva qualcosa di liquido e strillavano ogni volta che un edificio veniva abbattuto o incendiato. Gli umani hanno uno strano modo di ragionare. Invece di limitare il danno e scappare, rimanevano intorno all’incendio gridando e chiamando nomi, mentre quel liquido continuava a colare dai loro visi deformati.
Al Comando non avevo mai visto comportamenti del genere. Molti Rettori dell’Impero mi avevano avvisato delle bizzarrie dei ribelli. Avevano detto che andavano eliminati tutti … “Nessuna pietà verso esseri che entrano in conflitto col volere dell’Impero!” così aveva spiegato il Rettore dell’Area 10. Avevano definito i ribelli forme di vita indegne ed orribili. Un tempo, erano chiamati umani. Per questo ci hanno spiegato i loro modi di comportarsi e ci hanno creati simili a loro, per poterci infiltrare nei loro territori senza essere notati.
Ma quando hanno scoperto che il pianeta Arrigor era la loro base i Rettori sono subito voluti partire per la guerra. Le mie capacità mi suggerivano che sarebbe stata un’azione improvvisata, dai risultati incerti, ma i Rettori erano così sicuri che non ho osato esporre i miei dubbi. “Parlate solo quando siete sicuri di ciò che state dicendo! Non vogliamo perdite di tempo!” è una delle prime regole che ci hanno insegnato.
Gli umani sembrano avere una paura terribile degli abitanti dell’Impero, sono una fra le cose che loro definiscono “inquietanti”, solo perché non sono simili a loro. Detestano tutto ciò che non rientra nei loro parametri di “normalità”.
Una squadra di noi è stata condotta sul pianeta dei ribelli insieme alle truppe imperiali. C’ero anch’io, quindi. Ma noi non siamo semplici Analizzatori. La nostra missione in questo caso era molto più importante di analizzare dati e stipulare statistiche, conclusioni o probabilità. Dovevamo mischiarci fra i ribelli umani, entrare nel luogo in cui si riuniscono, simile alla sede del Consiglio, e rubare dal loro sistema Centrale i file sulla collocazione delle loro altre postazioni nella Terza Galassia. Finito il nostro compito, avremmo dovuto piazzare una bomba e fuggire.
Ciò comportava applicare sui ribelli un’azione che al Comando ci hanno insegnato chiamarsi “uccidere”. È semplice, ma non sembra una bella cosa. L’essere che viene “ucciso” non si muove più, non parla più, non pensa più … è il modo per spegnere un essere vivente. Per noi è più facile, basta premere un pulsante. Poi però gli esseri viventi non possono essere riaccesi.
Quando ho dovuto “uccidere” la prima guardia, non so cosa sia successo. Non riuscivo a muovermi. Qualcosa che non avevo mai sentito prima. Era buio e nella penombra gli occhi celesti dell’uomo disarmato parevano spettrali. Questo è un altro termine che usano gli umani.
In conclusione, come se avessi ricevuto un comando o una delle mie connessioni fosse saltata, ho abbassato l’arma fabbricata al laboratorio del Comando dal petto dell’uomo. Fu allora. Appena cambio qualcosa negli occhi del ribelle, il mio campo visivo scomparve. Avvertii un tonfo. Qualcuno doveva avermi colpito e danneggiato momentaneamente un sistema o un file salvati nella mia memoria.
C’è il 96,13 % di probabilità che il nostro attacco non sia riuscito, che abbiano ritirato le truppe e che io sia stato catturato dai ribelli.
Al Comando ci hanno insegnato che la loro tecnologia è rudimentale e primitiva, quindi all’83,47 % inizialmente sono stato scambiato per un umano.
Secondo i file che ho in memoria, quando fanno un prigioniero, con una macchina molto antiquata gli osservano i ricordi per scoprire informazioni che potrebbero essere utili ai loro piani di ribellione. Ma nessuno può violare la sicurezza de mio server, neanche quando son in standby.
Una volta accortisi che io non sono altro che un’intelligenza artificiale e che non possono scoprire niente tramite me, devono aver deciso di eliminarmi. Ma non ho dati sicuri su questo. È evidente che posseggono capacità mentali molto ridotte se credono di far spegnere il mio server lasciandomi in una stanza ghiacciata.
Verifico che le mie connessioni funzionino tutte e riesco ad alzarmi facilmente con pochi impulsi elettrici.
Mentre controllo grossomodo le coordinate della mia posizione, non riesco a chiudere la cartella contenente il file di quando non ho ucciso quell’uomo. Ritorna qualcosa di strano. Come quando tolgono un virus, o meglio quando installano un programma nuovo.
Non riesco ad individuare coordinate (l’avevo previsto col 74,51 % di probabilità), ma i miei raggi visivi individuano un dettaglio rilevante, che confonde per un decimo di secondo il mio sistema: un pulsante. Nero, piccolo. Non più grande della Squama Sinosa di un abitante dell’Impero.
È all’angolo destro basso della parete di fronte a me. Mi avvicino. Di nuovo un qualcosa di mai sentito prima attraversa la mia rete di connessioni. Il mio indice dal color roseo  tanto strano per i Rettori sfiora la superficie liscia e nera del pulsante.
Al 91,83 % è stato posizionato per innescare un sistema di autodistruzione; al 7,18 % attiverà trappole o sistemi di altra natura che serviranno al perseguimento degli scopi dei ribelli, convinti magari che io possa essere utile in qualche modo; e allo 0,99 % porterà ad una via d’uscita.
Non ho informazioni che possano stabilire con certezza le loro intenzioni, né ordini o comandi che mi dicano cosa fare. Il mio sistema ripercorre tutti i file che contengo, ma non trovo nulla che faccia menzione di una situazione del genere.
Sono stato creato per servire l’Impero, sono votato ad aiutarlo in qualsiasi maniera concerna alle mie capacità. Le pareti mi fissano vuote e lugubri, desolante contorno alla scelta che potrebbe portare a drastiche o ottimali conseguenze.
Nuovamente sono attraversato da qualcosa di mai sentito prima, come una scossa elettrica o un sovraccarica mento di file. Nel silenzio glaciale e denso posso sentir ticchettare i meccanismi interiori del mio sistema, che controllano il movimento.
Qualunque sia la natura di questo pulsante, al 98,21 % chi mi ha recluso qui voleva che lo premessi. I ticchettii, cosa mai rilevata in precedenza, si intensificano.
Sento il bisogno di oscurare il mio campo visivo e abbasso le palpebre. Con i denti mordo le pelle delle labbra costruite in Laboratorio. E, portando avanti l’indice, premo la superficie liscia del piccolo pulsante rotondo.
 
