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Autore: Pqzqzy    20/10/2013    3 recensioni
Una volta presentatomi lo condussi nell'appartamento. La casa sembrava piacergli, come del resto il quartiere -che aveva girato in lungo e in largo perdendosi- poiché pieno di parchi in cui andare a correre. Di solito le persone a cui facevo vedere la casa apprezzavano la vicinanza al supermercato e alla linea metropolitana, oppure il fatto che la zona fosse tranquilla e il vicinato silenzioso... A lui piaceva perché poteva andarci a correre.
Quando finii il mio discorso con cui descrivevo l'appartamento, ormai imparato a memoria e pronunciato con voce monotona per tutte le volte che l'avevo ripetuto a possibili acquirenti, la sua prima ed unica domanda fu riguardo la distanza esatta tra la casa e la palestra più vicina. Nessuno me l'aveva mai chiesto e a me non era mai importato. Però, conoscendo il quartere, seppi comunque rispondere a quel cruciale quesito dipanando i suoi dubbi.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo i miei dubbi sulla sessualità del mio ex-coinquilino. Sembrava troppo etero per essere gay ma aveva certi comportamenti che mi hanno fatto dubitare di lui sin dall'inizio.
Nove mesi fa ero in cerca di qualcuno con cui dividere le spese dell'appartamento in cui mi trovo. In quanto studente universitario fuori città è già un miracolo se riesco ad arrivare a fine mese con abbastanza soldi per pagarmi un piatto di ceci in scatola, figuriamoci permettermi un intero appartamento per conto mio. L'ultimo tizio con cui l'avevo diviso era un idiota. Non so bene che fine abbia fatto. Probabilmente a quest'ora avrà già fatto incazzare un paio di spacciatori del quartiere non pagandoli per la roba di cui sicuramente faceva uso quotidianamente e questi avranno lasciato il suo cadavere a marcire in un cassonetto dimenticato da qualche parte. O almeno spero. Una persona non può essere tanto stupida senza essersi bruciato il cervello a furia di pasticche... Comunque sono una persona molto riservata, non ho mai indagato se facesse uso o meno di stupefacenti e non me ne è mai importato. Finché ha pagato l'affitto è rimasto, poi ho dovuto cercare un nuovo coinquilino, il che ci porta al nocciolo della nostra storia: Max.
Questo ragazzo mi aveva colpito dall'inizio. Quando rispose all'annuncio per telefono mi fu subito chiaro di aver di fronte una persona con il cervello grande come una noce, ma fissammo comunque un appuntamento per permettergli di visionare la casa. Arrivò in ritardo di cinquanta minuti perché aveva preso il tram nella direzione sbagliata, accorgendosene solo una volta raggiunto il capolina. Quando ormai avevo perso le speranze che si presentasse mi telefonò per dirmi che era giunto alla via corretta ma non riusciva a trovare il numero civico. Un vero esempio di genialità, ma questo non è importante. Scesi in strada, andandolo a recuperare. Malgrado non l'avessi mai visto di persona appena misi piede sul marciapiede lo inquadrai immediatamente. Non furono i vestiti aderenti, ovviamente di Armani, o il cappellino al contrario o gli occhiali da sole in un giorno nuvoloso a farlo risaltare in mezzo a tutti quelli sconosciuti, né il fatto che i suoi muscoli definiti e la sua altezza lo rendevano davvero una bellezza mediterranea fuori dal comune, quanto l'aria completamente smarrita e l'espressione inebetita con cui guardava un lampione -come se potesse dargli indicazioni stradali- che mi fecero capire che quello era lo stesso idiota che aveva che aveva sbagliato a prendere il tram.
Devo dire che non sono proprio fortunato con i miei coinquilini, ma, finché pagano, non spetta a me giudicarli.
