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Autore: Bab1974    19/10/2013    0 recensioni
Seguito de 'Il principe dei miei sogni'.
Rubens, sentendo sempre più la lontananza da Pagan, decide di accettare la proposta di re Guilt, suo padre, e di diventare guardia di palazzo.
Durante la prima assenza di addestramento Pagan viene rapito e Rubens, avvertito, parte alla sua ricerca. Per fortuna sa già da dove cominciare...
Partecipante al contest di sango_79 Sword Contest Reload.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Violenza
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Il principe della realtà Partecipante al contest indetto da sango_79, sul forum di EFP e su quello di Disegni e Parole, Sword Contest Reload. Lascio i link dei contest dei due siti.
EFP: http://freeforumzone.leonardo.it/d/10653215/Sword-Contest-Reload/discussione.aspx
DeP:  http://disegnieparole.forumfree.it/?t=66492490
Lascio anche il link dell'immagine a cui è ispirato questo capitolo poiché, essendo negata, non so metterla come banner.
http://s1182.photobucket.com/user/DisegniParole/media/adumitohru5.jpg.html


I-
Rubens di Quintra, ex mercenario al soldo di chi lo pagava di più, stava per diventare una guardia del palazzo di re Guiltar nel regno di Guilt. All'inizio, abituato a essere uno spirito libero, sempre per il mondo e senza catene, non aveva accettato questo compito. Si era accontentato di un focolare cui tornare, cosa che gli sembrava già molto strana, e di avere un compagno che lo accoglieva sempre a braccia aperte.
Col tempo, però, si era reso conto di quanto gli mancasse quella casa, i suoi abitanti (in fondo anche Guera, che era a capo dei servitori, era diventato un buon amico) ma soprattutto si rendeva conto di non riuscire a stare più tanto tempo lontano da Pagan.
Il principe, che aveva rinunciato al titolo e al trono dopo che tutti avevano scoperto la sua omosessualità, non aveva insistito perché rimanesse al suo fianco più a lungo. Sentiva che lo avrebbe fatto fuggire a gambe levate in quel caso e non voleva accadesse. Lo aspettava con pazienza, certo che sarebbe tornato da lui, sempre pregando che non gli accadesse nulla durante le sue missioni.
Fu perciò per conto proprio che Rubens capì che non poteva più fare a meno di lui e, dopo un'assenza di quasi due mesi, all'improvviso si presentò al cospetto di re Guiltar, senza avvertire Pagan.
Il re lo fece passare subito e Rubens s'impegnò un inchino profondo, molto più del solito. Guiltar lo notò subito e capì che se l'uomo era giunto al suo cospetto in quella maniera, doveva essere per un motivo serio.
"Rubens, figliolo, dimmi che è successo? Nulla di grave, spero." aggiunse il re, che mostrò la sua preoccupazione.
Vide l'uomo arrossire in maniera evidente e comportarsi come se facesse violenza su se stesso. Doveva essere un motivo serio e... imbarazzante.
"Sire, mi dispiace venirvi a disturbare, ma... volevo sapere... se era ancora valida l'offerta di lavorare qui al palazzo." Era stato difficile, ma alla fine vi era riuscito.
Rubens, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo fisso sul pavimento, lo alzò e vide lo sguardo sereno e soddisfatto di Sua Maestà.
"Sono davvero contento che tu abbia scelto di entrare nel corpo delle guardie del mio palazzo. Sono certo che non te ne pentirai." disse sorridendo "Sono anche certo che se vorrai, farai carriera e non perché sei il compagno di mio figlio, sei molto abile, l'hai dimostrato più di una volta, hai iniziativa e ingegno, cose che non guastano mai. Dovrai cominciare dal basso, ma salirai presto di grado se t'impegni. Quanto tempo sei stato via l'ultima volta?"
"Due mesi, Sire. Il motivo per cui vorrei lavorare qui è proprio quello. Ora che possiedo una casa cui tornare, mi sono accorto che mi manca e che non riesco a stargli lontano più di tanto." Non parlò del fatto che Pagan era sempre nei suoi pensieri, e che nei due mesi in cui gli era stato lontano ne aveva sentito la mancanza in una maniera dolorosa, ma era sottinteso.
"Pagan è d'accordo che tu lasci la vita del mercenario?" chiese Guiltar.
"Non l'ho informato della decisione, prima volevo essere sicuro che la proposta fosse ancora valida." confessò Rubens "Comunque so che le mie assenze prolungate gli dispiacciono, anche se non me l'ha mai detto chiaramente. Sono certo che sarà molto contento sapendo sarò a casa più spesso, anche se non giornalmente, dopo che si sarà convinto che ho preso la decisione in tutta libertà."
Il re sorrise, se suo figlio era felice, null'altro importava.
La reazione della regina fu meno formale. Gli buttò le braccia al collo e lo baciò su entrambe le guance. Rubens si era sentito alquanto in imbarazzo al gesto. Si chiese se avesse fatto lo stesso in caso non fosse stato gay.
"So che renderai felice mio figlio." gli disse la donna "Lui ti ama molto e sarà contento che tu stia al suo fianco più spesso."