 
 
  • Supremo Rettore, che reazione ha avuto l’Ardemion 3751?
  • Autodistrutto, Sommo Imperatore. Ma è meglio così. Solo un’intelligenza artificiale che avesse voluto compiere un’azione basandosi esclusivamente sulla propria iniziativa avrebbe premuto il pulsante. Uno di loro non potrebbe e non dovrebbe agire senza aver ricevuto ordini. Abbiamo sospettato del numero 3751 dalla conquista del pianeta Arrigor, quando non ha ucciso il ribelle nonostante il nostro comando. L’abbiamo così messo alla prova: se avesse premuto il pulsante, non avremmo più dubitato della sua obbedienza; ma agendo come ha agito, ci ha dimostrato di non saper  controllare la sua volontà e si è giustiziato da solo. L’Impero non può permettersi servi che sfuggono al suo comando. Dobbiamo mantenere il pieno potere e il comando dei nostri domini all’interno delle Galassie ed eliminare chi si oppone. Solo così potremmo mantenere l’ordine. È un sistema giusto, non le pare?
 
 
*Note dell’autrice*
Innanzitutto, salve a tutti! Questa è il primo racconto fantascientifico che provo a scrivere, e inizialmente era nato come una specie di compito per scuola. Dato poi l’entusiasmo del prof e dei compagni, ho deciso di pubblicarlo su EFP, spero che sia venuto bene e che vi sia piaciuto! Ho tentato di trasmettere anche dei messaggi all’interno del testo (soprattutto per la situazione politica di questi anni), mi auguro che li abbiate notati! ^^
Allooora che altro dire … spero nelle vostre recensioni! Ah, potete essere anche cattivi, amo le critiche e credo che aiutino moltissimo a migliorare! =D
Al prossimo racconto! ;)
(un ringraziamento speciale al mio prof e ai miei compagni di classe, senza i quali non avrei mai avuto il coraggio di pubblicare questo racconto)                       
 
  
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