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Autore: Kalbalakrab    19/10/2013    2 recensioni
La cena quella sera al Sun Garden aveva un sapore amaro. Kariya non sapeva il perché. Non era colpa della cucina di Hitomiko-san -e se anche fosse non era certo così stupido da dirlo ad alta voce- e gli altri bambini erano chiassosi come al solito, perciò…perché non si stava godendo la serata? RanMasa
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una vecchia fiction che avevo scritto per fanfiction.net, e che ho deciso di tradurre in italiano e postare qui. E' incentrata su Kariya e Kirino, più sull'amicizia che non sull'amore, soprattutto da parte del rosato (Masakiforeveralone XD). 


***

Gli allenamenti erano finiti da più di mezzora quando Kirino si ritrovò a guardare il campo di calcio sotto di sé.
I ricordi di quando era piccolo gli attraversarono la mente in un lampo. Da bambino chiedeva sempre a sua madre di potersi fermare davanti al cancello della Raimon, sulla via di casa, per poter rubare un’occhiata ai ragazzi più grandi che giocavano a calcio e usavano quelle tecniche speciali e straordinarie che bastavano a renderlo felice per tutta la serata. Non appena arrivato a casa chiamava il suo migliore amico, impegnato con le lezioni di pianoforte, per descrivergli cosa aveva visto quel giorno. Le conversazioni erano sempre imbastite di commenti entusiasti quali “Che forza quel nuovo difensore!” o ancora “La prossima volta devi venire con me, se siamo abbastanza fortunati forse ci noteranno e lasceranno giocare con loro!”.
 
“Immagino che fossi davvero ingenuo a quei tempi…” ricordare il passato gli aveva fatto nascere dentro di sé una sensazione piacevole, quasi di torpore, seppur per pochi secondi. Non appena il ricordo degli allenamenti con il suo migliore amico gli attraversò la mente, dovette serrare i pugni e chiudere gli occhi per impedire alle lacrime di scendere. Che stupido a piangere per una cosa del genere. Non era più un bambino, quindi perché mai si sentiva irritato e nervoso fino a quel punto? “Dopotutto è colpa mia…” era colpa sua se Shindou era più forte; se era così avanti. Semplicemente lui non era al suo livello. Non era il difensore che sognava di diventare quando era un bambino. “Alla fine sono sempre stato io quello indietro…”.
 