Una volta presentatomi lo condussi nell'appartamento. La casa sembrava piacergli, come del resto il quartiere -che aveva girato in lungo e in largo perdendosi- poiché pieno di parchi in cui andare a correre. Di solito le persone a cui facevo vedere la casa apprezzavano la vicinanza al supermercato e alla linea metropolitana, oppure il fatto che la zona fosse tranquilla e il vicinato silenzioso... A lui piaceva perché poteva andarci a correre.
Quando finii il mio discorso con cui descrivevo l'appartamento, ormai imparato a memoria e pronunciato con voce monotona per tutte le volte che l'avevo ripetuto a possibili acquirenti, la sua prima ed unica domanda fu riguardo la distanza esatta tra la casa e la palestra più vicina. Nessuno me l'aveva mai chiesto e a me non era mai importato. Però, conoscendo il quartere, seppi comunque rispondere a quel cruciale quesito dipanando i suoi dubbi.
La convivenza iniziò tre giorni dopo, il tempo di fare il trasloco e sbrigare un paio di faccende burocratiche. Cominciò ovviamente in maniera particolare. Dovete sapere che questo fantastico appartamento è un trilocale, ha le camere separate e il bagno con accesso sulla cucina. Lui mi aveva comunicato la sua intenzione di farsi una doccia -cosa che apprezzai particolarmente visto che era andato a correre per più di un'ora e emanava uno sgradevole odore di sudore, non esattamente l'aroma ideale con cui consumare la frugale cena che avevo appena finito di intavolare- e decisamente non mi aspettavo che il mio pasto sarebbe stato interrotto da quel semi-sconosciuto che, dopo essersi spogliato e entrato nella cabina doccia, ne era uscito senza degnarsi di coprirsi nemmeno con l'asciugamano, domandandomi delucidazioni su come si utilizzasse quel misterioso apparecchio idraulico in grado di erorare acqua calda o fredda. Non perderò tempo a descrivervi la mia espressione di stupore mentre uno ragazzo che conoscevo da tre giorni vagava nudo per la cucina, quanto piuttosto preferirei spendere giusto un paio di parole per permettervi di visualizzare nella vostra mentre al meglio quell'immagine. In realtà ne basta una, di parola: "wow".
Ad ogni modo, tra l'imbarazzo e lo sbigottimento, riuscii a far comprendere al ragazzo al mio fianco -il cui senso del pudore era pari solo al rispetto che dimostrava per lo spazio peripersonale altrui- che valvola dovesse girare per regolare il getto e quale invece era responsabile del cambio di temperatura. Poiché di valvole ce ne sono soltanto due, non fu una spiegazione poi così complicata e Max poté finalmente lavarsi e io potei ritornare alla mia cena. Gli eventi però avvennero in quest'ordine, poiché entrò nella doccia chiudendosi la porta vetro alle spalle mentre io ero ancora lì. Rimasi imbambolato per qualche secondo prima che le rotelline del mio cervello riprendessero a funzionare. Ok che lo spettacolo dell'acqua che scendeva lungo il suo corpo ben definito e perfettamente depilato era abbastanza interessante, però la cosa che mi aveva sorpreso di più e paralizzato era la naturalezza con la quale si stava facendo una doccia di fronte a me, come se fossi un semplice soprammobile. Uscii dal bagno, notando nello specchio che il mio volto aveva assunto una vivace colorazione purpurea, e ingurgitai la mia cena il più velocemente possibile, tentando di finire prima che uscisse anche lui. Mi rintanai velocemente nella mia stanza, cosa che fu del tutto superflua visto che impiegò circa un'ora per finire la sua doccia e per sistemarsi e ingellarsi i capelli. Bussò alla porta della mia stanza e io andai ad aprirgli, pregando silenziosamente che avesse avuto la decenza di indossare dei vestiti, aspettandomi di dovergli spiegare da che parte si aprisse il frigorifero o qualcosa di altrettanto scientificamente complesso. Invece mi sorprese poiché non solo aveva indossato dei pantaloni -solo dei pantaloni di jeans parecchio aderenti che comunque mi concedevano un'ottima visuale dei suoi addominali e della sua fantastica V... per non parlare di pettorali, bicipiti e altri muscoli che non avevo nemmeno idea che si potessero sviluppare in quel modo- ma mi aveva bussato solo per comunicarmi che stava uscendo per andare a lavoro. Per la seconda volta in quella serata rimasi imbambolato a pensare a quale genere di lavoro potesse recarsi un individuo del genere alle nove e dodici di sera. Come già vi dissi sono una persona piuttosto discreta e dovettero passare altre tre sere prima che io scoprissi che il suo misterioso lavoro notturno consistesse nel fare il DJ in una discoteca piuttosto popolare, nella quale io ovviamente non avevo mai messo piede in vita mia e dove tutt'ora sono convinto non entrerò mai.
