Basta
così
Trouble is her only friend, and he's back
again
Makes her
body older than it really is
And she says
it's high time she went away,
no one's got much to say in this town
Trouble is
the only way is down, down down…
Non c’era
sole quella mattina, quando mi svegliai. Le pareti bianche sembravano
grigie, a causa del cielo plumbeo. Rimasi a fissare il soffitto, le
mani giunte
sul ventre.
Ero nuda, sotto le
lenzuola blu. Non avevo freddo, nonostante fosse ottobre.
Non provavo nulla, in
quell’istante. Nulla.
Passarono i secondi e
poi i minuti, poi sbattei ripetutamente le palpebre e mi
voltai verso destra.
Dormiva. Il suo viso
era rivolto verso il mio, una braccio sotto il cuscino.
Sorrisi. Dormiva
sempre così ed avevo imparato ad amare il suo irruento e
tormentato sonno. Ad amare quegli occhi verdi che al risveglio mi
scrutavano
con dolcezza, quegli occhi che si illuminavano quando gli angoli delle
labbra
si sollevavano verso l’alto.
Era passato
così tanto tempo da quei giorni felici, tanto che ormai
sembravano
solo il ricordo di un sogno. Un sogno che bruciava la mia mente ed il
mio
cuore.
Mi portai le mani al
petto, un gesto istintivo, come se volessi strapparmi il
cuore, gettarlo sulla sua schiena ed urlare tutto il mio dolore e la
mia
rabbia, che piano mi stavano consumando.
Sentii le lacrime
pungermi gli occhi e lentamente avvicinai le mie dita ai suoi
capelli, sfiorandone le punte. Era seta nera sulla mia pelle. Lui
mugugnò e si
mosse appena, ma non si svegliò, continuò a
dormire.
Avrei voluto baciargli
la fronte, prima di scostare il lenzuolo e scendere dal
letto…. Quello che un tempo era stato il nostro rifugio, il
luogo di baci che
sigillavano un amore… che credevo sincero. Forse mi aveva
amato, in quegli
anni, a modo suo. Un modo che però non mi bastava, che non
era come il mio.
Incondizionato, puro, genuino. Ed io dovevo a me stessa molto di
più. Non una
relazione univoca. Lo sapevamo entrambi.
Scendendo dal letto,
mi parve di abbandonare quell’oblio in cui ero vissuta
sino ad allora, in cui avevo passato la notte, e mettere piede fra le
fiamme
dell’inferno.
Quello, era
l’inferno. Il mio inferno.
Con le lacrime a
rigarmi il viso, mi rivestii. Cercai di reprimere i
singhiozzi, mentre prendevo quella decisone che avrei dovuto prendere
tanto
prima.
Sulla soglia della
porta mi voltai a guardarlo. Con passo silenzioso mi diressi
in soggiorno e, sedutami sul divano, presi carta e penna.
Tre sole parole. Tre
parole che erano marchiate a fuoco nel cuore e nella
mente, che lottavano da sempre fra di loro. Una lotta che aveva
distrutto
entrambi e che, infine, aveva visto il patteggiamento.
Una lacrima
bagnò la carta.
Ti amo.
Addio.
Baciai il
foglio, chiudendo gli occhi, mentre sentivo il mio cuore
frantumarsi, mentre sentivo la mia anima dilaniarsi e il mio corpo
attraversato
da aghi gelati.
Quella fu
l’ultima volta che lo vidi. E conservo ancora il ricordo di
quell’immagine, indelebile nel mio cuore, nascosta in quel
cassetto, insieme
alla vita che avevo immaginato per noi. Quel futuro che avevo cercato
di
costruire.
Adesso ho rimesso
insieme i cocci e le ferite si sono rimarginate… ma un pezzo
del mio cuore, quel giorno, è rimasto lì,
lì con lui. Dove resterà… per sempre.