“Kirino-senpai!”.
Voltò lo sguardo e incrociò gli occhi dorati del suo compagno di squadra.
“Kariya…”.
Era stato così preso dai suoi pensieri che nemmeno aveva notato il più piccolo che gli si avvicinava.
“Aah~ sono affamato!” lo sentì dire mentre si fermava a pochi passi da lui “Hm? Qualcosa non va?”.
Al più grande bastarono pochi secondi per rispondere.
“No, nulla”. Sapeva che Kariya non era più quello di un tempo, ma… “Ci vediamo” parlare con lui era inutile. E comunque non c’è proprio niente di cui parlare, pensò.
Fece per andarsene in tutta fretta, sicuro che le sue parole avrebbero scoraggiato il più piccolo dall’indagare oltre.
“Kirino-senpai!”.
Ovviamente si sbagliava. Fingere una commissione o un possibile ritardo erano possibilità che Kirino pensò di sfruttare almeno in quella circostanza, quando il ragazzino decise di seguirlo.
“Che c’è?” ancora.
“…” Kariya si limitò a seguirlo senza dire una parola, gli occhi fissi sul bel viso del suo senpai che quel giorno sembrava essere intaccato dalla tristezza. O forse era solo stanco? A dire il vero, lui sapeva già che cosa stava passando, semplicemente sperava di essere in errore.
“Neh, senpai…” non aspettò di avere la sua attenzione per continuare “Forse sei semplicemente geloso di Shindou-senpai”.
Quella che doveva essere intesa come una domanda sembrò più un’affermazione a Kirino, che si fermò all’improvviso per poter guardare meglio il più piccolo.
“Che cos’hai detto?!”.
Il modo in cui aveva reagito alle sue parole era esattamente ciò che si aspettava Kariya, solo… forse il suo senpai non aveva realizzato il tono arrabbiato che gli era uscito di bocca.
“Dico solo, senpai, che il fatto che lui sia in grado di richiamare un kenshin…o usare il mixi-max…ti sta rendendo geloso. Ovviamente sorprende anche me! Non avrei mai pensato che Kirino-senpai fosse quel tipo di persona!”.
Il ragazzino dai capelli rosa sgranò gli occhi alle sue parole.
“Kariya!...”.
“…Cosa? Sto solo constatando l’ovvio” si strinse nelle spalle “Non do la colpa a Kirino-senpai! Anche io sarei geloso se il mio migliore amico fosse in grado di fare tutte quelle cose, mentre io…”.
Kirino lo bloccò.
“Smettila”.
Sapeva già come sarebbe finita. Lui era diverso da Shindou, lo sapeva, quindi perché doveva sentirselo dire anche dagli altri?
Dopo pochi secondi Kariya parlò di nuovo in un sussurro
“…Shindou-senpai è davvero forte”.
“…”.
Kirino abbassò lo sguardo e prese a mordersi il labbro inferiore alle sue parole.
Lo era.
Era davvero forte.
Non solo era diventato il capitano della Raimon durante il suo primo anno di scuola, ma era stato anche il primo a risvegliare un kenshin nella squadra. Era andato contro il Quinto Settore quando tutti gli altri si rifiutavano per paura e ora aveva persino fuso la sua aura con Nobunaga Oda.
Era forte. Troppo per lui. E se all’inizio si sentiva fiero e felice del suo amico, ora era solo…
“Sei invidioso”.
Kariya finì il suo pensiero.
“Cosa?”.
“Senpai~, è già la quinta volta! Non puoi prestare un po’ più di attenzione?”.
Kirino sbuffò irritato. Sapevano entrambi che il più piccolo lo stava solo stuzzicando.
“Ho detto che sei invidioso. Gelosia, invidia…beh a dire il vero penso che siano un po’ la stessa cosa”. Sorrise.
Il suo senpai era troppo innocente per ammettere di essere geloso del regista.
“Smettila di dire stupidaggini!”.
Più lo negava, più Kariya capiva di avere ragione. Ed essere nel giusto era…doloroso. Shindou-senpai era così importante per lui da farlo arrabbiare e innervosire al punto di piangere? L’aveva visto prima, mentre guardava il campo da calcio.
“Senpai, sei così prevedibile!”.
Kariya ridacchiò per un paio di secondi prima di sentire un schiocco improvviso. Presto si ritrovò a fissare alla sua destra, shockato. Il ragazzino dai capelli rosa lo stava fissando con sguardo truce.
“Io…te l’avevo detto di stare zitto! Perché devi sempre fare di testa tua!?” la mano destra era ancora ferma a mezz’aria quando realizzò cosa aveva fatto. Per un attimo si sentì scosso da un brivido. Che cosa aveva combinato? Gliel’aveva detto di smetterla! Perché Kariya non gli dava mai ascolto!? E lui che pensava che fosse cambiato. In realtà era sempre il solito moccioso egoista che se ne fregava delle parole e dei sentimenti altrui!
“Io…”.
“Mi dispiace” Kariya parlò per primo. “Non volevo fare arrabbiare Kirino-senpai”.
Quando finalmente riportò lo sguardo sul più grande, Kirino riuscì a vedere chiaramente il segno rosso che gli aveva lasciato sulla guancia. Tutti i tentativi di non sentirsi in colpa di pochi attimi prima svanirono nel nulla. Che cosa aveva fatto…
“Kariya…Mi dispiace. Ho perso il controllo. Mi dispiace…davvero…”.
Il più piccolo si sforzò di non piangere. La guancia faceva un male cane e l’espressione che aveva il suo senpai era semplicemente…dannazione. Non poteva scoppiare in lacrime proprio ora. Non sarebbe stato per niente forte e lui…lui voleva davvero essere forte. Voleva essere come Shindou-senpai. Lo voleva per lui.
Kirino aveva abbassato lo sguardo e i ciuffi rosa della frangia riuscivano a malapena a nascondere gli occhi mentre le lacrime uscivano copiose, rigandogli le guance. Kariya si ritrovò senza parole per una manciata di secondi.
“K-Kirino-senpai, va tutto bene! Non fa male! E … e poi non si vedere neanche il segno!” perché non riusciva a farlo smettere di piangere, ma sembrava peggiorare la situazione? Si stava scusando e sforzando di non frignare! Stava facendo del suo meglio! “Kirino-senpai, davvero… io…” ma prima che potesse finire o avvicinarsi all’altro, Kirino aveva già preso a correre così veloce che non provò neppure a raggiungerlo.
 