Comunque, sorvolando sulla scarsa considerazione che Max attribuiva a quella strana e misteriosa pratica del "indossare dei vestiti" che poteva anche non essere un punto a suo sfavore, la nostra convivenza andava piuttosto bene per il semplice fatto che avevamo orari molto diversi. Lui si svegliava alle prime luci di mezzogiorno quando ormai ero in università, passava il pomeriggio in palestra -tutto il pomeriggio- e la sera dopo essere andato a correre per un tempo che mi stancava solo all'idea usciva per andare a lavoro. Sebbene condividessimo lo stesso tetto i nostri incontri avvenivano raramente e, ancora più raramente, i suoi indumenti consistevano in qualcosa in più di un paio di boxer o un paio di pantaloni.
Nel periodo che trascorremmo nella stessa casa ebbi modo di rilevare diversi indizi contrastanti sulle sue preferenze sessuali, nessuno dei quali poteva definirsi sufficiente: scoprii che possedeva ventinove paia di scarpe che teneva nella scarpiera sul balcone in ordine di colore; dedicava più tempo ad asciugarsi e acconciarsi i capelli di quanto facessero mia sorella o una mia ex coinquilina -messe insieme- e consumava una sospetta quantità di gel; si vestiva in modo un po' troppo "da truzzo" per poter essere definito gay, eppure lo faceva sempre abbinando i colori; non sapeva cucinare niente di più complesso di un uovo sodo ma sembrava sempre perennemente a dieta, non ho mai capito se per "mantenere il fisico" o perché "non voleva mettere niente su quei fianchi".
Due settimane dopo il suo arrivo fui di nuovo sorpeso nel vederlo uscire dalla sua stanza durante la colazione, non solo perché non credevo nemmeno che fosse a conoscenza che le giornate fossero composte anche da delle mattine, né per il fatto che indossava solo un paio di slip bianchi, ma perché da dove mi trovavo potevo sentire distinamente che la doccia era in azione e che, evidentemente, non era lui a starla adoperando ma una terza persona sconosciuta che non avevo sentito entrare in casa. Dal bagno qualche minuto dopo uscì una ragazza con i capelli ancora bagnati, vestita con abiti non esattamente idonei per andare a messa -ma almeno era vestita-, con un sorriso raggiante e che, a occhio, se avesse indossato un reggiseno ne avrebbe indossato uno piuttosto grande. La ragazza mi si presentò come Mara, un' "amica" di Max, ma non disse molto altro prima di salutarci entrambi e andarsene. Max aggiunse soltanto che era troppo devastata la sera precedente per essere mandata a casa da sola e poi tornò a dormire. Questo probabilmente avrebbe risolto la questione della sua sessualità, con l'unico inconveniente che, per via delle pareti molto sottili dell'appartamento, se fosse successo qualcosa durante la notte l'avrei sentito e mi sarei svegliato... Credo.