Rubens tornò a casa con la novità.
Incontrò per primo Guera, 'impegnato' in compagnia di un ragazzone, facchino di bottega del macellaio. Rubens sorrise della facilità che aveva l'uomo di fare amicizie. Ogni volta che rientrava dalle sue missioni, lo trovava in compagnia di un diverso personaggio, maschio o femmina. Decise di non disturbarlo e passare oltre.
Fu poi accolto dai servitori, per i quali era un buon padrone, e che lo accolsero con gioia. Chiese loro dov'era Pagan.
"Si sta allenando in giardino con la spada, signore." rispose una ragazza, con un inchino.
"Grazie, Betty." disse Rubens, prima di proseguire verso il cortile interno in cui, in un angolo, avevano allestito una zona per gli allenamenti. Vide il ragazzo impegnarsi, come se ne andasse della sua vita. Da quando era stato rapito e rinchiuso, per non parlare delle violenze fisiche e sessuali, durante le sue assenze passava molto tempo ad attaccare il povero pupazzo, che era ridotto maluccio. Lo vide concentrato e teso: forse s'immagina che il pupazzo avesse il volto dell'uomo che aveva tenuto la sua vita in mano per tanto tempo.
Si avvicinò da dietro e gli mise le mani sugli occhi. Pagan scattò puntandogli la lama al collo, irritato. Rubens rise: se avesse voluto disarmarlo ci avrebbe messo un attimo ma per fortuna lo aveva riconosciuto, prima di affondare.
Nel vederlo, dopo quasi due mesi di assenza, durante i quali aveva avuto solo notizie saltuarie, gli saltò al collo, senza abbandonare la spada.
"Sei pazzo?" chiese Pagan, trattenendo a stento le lacrime "Ho rischiato di ucciderti."
Rubens evitò di dire che sarebbe stato solo un caso fortuito se fosse accaduta una cosa del genere: non gli sembrava il caso di rovinare l'atmosfera.
"Ero certo che i tuoi riflessi sarebbero stati ottimi." lo elogiò, piuttosto.
Pagan sorrise contento e accettò il suo bacio, come fosse un premio per il suo impegno.
"Manca ancora un po' a cena, che ne dici di aiutarmi?" chiese con uno sguardo implorante.
"Come posso dire di no se mi guardi così." E cominciò a dare indicazioni al proprio compagno.
Pagan non era male, essendo un principe s'allenava spesso, ma non era alla sua portata.
Si mise alle sue terga e lo corresse per ogni errore che commetteva. Era un insegnante severo e sincero ma Pagan ne era contento. Il ragazzo vedeva davanti a sé, in continuazione, l'immagine del suo aguzzino e questo gli dava lo stimolo per migliorare. 


Non sapeva che anche il conte di Brumac pensava a lui e non in modo positivo. Voleva vendicarsi per come era stato trattato: era stato drogato, e la fuga del principe aveva abbassato la sua influenza alla corte di Teran. Pagan e i suoi complici, quel Guera e quel guerriero che aveva picchiato la donna che serviva i pasti, avrebbero pagato con il sangue il loro affronto.
  
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