La cena quella sera al Sun Garden aveva un sapore amaro. Kariya non sapeva il perché. Non era colpa della cucina di Hitomiko-san -e se anche fosse non era certo così stupido da dirlo ad alta voce- e gli altri bambini erano chiassosi come al solito, perciò…perché non si stava godendo la serata? E pensare che era così affamato dopo gli allenamenti quel pomeriggio. Ah. Ecco il perché. Doveva essere proprio a causa di quel pomeriggio. Era sicuramente colpa di quello stupido del suo senpai e dell’espressione che aveva fatto dopo averlo colpito e che non riusciva a levarsi dalla testa. Gli occhi azzurri lucidi dal pianto e il misto di tristezza e rabbia nel suo sguardo…
Kariya si sentì bruciare le guance. D-Dannazione!
“Sono pieno, grazie della cena” fece un inchinò e sparì di corsa dalla cucina, diretto verso la propria stanza al secondo piano. Hiroto e Midorikawa non gli avevano fatto nessuna domanda, nemmeno per la guancia rossa. Ma, pensò Kariya, probabilmente avevano dato la colpa a qualche ragazzina che aveva reagito male a una sua eventuale confessione. Dopotutto non erano poi così molti i ragazzi che schiaffeggiavano, no? E lui aveva raggiunto da poco quell’età, perciò…beh, ora come ora lo trovava quasi divertente –anche se faceva ancora male. Kirino senpai diceva sempre di non avere niente di femminile, huh?
“Pfh. Bugiardo”.
 