Due settimane dopo, mentre stavo rientrando dopo una lunga giornata in università, lo trovai sdraiato sul divano a guardare "Una mamma per amica" -ovviamente indossava solo un paio di pantaloncini della tuta- e mi comunicò che quella sera -la sua serata libera- sarebbe venuto a cena un suo amico, un suo ex-collega dal suo lavoro precedente, chiedendomi se ci fossero dei problemi per me o se volessi unirmi. Poiché avevo avuto una giornata molto dura pensai che sarebbe stato un ottimo modo per distrarsi e accettai a prendere parte alla cena che scoprii consistere solo in una banale pizzata.
Il suo "ex-collega" si rivelò essere un modello che mi stritolò quasi la mano nel presentarsi. A parte il fatto che mi sentivo leggermente intimidito dal fatto che fossi a tavola con due individui che sembravano stampati da una copertina di una rivista -probabilmente una rivista porno- e che entrambi erano molto più alti di me -per non parlare dell'imbarazzo nel dover chiedere loro di aprirmi la cocacola perché non riuscivo a svitare il tappo mentre loro toglievano a mani nude i tappi dalle bottiglie di birra- la cena trascorse abbastanza tranquillamente. Il ragazzo, Alan, era evidentemente abituato ad essere al centro dell'attenzione e riuscì a tenere quasi da solo e di certo non grazie al mio aiuto alto il livello della conversazione per tutta la serata.
Ci raccontò di aver fatto un incidente d'auto, di essere stato a diverse sfilate in giro per il mondo di cui l'ultima a Parigi durante la fashion week, di aver cenato recentemente con Valentino -quel Valentino- e di aver visitato quasi tutte le città del mondo, lavorando come cameriere, fotografo, barista, giardiniere e magazziniere. Mi andò quasi di traverso la coca quando accennò con superficialità al fatto di aver preso parte assime ad altre due persone di sesso non definito -di cui una poteva benissimo essere presente a quel tavolo- ad un video porno amatoriale, ma il discorso si chiuse troppo velocemente e io fui troppo timido per scoprire altri dettagli.
Alla fine della serata, quando salutammo il biondo e statuario ex-collega di Max, mi chiesi durante quali dei precedenti lavori si erano conosciuti i due... Il mio coinquilino poteva benissimo essere stato un modello ma una piccola vocina nella mia testa continuava a bisbigliarmi diversamente.
In seguito non rividi più quel ragazzo, anche se vidi un tizio che gli somigliava molto guardando un porno online con una pessima definizione, anche se forse fu solo suggestione. Tra l'altro, a proposito di porno, una volta Max entrò in camera mia mentre ne stavo vedendo uno... Per fortuna bussò. Ebbi appena il tempo di infilarmi sotto le coperte prima che lui aprisse la porta -ovviamente in mutande- chiedendomi se per caso potesse approfittare del mio shampoo perché aveva finito il suo. Non sono sicuro di cosa pensò in quel momento né se si accorse di qualcosa -stiamo parlando dello stesso tizio che durante un black-out era corso urlando in camera mia nudo, convinto che la CIA avesse staccato la luce per fare irruzione in cerca di "prove"- ma non sembrò particolarmente turbato quando richiuse la mia porta.
Tutto sommato, non fu una brutta convivenza, specialmente paragonata a quella precedente con quell'imbecille convinto che far venire la signora delle pulizie una volta alla settimana per due ore fosse sufficiente a tenere perfettamente pulita la casa senza non fare nulla, che lo sporco dei piatti si "ammorbidisse" se lasciati a mollo nel lavandino per un tempo compreso tra i due e i tre giorni, che prima di partire per cinque giorni per il Marocco lasciò i suoi panni bagnati nella lavatrice, che fece ammuffire una padella e che mi accusò di "non saper gestire una casa"... Ad ogni modo credo che Max mi mancherà. Si è trasferito perché aveva ricevuto un'offerta di lavoro all'estero e l'aveva accettata subito, senza pensarci due volte. Non sono sicurissimo di quali siano gli sbocchi lavorativi di un DJ di una discoteca di periferia ma dubito che il suo nuovo impiego gli sia stato assegnato per l'abilità con cui seleziona delle canzoni da un elenco...

  
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