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Autore: Dahmer    20/10/2013    1 recensioni
Ho sperato che ti svegliassi papà, davvero.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WAKE UP

Ciao papà.
Avevo bisogno di parlarti, avevo bisogno di scriverti, dato che non posso più confidarmi con te come quando eri ancora qui. 
Sono passati tanti anni dalla tua morte. Sarò sincera papà, ti ho odiato per avermi abbandonata, ti ho odiato per aver bevuto quella sera dell’incidente nonostante mamma ti avesse detto di non farlo, per l’ennesima volta. Ma papà, non ti odio, non potrei mai farlo e lo sai.
Ogni giorno prima di entrare a scuola ascolto le tue canzoni con i Suicide Silence, con i tuoi compagni di vita che io chiamavo e continuo a chiamare ‘zii’.
Papà, con queste poche parole, voglio che tu capisca quanto mi sento sola senza te al mio fianco, senza quelle braccia esili e tatuate che mi svegliavano ogni mattina per andare a scuola, stringendomi forte in uno dei tuoi tipici abbracci calorosi.
Mi manchi papà, spesso trovo mamma piangere ancora, dopo così tanto tempo. La vedo in camera, da sola, seduta rigorosamente sul tuo lato del letto, ormai vuoto, con il viso tra le mani. Non so se è possibile, ma mi sembra di sentire le sue lacrime toccare la moquette, infiltrandosi in profondità.
Tutti, dopo il tuo funerale, sono venuti da noi e ci hanno detto che la tua mancanza si sarebbe sentita sempre meno, ma non sarebbe mai scomparsa, tuttavia non avremmo sofferto ancora così tanto. Ma erano tutte bugie. Mi manchi sempre di più, giorno dopo giorno.
Ricordo il giorno in cui ti abbiamo dovuto dare l’addio definitivo, quando hanno chiuso quella bara scura, costringendoci a lasciarti andare per sempre. Ero in piedi vicino a mamma e lei mi teneva la mano, stretta stretta. Ero in piedi papà. Questo mi è mancato più di tutto. Farmi tenere in braccio da te. Quando c’era qualcosa che sembrava non andare per il verso giusto, a te bastava sollevarmi qualche centimetro da terra per poi stringermi forte al tuo petto e tutto mi sembrava tornare colorato. Tornavo ad essere felice. Durante tutto il tuo funerale invece, sono stata con i piedi ben piantati a terra, ero piccola e avevo bisogno del conforto del mio papà, ma in quel momento non potevo averlo, anche se ci ho sperato fino all’ultimo, ma solo qualche anno dopo ho capito perché non mi hai abbracciato. Perché non c’eri più. Ecco papà, quella era una di quelle situazioni dove un tuo abbraccio mi avrebbe confortata. Ma tu non c’eri.
Vorrei tanto riaverti indietro. Ho sperato con tutto il cuore che ti svegliassi.
Ogni giorno, all’alba, prendo una tua foto, una delle tante che affollano il mio comodino, e la abbraccio, come se fossi realmente tu, così mi sveglio sempre con te al mio fianco. Hai ragione, sono grande ormai, ho diciassette anni, ma ho ancora bisogno della tua protezione.
Papà voglio che tu sappia che non ti dimenticherò mai, non posso.
Mamma non riesce più a chiamarti Mitch, ti chiama Mitchell. Io odio quel nome, mi fa sentire come se non fossi più nostro, come se fossi lontano.
Spesso troviamo lettere nella cassetta della posta, e-mail, tweet, a volte anche striscioni in cielo. Tutti papà. Tutti parlano di te. Manchi a tutti. I tuoi fan, quelli che tu definivi far parte della tua seconda famiglia, non ti hanno dimenticato.  Li amavi e loro ti amano ancora.
Ogni primo novembre ci sono nuove candele sulla tua tomba, ogni sera, quando vengo a portarti i fiori trovo nuove lettere per te.
Quando passo davanti a quel punto, quel punto terribile dove la tua vita ha preso la strada sbagliata, dove la tua moto, la tua passione, è stata frenata per sempre, dove la morte ha iniziato a seguirti fino all’ospedale dove poi ha avuto il sopravvento, il mio cuore si arresta, come se su quella moto ci fossi io in quel momento.
Mi manchi papà. Perché te ne sei andato? Perché mi hai lasciata?
Ogni giorno  papà, ogni giorno, mi guardo allo specchio sperando di poter scorgere qualcosa di te nel mio volto, ma non ci assomigliamo molto e ho paura che tu te ne andrai per sempre così. Non ho più nulla che possa renderti ancora vicino.  
Ancora mi illudo di poterti veder comparire come magicamente, di poterti veder entrare in casa, spalancare la porta e corrermi incontro.
Papà, loro là fuori, ti chiamano ‘eroe’. È vero papà? Sei stato un eroe?
Sai cosa mi manca ancora di te? Quel tuo sorriso splendente, quando eri sul palco. Eri a tuo agio lì. Lo si vedeva chiaramente. Eri brillante lì sopra. Quando cantavi trasmettevi tutte le tue emozioni, tutta la tua vita.‘Urla’ dicevano in tanti, senza capire il tuo stile. Urla. Beh, dietro a quelle ‘urla’ c’eri tu. Il vero Mitchell Adam Lucker.
Quante tue foto sono state modificate con scritte che dicevano: ‘Legends never die’ oppure ‘Stomp in heaven’ o con tutte le tue citazioni migliori, in particolare quelle di You only live once.
Sentivi davvero tua quella canzone, lo percepisco ogni volta che l’ascolto. Anch’io papà la sento mia.
Devo andare ora, nonostante avrei ancora tantissime cose da dirti, ma la folla mi chiama, non posso deludere i miei fan, me lo hai insegnato tu.
Come sempre inizierò con You only live once. In tuo onore. So che non potrò mai eguagliare il tuo scream, ma loro non ci fanno caso.
Alcuni hanno detto che sentirmi cantare risveglia una parte speciale di loro, risveglia Mitch.
Sul palco non sono solo io. Siamo noi.
Ciao papà, grazie di essere qui con me, sempre e comunque. Mi manchi. Ti voglio bene.
Tua Kenadee.
 

Mitch, ho sperato di rivederti ma non sarà mai così. Ti sento vicino e mi manchi ogni giorno sempre più. Ci manchi. 
STOMP IN HEAVEN HERO. Auguri <3
*Black Devil*
  
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