Qualche minuto dopo era steso a letto, con lo sguardo puntato sul soffitto.
Aveva cercato di essere gentile col suo senpai e fargli capire quel che lui non riusciva ad ammettere a sé stesso, perciò perché mai si era arrabbiato così tanto? Kariya sospirò e si voltò su un fianco. Poco dopo sentì il rumore di qualcuno che bussava alla sua porta.
“Masaki?”.
Tornò con i piedi per terra al suono della voce di Hiroto. Il ragazzo dai capelli rossi entrò pochi attimi dopo nella stanza, sorridendogli. “Te ne sei andato prima della torta”. Il più piccolo alzò lo sguardo sul piattino che stava tenendo in mano. “Stai bene?”.
Kariya non capì subito a cosa si stava riferendo, almeno non finché qualcosa di umido gli scontrò le labbra. “Uh?”.
Un attimo. Perché stava piangendo? Arrossì al pensiero di essere visto in quello stato da suo “fratello”.
“Sto bene!” si alzò dal letto e si diresse alla finestra nel tentativo di nascondere il viso all’altro. Tentativo inutile.
Hiroto si lasciò scappare un sospiro e sorrise. Dopo appoggiò il piattino con il dolce sulla scrivania.
“Allora…chi è la fortunata?” chiese.
Kariya si sentì invadere dal calore un’altra volta.
“C-Cosa?”.
Il più grande gli passò un braccio attorno alle spalle con fare protettivo.
“Conosco quello sguardo...e il segno sulla guancia. Sono stato giovane anche io, sai!”
Kariya desiderò morire in quel momento.
Non solo dopo tutti gli sforzi del pomeriggio le lacrime avevano avuto la meglio su di lui, ma ora doveva pure sopportare Hiroto che credeva avesse chissà che problema con una ragazza. Fantastico.
“Non…non è come pensi tu!” si passò una mano sugli occhi, per asciugare le lacrime “E’ solo un amico”.
Hiroto sorrise.
“Un amico? Beh, allora direi che è tutto apposto!”.
Kariya lo guardò perplesso.
“Cosa? Cos’è tutto apposto?”.
“Piangere a causa di un amico. Gli amici non si divertono e basta insieme, sai? Litigano anche.” gli sorrise “Allora…cos’è successo?”.
Kariya tornò a guardare fuori dalla finestra, incerto. Il sorriso sulla faccia dell’altro lo spinse ad arrendersi.
“D’accordo!” disse “Quando provo a essere amico di…questo ragazzo nella mia squadra, lui si arrabbia sempre. Anche agli scherzi più innocenti. Così, visto che oggi era giù di morale, ho provato a fare il carino e a parlargli, ma…lui mi ha tirato uno schiaffo! Non importa come mi comporto, tanto finisce sempre che si arrabbia.” Kariya sentì di nuovo le lacrime bagnargli il volto. “Non so neanche se siamo amici a dire il vero…”.
Hiroto gli diede una pacca sulle spalle “Ma certo che lo siete” e sorrise in risposta alla sua espressione confusa.
“Come fai a dirlo…?”.
“Beh, se si è arrabbiato è perché gli importa, non credi anche tu? Se non foste nemmeno amici non si sarebbe nemmeno preoccupato di darti retta”.
Kariya non sapeva cosa rispondere, ma…la speranza che Hiroto avesse ragione iniziò a crescergli dentro, facendolo sentire meglio. Kirino pensava a lui come a un  amico? Sul serio?.
“Sono sicuro che anche lui ora è triste” disse il più grande prima di sorridere e voltarsi “Non sprecare la torta, sai cosa succede quando Hitomiko si vede arrivare indietro i piatti, no?”.
Kariya rabbrividì “S-Sì”.
Senza aggiungere altro Hiroto lo lasciò di nuovo ai suoi pensieri.
Kariya lanciò uno sguardo al dolce preparandosi mentalmente a buttare giù bocconi in tutta fretta, ancora non dell’umore adatto per gustarsi del cibo, quando la tasca dei pantaloni prese a vibrare. Perplesso, tirò fuori il cellulare e vide la nuova mail in arrivo lampeggiare sullo schermo.
“Mh?”.
Si sentì mancare un battito quando lesse il nome.
“K-Kirino-senpai”.
Rimase lì in piedi incapace di pensare al da farsi, con le guance dello stesso colore della piccola fragola sopra la torta che aveva affianco a sé sulla scrivania.
“S-stupido!” scosse la testa e aprì il messaggio.
Era davvero Kirino.
Il testo iniziava con un sacco di puntini di sospensione, cosa che ormai Kariya aveva capito essere una caratteristica della scrittura del suo senpai. Ovviamente il fatto che se lo ricordasse era pura coincidenza, non è che sapesse un sacco di roba su di lui, eh!
Prese un respiro profondo e lesse la mail. Esclusi tutti i puntini e i “mi dispiace” di cui era pieno il messaggio, il suo sguardo si focalizzò sulla parola “Grazie”.
“…Grazie” ripeté giusto per assicurarsi di aver letto bene.
Ancora una volta si sentì bruciare le guance mentre rispondeva.
“Stupido senpai”.
 
Quella sera, al Sun Garden, Kariya trovò la torta estremamente dolce.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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